Unione Sarda
ROMA. Dp debutta in Parlamento: «Matteo
ossessionato da D'Alema». Renzi sfida i bersaniani: «Io tradito come
Ranieri»
ROMA Si mischiano le carte nel centrosinistra, la
galassia nata dagli ex Pd ed ex Sel è pronta ad annunciare il nuovo
gruppo parlamentare oggi, dopo un'assemblea alle 9 alla Camera e al Senato. Tra
i nodi da sciogliere non c'è solo il sostegno al governo Gentiloni, che non tutti
gli ex Sel digeriscono con facilità, ma anche i nomi dei due capigruppo. A
Palazzo Madama il presidente dei parlamentari Mdp sarà una donna, a
Montecitorio un uomo.
Ed è proprio tra i deputati che i toni si fanno
più accesi perché ci sarebbe più di un concorrente alla carica. Dal toto nomi
sono già esclusi l'ex capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana, Arturo
Scotto, e Roberto Speranza, che sarà impegnato nel tour in vista delle prossime
scadenze elettorali. Tra una riunione e l'altra, i cinquanta (37 o 38 alla
Camera, dei quali 17 ex Sel, e 13 o 14 al Senato, tutti bersaniani di ferro) si
preparano a riconquistare un centrosinistra «aperto, plurale e di governo», con
uno sguardo rivolto a Giuliano Pisapia, e a sfidare Matteo Renzi.
IL LEICESTER A loro l'ex segretario Pd si
rivolgeva ieri nella sua eNews paragonandosi all'allenatore del Leicester
Claudio Ranieri. «A distanza di otto mesi la squadra gli si è rivoltata contro:
gli stessi che esaltavano l'impresa hanno maramaldeggiato sul mister romano. Ma
anche se le favole finiscono, prima o poi, le persone vere restano. Chi conosce
Ranieri sa che lui tornerà, mentre i giocatori che lo hanno tradito? chissà»,
scrive Renzi di ritorno dalla California e prima della visita a Cernusco sul
Naviglio in provincia di Milano.
BURATTINAI Parole di fuoco sugli scissionisti
anche dal salotto di Fabio Fazio su RaiTre domenica sera: «Era tutto scritto,
ideato e prodotto da Massimo D'Alema». Le repliche non si fanno attendere. Enrico
Rossi, Carlo Pegorer, Miguel Gotor, Danilo Leva, tutti accusano l'ex premier di avere «un'ossessione» per D'Alema.
«Chi sta fondando un nuovo grande movimento non è spinto da un burattinaio ma
dalla volontà di essere sinistra, una sinistra larga, quella che Renzi voleva
ridurre a minoranza etnica», mette nero su bianco il governatore toscano.
Parole riprese in serata dallo stesso D'Alema: «Non vorrei alimentare
ossessioni, hanno già risposto in tanti». L'ex premier dice basta alla
«guapperia» di Renzi e rifiuta il ruolo del mandante.
ORLANDO Nell'area più vicina a Speranza il
ragionamento è semplice: «Stiamo ancora ragionando sul simbolo, a dimostrazione
che nulla era premeditato». E a distinguersi da Renzi tiene anche il
guardasigilli Andrea Orlando, che giudica «riduttivo» ricondurre la frattura
nel Pd soltanto a un piano di D'Alema.
Giunta,
l'ultimo nodo è la Cultura Oggi l'esecutivo si riunisce nella “vecchia”
formazione, ma Pigliaru. ora è pronto al rimpasto
Per
il valzer degli assessori manca solo il via libera su Dessena
Giuseppe Dessena a un passo
dall'assessorato regionale alla Pubblica
istruzione. Ancora non è sciolta la
riserva, ma nello scorso fine
settimana il governatore avrebbe
esaminato il curriculum dell'ex capo
di gabinetto di Claudia Firino.
L'eventuale via libera alla nomina
sbloccherebbe il rimpasto, e così la
seconda Giunta Pigliaru vedrebbe
la luce entro pochi giorni. Oggi
intanto l'esecutivo si riunisce nella
vecchia “formazione”: sarà forse
l'ultima volta prima degli
avvicendamenti.
STAFFETTE I nuovi ingressi saranno
quasi sicuramente quattro: l'ex
assessora alle Attività produttive
del Comune di Cagliari, Barbara
Argiolas (Pd, area Soru), al Turismo
al posto di Francesco Morandi;
l'ex consigliere regionale di Olbia,
Pier Luigi Caria (Pd, area
renziani) all'Agricoltura per
occupare la casella lasciata libera
dalla dimissionaria (ormai tre mesi
fa) Elisabetta Falchi; Filippo
Spanu, capo di gabinetto di
Pigliaru, agli Affari generali, altra
casella vacante dopo le dimissioni
di Gianmario Demuro; e Dessena,
appunto.
