Il Senatore
“democratico” Ichino Pietro, giuslavorista d’assalto, la cui carriera politica
iniziò come indipendente sotto gli auspici del vecchio PCI, lamenta che “nei
trasporti una minoranza può bloccare l’intera azienda o l’intera categoria”.
A parte il fatto
gli si potrebbe facilmente obiettare, per esempio, che sempre una minoranza -
nei trasporti come in qualunque altro settore - può benissimo mandare sul
lastrico lavoratori e relative famiglie. D’altro canto quella dello sciopero non è una decisione che i
lavoratori prendono a cuor leggero (salvo le gite del sabato con fischietto e
sacchetto dei panini, s’intende).
Si tratterebbe, per Ichino Pietro, di
lavorare ad un “sistema a maglie più strette, per evitare di finire in balia di
scioperi indetti da sigle sindacali minori” (dove per “sigle sindacali minori”
s’intendono quelle sigle ancora capaci di organizzare e dirigere scioperi degni
di essere definiti tali). Insomma, il nostro Senatore vorrebbe uno sciopero che
piace a tutti o per lo meno che non scontenti la maggioranza, non dei
lavoratori bensì della generalità dei cittadini (nella Repubblica fondata sul
lavoro funziona cosi: prima i cittadini poi, forse, i lavoratori).
Lo strumento – stando alla proposta (un
disegno di legge) Ichino Pietro - è il referendum tra i lavoratori. Referendum
preventivo attivabile “solo quando a proclamare lo sciopero sia una coalizione
sindacale minoritaria nell’azienda, o nel settore” e prevede, inoltre, “anche
una disciplina dell’assemblea sindacale per tutto il settore dei servizi
pubblici. Il principio deve essere lo stesso che si applica per le ferie:
quello cioè del contemperamento dell’interesse dei lavoratori o del sindacato
con quello della regolarità del servizio, che di norma non deve essere
interrotto dall’assemblea.
Un’ulteriore misura è, per esempio,
quella del disegno di legge Sacconi che, nei servizi pubblici, obbliga il
lavoratore a dichiarare la propria adesione allo sciopero con almeno cinque
giorni di anticipo”. Per farla breve: sciopero sì, ma solo se inutile. Come
piace a loro.
Di Luca Pusceddu
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