Ora – e solo ora – che tutta la Sardegna ribolle di rabbia e si prepara a manifestare contro il sopruso termodinamico, salta sul carro anche il delegato coloniale Pigliaru. E lo fa scrivendo una lettera a Gentiloni, cercando maldestramente di indossare la maschera di difensore dei Sardi.
Nella
lettera chiede, a grandi linee, che si fermino i grossi impianti che il governo
vuole autorizzare a Gonnosfanadiga e Flumini Mannu, scavalcando il parere
contrario della Regione. E pensare che proprio lui solo pochi mesi fa, il 13
ottobre, fece una conferenza stampa per difendere le ragioni del SI al
referendum (che se fosse passato ci avrebbe tolto ogni possibilità anche solo
di protestare contro le imposizioni del governo) rassicurando tutti sulla bontà
del rapporto con lo Stato italiano.
Diceva in
sostanza ai Sardi di non aver paura, di fidarsi di uno Stato che non li vuole
mica fregare, di rinunciare serenamente ad altre fette di autonomia perché
tanto lo Stato ascolta i territori. Questo, proprio parlando di questioni
ambientali, era il suo testuale appello: "E’ vero che ci sono alcune cose
che si fanno a livello centrale, ma certamente si devono ascoltare i territori.
[…]
Non posso
immaginare uno Stato centrale che impone ai territori qualcosa che non
vogliono. Non e' mai successo in Italia e non penso che succederà. I territori
continueranno ad avere un ruolo molto importante, e noi siamo in ogni caso al
riparo da qualunque rischio paventato."
Tra il
Pigliaru che oggi scrive lettere di protesta e quello che ieri affermava
questo, a chi preferite credere? Io, per sicurezza, a nessuno dei due.
Di Pier Franco Devias
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