sabato 27 aprile 2019

11 Maggio. MANDAS: sui binari del formaggio



Organizzato da MStour - mysardiniatour
Sabato 11 Maggio 2019 dalle 10:00 alle ore 13:00
Caseificio Antonio Garau dal 1880 SrL
Biglietti Eventbrite

Un sabato speciale, in compagnia di una guida turistica, immersi nella storia di un antico paese per visitare uno storico caseificio.

Vuoi trascorrere un sabato diverso dal solito, accompagnato da una guida turistica, immerso nella storia di un antico paese e visitare uno dei caseifici più antichi della Sardegna?

Mandas, collocato nella sub regione storica chiamata “Trexenta”, vanta una lunga storia, tanto da essere abitato sin dall’epoca nuragica, inoltre nel 1614 divenne l’unico paese in Sardegna ad essere elevato al rango di Ducato dal re di Spagna Filippo III. A partire dall’1888 divenne un importante nodo ferroviario con l’apertura della tratta che collegava Mandas a Cagliari e nel 1921 il paese ospitò lo scrittore inglese David Herbert Lawrence, il quale descrisse con fascino i paesaggi collinari mandaresi nel libro intitolato “Sea and Sardinia”. Mandas è anche una tappa fondamentale del cammino religioso di San Giacomo in Sardegna, “Santu Jacu”.

Mandas ospita uno storico caseificio, “Caseificio Garau”, che da ben quattro generazioni, dal 1880, custodisce gelosamente la tradizione dei suoi formaggi. La particolarità di questo caseificio sta nel fatto che i formaggi vengono ancora fatti stagionare nella vecchia cantina costruita come si usava nel XIX secolo, utilizzando la pietra locale, chiamata in dialetto “su corasullu”( il cuore azzurro, per via del colore delle venature). 

Muri spessi oltre un metro che permettono ancora oggi la traspirazione naturale e la tenuta costante della temperatura nelle diverse stagioni, un tesoro che può essere quasi paragonato alle grotte naturali. Questa particolare stagionatura, conferisce ai formaggi un sapore unico, apprezzato in varie parti del mondo: Europa, Usa e Giappone

Vuoi visitare questo storico caseificio e assaggiare i suoi squisiti formaggi? Allora che aspetti? Vieni a trovarci!

DETTAGLI PERCORSO
Il percorso si svolge tra le vie del paese dove visiteremo per prima cosa le diverse attrazioni culturali del luogo, per poi dirigerci verso lo storico caseificio.

Partiremo dalla piazza Grazia Deledda per poi recarci alla mostra dedicata al “Trenino Verde della Sardegna”, proseguiremo per il centro storico del paese, dove visiteremo il museo etnografico “Is lollas de is Aiaius”, dove potremo immergerci nella memoria storica e economica del territorio.

Si proseguirà poi verso la chiesa Parrocchiale di San Giacomo Apostolo, l’ex convento Francescano e, infine, il bellissimo museo di arte sacra “Peregrinatio Fidei”. Ci dirigeremo poi verso il caseificio Garau, dove il proprietario ci farà conoscere la storia e le tecniche di lavorazione dei formaggi e, in conclusione, vi aspetta una degustazione dei formaggi accompagnata da un buon vino, sempre di produzione mandarese!
 
Il percorso è lungo circa 2 km
La difficoltà è bassa, ma si consiglia sempre un abbigliamento comodo.

LA DEGUSTAZIONE

Tra i formaggi che potrete gustare e acquistare troverete diverse varietà con latti ovini, caprini e misti, prodotti con lavorazioni tradizionali e innovative. Tra i formaggi ovini il Gran Duca di Mandas e Su Nuraxi stagionato, oppure i caprini come il Dolce caprino e Su Crabittu, per finire con i formaggi misti stagionati.

