28 APRILE 1945 "…Chiariamo
bene questo punto: Mussolini non fu fucilato per iniziativa personale di
nessuno. Non è vero, ad esempio, che Walter Audisio ricevette l’ordine da
Cadorna. Lo ricevette dal Comitato di liberazione nazionale. Scritto. Il documento esiste: firmato da me
per il Partito socialista, da Leo Valiani per il Partito d’azione, da Longo e
Sereni per il Partito comunista, da Arpesani per il Partito liberale, da
Marazza per la Democrazia cristiana, e da Cadorna. Esiste, si può trovare, si
può pubblicare. Da esso risulta che il CLN si assume l’intera responsabilità per la
morte di Mussolini e dà ordine di fucilarlo."
Sandro Pertini Il 27
aprile 1945. Mussolini venne catturato a Dongo (Como). Aveva abbandonato Milano nel tardo
pomeriggio del 25 aprile e, con gli ultimi fedelissimi e il codazzo di gerarchi
in fuga, aveva raggiunto Como sotto la vincolante custodia di una trentina di
SS. Da Menaggio nella notte tra il 26 e il 27 aprile, si accodò con i suoi
gerarchi ad una autocolonna della Luftwaffe che puntava su Chiavenna per
raggiungere Merano attraverso il passo dello Stelvio.
La mattina seguente la
colonna venne bloccata dai partigiani in quel di Musso, abbandonò il suo
seguito, indossò un cappotto dell’aviazione tedesca e cercò di superare i
controlli partigiani nascondendosi in un camion tedesco. Riconosciuto, venne fermato dai
partigiani della 52ª brigata Garibaldi. Il 28 aprile 1945 Walter Audisio
ufficiale addetto al Comando generale del CVL, col nome di battaglia di "Colonnello
Valerio", ricevette l’ordine di recarsi a Dongo, per eseguire la sentenza
capitale decretata dal CVL nei
confronti di Benito Mussolini, sulla base del decreto emesso, il 25 aprile
1945, dal CLN Alta Italia.
L’art. 5 del decreto
diceva: "I membri del governo fascista e i gerarchi del fascismo colpevoli
di avere contribuito alla soppressione delle garanzie costituzionali, d’aver
distrutto le libertà popolari, creato il fascismo, compromessa e tradita la
sorte del Paese e d’averlo condotto all’attuale catastrofe, sono puniti con la
pena di morte e, nei casi meno gravi, con l’ergastolo". Il giorno successivo i
cadaveri saranno esposti a Piazza Loreto a suggellare la fine del fascismo in
Italia la fine della dittatura.
Ma il fascismo non è
morto con il duce. In Italia i processi ai criminali fascisti, sono stati pochi
e chi ha pagato sono state sempre figure minori, vedi ad esempio a Bologna con
il processo Tartarotti sanguinario aguzzino di partigiani. L’Italia aveva la sua struttura
fascista e tale è rimasta, nessuna epurazione venne fatta nei centri del
potere, “per tutti gli anni Cinquanta su 64 prefetti di primo grado, 64
prefetti non di primo grado e 241 prefetti soltanto due risultarono non di
provenienza fascista; dei 135 questori e 139 vicequestori che avevano iniziato
la loro carriera sotto il fascismo, soltanto 5 avevano avuto rapporti con la
Resistenza; infine, su 603 commissari capo e 1.039 tra commissari, commissari
aggiunti e vicecommissari, solo 34 erano stati in contatto con l’antifascismo.”
(Da Paul GINSBORG, Storia d’Italia del Dopoguerra, Torino, 1985.)
L’amnistia di Togliatti
riaprì le porte ai fascisti della prima e dell’ultima ora, la debolezza dei
partiti politici che, nonostante la Costituzione reciti “È vietata la
riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.” non
seppero opporsi alla rinascita dell’ideologia fascista sotto altre forme. Oggi a 74 anni il fascismo trionfa,
l’ideologia fascista è viva e vegeta lentamente silenziosamente è riuscita a
rinascere cambiando il vestito una lunga operazione che sta ottenendo risultati
sempre più evidenti. In questi anni è riuscito anche a sminuire il significato
del 25 aprile...
Di
Luisella Corgiolu
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