A Cagliari è possibile
fare cultura rispettando i diritti delle persone? Sì, ma solo se ogni organizzazione, piccola o
grande, che partecipa ai bandi pubblici e che accoglie finanziamenti privati,
decide liberamente di rispettare i valori dalla solidarietà e della
partecipazione democratica. In tutto il mondo. Perché non esistono al mondo dei
luoghi in cui le persone sono meno persone rispetto ad altre. I diritti umani
dovrebbero essere garantiti ovunque. Anche in Palestina.
A Cagliari è possibile
fare cultura sostenendo i popoli oppressi? Sì, ma solo se siamo consapevoli delle responsabilità dello
Stato di Israele contro le cittadine e i cittadini palestinesi. Ogni cittadina
e cittadino democratico e ogni organizzazione sensibile al
rispetto dei diritti umani dovrebbe essere consapevole delle responsabilità di
uno Stato che attua una politica di occupazione, colonialismo e apartheid.
Questi sono i motivi che spingono le cittadine e i cittadini
democratici a stare dalla parte del popolo palestinese. Un principio che
dovrebbe valere anche per le organizzazioni culturali. A Cagliari è possibile
fare cultura senza i soldi dello Stato di Israele? Sì, perché
costruire progetti culturali ed editoriali con i finanziamenti dell’ambasciata
israeliana in Italia significa essere complici di politiche crudeli e disumane.
Almeno fino a quando esisterà il Muro d’Apartheid e delle
colonie. Sarebbe utile e opportuno cooperare con lo Stato di Israele solo
quando verranno restituite le terre palestinesi e sarà cessato l’assedio che
strangola la Striscia di Gaza.
Di Roberto Loddo
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