La
Nuova Sardegna
Aquarius
verso l'isola accuse e insulti sul web. L’odissea dei migranti, Di Claudio
Zoncheddu.
E’ bastato un cambio di rotta
dettato dal maltempo a scatenare ancora una volta la rabbia contro i migranti. L'idea
che la nave Aquarius potesse attraccare in Sardegna è stata sommersa da un
fiume d'odio che ha investito chiunque abbia ipotizzato anche solo un
normalissimo scalo tecnico. Tra i più bersagliati il presidente dell'Anci,
Emiliano Deiana, che sul web ha ricevuto una valanga insulti e l'invito al
suicidio. Un campionario dell'orrore che è stato pubblicato sui social da
utenti che non si sono nascosti dietro generalità palesemente fasulle.
La rotta verso l'isola. Ieri mattina
la nave Aquarius, quella al centro della polemica sull'accoglienza tra l'Italia
e l'Unione europea, ha comunicato una variazione dell'itinerario, per altro
suggerita dagli ufficiali della unità della Guardia costiera
"Dattilo" che sta scortando la nave della Ong Sos Mediterranee. Il
cambio di rotta è stato deciso per evitare il maltempo e il mare grosso che
avrebbero trovato nel Canale di Sardegna. Dunque, prua verso babordo per
navigare a ridosso della Sardegna in attesa di un miglioramento.
Niente di strano, soprattutto per un
convoglio che trasporta 629 migranti debilitati e in mare da giorni. Eppure, la
comunicazione di Sos Mediterranèè ha scatenato la psicosi. Mentre Aquarius non
era ancora a ridosso dell'isola si era già diffusa l'idea che la nave fosse
diretta ad Arbatax e la resistenza da tastiera già preparava le truppe di
commentatori all'arrembaggio virtuale della nave. Da lì a pochi minuti,
infatti, l'odio dell'uomo comune sarebbe esploso fino a raggiungere picchi di agghiacciante
disumanità.
Le ipotesi di scalo. Il primo ad
accendere le luci sul porto di Arbatax è stato l'ex deputato di Unidos Mauro Pili
che ha annunciato la possibilità di uno scalo tecnico ad Arbatax. Niente di
strano per una nave in difficoltà. Ma la vicenda dell'Aquarius non ha nulla di
normale e allora il sindaco di Totolì, Massimo Cannas, ha diffuso una nota
tramite l'ufficio stampa del Comune per comunicare che la nave dei migranti non
avrebbe attraccato ad Arbatax.
Nel frattempo sul web era già
scattata l'offensiva contro chiunque si dimostrasse favorevole a uno scalo, o a
uno sbarco. Esattamente come era già successo al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda,
e del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che avevano espresso la
loro solidarietà ai migranti imbarcati sull'Aquarius.
L'odio sul web. Il presidente
dell'Anci Emiliano Deiana ha chiesto pubblicamente che la nave fosse fatta
attraccare in Sardegna in modo che si potesse dare ristoro ai migranti in
difficoltà. La richiesta è rimbalzata su alcuni siti d’informazione che hanno
lasciato libertà di commento al popolo del web. Il
risultato è stata una gara all'insulto vinta a mani basse da chi ha scritto
"Signor Deiana ma xkè non ti suicidi", dove "xkè" si legge
"perchè".
Poi, gli inviti mutuati dal gergo
salviniano a "ospitarli a casa sua", quelli a farsi gli affari propri
e addirittura uno scambio di persona tra Emiliano Deiana e l'ex assessore
regionale ai Trasporti, Massimo Deiana. L'unica
certezza, insomma, è che una fake news, una notizia falsa, è più che sufficiente
per scatenare l'inferno.
La solidarietà. Deiana non è stato
l'unico a esporsi. Anche Antonio Satta segretario nazionale dell'Unione
popolare cristiana aveva chiesto la disponibilità all'accoglienza: «La Sardegna
sia pronta ad aprire i propri porti nel caso l'Aquarius fosse in difficoltà. La
nostra ospitalità non si mette in dubbio. Il soccorso in mare è fondamentale di
fronte a un'imbarcazione in difficoltà che trasporta passeggeri che stanno vivendo
un'odissea». Nel frattempo l'Aquairius ha continuato la sua navigazione a
ridosso della Sardegna e nella notte ha diretto la prua verso le Bocche di
Bonifacio e verso Valencia.
