La
Nuova
Muroni:
«Noi l'alternativa il risultato vi stupirà» di Luca Rojch
Corrono a fari spenti, con i
sondaggi che li ignorano, i mass media che li relegano a forza di contorno. Ma
il Progetto Autodeterminatzione pensa in grande. Gli indipendentisti hanno
smesso di litigare tra loro e si sono uniti in un progetto che ha il passo lungo,
da maratoneta. La corsa inizia con le Politiche, ma andrà oltre. Una corsa
ambiziosa che vuole arrivare alla guida della Regione. Ne fanno parte
Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Irs, Liberu, Sardos,
Communidades e Gentes. Il loro coordinatore è Anthony Muroni.
Perché i
sardi dovrebbero votare il Progetto Autodeterminatzione? «Noi siamo la risposta ai
problemi che negli ultimi 25 anni si sono incancreniti in Sardegna. È calato il
Pil, è cresciuta la disoccupazione, in particolare quella giovanile. È aumentata
l'emigrazione. Nascono meno bambini. E potrei continuare a lungo. Da qualsiasi
parte la si guardi la Sardegna è tornata indietro. Ecco perché votare noi. La
nostra è una classe dirigente sarda che non vuole avere a che fare con i
partiti italiani e ha a cuore il destino dei sardi».
Non avete
fatto alleanze con i partiti nazionali. Cosa ne pensa dell'alleanza Lega
Psd'Az? «Loro porteranno una colpa storica: avere tentato di indebolire un
progetto fortissimo. Il luogo naturale del Psd'Az è il nostro progetto. Noi
guardiamo ai modelli di Corsica e Catalogna. Siamo una forza nazionale che è
nata perché i partiti degli Stati ottocenteschi non sanno più dare risposte ai
cittadini. Il Psd'Az si è tirato fuori, non ha pensato all'interesse
dell'isola, ma solo al posto in parlamento per il suo segretario. Sempre che
arrivi. Non sono così sicuro della sua elezione. E in ogni caso un solo parlamentare
non cambierà nulla. Ci sarà un governo delle larghe intese che sarà fatto a
ottobre. Le promesse di Salvini non verranno mai concretizzate. Il Psd'Az
potrebbe guidare questo progetto. Ma con un'altra classe dirigente, non certo
con Solinas».
I
sondaggi danno in grande vantaggio i 5 Stelle. «Quei sondaggi sono inutili, perché
prendono in considerazione solo centrodestra, centrosinistra e 5 Stelle. Noi ne
abbiamo altri. E posso dire che il nostro Progetto in molte parti dell'isola è
sopra il 10 per cento. I sondaggi sono drogati. Basta utilizzare i social o
andare a parlare in un bar per sentire che tante persone voteranno per noi.
Nelle ultime regionali i partiti indipendentisti avevano preso 150 mila voti,
il 10 per cento sono 50mila».
Non teme
che nel tempo le forze coalizzate nel processo vadano da sole? «Al contrario. Sono certo
che faremo un buon risultato e sarà l'inizio di un percorso che inevitabilmente
ci porterà al governo della Sardegna. Come è accaduto per la Corsica e la
Catalogna. Questo sarà il primo passo della maratona. E credo che alle
Regionali cresceremo ancora. In Catalogna gli indipendentisti sono partiti dal 20
per cento e sono ora oltre il 50».
Servirebbe
recuperare anche il Partito dei sardi. «È possibile, ma senza il suo
attuale segretario. Uno che ha governato con Soru, Cappellacci e Pigliaru. E lo
ha fatto negli ultimi 15 anni contribuendo alla rovina della Sardegna».
Nell'isola
cresce il partito del non voto. «Mi preoccupa come cittadino, ma lo
capisco. In 25 anni nessuno ha saputo affrontare le emergenze dell'isola. Io
invito tutte queste persone a dare a noi una possibilità».
Cosa
pensa del referendum insularità? «Credo sia uno strumento sbagliato
di un principio giusto».