Inoltre potrete degustare la Ricotta di pecora fresca e salata, oltre alla crema di formaggio Su Angiu, nelle varianti dolce, piccante e al peperoncino. Il tutto accompagnato dal vino Gran Ducato di Mandas.
Al termine della visita guidata, per chi ne abbia piacere, si potrà pranzare presso l’agriturismo “Le Vigne Ducali”.

INFO E PRENOTAZIONI
Prenotazioni al numero 3497817858 (chiamate e WhatsApp) oppure all’indirizzo e-mail mysardiniatour@gmail.com, indicare nome cognome età e numero di partecipanti.
La prenotazione deve avvenire entro l’8 maggio 2019.

TARIFFE E PAGAMENTI
Il pagamento avviene sul posto in contanti.
Ha un costo di 23 euro comprensivo di: visita guidata, Ingresso alla mostra, ingresso ai musei e visita guidata in caseificio con degustazione di formaggi e vino.
Per chi volesse usufruire anche del pranzo in agriturismo, il menù proposto ha un costo di 20,00 euro. (Bambini 0 –3anni gratis. Da 4 – 10 anni metà prezzo)
Il Menù per il pranzo comprende:
- Antipasti di terra: salumi (salsiccia, mustela, formaggio, olive, carciofini, cavolfiore, bruschette al pomodoro
- Primi: ravioli di ricotta, malloreddus
- Secondo: arrosto misto di maiale
- Frutta di stagione
- Dolce della casa (flan di latte)
- Acqua, vino, caffè e amaro

ORA E LUOGO D’INCONTRO
Sabato 11 maggio ore 10.00: incontro dei partecipanti presso la Piazza Grazia Deledda.
Si richiede puntualità nel rispetto di tutti i partecipanti.
Durata 3 ore circa.
Pranzo fissato per le ore 13.00.

La visita guidata è condotta da Marika Serra, storica dell'arte e guida turistica iscritta al Registro Regionale delle Guide Turistiche della Regione Sardegna, nel rispetto della L.R.20/2006 e L.97/2013.



18 Maggio. Workshop di Calligrafia Zen



Sabato 18 Maggio 2019 dalle ore 16:00 alle ore 19:00
Artaruga, Via Cagliari 3, Assemini
Biglietti forniti da Eventbrite

Nell' antico Giappone, secondo lo spirito Zen, il compito della calligrafia era di aiutare le persone a raggiungere una miglior sintonia con la parte più profonda del loro essere. Tanto più questa sintonia viene realizzata, tanto maggiore e' la felicità personale.

La calligrafia è quindi l'equilibrio tra il controllo e la nostra creatività che può essere scoperto attraverso ogni linea tracciata, concentradosi sull'amore, la determinazione e la positività.

Si può trovare tale serenità anche nella società caotica odierna? In uno spazio confortevole e protetto, ti racconterò come la calligrafia, dalle forme più basilari a quelle più estrose, sia uno strumento potente di meditazione ed espressione del proprio Sè.

Possono partecipare tutti gli adulti che hanno bisogno di:

- Conoscere i benefici della calligrafia per la crescita ed il benessere interiore

- Sviluppare skills utili per il benessere quotidiano come la concentrazione e la capacità di rilassamento

- Migliorare la propria grafia attraverso esercizi specifici

- Entrare in contatto con la propria creatività sopita

Il workshop è composto da due momenti principali più uno dedicato completamente ad un elaborato finale sull' espressività personale.

Nella prima parte,
- partiremo dai cenni sulla meditazione e le sue applicazioni nel quotidiano
- analizzeremo gli aspetti fondamentali della scrittura per acquisire maggiore consapevolezza sulla propria grafia

Nella seconda parte,
- ci eserciteremo sul ritmo grafico, utile per sviluppare il controllo e la concentrazione sul segno grafico
- comporremo alcuni tracciati per creare patterns emotivi

L' ultima ora sarà dedicata ad un elaborato finale basato sulle skills apprese.

I materiali verranno forniti dalla docente.