La
Nuova
Soru: un
nuovo progetto progressista
L'europarlamentare
Pd organizza un confronto a più voci
CAGLIARI
Quali potrebbero essere le cinque
parole chiave per un nuovo progetto
progressista in Sardegna? È intorno
a questa domanda che qualche
giorno fa l'eurodeputato Renato Soru
ha organizzato un confronto a più
voci con il mondo di quella che una
volta era la sinistra. Alla fine
quello che ha parlato su com'è
possibile risalire la china dopo la
sconfitta elettorale del marzo, è
stato proprio lui e solo in chiusura
di un dibattito affollato.
Gli interventi sono stati una
ventina e sul
palco si sono alternati diversi
portavoce della società civile,
sindacalisti, uomini e donne di partito,
non solo del Pd, giovani e
chi, come il nuorese Francesco
Berria, ha detto: «Sembra che, a marzo,
ci abbia investito un pullman». Per
poi aggiungere «però se
continuiamo parlarci addosso, non
riusciremo a ricostruire la sinistra
dalle fondamenta come invece
dobbiamo fare». Fra i primi provarci è
stato Don Ettore Cannavera, che lo
ha detto subito: «Dobbiamo
ricominciare a parlare di chi e con
chi oggi non ce la a difendere
neanche uno dei suoi diritti più
elementari».
Da quel momento in poi
ha detto che «la sinistra deve
riprendere a combattere le
disuguaglianze, mentre purtroppo
questo ormai non la fa più da quando
s'è trasformata in un
centrosinistra». Gli esempi degli errori fatti
li ha messi in fila uno dopo
l'altro: «Non abbiamo più pensato agli
ultimi, permettendo invece ai
manipolatori dei partiti che hanno vinto
le elezioni politiche di svuotare
quella per noi da sempre è stata una
parola chiave: solidarietà». Don
Cannavera ha ribadito di essere
«molto preoccupato per la deriva
intrapresa dalla società», ma
sopratutto «del poco che il
centrosinistra al governo ha fatto per
fermarla, riuscendolo invece
addirittura ad alimentarla».
Per Carla
Medau, sindaco di Pula, «la risalita
deve ricominciare da parole come
pane e lavoro, ma dobbiamo essere ambiziosi
nelle soluzioni che
proporremo per risolvere vecchi e
nuovi problemi». Emiliano Deiana,
presidente dell'associazione dei
Comuni, invece ha quasi dettato
quella che, secondo lui, dovrebbe
essere la frase chiave:
«Impegniamoci a restituire più
potere alle comunità anche a quelle più
piccole, perché è da lì e non solo
dalle aree urbane che la sinistra
deve saper ripartire»
Fois:
«Elezioni, primarie nel centrodestra»
Dopo lo
stop di Forza Italia a Lega-Psd'Az appello agli alleati: «Non
imponiamo
le candidature»
CAGLIARI
Nel centrodestra tutti dichiarano di
essere contrari ai blocchi
contrapposti per scegliere il
prossimo candidato-presidente, ma
secondo i Riformatori bisogna essere
molto più realisti. L'unica
strada possibile per evitare che
oggi e anche un domani si scatenino
gli scontri sulla nomination sono le
primarie di coalizione. A
scriverlo è il coordinatore
regionale Pietrino Fois. Lo fa
all'indomani del comunicato con cui
il consigliere regionale di Forza
Italia Edoardo Tocco ha posto
l'altolà alle possibili mire
espansionistiche dell'accoppiata
Lega-Psd'Az proprio su chi dovrà
indicare il leader da far correre
nelle elezioni regionali dell'anno
prossimo.
«Se vogliamo davvero evitare
qualsiasi fuga in avanti -
scrive Fois - dobbiamo tutti renderci
conto che è arrivato il tempo
delle primarie anche nel
centrodestra». Per poi spiegare il perché nel
dettaglio: «Le Politiche di marzo e
le ultime amministrative - si
legge - sono servite a chiarire un
punto "se siamo in coalizione si
vince". Ma non certo con quelle
improvvisate o casuali fatte solo per
governare in mancanza di
alternative, quelle sono destinate a creare
solo confusione ed ad allontanare
l'elettorato dalle urne».
