martedì 4 aprile 2017

Rassegna stampa 04 Aprile 2017

La Nuova Sardegna

Orlando riconosce la vittoria dell’ex segretario: «Ma la partita è ancora aperta» Emiliano: «L’8% è un successo». Il 26 aprile sfida in tv. D’Alema: «Pensano a Fi» Primo round a Renzi, ora sfida alle primarie, di Cristina Ferrulli

I dati ufficiali arriveranno solo domani ma, il giorno dopo la fine del voto tra gli iscritti, Andrea Orlando depone l'ascia di guerra e riconosce la vittoria di Matteo Renzi rinviando alla vera sfida delle primarie del 30 aprile. Battaglia che chiamerà al voto anche chi non è iscritto al Pd e se i supporters del Guardasigilli sperano nel voto dei fuoriusciti Mdp, Michele Emiliano guarda anche al voto dei grillini. «Ora spingeremo ancora più di prima», assicura l'ex premier che chiede di «non sporcare con le polemiche del giorno dopo» una competizione che ha chiamato al voto 266.979 iscritti.

La corsa verso i gazebo culminerà il 26 aprile con il confronto tv su Sky, l'unico per ora certo anche se Orlando chiede ai rivali di farne uno ogni settimana. Il grande tema, oltre al vincitore, sarà quanti parteciperanno alle primarie per verificare se il Pd, dopo la sconfitta al referendum, ha ancora appeal tra gli elettori. Se non si ferma «la scissione silenziosa», sostiene il sindaco di Bologna Virginio Merola che sta con il ministro della Giustizia, quella di Renzi rischia di essere «una vittoria di Pirro».

Disaffezione negata dalla mozione Renzi che in base ai dati quasi definitivi parla di un'affluenza pari 59,4% rispetto ai 449.434 iscritti con il picco in Puglia, seguita dal Lazio e dalla Liguria mentre è bassa la partecipazione in Trentino Alto-Adige, con il 38,48% e in Sardegna, penultima con il 40,23%. L'ex segretario, che spera di tornare in sella, definisce «impressionante» la vittoria al 68 per cento, invitando a «Non sporcare questa prova di democrazia con le polemiche del giorno dopo». Ma anche chi segue si sente ancora in partita. «La partita è aperta - si dice certo Orlando – tenendo presente che la mia candidatura è arrivata nelle ultime ore utili con il 90% del gruppo dirigente schierato con Renzi e con una partecipazione che non è stata eccezionale». Non si scoraggia neanche il governatore pugliese.

«Per noi l'8% è un successo perché è fatto da persone che quando si sono iscritte al Pd non sapevano della candidatura di Emiliano e quando Emiliano si è candidato hanno chiuso le iscrizioni», è l'analisi del braccio destro del governatore Francesco Boccia. Ora bisognerà vedere su che temi gli sfidanti incalzeranno il vincitore in pectore: se sulla legge elettorale chiedendo a Renzi di uscire allo scoperto sulle alleanze, come chiedono i sostenitori di Emiliano, oppure sulle scelte economiche con una maggiore attenzione alle politiche sociali.

Un assaggio della sfida si avrà all'assemblea dei deputati per un confronto sul Def con il ministro Padoan. Non ha invece più dubbi sulla strada intrapresa dall'ex premier Massimo D'Alema: «Ho visto sui giornali un appello di Cuffaro per un'alleanza con il Pd in Sicilia. La prospettiva del Pd di Renzi è quella di un'alleanza con Forza Italia».

 Unione Sarda

Pd, prime scintille - Cucca: ho provato a mediare. Sanna: no a
correnti di potere Oggi le liste, lite sulla gestione del partito

Volano le prime frecce della campagna elettorale per la segreteria del
Pd sardo. Giuseppe Luigi Cucca, senatore sostenuto dall'ex minoranza e
dall'area Cabras-Fadda, e Francesco Sanna, deputato appoggiato dai
soriani, si punzecchiano a distanza su concetti simili espressi da
entrambi i candidati.