Il cerchio si chiuderà non senza
lasciare strascichi. Se sui nomi di
Caria e Spanu la partita si è
giocata dentro il Pd, i problemi sono
nati quando si è ragionato su
possibili alternative a Firino (Pubblica
istruzione) e Morandi (Turismo). La
prima è vicina agli ex Sel Luciano
Uras e Francesco Agus, che hanno
aderito al Campo progressista di
Giuliano Pisapia. Dessena, invece, è
espressione degli altri tre
consiglieri ex Sel - Daniele Cocco,
Luca Pizzuto ed Eugenio Lai - che
hanno già avviato interlocuzioni con
il nuovo movimento “Articolo
1-Democratici Progressisti” fondato
dai fuoriusciti del Pd, e che sono
pronti ad annunciare la costituzione
di un nuovo gruppo consiliare, a
cui potrebbero aderire anche
Raimondo Perra (Psi) e Paolo Zedda
(Rossomori).
ATTRITI Pigliaru, insomma, ha dovuto
fare una scelta tra le due
fazioni, anche guadagnandosi le
bordate di Uras e di Roberto Capelli
(Cd, prossimo con la consigliera
Anna Maria Busia all'ingresso nel
Campo progressista) che gli hanno
fatto presente che «il governo della
Regione non è un piatto di poker», e
l'hanno invitato a «convocare la
maggioranza politica, quella
costituita dalle forze in campo che lo
hanno sostenuto ed eletto, per
affrontare con loro le questioni
urgenti per l'Isola».
Quanto a Morandi (espressione del
Cd), Pigliaru lo vorrebbe anche
“salvare”. Ma contro di lui conta
anche la necessità, con l'uscita di
Firino, di far entrare in Giunta
un'altra donna perché - per la parità
di genere - devono essere almeno
quattro. Morandi potrebbe però
diventare consulente del governatore
al posto di Gianluca Serra, a sua
volta destinato a prendere il posto
di Filippo Spanu.
Roberto Murgia
La Nuova
Nuova
giunta Pigliaru venerdì via al rimpasto Argiolas al Turismo, Spanu alle
Riforme, Caria all’Agricoltura, Dessena alla Cultura
Ma si rischia l’addio del Centro
democratico e di parte di Sel dalla maggioranza
SASSARI Tutto pronto per il grande
valzer delle poltrone. Il rimpasto
in giunta sarà ufficializzato con
molta probabilità venerdì. Ma sarà
un ballo degli assessori senza
nessun mistero. Vittime e new entry
sono già noti da tempo. Uno tsunami
nato in casa Pd, ma che abbatte
soprattutto i rappresentanti delle
altre forze della maggioranza. Via
l’assessore del Centro Democratico
Francesco Morandi. La sua
iperattività che ha portato crescite
a due cifre dei turisti
nell’isola negli ultimi due anni e
l’organizzazione del Giro d’Italia
non sono bastati a salvarlo. La
Ragion di Stato vale più di quella dei
risultati. La sua poltrona sarà
occupata dall’ex assessore del Comune
di Cagliari Barbara Argiolas. In
quota Soru, di cui è cugina. Anche
l’assessorato alla Cultura avrà un
nuovo responsabile, figlio della
spaccatura profonda che divide gli
ex Sel. Via l’assessore Claudia
Firino. Al suo posto l’ex capo di
gabinetto Giuseppe Dessena. Una
piccola rivincita per Dessena, che
era stato silurato dall’assessore
per fare posto a Sandro Serreri.
Dessena è sostenuto dai tre
consiglieri Daniele Cocco, Eugenio
Lai e Luca Pizzuto, vicini ora ai
Democratici e Progressisti di
Speranza e Bersani. La Firino era
sostenuta da Francesco Agus e
Luciano Uras, più legati al progetto di
Luciano Pisapia. Questa doppia
scelta rischia di portare qualche
turbolenza in maggioranza. Il Centro
Democratico, con la consigliera
Anna Maria Busia e l’ex Sel
Francesco Agus potrebbero anche scegliere
di abbandonare la maggioranza. Ma
Pigliaru forse è anche pronto a
correre questo rischio per riuscire
nella impossibile operazione di
mantenere l’equilibrio delle mille
anime della sua maggioranza. Il
vero nodo, come sempre, resta il Pd.