Secondo invece il coordinatore dei
Riformatori: «Le coalizioni vanno costruite
per tempo condividendone programma e
chi lo deve mettere in atto e
promuoverlo». Dunque, l'appello agli
alleati è di lavorare insieme in
direzione delle primarie, per
evitare che «troppi partiti continuino a
convincersi di avere già nelle
proprie file l'uomo, o la donna da
tirar fuori all'ultimo momento per
semmai imporlo agli altri».
Niente di tutto questo per i
Riformatori sarebbe accettabile - aggiunge Fois
- «perché noi quel candidato lo
vogliamo conoscere prima, alla luce
del sole e non al termine di un
percorso segreto o pilotato da chissà
quale entità esterna». La
conclusione è dunque: «Le primarie sono
l'unica strada per garantire a tutti
i partiti della coalizione un
percorso trasparente e democratico,
ma soprattutto è questo che dovrà
essere garantito sin dall'inizio ai
nostri elettori».
Unione
Sarda
Salvo il
Patto Sardegna
La
ministra per il Sud rassicura sull'attuazione dell'intesa del 2016
Pigliaru
incontra Lezzi: confermati gli impegni
È stata la ministra per il Sud,
Barbara Lezzi, a inaugurare gli
incontri ufficiali del presidente
Pigliaru con il nuovo governo
Lega-Cinquestelle.
Ieri mattina, negli uffici di Largo
Chigi a Roma, il governatore è
rimasto per oltre un'ora a discutere
con l'esponente dell'esecutivo
guidato da Giuseppe Conte. «Un
incontro molto utile», ha detto il
presidente al termine della
riunione, in cui si è discusso del Patto
per la Sardegna e di alcuni temi
chiave come continuità territoriale e
lavoro.
Pigliaru, poi, si è recato a Palazzo
Madama dove ha incontrato i
senatori eletti in Sardegna:
appuntamento che verrà replicato anche
con i deputati.
IL RAPPORTO Nei giorni scorsi,
Pigliaru aveva espresso la volontà di
affrontare al più presto le
questioni cruciali della Sardegna:
obiettivo condiviso con la ministra
per lavorare «all'insegna della
collaborazione istituzionale».
L'incontro di ieri ha permesso di
«gettare le basi di un rapporto
costruttivo», spiega il governatore,
«da parte della ministra Lezzi ci
sono stati ascolto e attenzione».
I TEMI Si è parlato del Patto per la
Sardegna e dell'importanza di
«procedere in tempi rapidi sugli
interventi in corso», sottolinea
Pigliaru. L'obiettivo, però, è
collaborare strettamente su politiche
essenziali per l'Isola e per il
Mezzogiorno, dalla dispersione
scolastica alla disoccupazione,
soprattutto giovanile.
Si è parlato di
turismo e mobilità, temi
particolarmente sensibili per la Sardegna
alle prese con il problema dei
trasporti: «Ci siamo soffermati sulla
questione della continuità
territoriale e dei rapporti con l'Unione
europea», dice il presidente. Il
governo dovrà affiancare la Regione
nella trattativa con l'Ue per il
bando: una partita fondamentale per
l'Isola.
LA MINISTRA La ministra Lezzi, in
quota Movimento 5 Stelle, racconta
di una riunione in cui si sono
affrontati in modo «cordiale e
costruttivo, alcuni dei temi più
impellenti che riguardano la
Sardegna». Lezzi riconosce
l'importanza del Patto, «fondamentale per
offrire nuove opportunità di
crescita a una terra dal grande
potenziale non ancora espresso
appieno».
Oltre la grande incidenza
«rilevante» della disoccupazione in
Sardegna, negli uffici di Largo
Chigi si è discusso di
infrastrutture, tema che la stessa ministra
definisce «impellente». Infatti,
secondo la titolare del dicastero,
«la Sardegna sconta un ritardo che,
tra l'altro, limita un potenziale
volano di crescita come il turismo
fuori stagione».
M. S.
COMUNE.