FRECCIATE L'obiettivo comune è «superare le correnti per la gestione
unitaria del partito». Nonostante i propositi siano praticamente
uguali, per Sanna e Cucca le differenze ci sono. Il primo a chiarire
la questione è Cucca: «Quando ho proposto di ritirare le candidature e
lasciare la competizione, ho dato un segnale tangibile». Il
riferimento è all'inizio della trattativa, perché «quando si discuteva
su un nome unitario, sul tavolo è stato calato il nome di Francesco
Sanna».

L'ACCUSA Il deputato chiarisce la sua posizione e contrattacca.
«Quello che voglio superare sono le degenerazioni correntizie - dice -
che vedono gruppi interni forti e puntati alla gestione del potere».
Sanna, inoltre, punta il dito contro il diretto avversario: «Mi sembra
che Cucca le correnti voglia federarle nel patto di gestione, più che
superarle. Questo lui lo chiama gioco di squadra, ma vorrei dirgli di
stare attento, la squadra lo sta già commissariando».
I NOMI Intanto comincia a emergere qualche nome dei candidati per
l'assemblea regionale. Saranno tre le liste a sostegno dei due
candidati: una per Francesco Sanna, due per Giuseppe Luigi Cucca.
L'area popolare-riformista, mette in campo i big e candida l'assessore
regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, il presidente del
Consiglio regionale, Gianfranco Ganau e il senatore Silvio Lai. Nelle
liste dell'ex minoranza compare Priamo Siotto a Nuoro, il sindaco di
Bari Sardo, Paolo Fanni e l'ex vice sindaco di Sassari, Gianni
Carbini.

I RISULTATI I circoli sardi confermano il sostegno a Matteo Renzi
nella corsa alla segreteria nazionale. In Sardegna hanno votato 5.863
tesserati e di questi, 4.198 hanno scelto l'ex premier che raggiunge
il 72% delle preferenze. Orlando ottiene 1.588 voti, mentre il terzo
candidato, Michele Emiliano si ferma a 61 preferenze. Coda al veleno
tra i due circoli Pd di Olbia che riaprono la contesa dopo un periodo
di pace. Lo screzio riguarda la presentazione in ritardo dei
tesserati. Uno dei due circoli diserta le urne e per ora la Gallura ha
congelato i risultati in attesa di arrivare a un chiarimento.
Matteo Sau

Il pg: «Soru non ha evaso, dev'essere assolto»

La condanna a 3 anni inflitta in primo grado all'ex governatore Renato
Soru per una presunta evasione fiscale di 3 milioni di euro è frutto
di una «impostazione non corretta» da parte del giudice di primo
grado. Le condotte eventualmente ascrivibili all'ex leader del Pd
potrebbero riferirsi a una «infedeltà dichiarativa», problema già
risolto da «un accordo» tra le parti.

Insomma: per il pg Giancarlo Moi la vicenda processuale nata da un
prestito multi milionario nel 2004 fatto a Tiscali dalla società
inglese Andalas Ltd, anch'essa di proprietà di Soru, va chiusa con
l'assoluzione dell'imputato «perché il fatto non sussiste». In questi
mesi, inoltre, l'ex governatore ha già archiviato la partita
tributaria, versando oltre 7 milioni di euro (cifra che, oltre alla
presunta evasione, comprende multe e interessi).

Davanti alla Corte
d'Appello - dov'è in corso il processo di secondo grado - l'accusa ha
dunque chiesto ieri l'assoluzione per il patron di Tiscali. Dai
documenti, ha sottolineato il pg, è emersa «una trasparenza assoluta»
nei comportamenti di Soru. Conclusa anche l'arringa dell'avvocato
Ennio Amodio, l'8 maggio parleranno gli altri difensori Fabio Pili e
Giuseppe Macciotta. Poi, la sentenza.

