Nella primavera del 2006, qualche settimana prima della
presentazione delle liste per le politiche, il compagno Claudio Grassi chiese
un incontro all'area dell'Ernesto del PRC della Sardegna. Lo chiese, a noi,
proprio come coordinatore nazionale dell'area. L'articolazione del Partito
sardo e la maggioranza ristretta di cui ancora potevamo disporre rispetto alla
componente bertinottiana in Comitato regionale (organo che decideva della
proposta alla Direzione nazionale) difficilmente ci avrebbe permesso di far
approvare una nostra candidatura, espressione dell'area sarda dell'Ernesto.
Per superare l'impasse, e -a detta sua- per poter comunque
contenere i bertinottiani in Sardegna, Grassi ci propose di accettare una
candidatura non espressione del partito sardo, indicata direttamente dalla
Direzione nazionale, ma della nostra stessa area politica. O anche un
bertinottiano. Ma non sardo, così ci avrebbe dato meno problemi. Fece la
proposta con molta cautela perché l'orientamento che emerse, già alle prime
battute del confronto, fu di contrarietà netta, perché non poteva chiedere a
noi, che sostenevano la necessità di un rapporto federale col partito
nazionale, di accettare un'operazione che avrebbe negato alla radice una
qualsiasi autonomia politica dell'organizzazione regionale.
Così come avevamo la preoccupazione che ne avremmo risentito
anche sul piano elettorale. Anzi, ne eravamo sicuri. Così gli rispondemmo che
noi avremmo continuato la nostra mobilitazione per esprimere il nostro
candidato, e in questo senso avremmo votato negli organismi dirigenti, ma che
alla fine sarebbe stato "meno peggio" avere una candidatura
bertinottiana ma del partito sardo, anche non decisa in Sardegna, che una
candidatura esterna di supposto "equilibrio".
Dico queste cose per sottolineare il fatto che Claudio
Grassi conosce abbastanza bene le questioni sarde. E che queste sue esperienze
l'avrebbero dovuto convincere a non dare la sua disponibilità nemmeno
all'ipotesi di una sua candidatura in Sardegna. È consapevole del disorientamento
che un esito del genere produrrebbe. Il consolidamento della sinistra in
Sardegna, nell'articolazione di Liberi e Uguali, aveva bisogno di altre scelte,
a mio avviso.
In primo luogo di dare continuità all'impegno referendario
che, a sinistra, in Sardegna, non è stato facile, non è stato scontato e si è
dovuto scontrare con sostegni istituzionali alla controriforma Renzi
decisamente preponderanti nei mezzi e nelle capacità di condizionamento. Al
buon frutto di quel lavoro si risponde stupidamente, si fa prevalere una logica
centralista di selezione delle rappresentanze istituzionali. Si rinuncia alla
costruzione e al radicamento; anzi sembra piuttosto non se ne abbia alcuna
necessità in prospettiva. È sicuramente retorico chiedere al compagno Grassi di fare
un passo indietro. Però lui stesso conoscerebbe gli argomenti migliori per
valutare meglio le difficoltà della decisione che sembra essere stata fatta.
Di
Emanuele Pes
????? ma come???? emanuele pes.......fatemi capire......mandate al macero rifo andando alla fine con svendolicchio, poi arriva renzi vis batte la porta in faccia e voi da bambini monelli create liberi(da renzi) & uguali (a dalema) e poi vi lamentate che viene il grande claudio grassi da roma???? Claudio Grassi stima infinita, che michele piras impari a lavorare ( ne e' capace??? )
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