Il primo cittadino nega anche di voler correre alle Regionali
«Non
rifarò il sindaco» Annuncio di Delunas prima del voto sul bilancio
«Non mi ricandiderò come sindaco. Ma
ciò non significa che smetterò di
far politica». Con l'arrivo in Aula
del bilancio di previsione
2018-2020, stasera Stefano Delunas
dovrà affrontare l'ennesimo momento
cruciale del suo travagliato mandato
da primo cittadino, ma l'allarme
sui numeri sembra rientrato e il
sindaco guarda già al futuro:
comunque vada, nel futuro prossimo,
non sarà di nuovo alla guida della
terza città della Sardegna.
LE REGIONALI Il momento di crisi che
sta vivendo l'amministrazione
comunale va inserito in un contesto
più ampio, la corsa per le
Regionali dell'anno prossimo. In
questi mesi sono partite le grandi
manovre per candidature e
riposizionamenti. Ma anche qui Stefano
Delunas assicura: «Non mi candiderò
alle Regionali di febbraio, lo sto
dicendo ormai da due anni e ci tengo
a essere riconosciuto come uno di
parola e, soprattutto, coerente».
FIBRILLAZIONI Tornando agli
appuntamenti più vicini, il sindaco mostra
una discreta tranquillità rispetto
all'esame del bilancio che
comincerà oggi in Consiglio
comunale. All'interno della maggioranza ci
sono diversi mal di pancia sfociati
in un maxi-emendamento presentato
da tre consiglieri, uniti negli
intenti ma non compatti: Davide
Galantuomo è critico ma prova a
salvare il salvabile, Mauro Contini
resta freddo ma mantiene il suo
ruolo di presidente del Consiglio
mentre Roberto Attilini è sul piede
di guerra.
Vista la situazione
Stefano Delunas ha teso la mano
all'opposizione e, nonostante il Pd
gli abbia sbattuto la porta in
faccia e i Cinque Stelle abbiano
mantenuto le distanze, sembra
appagato dal risultato di questa
operazione. Stasera in Aula
presenterà una «relazione
dettagliatissima» sul Dup e sul
bilancio e si dice tranquillo per
l'esito. «C'è una apertura di
credito di diverse forze di minoranza
nei miei confronti - sono le sue
parole - per l'appello fatto di un
programma da condividere di fine
mandato e, la settimana prossima,
subito dopo l'approvazione del
bilancio inizieremo a scrivere il
programma di fine mandato».
IL FUTURO Annunciando che non farà
più il sindaco e non si candiderà
alle Regionali, Delunas rivela di
avere «ottimi rapporti» col leader
del Partito dei Sardi Paolo
Maninchedda e con quello sardista
Christian Solinas, ma assicura di
avere «rapporti politicamente
corretti anche con tutti gli attuali
assessori». E confessa di avere
un altro punto di riferimento:
«Sposo in pieno l'azione politica del
presidente dell'Anci Emiliano Deiana
e di quello del Cal Andrea Soddu
e mi riconosco appieno sulla linea
dell'Anci nazionale».
Marcello Zasso
L'Aquarius
sfiora la Sardegna
L'odissea
verso la Spagna. Conte-Macron, telefonata di pace
C'è
maltempo, la nave cambia rotta per cercare riparo. Oggi il vertice
Italia-Francia
Un'odissea che va avanti da sei
giorni: la nave Aquarius in balìa del
mare grosso naviga vicino alla
Sardegna. E mentre a bordo si soffre e
si prega, le relazioni
internazionali tra Italia e Francia si
ristabiliscono: dopo un tira e molla
durato quarantott'ore, ieri notte
dopo una telefonata “di pace” il
premier Conte ha deciso che oggi sarà
a Parigi da Macron.
LA NAVE DEI DISPERATI Il maltempo
imperversa e la nave Aquarius, in
balìa anche di un braccio di ferro
europeo, cambia rotta. Si avvicina
alla Sardegna - tanto che in
mattinata si è diffusa la voce che
potesse chiedere di fare un attracco
d'emergenza ad Arbatax (ma né le
prefetture né la Regione sono mai
state allertate) - per mettersi un
po' al riparo. La destinazione resta
Valencia, Spagna, dove se tutto
andrà bene si arriverà tra domani e
domenica.
A scortare la nave della
discordia verso il porto spagnolo,
messo a disposizione del neo
premier Pedro Sanchez, ci sono la
Dattilo e la Orione, della Guardia
Costiera e della Marina Militare che
hanno a bordo una parte del
carico iniziale dell'Aquarius.