La leader  della Cgil Camusso oggi nell'Isola

Oggi la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso è in Sardegna.
Alle 8 è in programma un'assemblea con i lavoratori dell'area
industriale di Sarroch (mensa consortile Cacip, di fronte all'ingresso
Saras), alle 10 volantinaggio al mercato rionale di Pula, alle 11,30
assemblea al piccolo auditorium di piazzetta Dettori a Cagliari.
Il pomeriggio, dalle 15, al Teatro Lirico di Cagliari, dopo i saluti
del segretario della Cgil di Cagliari Carmelo Farci, è in programma
un'iniziativa, coordinata da Carmina Conte, che prevede un'intervista
a Susanna Camusso da parte dei giornalisti Roberta Secci (Agi),
Roberta Celot (Ansa), Umberto Aime (La Nuova Sardegna), Giuseppe
Meloni (L'Unione Sarda), il dibattito con Michele Carrus, segretario
regionale Cgil. A seguire gli interventi di Omar Chessa, docente di
Diritto costituzionale all'università di Sassari, Sabrina Perra e
Gianni Loy, docenti di Sociologia dell'organizzazione e di Diritto del
lavoro all'università di Cagliari, e Luca Santus, studente di Scienze
Politiche a Cagliari. Alla serata partecipano il musicista Leonardo
Sarigu e gli attori Simeone Latini e Felice Montervino che reciteranno
monologhi sul tema della precarietà e dei diritti nel lavoro.

L'ex premier festeggia, cauto il ministro: «Vedremo il 30 aprile»
Pd, Renzi contro Orlando «Chi perde lo ammetta»

Matteo Renzi trionfa tra gli iscritti Pd con il 68% dei consensi e
avverte gli avversari al congresso: «È un dato impressionante viva la
democrazia», è il primo commento, a cui segue poco dopo un altro
messaggio: «Quando si vince, si vince. Quando si perde, si ammette.
Punto», dice riferendosi agli avversari. Renzi trionfa ovunque, dalla
sua Toscana a Roma, dal Veneto alla Lombardia e anche in Sardegna.
Tra i 266.726 votanti (dato ufficioso, sarebbe il 59,29% dei 449.852
iscritti) il ministro della Giustizia Andrea Orlando si fermerebbe
poco sopra il 25%, il governatore pugliese Michele Emiliano andrebbe
appena oltre il 6%.

Nessun dubbio sulla straripante vittoria dell'ex premier ma Orlando,
pur senza parlare di brogli, rimarca l'anomalia dei numerosi iscritti
dell'ultima ora in alcuni circoli e chiarisce che niente è ancora
perduto. «Stiamo facendo ancora le prove libere di Formula 1»,
chiarisce, «la gara deve ancora incominciare e il vincitore uscirà
dalle consultazioni del 30 aprile».

Quel giorno ci saranno le primarie alle quali voterà tutto il popolo
del centrosinistra. L'ex leader Pd, per i sondaggisti, è stabilmente
tra il 50 e il 60% e non sembra esserci partita. «Mi sento accerchiato
da tanto affetto e condivisione», dice in uno dei tanti commenti della
giornata. «Chi ha votato la mozione Renzi-Martina ci sta dicendo che
dobbiamo spingere ancora più di prima, tutti insieme facendo tesoro
degli errori. Ma non perdendo mai la fiducia e la tenacia», sostiene.
«Domenica a Roma i risultati saranno proclamati e in quella sede
lanceremo lo sprint per arrivare alle primarie di domenica 30 aprile»,
aggiunge.

Poi l'ex presidente del Consiglio marca ancora una volta la differenza
tra il Pd e il Movimento Cinquestelle, oggi principale competitor (nei
sondaggi sono entrambi attorno al 28%) per la conquista della
maggioranza al Governo.

«Il Pd», evidenzia, «è un partito democratico. Nel nome e nei fatti.
Decidono gli iscritti nel congresso e poi nelle primarie. Mesi di
polemiche e scissioni. Poi la parola passa agli iscritti. Migliaia di
circoli, migliaia di dibattiti, centinaia di interventi. Alla fine si
vota, grazie a uno sforzo democratico di volontari e militanti che non
ha paragoni in Italia. Lo ridico», conclude Renzi, «perché sia chiaro:
nessuno fa ciò che facciamo noi in termini di democrazia e
trasparenza».

CARBONIA. Casti: «Il sindaco dica la verità». Massidda: «Un equivoco»
Il mistero delle dimissioni tra polemiche e smentite

Mercoledì 29 marzo, ore 10.24: è in quel preciso istante che Emanuela
Rubiu, protocollando le sue dimissioni, smette, formalmente, di essere
un assessore comunale. Forfait vero, quindi - non informale come aveva
detto il sindaco Paola Massidda - con tanto di restituzione delle
deleghe della Cultura, del Turismo e degli Spettacoli che il primo
cittadino le aveva affidato lo scorso luglio. L'opposizione grida allo
scandalo parlando di «bugie ai cittadini» ma Paola Massidda parla di
«equivoco con gli uffici: pensavo non fossero state formalizzate in
attesa di una decisione definitiva. Nessuna bugia». Ma intanto,
formali o informali che siano, la dimissioni sono congelate in attesa
di ripensamento da parte della diretta interessata.