Occorre urgentemente una nuova legge elettorale sarda. Di Lucia Chessa.



Per la seconda volta, i cittadini sardi sono stati costretti ad andare al voto per l’elezione del Presidente e per il rinnovo del Consiglio Regionale, con una legge elettorale indegna di una democrazia. Per la seconda volta, a causa di innumerevoli artifizi normativi, tutti tesi ad espropriare rappresentanza ai cittadini elettori, abbiamo un Consiglio regionale che, nella sua composizione, non rispecchia la volontà espressa dai sardi.

Il primo di questi artifizi indegni è la doppia quota di sbarramento che non ha eguali in nessun paese che ambisca a definirsi democratico: il 5% per le liste che si presentano singolarmente, il 10% per le coalizioni. Per effetto di questo meccanismo imbroglione, ben 60.000 sardi tra quel 53% degli aventi diritto che è andato a votare, non avranno alcun rappresentante in Consiglio Regionale.

Sono l’8% degli elettori, cittadini che hanno rifiutato l’astensione, ma ai quali è stato sottratto il diritto fondamentale alla rappresentanza. Votando la legge elettorale oggi in vigore in Sardegna i due principali schieramenti, quello di centro-destra e quello di centro-sinistra, hanno messo a punto un sistema che li vedrà avvicendarsi a lungo al governo della regione impedendo che altre istanze, pur fortemente presenti nella società sarda, trovino rappresentanza in Consiglio Regionale.

Con questa legge indegna, nel 2013, si è costruito sostanzialmente un falso bipolarismo che pur non esistendo nella legittima complessità che arricchisce il pensiero politico dei sardi, si materializza artificiosamente nel momento in cui si compone il Consiglio regionale il quale, al contrario, per conservare l’autorevolezza e la centralità che si addice alle assemblee legislative, per produrre leggi che guardino al bene comune, per esercitare le sue funzioni nell’interesse di questa terra, dovrebbe davvero rappresentare tutti.
Invece, non bastando le quote di sbarramento e i loro effetti pesantemente distorsivi della volontà popolare, la legge elettorale sarda prevede anche premi di maggioranza che consegnano al presidente eletto il 60% dei seggi se raggiunge il 40% dei voti e il 55% dei seggi se raggiunge il 25% dei voti. Davvero difficile non cogliere lo squilibrio pericoloso che si determina tra il risultato elettorale e la composizione del Consiglio, a cui si aggiunge il voto disgiunto, anch’esso contenuto nella legge elettorale sarda, che apre alla possibilità di votare contemporaneamente schieramenti contrapposti.

Il voto disgiunto, che nella legislatura appena conclusa ha determinato l’estremo di un consiglio regionale a maggioranza di centrosinistra, nonostante le liste di centrodestra avessero raccolto più voti, è un’altra alchimia normativa incomprensibile, priva di senso logico e che non trova giustificazione in alcun ragionamento politico. Contro questa legge che viola brutalmente il diritto dei cittadini alla rappresentanza nelle assemblee legislative il Comitato per la Democrazia Costituzionale e Statutaria sta opponendo ricorso, nella consapevolezza che sia un pressante dovere di cittadinanza chiedere che sia la Corte Costituzionale a pronunciarsi e a verificare se le prerogative democratiche dei sardi siano di fatto limitate dalla legge elettorale oggi vigente in Sardegna.

Una legge che, per immobile ed interessata ignavia di minoranze arroccate su posizioni di potere, non si è voluta modificare nel Consiglio appena sciolto che si è limitato ad introdurre la doppia preferenza di genere la quale, purtroppo, ha dimostrato nei risultati l’assoluta inefficacia rispetto all’obiettivo di portare, a livelli minimi di civiltà, la presenza femminile in Consiglio. Noi però pensiamo che l’azione giudiziaria promossa dal Comitato per la democrazia costituzionale e da diversi altri soggetti che stanno opponendo ricorsi, non sia purtroppo sufficiente a superare l’emergenza democratica che si profila a più livelli e interessa la regione come lo stato.

