«I limiti della carta verde» Una
stretta che non convince il sindaco di Cagliari, così come non lo convincono le ipotesi di lockdown per
i no vax
già attuate in alcuni Paesi e le restrizioni invocate da
diversi governatori (ma il Governo frena). «Riservare una vita sociale solo a chi
ha il green pass non è garanzia di maggiore sicurezza». Vaccinato con due dosi
(«Avrei fatto anche la terza»), da qualche giorno Paolo Truzzu è a casa perché
positivo al tampone. «Sto tutto sommato bene, ho un malessere simile
all'influenza».
Il Covid
in forma leggera,
«grazie al vaccino che ci protegge dai sintomi gravi della malattia». Il punto, però, «è che il vaccino
non basta, perché ci si può
contagiare ugualmente anche se in misura più ridotta, ed è su questo concetto che ritengo sia necessario battere perché molto
spesso chi ha il green pass ottenuto col vaccino pensa di poter fare tutto, ma
così non è».
L'imprudenza. Per la verità, anche i no
vax credono che il tampone, magari antigenico, li salvi dal virus, e anzi
pensano di essere meglio protetti dei vaccinati. E se l'imprudenza può esistere
da entrambe le parti, bisogna
ricordare che a finire in ospedale, e a levare un posto letto a chi soffre di altre patologie, in linea di massima è il no vax. «Ripeto, il vaccino è fondamentale, tanto che imporrei l'obbligo: riduce il
rischio di sintomi gravi, contiene la circolazione del virus, dà respiro al
sistema sanitario. Se però lo vogliamo utilizzare come elemento di discriminazione, da una parte i vaccinati ammessi
alla vita sociale e dall'altra i non vaccinati in lockdown, starei molto
attento: non è detto che questo aumenti la sicurezza generale». Il punto,
conclude Truzzu, «è che bisogna continuare a rispettare le regole. Non solo: è
necessario fare periodicamente il tampone. Anche se si è vaccinati».
Una vita
normale. Germano Orrù, biologo molecolare
dell'Aou di Cagliari e docente della Facoltà di Medicina, dice che «il green pass andrebbe dato solo ai vaccinati». Al limite anche a chi fa il tampone
molecolare, sottolinea, «ma andrebbe escluso l'antigenico: ha una sensibilità bassa,
possono sfuggire molti positivi». Il problema, sottolinea, «è che abbiamo una
percentuale elevata di persone che rifiutano il vaccino e, d'altro canto, se vogliamo tornare a una vita normale dobbiamo raggiungere almeno il 90% di
vaccinati. Se non raggiungiamo questa massa
critica rischiamo di chiudere, anche perché con l'arrivo del freddo il nostro
sistema immunitario si indebolisce e i virus respiratori, tra cui quello
influenzale e il Covid, ne approfittano. Un rischio che pesa soprattutto sui
non vaccinati, cioè coloro che finiscono in ospedale anche con sintomi gravi».
I danni
del tampone. Meglio vaccinarsi, avverte Orrù,
«anche per un motivo che pochi spiegano. I no vax, che ricorrono a un tampone dopo l'altro, devono sapere che stanno facendo un'operazione
invasiva che incide sui tessuti
nasali alterandone il microbiota. Questo è una difesa, una comunità
di batteri buoni che vivono in equilibrio con l'ambiente che li ospita. Qual è
il rischio? Che ci si espone alle infezioni respiratorie senza un'adeguata
barriera».
Articolo tratto da L’Unione Sarda del 18.11.2021
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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