«STANCHI E SOTTO CHOC» «Esausti,
sotto choc e con il mar di mare».
Così Medici senza Frontiere, che ha
il suo personale a bordo
dell'imbarcazione, parla dei
migranti. A bordo i team «hanno assistito
almeno 80 persone col mal di mare».
Sull'Aquarius ci sono attualmente
52 donne, 10 bambini e 45 uomini,
tra cui persone trattate per
sindrome da annegamento o con gravi
ustioni da carburante e acqua
salata. Gli altri 523 profughi sono
stati trasbordati sulle due unità
navali italiane che la stanno
scortando.
È intervenuto anche il
ministro dell'Interno, Matteo
Salvini: «Una nave che prende a bordo
sistematicamente 500 persone mi
sembra sia attrezzata. E ne hanno a
bordo cento. Se hanno dei problemi
con un quinto delle persone che di
solito prendono a bordo, mi sembra
che hanno dei problemi loro».
IL VERTICE Intanto, si farà il
bilaterale tra Francia e Italia, che
Roma aveva minacciato di annullare
perché il presidente francese
Emmanuel Macron aveva parlato di
«cinismo» e «irresponsabilità» nella
nuova politica migratoria
dell'esecutivo M5S-Lega. A rasserenare il
clima è stata una conversazione
telefonica tra lo stesso Macron e il
presidente del Consiglio Giuseppe
Conte, definita «cordiale» da ambo
le parti.
«PAROLE MAI DETTE» Macron, ha
raccontato il premier Conte, «ha
precisato di non aver mai rivolto
quelle espressioni ingiuriose verso
l'Italia e il popolo italiano».
Quindi, «dopo questa precisazione
iniziale, la telefonata si è
sviluppata con toni molto cordiali e
abbiamo continuato a lavorare e a
prospettare ipotesi di
cooperazione», ha detto il premier.
Lo stesso Macron, parlando
all'emittente BfmTv, ha affermato
che ora «è il tempo della
distensione», sottolineando poi:
«Dall'inizio del mio mandato ho la
volontà di collaborare con
l'Italia». Palazzo Chigi ha spiegato in una
nota che durante il colloquio
telefonico i due leader «hanno potuto
discutere la situazione della nave
Aquarius e avere uno scambio di
vedute». Ad ogni modo il vicepremier
Matteo Salvini, che più di tutti
nell'esecutivo voleva le scuse di
Macron, ha dato la sua benedizione.
L'incontro avrà la forma di un
pranzo di lavoro, che si terrà oggi
alle 13.30 all'Eliseo. Seguirà una
conferenza stampa congiunta alle
14.45.
In attesa
di una soluzione
E la
“Trenton” vaga dopo aver lasciato 12 cadaveri in mare
SIRACUSA Aspettando una soluzione,
al largo del porto di Augusta, in
Sicilia, sta navigando la “Trenton”,
della sesta flotta Us Navy, con
40 migranti a bordo, i sopravvissuti
del naufragio di un gommone,
accaduto martedì (12 cadaveri sono
stati abbandonati in mare dai
soccorritori).
Non risulta comunque nessuna
richiesta ufficiale da parte degli Stati
Uniti, né all'Italia né ad altri
Paesi, per far sbarcare i migranti,
probabilmente perché si attende che
da qualche scalo arrivi il via
libera all'attracco.
Sono quattro giorni che la Trenton
vaga senza meta, e quest'altra
odissea l'ha ricostruita La
Repubblica. «Attualmente non ci sono morti
a bordo», fanno sapere,
«l'equipaggio continua a prendersi cura delle
40 persone soccorse. Ci stiamo
coordinando con i nostri partner
internazionali per decidere la
destinazione delle persone a bordo».
Martedì scorso, subito dopo il
soccorso, dopo aver chiamato le guardie
costiere libica e italiana, la nave
americana si è rivolta alla
tedesca Sea Watch, comunicando di
avere in corso il recupero dei 12
corpi, e ha chiesto la disponibilità
al trasbordo. Hanno risposto che
corpi non potevano prenderne, per
mancanza di celle frigorifere, e per
quanto riguardava i superstiti,
hanno detto no in quanto non c'era
alcuna certezza sulla possibilità di
portarli in un porto sicuro entro
le 36 ore di navigazione».