L'ATTESA Oggi è previsto lo scioglimento della riserva: non è
avvenuto, infatti, ieri mattina al termine di un lungo faccia a faccia
in Municipio fra Massidda e Rubiu. Due ore di colloquio con fumata
nera: «Domani mattina (oggi, ndr ) saprete tutto», ha concluso nel
pomeriggio Emanuela Rubiu che giovedì scorso era stata fra le
protagoniste di una riunione fiume fra Giunta e M5S, servita alla fine
a respingere e tenere in freezer le dimissioni dell'amministratrice
presentate sei giorni fa. Che le dimissioni siano state respinte lo
ribadisce anche il presidente del Consiglio Massimiliano Zonza: «Si è
riservata di riconsiderare tutto dopo nostra esplicita richiesta». Da
ripianare evidentemente dissapori anche in seno alla Giunta ma la
causa determinante potrebbe essere stato un post sulla pagina Fb di un
attivista M5S sulla storia mineraria locale e il ruolo del museo del
carbone, con giudizi poco graditi da Emanuela Rubiu.

L'ATTACCO Tuttavia in questa telenovela dai contorni tutti da
chiarire, passa all'attacco l'opposizione. Va giù duro l'ex sindaco Pd
Giuseppe Casti: «Segreti e bugie - dice - le dimissioni risalgono al
29 marzo e il sindaco ha mentito su una cosa importante anche se non
essenziale». Per nulla tenero anche Fabio Usai, Partito dei sardi:
«Assistiamo a un teatro che sta mettendo in scena la peggior specie di
politica: cosa triste è che gli spettatori sono i cittadini».
SOSTITUZIONE? Ma dietro le quinte, nel caso in cui Rubiu dovesse
confermare le dimissioni, si scorgono i primi nomi e rimbalza quello
di Sabrina Barlini, regista, manager e attrice teatrale da oltre venti
anni col Teatro del Sottosuolo: «Lo apprendiamo dagli organi di stampa
- ammette il capogruppo Manolo Cossu - è un'attivista di tutto
rispetto ma non abbiamo fatto alcuna valutazione». Lo conferma la
diretta interessata: «Grazie per la stima, ma in realtà non mi hanno
contattato».
Andrea Scano


Il caso Andalas-Tiscali, in primo grado l’ex governatore condannato a 3 anni
La procura in Appello: «Soru deve essere assolto» di Mauro Lissia wCAGLIARI

Commettere un errore nella dichiarazione dei
redditi non significa evadere le tasse ma solo eluderle, perché si
possa parlare di reato e scatti la sanzione penale dev’essere chiara e
dimostrata la volontà dell’imputato di non pagarle. Malgrado la
condanna a tre anni di reclusione decisa il 5 maggio dell’anno scorso
dal giudice Sandra Lepore, per il sostituto procuratore generale
Giancarlo Moi il ricorso della difesa va accolto e l’ex governatore e
leader del Pd sardo dev’essere assolto in appello perché il fatto al
centro del procedimento non sussiste, una richiesta clamorosa che
smonta radicalmente l’impianto accusatorio sostenuto dalla Procura -
che aveva a sua volta ricorso per chiedere una pena più pesante - e
confermato dal tribunale. Manca per il pg Moi il dolo specifico, la
consapevolezza di commettere un reato, in questo caso di omettere il
versamento al fisco legato agli interessi maturati su un prestito di
27 milioni tutto in famiglia, dalla società londinese dormiente
Andalas alla cagliaritana Tiscali.