Un’emergenza che si concretizza in tanti modi e tra questi la pratica della marginalizzazione delle assemblee elettive a favore di esecutivi sempre più forti e trasbordanti che tendono ad occupare impropriamente spazi di potere legislativo attraverso operazioni pericolose che risultano tanto più facili quanto più i parlamenti sono resi scarsamente rappresentativi da leggi elettorali incostituzionali. Noi pensiamo che sia ora necessaria una coscienza diffusa dell’esproprio di democrazia operato a danno dei sardi e che tale coscienza muova un’azione generalizzata che veda coinvolti tutti coloro che sono portatori di sani valori di cittadinanza.

Noi pensiamo che una tale emergenza possa essere affrontata solo attraverso una vera battaglia di popolo e che sia necessario noi siamo in tanti a chiedere che venga restituita ai sardi la possibilità di eleggere Consigli Regionali che li rappresentino. Anche perché questa è la condizione affinché le assemblee elettive, depositarie del potere legislativo, si riapproprino della centralità che è loro dovuta nelle democrazie.

Di Lucia Chessa

venerdì 26 aprile 2019

Quando la tua patria è occupata dall'invasore, devi decidere da che parte stare! Di Pier Franco Devias





Erano ragazzi di venti e trent’anni, come tanti che ne conosci. O come te. Erano ragazzi che volevano solo vivere tranquilli, lavorare, crescere felici una famiglia. Non avevano nessuna voglia di lottare, di patire la fame e il freddo, di sparare addosso a qualcuno, di morire. Ma venne lo straniero, occupò il loro Paese accolto dai traditori, e davanti alla tirannia non poterono fare altro che ribellarsi.

Presero i fucili e combatterono, braccando l’invasore senza tregua, colpo su colpo. Fecero solo il loro dovere, fecero solo ciò che furono costretti a fare, niente di più, niente di meno.

Gli occupanti reagirono con la rabbia dell’ingiustizia, con le rappresaglie sui civili innocenti, con stupri, torture, impiccagioni e fucilazioni sommarie, distruggendo interi paesi e seminando il terrore più nero tra la povera gente.

Alcuni dicono che ribellarsi non sia servito, che i tiranni alla fine sono rimasti lì, al loro posto. Altri dicono che ribellarsi sia stato un esempio immortale, per sempre e per tutti.
Forse ti ho raccontato dell’Italia degli anni ’40. O forse della Sardegna di fine ‘700. 

Decidi tu. Quando il tuo Paese è occupato da uno Stato straniero, o stai dalla parte della lotta di liberazione o stai dalla parte dell’occupazione.

Ancora oggi, come ieri, come sempre.
Lunga vita ai partigiani!
Lunga vita ai patrioti!

Pier Franco Devias

28 Sa Die De Sa Sardigna



Domenica ore 9:00 alle 20:00
Pinacoteca Nazionale Cagliari
Cittadella dei Musei, piazza Arsenale 1, Cagliari

“Sa die de sa Sardigna”, conosciuta anche come Festa del popolo sardo, ricorda la sommossa popolare del 1794, con l’espulsione dei Piemontesi e del vicerè Balbiano da Cagliari e da tutta l’Isola.
 
Il quartiere di Castello fu teatro dell’insurrezione e la Cittadella dei Musei, sito che in epoca sabauda fu utilizzato come “Regio Arsenale”, ospita la Pinacoteca nazionale di Cagliari che per l’occasione offre, nella seconda giornata gratuita, tra le otto giornate scelte dai direttori dei musei, l’opportunità di visitare le sue collezioni agli stessi orari di apertura e chiusura con ingresso gratuito.

Vi aspettiamo domenica 28 aprile 2019 dalle 9.00 alle 20.00.

Solinas diserta il 25 aprile: «Non mi hanno invitato».