Il ministro Calenda sostiene che è
impensabile una Sardegna senza industria. «Significa che Calenda pensa a una
Sardegna che si basa su un modello fallimentare. Perché si deve puntare su
aziende che non sono mai state capaci di stare sul mercato se non con soldi
pubblici. Hanno portato solo inquinamento, cassa integrazione, posti di lavoro
precario. La Sardegna non è come Brescia. Queste sono aziende estranee al
nostro tessuto produttivo. Dobbiamo pensare a imprese che siano compatibili con
l'isola, come l'agroalimentare, la manifattura e la pastorizia. Produzioni con
alto valore aggiunto che abbiano impatto sui mercati e creino un forte
indotto».
Un altro
nodo sono i trasporti. «Negli ultimi 10 anni il modello della Ct1 è peggiorato. Quella di Attili funzionava
bene. Poi Soru, Cappellacci e Pigliaru hanno demolito i trasporti aerei. La Ct2
cancellata, l'aeroporto di Alghero pure, e anche le low cost. Il filo rosso che
li unisce e l'ex assessore Massimo Deiana, che ha portato avanti il disastro.
Il mio non è un giudizio sulla persona, ma sul suo ruolo, prima di consigliere,
poi di assessore. Sulla Continuità marittima assistiamo allo scandalo di un monopolista,
Onorato, che è diventato anche un finanziatore del Pd di Renzi. Alla Leopolda aveva promesso prezzi stracciati
per i sardi. Mi sembra che non sia così».
Lo
spopolamento è un altro dei grandi drammi che affronta l'isola. «Abbiamo una proposta che
prevede un modello diverso di Regione in cui siano al centro i territori. La
Regione è diventata un sultanato in cui vanno in pellegrinaggio i sindaci. Noi porteremo
al centro i territori in cui verranno spostate funzioni, personale e risorse.
Non si possono considerare i sardi come numeri. Non si possono applicare i
criteri imposti dal governo per le grandi città della penisola ai piccoli
centri della Sardegna. Chiudere una scuola o un presidio significa condannare
quel paese alla scomparsa. Il modello dei numeri non funziona. Noi pensiamo
alle persone che hanno sangue e cuore».
Lei
contesta anche la Vertenza entrate. «È il più grande e storico errore
di cui si sono macchiati Paci, Pigliaru e Maninchedda. Abbiamo perso per strada
5 miliardi di euro. Soldi dei sardi. La scelta scellerata di ritirare i ricorsi
è stata scellerata».
I 5
stelle avvertono i partiti: siamo avanti ovunque
di Umberto Aime
CAGLIARI
Il maestrale è una brutta bestia per
tutti: pietrifica le tempie,
ghiaccia i pensieri, blocca gambe e
braccia. Irrigidisce. Su una
banchina del porto, ambientazione
insolita ma poi si scoprirà perché,
i candidati dei Cinque stelle si
sono sottoposti a un brutale e
glaciale rito d'iniziazione. Altro
che festoso ballo di e delle
debuttanti. In molti, non solo per
l'emozione, hanno pagato dazio
quando si sono alternati al
microfono riservato ai «cittadini-futuri
portavoce». Sono stati genuini
dall'inizio alla fine, nonostante
l'evidente incoraggiamento,
dell'oratore regionale, il sindaco di
Assemini Mario Puddu. Vuoi per colpa
del ventaccio o degli ingombranti
giubbotti che li affossavano, hanno
pensato a uscire indenni dal
tempestoso, causa vento, avvio della
campagna elettorale.
Qualcuno c'è riuscito, altri meno,
ma chissene frega: «I sondaggi sono tutti dalla
nostra parte», si saranno detti fra
loro dopo essersi tra l'altro
conosciuti neanche un attimo prima.
Solo Andrea Mura, il
candidato-velista alla Camera, s'è
presentato protetto appena da un
abito neanche tanto pesante, ma se
sei passato attraverso le tempeste
oceaniche, il maestrale per lui
dev'essere innocuo. Ed ecco subito
svelato il perché del luogo
azzardato. Alle spalle del gruppo, è
ormeggiata «Vento di Sardegna»,
l'imbarcazione delle sue regate in
solitaria. L'esordio ha strappato il
primo applauso: «Tranquilli, la
rotta è quella giusta».
