La
Nuova Sardegna
22.10.2019
Povero un
bimbo su tre infanzia a rischio nell'isola
Aumenta
la spesa ma la Sardegna resta indietro. Dispersione scolastica al top
di
Silvia Sanna
SASSARI
Restano
indietro rispetto ai coetanei del resto d'Italia, penalizzati da una condizione
economica che porta a due forme di povertà: quella tradizionale e quella
educativa. Sono i bambini sardi, sempre meno a causa dell'emorragia costante delle
nascite, e sempre più in difficoltà
nell'accesso a servizi che dovrebbero essere garantiti. L'Atlante dell'infanzia a rischio
"Il tempo dei bambini" firmato da Save the children fotografa un Paese che arranca e che soffre un divario marcato tra le regioni del nord
più ricche e quello del centro-sud
e isole maggiormente fiaccate dalla crisi economica.
Più poveri. Tra disoccupazione, famiglie monoreddito e
stipendi bassi, in Sardegna più di 1 bimbo su 3 patisce una condizione di
povertà relativa a fronte di una media nazionale del 22% e punte d'eccellenza in
Emilia Romagna, dove resta indietro appena 1 bambino su 10. Se questo
è il dato di partenza non fanno sorridere molti altri aspetti presi in esame nella decima edizione
dell'Atlante, che analizza il trend dell'ultimo decennio: dal 2008 al 2018 la denatalità ha provocato la scomparsa di 200mila minori
in tutta Italia, con la fascia
0-17 che costituisce solo il 16,2% della popolazione totale.
In Sardegna,
in vetta per il crollo delle nascite (1,07
figli per coppia), si è perso il 9,9% di minori. Con una
quota di bimbi stranieri che incide in misura quasi impercettibile: il 4,5% è
la percentuale di neonati di origine non italiana, la più bassa d'Italia.
I servizi
per i bimbi. In questo
caso la Sardegna ha fatto passi avanti importanti. Viaggia ancora indietro di
due punti rispetto alla media nazionale ma segna una distanza netta rispetto
alle regioni del Mezzogiorno. Dal
report viene fuori che l'11,3% dei bimbi di fascia d'età 0-2 anni gode dei servizi per la
prima infanzia (asili nido): in Calabria appena il 2,2%, in Sicilia il 5,2%. E la spesa della Regione per questi servizi educativi in Sardegna
è cresciuta di più rispetto alla media nazionale (93 euro a fronte di 57), con un dato finale di 529 euro pro capite. Poca roba rispetto
ai 2200 annui che investe la provincia di Trento, ma decisamente un dato incoraggiante rispetto alla Calabria ferma sotto i 90 euro.
Dispersione
alle stelle. Nonostante gli sforzi in termini di
investimenti, a un certo punto il processo virtuoso si interrompe. Un'alta
percentuale di ragazzi abbandona gli studi prima della conquista del diploma o
di un titolo professionale. La
Sardegna è maglia nera d'Italia per l'indicatore di Early school leavers, cioé i ragazzi che
lasciano la scuola in anticipo:
il 23% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni non va a scuola e non frequenta percorsi di
formazione.
Rispetto
alla media nazionale (14,5) c'è uno stacco notevole: +8,5%. Non solo: nel confronto
rispetto al 2008 si notano miglioramenti quasi ovunque tranne che in Calabria e
in Sardegna dove la percentuale di dispersi è cresciuta di mezzo punto
percentuale. Il traguardo fissato dall'Europa - 10% - per l'isola è una meta
lontanissima. C'è poi un altro dato che non fa sorridere: è quello dei Neet, i
15-29enni che non studiano, non lavorano e non si formano: sono il 27,7% in Sardegna a fronte del 23,4% nazionale, con un aumento nell'isola del 3,8% negli ultimi dieci anni.
Povertà
educativa. La povertà economica paralizza anche l'accesso ai servizi culturali.
Per esempio la lettura: in Sardegna il 42,6% dei ragazzi di età compresa tra 6 e 17 anni
non legge neppure un libro durante l'anno. Per fortuna l'isola viaggia in leggera controtendenza: negli ultimi dieci anni la percentuale
di non lettori è diminuita del 2,9% mentre la media nazionale ha segnato un aumento pari al 2,6%.
Ma i
ragazzi sardi restano troppo lontani dai luoghi della cultura. L'indice
di deprivazione culturale è molto alto: nonostante la crescita di quelli che frequentano i
musei (grazie agli ingressi domenicali gratuiti) il 65,3% pratica meno di 4 attività all'anno tra 7 prese in esame nell'Atlante, cioé
teatro, cinema, musei-mostre, concerti di musica classica e di altro tipo di musica, visite a siti archeologici, spettacoli sportivi. E a
proposito di sport, il 19,6% di bimbi e ragazzi nella fascia
0-17 anni non pratica alcuna attività sportiva: i
giovanissimi sardi sono più pigri, per scelta o perché impossibilitati a frequentare una
palestra, della media dei coetanei del resto d'Italia.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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