E gli assessori lo sanno: per
resistere a tutte le correnti
bisogna avere una salute di ferro. Ogni
posto in giunta è assegnato in base
alla rigida dottrina del
vituperato, ma mai davvero fuori
moda, manuale Cencelli. Due posti
spettano ai soriani. L’assessore
alla Sanità Luigi Arru e la nuova
responsabile del turismo Barbara
Argiolas. L’area Fadda-Cabras
conserva i gli assessori Cristiano
Erriu agli Enti Locali e Massimo
Deiana ai Trasporti. La minoranza ex
Ds conferma Virginia Mura al
Lavoro.
A questi si va ad aggiungere il
nuovo assessore
all’Agricoltura Pierluigi Caria,
espressione dei Renziani di Sardegna.
Questa divisione conferma che la più
renziana delle regioni è quella
in cui dominano intatte le correnti
prerenziane. Ma il governatore
deve cercare nel suo rimpasto di non
creare malumori anche negli altri
alleati. Paolo Maninchedda mantiene
intatto l’assessorato ai Lavori
pubblici, ma il suo Partito dei
sardi, che ha raddoppiato la sua
presenza in consiglio, non porta a
casa il secondo assessore. L’Upc di
Antonio Satta, conferma il suo
assessore all’Industria Maria Grazia
Piras. Pigliaru conserva tre
poltrone per i suoi fedelissimi.
Confermati Raffaele Paci al Bilancio
e Donatella Spano all’Ambiente.
Al posto di Gian Mario Demuro sarà
nominato agli Affari generali
l’attuale capo gabinetto Filippo
Spanu. Questo complicato valzer di
poltrone deve riuscire a mantenere
in equilibrio perfetto giunta e
maggioranza. Anche per questo per
Francesco Morandi è previsto un
ruolo da consulente del presidente.
Mentre il posto di Spanu sarà con
molta probabilità preso da Gianluca
Serra. Un complesso punto di
arrivo che con molta probabilità
dovrà ancora passare per un vertice
di maggioranza. A non aiutare
Pigliaru in questo momento è la tempesta
che devasta il Pd e cambia volto a
tutto il centrosinistra. Anche
perché tutto quello che è a sinistra
del Pd è diventato liquido.
Partiti, movimenti, campi,
coalizioni, gruppi. Un magma in cui diventa
difficile piantare un puntello per
mantenere in piedi l’architettura
della giunta. Ma per Pigliaru è
diventato fondamentale dare una scossa
alla sua maggioranza finita in una
sorta di catalessi da attesa.
(l.roj)
La
Corte dei Conti ha condannato Ada Lai a risarcire i danni all’Erario
L’ex
dirigente verserà 225mila euro
CAGLIARI La vicenda degli
appartamenti per i sofferenti mentali presi
in affitto a peso d’oro dal comune
di Cagliari ha portato nuovi guai a
Ada Lai, ex dirigente dei servizi
socio-assistenziali ed ex capo della
segreteria della Regione quando il
governatore era Ugo Cappellacci:
patteggiati a maggio del 2014 un
anno e 11 mesi di carcere per
peculato, l’ex dirigente era stata
condannata a pagare 255.671 euro
per danno erariale dalla Corte dei
Conti. Ora la seconda sezione
giurisdizionale centrale d’appello
di Roma ha dichiarato
inammissibile, perché presentato
fuori termine, il ricorso in appello
firmato dall’avvocata Silvana
Congiu.