Per poi dire che se sarà eletto, si
occuperà
di turismo e sport: «È quello su cui
sono ferrato, perché dovrei
strafare?». E s'è dimostrato ferrato
anche in altre risposte. Ad
esempio a Cappellacci di Forza
Italia, che in un'intervista a La Nuova
ha rivelato «da sempre Andrea è
vicino a noi», ha replicato così «Ugo
è un amico e un ex mio allievo in
barca, ma soprattutto una vecchia
volpe. Se avesse avuto l'opportunità
di avermi dalla sua parte,
l'avrebbe colta al volo». Con una
replica secca anche su come mai un
velista stia con chi ha tagliato le
Olimpiadi Roma 2024 e negato a
Cagliari una possibilità.
«Se devo essere sincero - ha detto -
è stato
meglio così. Non eravamo preparati e
avremmo fatto una figuraccia».
Chiusa la parentesi, è stato Puddu a
dettare i tempi e, in quattro
minuti quattro, gli altri candidati
hanno raccontato tutti di una
recente telefonata arrivata dallo
staff del Movimento. Nardo Marino,
giornalista, candidato a Olbia, l'ha
rivissuta alla grande. «Bevevo un
bicchiere di vino, ascoltavo della
buona musica. Mi hanno chiamato, ho
ascoltato. Ho chiuso, bevuto altro
vino e riflettuto. Sono andato a
letto e l'indomani ho accettato».
Guarda com'è il destino: lavorava
nell'emittente televisiva 5 Stelle,
finita in malora per pesanti colpe
altrui, ora è in corsa con i Cinque
Stelle: un predestinato. «Nel
movimento - ha detto - mi riconosco
in pieno.
Servono idee nuove, le
nostre, per cambiare davvero
l'Italia». Di Paese da rivoluzione ha
parlato Mara Lapia, criminologa,
candidata a Nuoro: «Gli italiani ci
devono votare non perché siamo volti
nuovi ma per la nostra competenza
e onestà. Serve questo se vogliamo
rivoltare la Nazione dalle
fondamenta». Mentre «oggi l'Italia è
imbalsamata E sapete di chi è la
colpa? Di chi ci ha governato male
fino a portarci al fallimento», s'è
fatto la domanda e dato una risposta
Pino Cabras, candidato del
Sulcis. L'avvocato Mario Perantoni,
in lizza a Sassari ha difeso la
Costituzione: «Noi l'abbiamo
protetta ad oltranza, e non per rimanere
attaccati alle poltrone, ma per
conto degli italiani».
Delle sue
origini ha accennato Gianni
Marilotti, scritrore e vincitore del
Premio Calvino, collegio centrosud
per il Senato: «Politicamente nasco
nei movimenti eco-pacifisti e che
difendono i diritti dei più deboli.
Quindi sono al posto giusto, nel
momento giusto». A essere andato
ancora più sul personale è stato
Luciano Cadeddu, candidato a
Oristano: «Sono un allevatore,
finora mi hanno fregato», è stata la
sua condanna emessa in apnea ma
efficace. Emiliano Fenu,
commercialista, candidato a Nuoro,
s'è schierato contro Equitalia:
«Fermiamola o sarà una mattanza».
Alberto Manca, listino Centronord,
ha parlato di Sardegna: «È trattata
malissimo e cancelleremo
quest'ingiustizia». Pino Cabras,
dipendente Sfirs, candidato a
Oristano, l'ha presa da più lontano:
«Con noi gli italiani passeranno
dalla tristezza alla gioia». Forte
dei cinque anni da deputata,
Emanuela Corda è rimasta invece
sulla stretta attualità: «Dopo aver
dimostrato di stare nelle
istituzioni, dimostreremo di saper
governare». Sui titoli di coda, la
profezia dell'avvocato Ettore
Licheri, capolista nel collegio
unico per il Senato: «Mi rivolgo a chi
ha restituito le schede, alzate lo
sguardo e votateci. Sopra di voi ci
sono e ci saranno le stelle. Le
nostre 5 stelle».