La Nuova Sardegna

Solinas diserta il 25 aprile: «Non mi hanno invitato». Il governatore non va alla manifestazione. Gli organizzatori: mai successo in passato

di Umberto Aime
CAGLIARI

Quattromila cagliaritani in piazza per la Liberazione, il doppio dell'anno scorso. Ma il presidente della Regione non s'è visto, e, in testa al corteo, non c'era neanche il gonfalone della Sardegna. È stata una doppia assenza pesante, in un 25 aprile che doveva essere la Festa di tutti e invece qualcuno d'importante, d'istituzionale ha disertato. Neanche nell'attimo solenne della deposizione della corona d'alloro, al parco delle Rimembranze, Christian Solinas è apparso tra
la folla di partigiani, studenti, famiglie, per rendere onore ai caduti della Resistenza.

Gli altri rappresentanti dello Stato e del Comune c'erano tutti, in prima fila, Solinas no. «Il presidente non ha ricevuto inviti formali per partecipare alla manifestazione», è stata l'unica e stringata comunicazione, al telefono, arrivata dalla segreteria del governatore. Segreteria che è stata costretta a replicare quando l'assenza del presidente era diventata, con il passare delle ore, un caso enorme, gigantesco. «Non credevamo certo che fossero necessari inviti personali o personalizzati per essere presenti all'anniversario della Liberazione. Mai in passato li abbiamo inviati a nessuna autorità», è stata la replica di Marco Sini del Comitato 25 aprile, uno degli organizzatori insieme alle Associazioni di partigiani e studenti.

La lettera. Una per la verità è arrivata, a metà marzo, negli uffici della presidenza della Regione. È stata quella «consueta che spediamo tutti gli anni», hanno ricostruito dal Comitato. In cui è chiesto un contributo finanziario per la manifestazione e «riassumiamo il calendario delle diverse manifestazioni, compresi i diversi momenti della cerimonia: dalla partenza del corteo alla deposizione della corona agli interventi finali dal palco».

È vero che, nella lettera, non c'è scritto – ha aggiunto Sini - «Signor, onorevole Presidente della Regione, -l'aspettiamo il 25 aprile, ma la Liberazione può essere una festa a inviti?». No, e infatti «quando inviamo, con largo anticipo, il calendario dell'evento a chi rappresenta le istituzioni, ad esempio prefetto, sindaco, comandanti delle Forze armate o dell'ordine, mai scriviamo l'aspettiamo. Eppure tutti si presentano e scelgono di partecipare a questo o quel momento della Festa. Di solito, per loro è sempre quello della deposizione della corona d'alloro, poi semmai vanno via».

L'alibi. La ricostruzione della presidenza della Regione è stata divesa. «Le lettere in cui sono chiesti contributi seguono certi canali, altri quelle indirizzate personalmente al governatore». In questo caso, stando alla segreteria è arrivata solo una del "primo tipo", non del secondo. Ma perché Solinas non ha deciso comunque di essere presente almeno nel momento del ricordo, davanti al parco delle Rimembranze? «Per il presidente, il 25 aprile, è stata una giornata d'inteso lavoro per affrontare le emergenze della Sardegna», hanno risposto dallo staff.

Le polemiche. Marco Sini del Comitato non ha voluto alimentarle: «Mi piace solo mettere in evidenza che al corteo hanno partecipato in quattromila e c'erano soprattutto tantissimi giovani. Ogni volta che qualcuno prova a mettere in discussione i valori assoluti della Liberazione, in piazza scende sempre più gente. È accaduto nel 1994, quando Berlusconi sdoganò una curiosa equidistanza tra fascisti e antifascisti, e riaccaduto quest'anno».