Su quegli interessi, che
ammontavano a due milioni - ha sostenuto il giudice di primo grado -
Soru avrebbe dovuto pagare 400 mila euro, ma non l’ha fatto. Per il
tribunale quell’omissione è un reato, per la Procura generale è
soltanto un errore. La requisitoria. Erano le 13 e 45 quando il pg Moi
- davanti alla Corte d’Appello presieduta da Claudio Gatti,
consiglieri Lavena e Belelli - ha concluso la sua ora abbondante di
requisitoria, giocata sul filo di precedenti decisioni legate a
vicende tributarie ma soprattutto sulla valutazione dell’elemento
psicologico alla base della condotta tenuta dal parlamentare europeo
prima e durante il processo di primo grado: «Soru ha confessato di
aver sbagliato, ha ammesso l’errore davanti all’Agenzia delle entrate
con l’adesione all’accertamento - ha spiegato Moi - e ha l’ha
confermato pubblicamente in tribunale. Ha spiegato il perché di
quell’errore, riferendosi a un anno 2004 piuttosto complesso, che
coincide con la sua elezione a presidente della Regione.

Non capisco
perché nella sentenza di primo grado non si sia tenuto conto di queste
spiegazioni, era un incarico importante, non era stato eletto
presidente della repubblica di Molentargius». Riletti i fatti in
questa chiave alternativa, la vicenda giudiziaria assume connotati
opposti rispetto a quella esposta dal giudice Lepore nella motivazione
della sentenza di condanna e dalla Procura: «In quel momento - ha
fatto i conti il magistrato - Soru poteva contare su un patrimonio di
circa mille miliardi di lire a rischio di fallimento, mi sembra
inverosimile che abbia rischiato consapevolmente di perdere due
milioni di euro e finire in tribunale per risparmiare 400 mila euro di
tasse». I precedenti. Una tesi che per la procura generale ha radici
nel passato: «Fino al 2004 le dichiarazioni dei redditi di Soru
risultano perfette, lo riconosce la Guardia di Finanza negli atti del
procedimento - ha insistito Moi - eppure la sentenza del tribunale gli
attribuisce una volontà piena di evadere il fisco proprio quando la
sua persona finisce al centro dell’attenzione politica, della cronaca
e degli organismi di controllo.

Qualcuno ha tenuto conto anche di
questo? Qualcuno s’è chiesto se l’errore di Soru sia stato commesso in
buona fede?». Il fatto non sussiste. Il pg Moi ha chiesto che il
ricorso presentato dagli avvocati Fabio Pili, Ennio Amodio e Giuseppe
Macciotta venga accolto con la conseguente riforma della sentenza di
primo grado, l’assoluzione di Soru e il dissequestro dei beni.
All’udienza finale, quella del prossimo 8 maggio, la Corte dovrebbe
sciogliere la riserva sulla richiesta di rinnovazione dell’istruttoria
dibattimentale avanzata dalla difesa, che ha chiesto l’audizione
dell’ex presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo. Per come
s’è messo il processo è probabile che la Corte d’Appello decida di
andare direttamente alla sentenza alla conclusione dell’ultima
arringa, quella dell’avvocato Fabio Pili.

L’avvocato Amodio: passaggio di denaro avvenuto alla luce del sole.
L’8 maggio le ultime arringhe La difesa: «Accuse basate su presunzioni»

CAGLIARI Renato Soru ha perso due milioni di euro perché al momento di
versare all’Agenzia delle Entrate gli ultimi 5 milioni sui 7 milioni e
125 mila euro che doveva al fisco per tasse omesse e sanzioni, non
sapeva che dopo pochi giorni il governo avrebbe varato il
provvedimento per la rottamazione delle cartelle esattoriali, che gli
avrebbe garantito il risparmio: la rata finale è stata pagata il 13
ottobre 2016, la rottamazione è entrata in vigore il 22 ottobre
successivo, nove giorni dopo. Una brutta botta per l’ex governatore,
mitigata dalla requisitoria clamorosamente favorevole incassata ieri
mattina nell’aula della Corte d’Appello. Silenzioso come al solito,
l’europarlamentare del Pd si è illuminato quando ha capito che il pm
Giancarlo Moi avrebbe chiesto l’assoluzione.