Un altro caso disperato, dopo che il
ministro dell'Interno italiano ha
deciso, domenica scorsa, di chiudere
i porti italiani alle navi della
Organizzazioni non governative. La
nave militare americana si è
trovata sul luogo di un naufragio ed
è intervenuta, chiedendo
successivamente aiuto per
trasbordare il suo carico e poter continuare
la sua missione.
Ma non è arrivata nessuna soluzione,
Sea Watch e
Trenton hanno passato la notte tra
martedì e mercoledì appaiate e
mercoledì la Sea Watch ha ripreso,
vuota, il pattugliamento della zona
Sar mentre la nave Usa resta in
attesa con il suo carico di migranti.
La
Nuova
Il
ministro Lezzi a Pigliaru: il governo sostiene l'isola
In primo
piano trasporti, infrastrutture e le strategie di sviluppo turistico
il
governo sostiene l'isola
di Umberto AimewCAGLIARILe prime
carte di una partita tutta nuova sono
state messe sul tavolo dalla
Sardegna, in un giovedì mattina fresco e
soleggiato, a Roma, e quindi forse
di buon auspicio. Da settimane uno
dei due giocatori è proprio altro
rispetto al passato. È l'esordiente
"frutto politico" prodotto,
a tavolino, dal contratto fra la Lega e i
Cinque stelle per convivere nelle
stanze di Palazzo Chigi. L'altro
giocatore è lo stesso dal 2014, il
governatore Francesco Pigliaru e la
sua maggioranza di centrosinistra.
Doveva esserci una prima volta fra
questi sconosciuti fra loro, e
l'approccio c'è stato.
S'è consumato,
in poco più di un'ora, negli uffici
del ministero che una volta si
chiamava «per la coesione sociale e
il Mezzogiorno», oggi sintetizzato
dai gialloverdi in un più immediato
«per il Sud». Da una parte del
tavolo la neo ministra Barbara
Lezzi, eletta dai Cinque stelle a
Lecce, dall'altra, è ovvio,
Pigliaru. Com'è andato l'incontro? Stando
ai comunicati ufficiali è stato:
cordiale, utile e costruttivo, in
prospettiva, «della dichiarata volontà
di arrivare a una reciproca
collaborazione». Appena cominciata e
che dovrà essere sugli storici e
grandi problemi della Sardegna, gli
stessi di quando al governo
c'erano quelli del centrodestra o
del centrosinistra. Sono: trasporti,
infrastrutture, energia, lavoro,
istruzione e insularità, tasselli
dell'unico puzzle: «La riscossa
della Sardegna».
È quel mosaico di
richieste che sarà ricostruito,
ancora una volta, nel dossier in
preparazione per il primo ministro
Giuseppe Conte, partendo da quanto
di buono è arrivato, i miliardi, e
poi fatto col «Patto per la
Sardegna», firmato col
centrosinistra. Nel frattempo Barbara Lezzi e
Francesco Pigliaru hanno parlato
molto di continuità territoriale
aerea. È uno dei problemi più
urgenti, alla vigilia dell'estate, e per
quel bando ancora appeso a
Bruxelles, colpevole un'Europa troppo
insistente nel pretendere correzioni
su correzioni. Lezzi ha capito
bene quale sia l'emergenza e s'è
impegnata a sostenere la causa con
chi sull'argomento ha maggiori
competenze: Danilo Toninelli, ministro
ai trasporti.
Quali saranno i prossimi passi del
governo per far
uscire la Sardegna dall'impasse
europeo? Primo di tutto: i sardi non
saranno soli in quella che «è una
sfida vitale per puntare allo
sviluppo». A questo punto, nello
stesso capitolo, potrebbe rientrare
anche la continuità territoriale
marittima, dove la Regione vuole
contare di più nella convenzione e
dove oggi vuole chiarire come non
mai i rapporti con il blocco
Cin-Tirrenia-Moby. Lezzi e Pigliaru hanno
discusso moltissimo anche di lavoro,
ora il mercato è troppo asfittico
soprattutto per i giovani, e di
istruzione, col governatore che ha
consegnato i risultati raggiunti
grazie al piano Iscol@.