Ad alzare il tiro è stato Emanuele Cani, segretario regionale del Pd: «Chi ha giurato sulla Costituzione nata dalla Resistenza, come il presidente della Regione, avrebbe dovuto sentire il dovere di partecipare proprio in rappresentanza dell'istituzione che guida e quindi della Sardegna. Di una terra che, con donne e uomini, ha contributo a quel movimento da cui è nata la democrazia. Quella democrazia che oggi dà la possibilità, anche a chi dissente, di poter esprimere le proprie idee in uno Stato libero».

Il corteo. È stato un 25 aprile molto partecipato, con un susseguirsi di canzoni, a cominciare dall'immancabile "Bella ciao", slogan, uno su tutti "ora sempre e sempre Resistenza", balli e appassionati interventi dal palco. È stata una grande Festa e di sicuro sarebbe stato meglio esserci senza neanche bisogno di chissà quale invito personale.
-----------------
Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca


martedì 23 aprile 2019

Spostare la statua di Carlo Felice, affinché i sardi si concentrino maggiormente sulla propria storia. Di Giuseppe Melis Giordano



Ho letto con sorpresa l’articolo pubblicato da La Nuova Sardegna lo scorso 19 aprile dal titolo “Via i nomi dei Savoia dalle strade” perché sono rimasto colpito da due dichiarazioni in particolare: quella del prof. Gian Giacomo Ortu, ordinario di storia moderna, e quella del Sindaco di Sassari, Nicola Sanna.

Il prof. Ortu lapidariamente ha dichiarato che la proposta di rivedere la toponomastica sarebbe a suo modo di vedere “insensata, figlia di fondamentalismi” e, continuando, afferma che “Non si può permettere agli umori del presente di cancellare una parte della nostra storia”. Più sfumato è il pensiero del Sindaco di Sassari il quale pur concordando sul fatto che “non si possono intitolare strade o piazze a chi si è macchiato di delitti”, nella stessa frase sostiene che “sono fatti storici”.

Ora, in qualità di proponente della petizione intitolata “Spostiamo la statua di Carlo Felice: un'occasione per studiare la storia della Sardegna”


posso assicurare ad entrambi quanto segue:
 
a) Noi non vogliamo cancellare alcunché, anche perché la storia è fatta di fatti documentati, non di interpretazioni. Vero è che chi ha documentato fatti del passato non lo ha fatto per intero e molti di questi sono stati nascosti. Questo per precisare che, con questa iniziativa desideriamo ardentemente che i Sardi tutti conoscano la storia di questa terra, compresa quella finora ignorata o colpevolmente nascosta. Quindi il nostro precipuo obiettivo è quello di sconfiggere l’ignoranza.

Per quale motivo, fatta eccezione per il lavoro volontario di qualche insegnante illuminato, nei sussidiari non c’è traccia della storia di questa terra e la maggior parte degli insegnanti racconta solo la storia di altre terre e altri popoli? Per quale ragione il periodo sabaudo (nonostante abbia permesso l’ascesa del fascismo) non è sottoposto a stringente critica? Per quale ragione dopo la caduta del fascismo sono state ridenominate le strade dedicate ai rappresentanti di quel governo e non invece quelle di chi quel governo volle? Ancora, perché a Napoli e in altre città del sud della penisola italica questi cambi di denominazione avvengono su iniziativa di amministrazioni comunali e nessuno si sogna di tacciarle come “fondamentaliste” o dire che sono opere tendenti a cancellare la storia?
 
b) I nomi delle strade sono simboli e, di norma, una comunità decide di dedicare gli spazi pubblici a chi si è reso protagonista di vicende che meritano di essere ricordate in positivo, non a chi ha tiranneggiato. Vorrei chiedere ai due illustri signori se a loro avviso, in quanto personaggi storici, sarebbe plausibile che in Germania (ma anche in Italia) ci fossero strade intitolate a personaggi come Hitler o a Mussolini? Secondo loro rifiutare questa intitolazione significa essere umorali? Secondo loro rifiutare questa intitolazione cancellerebbe la storia? Non scherziamo, mi sembrano argomentazioni molto deboli e pretestuose.
 