Mancano i
documenti, la Corte d'Appello sospende le liste
In
Lombardia anche la Brambilla potrebbe essere esclusa Caos
centrodestra
a rischio 17 seggi. di Alessandro Franzi
MILANO
Grana elettorale per il centrodestra
di Berlusconi, Salvini e Meloni.
Chiusi i termini per il deposito
delle liste, per la coalizione cui
hanno dato vita Forza Italia, Lega,
Fdi e centristi, si è aperto un
caso liste in Lombardia che potrebbe
avere conseguenze disastrose. Una
questione burocratica, che però
potrebbe finire male per Berlusconi e
soci: c'è il rischio che non possano
correre alle elezioni di marzo
big del partito come Michela
Vittoria Brambilla.
Il caso è esploso
quando è stata resa nota la
decisione dell'ufficio elettorale della
Corte d'Appello di Milano. Fra la
giornata di lunedì e quella di ieri,
l'ufficio elettorale della Corte non
ha ammesso le candidature del
centrodestra in 17 collegi uninominali,
perché mancavano alcuni
documenti fra quelli presentati da
"Noi con l'Italia", il
raggruppamentoi dei centristi
alleato di Berlusconi. Di fronte allo
stop ordinato dalla Corte d'Appello
milanese sono subito partiti i
ricorsi dei centristi. Ma il nervosismo
e l'agitazione sono palpabili
nella coalizione. Anche perché i
collegi sui quali si abbattuta la
scure della Corte sono ritenuti
stra-sicuri, almeno a giudicare dai
sondaggi che danno Forza Italia e i
suoi alleati in testa in tutta la
Lombardia. Senza quei diciassette
seggi che per Berlusconi sono
praticamente già acquisiti, la
possibilità, già difficile, di ottenere
la maggioranza parlamentare dopo il
voto del 4 marzo naufragherebbe
del tutto.
Delicata, in particolare, la
situazione della
circoscrizione Lombardia 1, che
comprende una parte di Milano e della
sua area metropolitana, con ben 15
candidati all'uninominale a
rischio.Tra di loro ci sono, per
Forza Italia, l'ex ministro Brambilla
e l'avvocatessa Cristina Rossello,
che ha assistito Silvio Berlusconi
nella fase iniziale della causa di
separazione da Veronica Lario. Nomi
non da poco, che ora rischiano di
dire addio a un seggio sicuro alla
Camera.Ma anche la Lega Nord ha le
sue vittime: fra i candidati del
partito di Salvini che ora sono in
bilico ci sono il responsabile
comunicazione, Alessandro Morelli, e
l'assessore regionale Massimo
Garavaglia.La questione che sta
terremotando il centrodestra in
Lombardia nasce da una semplice
dimenticanza.
Nelle liste depositate da
"Noi con l'Italia", manca
la documentazione a sostegno dei candidati
di coalizione all'uninominale, a
partire dalle dichiarazioni di
accettazione della candidatura. Ma
il centrodestra contesta la
decisione della Corte d'Appello di
Milano.Quei documenti, sostengono i
partiti della coalizione, in realtà
non mancano: sono stati depositati
dalla Lega, sulla base di una delega
dei centristi. La stessa
contestazione è stata mossa ai
centristi di "'Noi con l'Italia" già
martedì sera per la circoscrizione
Lombardia 4 (in questo caso la
documentazione richiesta è stata
presentata da FI), dove sono due i
candidati di collegio a rischio: i
leghisti Silvana Comaroli, a
Cremona, e Raffaele Volpi, a Suzzara
(Mantova).
La quarta gamba del
centrodestra ha confermato di aver
presentato ricorso all'ufficio
elettorale centrale per dirimere la
questione e chiarire anche una
seconda, conseguente contestazione:
l'assenza della dichiarazione di
apparentamento con le altre tre
liste, che però è depositata al
Viminale.