Poi d'infrastrutture, dove c'è ancora
tantissimo da fare fra strade e altri
collegamenti interni, ed energia,
con l'arrivo del metano dato per
sicuro anche se ci sono ancora
diversi particolari da chiarire. Fino
al doppio comunicato.Quello della
ministra è stato questo: «Col
governatore Pigliaru, ho affrontato
alcuni dei temi più impellenti che
riguardano la Sardegna. A partire
dal Patto per la Sardegna che è
fondamentale per offrire nuove
opportunità di crescita a una terra dal
grande potenziale non ancora
espresso appieno».
Per proseguire:
«Abbiamo parlato anche del tema
della disoccupazione che in Sardegna,
purtroppo, ha un'incidenza molto
rilevante, soprattutto tra i giovani.
Altra questione impellente è stata
quella delle infrastrutture,
rispetto alle quali la regione
sconta un ritardo che, tra l'altro,
finisce per limitare la crescita
anche del turismo fuori stagione.
Infine, il tema dell'istruzione e di
una formazione di qualità, che
possa consentire alle nuove
generazioni di essere competitive». Nel
comunicato non c'è, ma la ministra
avrebbe annunciato a breve una
missione in Sardegna. Ecco Pigliaru:
«È stato un incontro molto utile
per gettare le basi di un rapporto
costruttivo. Da parte della
ministra ci sono stati ascolto e
attenzione: abbiamo partite
importanti da affrontare insieme e
condiviso l'importanza di farlo
lavorando all'insegna della
collaborazione istituzionale».
Per poi
sottolineare: «C'è la volontà
reciproca di collaborare su politiche
essenziali per la Sardegna e il
Mezzogiorno, dalla dispersione
scolastica alla disoccupazione
soprattutto giovanile, e specifici come
i trasporti e il turismo». Dopo le
strette di mano di solito
dovrebbero arrivare i fatti, e
l'attesa per quelli è appena
cominciata.
Dopo lo
stop di Forza Italia a Lega-Psd'Az appello agli alleati: «Non
imponiamo
le candidature»
Fois:
«Elezioni, primarie nel centrodestra»
CAGLIARINel centrodestra tutti
dichiarano di essere contrari ai
blocchi contrapposti per scegliere
il prossimo candidato-presidente,
ma secondo i Riformatori bisogna
essere molto più realisti. L'unica
strada possibile per evitare che
oggi e anche un domani si scatenino
gli scontri sulla nomination sono le
primarie di coalizione. A
scriverlo è il coordinatore
regionale Pietrino Fois. Lo fa
all'indomani del comunicato con cui
il consigliere regionale di Forza
Italia Edoardo Tocco ha posto
l'altolà alle possibili mire
espansionistiche dell'accoppiata
Lega-Psd'Az proprio su chi dovrà
indicare il leader da far correre
nelle elezioni regionali dell'anno
prossimo.
«Se vogliamo davvero evitare
qualsiasi fuga in avanti -
scrive Fois - dobbiamo tutti
renderci conto che è arrivato il tempo
delle primarie anche nel
centrodestra». Per poi spiegare il perché nel
dettaglio: «Le Politiche di marzo e
le ultime amministrative - si
legge - sono servite a chiarire un
punto "se siamo in coalizione si
vince". Ma non certo con quelle
improvvisate o casuali fatte solo per
governare in mancanza di
alternative, quelle sono destinate a creare
solo confusione ed ad allontanare
l'elettorato dalle urne». Secondo
invece il coordinatore dei
Riformatori: «Le coalizioni vanno costruite
per tempo condividendone programma e
chi lo deve mettere in atto e
promuoverlo».
Dunque, l'appello agli alleati è di
lavorare insieme in
direzione delle primarie, per
evitare che «troppi partiti continuino a
convincersi di avere già nelle proprie
file l'uomo, o la donna da
tirar fuori all'ultimo momento per
semmai imporlo agli altri». Niente
di tutto questo per i Riformatori
sarebbe accettabile - aggiunge Fois
- «perché noi quel candidato lo
vogliamo conoscere prima, alla luce
del sole e non al termine di un
percorso segreto o pilotato da chissà
quale entità esterna». La
conclusione è dunque: «Le primarie sono
l'unica strada per garantire a tutti
i partiti della coalizione un
percorso trasparente e democratico,
ma soprattutto è questo che dovrà
essere garantito sin dall'inizio ai
nostri elettori».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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