c) Nessuno di noi (uso il plurale perché ricomprendo in questa azione la quasi totalità di quanti hanno firmato finora la petizione) è un iconoclasta. A parte qualcuno che si fa prendere la mano (ma che non ha il mio consenso e quello di chi condivide con me questa iniziativa), nessuno di noi pensa di “distruggere” qualcosa. Nello specifico, visto che il riferimento è alla statua di Carlo Felice a Cagliari,
la nostra proposta è di “spostare” la statua in un luogo ben preciso e significativo: l’androne del Palazzo Regio, situato a Cagliari in Piazza Palazzo, cioè nel luogo che fu la sua abitazione quando stette in Sardegna.

Pertanto, nessuna stanza chiusa e polverosa di un museo non visitato volto a nascondere l’effige di questo personaggio. Al contrario, sarebbe collocato in uno degli edifici della Cagliari storica che già oggi è meta di visitatori (turisti e convegnisti). Nella nostra proposta quella statua, da sistemare al livello stradale senza basamento per essere vista meglio, dovrebbe essere inoltre accompagnata da appropriata didascalia che comprenda non solo una descrizione multilingue del personaggio ma anche le ragioni per cui quella statua, negli anni Duemila, è stata spostata in quella sede.

È questo un modo per cancellare o per far conoscere una storia finora oscurata? Al prof. Ortu chiedo, in base a cosa questa sarebbe a suo modo di vedere una proposta insensata? Non dovrebbe essere invece fiero come storico che ci si adoperi a favore della conoscenza della storia? In cosa consisterebbe il fondamentalismo di cui mi/ci accusa? Me lo spieghi bene, per favore?

Vede, io mi occupo di “marketing del territorio” e da cagliaritano penso che una operazione di questo genere permetterebbe quello che pochi insegnanti hanno fatto finora con i giovani di questa terra: farli innamorare della stessa e dei suoi simboli positivi, a partire dalla conoscenza della loro storia per capire chi ci ha fatto del bene e chi no, e non solo di quella di altre terre e altri popoli; al contrario occorre permettere alla nostra gente di dare un senso agli spazi pubblici che fino a oggi hanno avuto solo un significato “affettivo e personale”, non “razionale e di comunità che condivide conoscenze e valori”.

Aggiungo infine, rivolgendomi sempre al prof. Ortu, che quando tre anni fa presi l’iniziativa di costituire il gruppo Facebook (Spostiamo la statua di Carlo Felice


e poi di scrivere la petizione lo feci scientemente. Sapevo che all’inizio sarei stato preso per matto ma sapevo anche che con una paziente e costante opera di informazione basata su documenti storici – che il prof. Francesco Casula ha riassunto nel suo libro “Carlo Felice e i tiranni sabaudi” – avremmo potuto iniziare a scalfire alcune “certezze” basate sulla ignoranza e sulla mistificazione, oltre che sull’occultazione della storia. Ebbene, visti i tanti contestatori, perché chi contesta questa iniziativa non contesta il contenuto del libro del Prof. Casula, magari in un pubblico e pacato confronto?

Avevo ragione: oggi sempre più persone sono informate e con il prof. Casula non abbiamo fatto proprio nulla per convincere chicchessia, noi ci limitiamo a indurre una riflessione. Siamo talmente rispettosi della libertà di pensiero altrui che addirittura teniamo a precisare che a noi dei Savoja non importa proprio nulla. Per noi il problema sono i Sardi che ignorano la propria storia e in virtù di questa lacuna continuano a celebrare simboli che oggi sono impropri per un popolo che ambirebbe a diventare più autonomo, più libero, più padrone del proprio destino.
 
In ogni caso, invito sia il prof. Ortu che il Sindaco Sanna a partecipare alle prossime presentazioni del libro del prof. Casula e in quelle sedi poter esplicitare il loro pensiero. Il dibattito non potrà che arricchirsi.

Di Giuseppe Melis Giordano