La decisione del primo grado è
divenuta quindi definitiva e Ada Lai
sarà costretta a versare
all’erario la somma dei canoni
d’affitto giudicati fuori mercato per
locali ritenuti dall’Asl inadeguati
allo scopo. La vicenda risale al
2008, ma solo nel 2011 salta fuori
che gli appartamenti scelti dal
Comune per le persone disabili
psichiche sono troppo piccoli e in
periferia. La Procura apre
un'inchiesta, che parte dalla convenzione
firmata nel 2009 con la Baldinu
costruzioni srl: ottomila euro al mese
per cinque appartamenti da 70 metri
quadrati, un contratto di
locazione di quattro anni, quasi 700
mila euro che l'amministrazione
comunale s’impegna a sborsare per
una serie di immobili che si
rivelano inutilizzabili. La
responsabilità - come la magistratura
contabile ha accertato - è tutta di
Ada Lai che ha gestito «in maniera
esclusiva e personalmente» ogni fase
della trattativa e gli sviluppi
successivi. (m.l)
Oggi
si costituiscono i gruppi parlamentari di Mdp e si chiude il tesseramento del
Partito democratico Emiliano lancia un appello a tutti gli elettori: votate per
me se
volete
mandare a casa l’ex segretario Bersani: «Renzi non sia umile È lui il regista
della scissione»
di Maria Berlinguer wROMA «Renzi
adesso ricerca il regista, ma non sia
così umile: il regista è lui, ha
fatto tutto lui, la disgregazione di
questo partito ha un regista, e
questo regista si chiama Renzi». Pier
Luigi Bersani rispedisce al mittente
le responsabilità della
scissione. L’ex segretario del Pd ha
scelto Modena per la sua prima
uscita pubblica dopo l’addio. E la
sala è piena di militanti che hanno
prenotato anche la cena con l’ex
segretario. Renzi, in tv da Fabio
Fazio, ha detto che è Massimo
D’Alema il regista e l’ideatore della
scissione. Una ricostruzione che
tanto Bersani che D’Alema smentiscono
categoricamente. «Non vorrei alimentare
ossessioni, non c’è nulla di
personale tra me e Renzi ci sono di
mezzo i grandi problemi del paese,
questa del fatto personale è una sua
guapperia, una stupidaggine, con
quell’aria che ha», dice D’Alema da
Genova. «È Renzi che è
ossessionato da D’Alema, chi sta
fondando un grande movimento non è
spinto da un burattinaio, ma dalla
volontà di essere di sinistra, una
sinistra larga quella che Renzi
voleva ridurre a minoranza etnica»,
rincara il governatore della
Toscana, Enrico Rossi. Oggi saranno
costituiti i grupi parlamentari di
Mdp.
Saranno una cinquantina in
tutto gli ex Pd e gli ex di Sel che
daranno vita alla nuova
formazione. I capigruppo non sono
stati ancora scelti. Al Senato in
lizza ci sono due donne, Cecilia
Guerra e Doris Lo Moro. Alla Camera
potrebbe essere Roberto Speranza il
nuovo capogruppo. Ma ancora non è
detto. Intanto il nuovo movimento
cerca casa a Roma e già si prepara
alla prima uscita pubblica, in
concomitanza con l’inizio della
campagna per le primarie di Matteo
Renzi, il 12 marzo. Una coincidenza
casuale, assicura Davide Zoggia. La
campagna per le primarie intanto
si scalda anche per la segreteria
del Pd. Con lo spettro del voto in
massa ai gazebo dem dei fuoriusciti
che potrebbero decide di andare a
votare per i due candidati anti
Renzi, Michele Emiliano e Andrea
Orlando. Parole di stima per il
ministro della Giustizia sono arrivate
tanto da Rossi che da D’Alema.
Con Orlando segretario il dialogo
sarebbe è più facile, hanno detto
entrambi. L’obiettivo è infatti
soprattutto quello di rottamare il
rottamatore. Michele Emiliano è
l’unico ad esplicitare apertamente
la sua richiesta di votarlo in
funzione antiRenzi. «I non dem che
vogliono mandare a casa Matteo
Renzi possono votare per me e
viceversa», ha detto il governatore
della Puglia. Quanto al possibile
conflitto di interessi sulla vicenda
Consip sulla quale sarà chiamato dai
pm a testimoniare per un sms
ricevuto da Luca Lotti, all’epoca
sottosegretario di Renzi, di
segnalazione di un imprenditore poi finito
nell’inchiesta sugli
appalti, Emiliano ha assicurato che
non utilizzerà la vicenda nella
campagna per diventare segretario
del Pd contro Renzi. Il congresso
del Pd entra nel vivo: oggi, come
previsto dal regolamento, si chiude
il tesseramento per gli iscritti.
I dati dovrebbero essere in linea
con quelli del 2016, tra i 370mila
ed i 400mila iscritti, garantiscono
al vertice dem escludendo emorragie
post-scissione. Ma in realtà tutti
e tre i maggiori candidati Renzi,
Emiliano e Orlando stanno già
guardando alla vera sfida, le
primarie del 30 aprile, dalle quali
dipendono sia il vincitore sia gli
equilibri dell'Assemblea nazionale
chiamata a votare il segretario nel
caso in cui nessun candidato
superasse il 50 per cento. Per
«festeggiare» la fine del tesseramento
oggi Matteo Renzi pranzerà nel suo
circolo fiorentino a Vie Nuove.
«Bello avere dei luoghi in cui ti
chiami per nome, dove comunque vada
ci sono sempre gli amici ad
aspettarti», dice l'ex segretario.
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Federico Marini
skype: federico1970ca