Per mister Tiscali quella
di ieri è stata una mattina di sole, malgrado il diluvio che ha
allagato Cagliari. Alla fine ha parlato solo il primo dei difensori,
il celebre docente di diritto penale Ennio Amodio, eloquio
elegantissimo, rigore logico, un avvocato d’altri tempi: «Il giudice
del primo grado ha parlato di indagine complessa da parte della
Guardia di Finanza - ha detto il legale - in realtà tutto si è risolto
facilmente, visto che Soru ha subito ammesso che Andalas era sua e il
passaggio di denaro è riportato con precisione nel bilancio di
Tiscali». Amodio ha insistito su quest’aspetto, che si riflette sulla
valutazione del dolo specifico: «Non c’era alcuno schermo,
l’operazione è avvenuta alla luce del sole».

Pacato ma fermo il
giudizio sulla sentenza di primo grado: «Si basa tutto su presunzioni
e non sui fatti, che sono chiarissimi». Nel ricorso, l’avvocato Fabio
Pili - che parlerà l’8 maggio, incentrando l’arringa sull’elemento
psicologico e la valutazione del dolo specifico - ha sostenuto che in
base a recenti sentenze internazionali un cittadino non può essere
sanzionato due volte per lo stesso fatto, il principio del ne bis in
idem vale anche se l’intervento giudiziario è di diversa natura, per
esempio tributario e penale. Il pg Moi ha respinto questa tesi,
sostenendo che nel caso di Soru l’elusione delle tasse sia un fatto
diverso dall’accertamento - con sanzione conseguente - dell’Agenzia
delle Entrate. (m.l)

Subito dopo la condanna, il 5 maggio 2016, aveva rinunciato
all’incarico. Non è stato ancora sostituito
Si era dimesso dalla segreteria del Pd

SASSARI Un istante dopo la condanna in primo grado, Renato Soru si era
dimesso dall’incarico di segretario regionale del Pd. Tre giorni dopo
il patron di Tiscali aveva deciso di autosospendersi dal gruppo dei
Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, seggio conquistato nel
2014: l’elezione in Europa aveva rappresentato per l’esponente Dem
l’avvio della rinascita politica dopo la bruciante sconfitta
elettorale alle regionali del 2009, quando da governatore uscente era
stato sconfitto dal candidato del centrodestra Ugo Cappellacci.Pochi
mesi dopo l’elezione in Europa, Soru aveva conquistato la segretaria
del Pd: nella corsa a tre l’eurodeputato aveva ottenuto il 51,2% delle
preferenze. Grazie anche al patto di ferro stretto tra la corrente dei
soriani e quella dei popolari-riformisti (che fanno riferimento ad
Antonello Cabras e Paolo Fadda). Un’alleanza esplosa due anni dopo,
alcuni mesi prima rispetto alle dimissioni di Soru dalla segreteria in
seguito alla condanna in primo grado. Da allora, da quel 5 maggio
2016, il Pd non è ancora riuscito ad eleggere la sua guida in
Sardegna. Il partito, dilaniato da lotte intestine e contrapposizioni
feroci fra gli ex alleati, ha vissuto una fase difficilissima.

Con lo
stesso Soru protagonista di forti attacchi: per esempio quello nei
confronti “delle quattro cariatidi che tengono in ostaggio il partito
e pensano solo a mantenere il proprio potere e il proprio stipendio”,
parole pronunciate in occasione di un’assemblea a Oristano nell’agosto
2016 convocata proprio per eleggere il segretario. Dopo l’ennesimo
nulla di fatto e di fronte all’incapacità delle varie anime del
partito di fare sintesi, la direzione nazionale a ottobre decise di
accogliere la richiesta dell’assemblea regionale nominando un garante
per il Pd sardo: si tratta di Gianni Dal Moro, presidente della
commissione nazionale di garanzia. Il compito di Dal Moro non è
concluso: dovrà infatti traghettare il partito sino al congresso del
30 aprile, quando sarà eletto il nuovo segretario (entro domani la
presentazione delle liste). In corsa ci sono Giuseppe Luigi Cucca e
Francesco Sanna. Il primo è sostenuto dall’ex minoranza (renziani ed
ex Ds) e dall’area Cabras-Fadda. Sanna invece conta sull’appoggio del
gruppo di Soru, in una contrapposizione che dopo gli avvicinamenti del
passato è più forte che mai. (si. sa.)


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Federico Marini

skype: federico1970ca

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