Unione
Sarda
Il Pd
domani a Nuoro, Forza Italia riunisce i sindaci
Big
azzurri all'incontro organizzato da Cicu. Prima uscita anche per
Potere al
popolo
I candidati sardi alle Politiche del
4 marzo scaldano i motori in
vista della campagna elettorale. In
corsa ci sono 16 liste e 240
candidati, ufficializzati dopo le
verifiche dei funzionari della Corte
d'Appello di Cagliari. Per molti
partiti sono giornate di riunioni per
fissare i vari appuntamenti sul
territorio e presentare pubblicamente
i propri candidati.
Il Partito democratico ha
organizzato un primo appuntamento per domani
pomeriggio alle 17.30 a Nuoro, nel
salone dell'Euro Hotel. Saranno
presenti i candidati al Senato e
alla Camera: Giuseppe Luigi Cucca,
Caterina Pes, Gianfranco Ganau,
Ignazio Angioni, Franco Sabatini e
Giuseppe Ciccolini. Contemporaneamente
Luciano Uras, candidato del
centrosinistra nel collegio
uninominale di Cagliari per la Camera,
incontrerà i sostenitori all'hotel
Regina Margherita.
C'è attesa per l'uscita ufficiale di
Forza Italia, che ieri pomeriggio
ha riunito i candidati a Cabras per
una riunione operativa in vista
della campagna elettorale. Per
domani, alle 18 al T-Hotel di Cagliari,
l'eurodeputato azzurro Salvatore
Cicu ha organizzato un incontro
pubblico, per discutere i problemi
dei territori e degli
amministratori locali. Oltre Cicu,
parteciperà anche il coordinatore
regionale del partito, Ugo
Cappellacci, i consiglieri regionali di FI
e vari candidati.
Questo pomeriggio, invece,
presentazione delle liste e del programma
elettorale di Potere al popolo,
formazione al cui interno sono
confluiti Rifondazione e Partito
comunista italiano. Incontro
pre-campagna elettorale anche per il
Popolo della famiglia, che
stasera alle 18 riunirà l'assemblea
regionale a Tramatza.
Col via libera da parte della Corte
d'Appello inizia ufficialmente il
percorso in Sardegna anche Civica
Popolare, formazione nata sotto il
segno di Beatrice Lorenzin. Federico
Ibba, candidato nel proporzionale
per la Camera al sud, riassume così
la linea politica: «Abbiamo
condiviso la scelta di candidare persone
che non hanno mai fatto
politica attiva». (m. s.)
REGIONE.
Addio al consigliere Pinna (Udc)
Aveva 64
anni. I colleghi: «Un galantuomo»
Da tempo non frequentava più il
palazzo del Consiglio regionale, e
tutti sapevano perché. Peppino
Pinna, consigliere regionale dell'Udc,
stava lottando contro una malattia
molto grave. E alla fine ha vinto
lei: poco dopo le 20 di ieri Pinna
si è arreso e ha chiuso gli occhi
per sempre. Aveva compiuto 64 anni
lo scorso 16 agosto.
È morto a Sassari, dove lui - nativo
di Ossi - viveva da tempo. In
tasca un diploma di perito
aziendale, una vita da impiegato all'Enel,
l'impegno nella politica, certo: ma
a riempirgli l'esistenza erano
soprattutto le sue tante amicizie,
la fama di persona simpatica capace
sempre di sdrammatizzare, la battuta
pronta con l'accento sassarese.
È stato sempre descritto anzitutto
come un uomo buono, e le sue
qualità umane lo avevano fatto
apprezzare anche in Consiglio
regionale. Non a caso su Facebook i
primi messaggi commossi di saluto,
da parte di esponenti politici,
arrivano da chi in teoria era
avversario: Antonio Solinas (Pd),
che ha ereditato proprio da Pinna la
presidenza della commissione
Trasporti, saluta «un collega che, da
buon operaio della politica, aveva
la capacità di anteporre gli
interessi dei sardi e della Sardegna
agli interessi politici di
parte».
Per il leader Prc Giovannino Deriu
«era un galantuomo.
Conserverò per sempre un bel ricordo
di lui». Era stato eletto in
Consiglio nel 2014, primo con oltre
1.800 preferenze nella lista
dell'Udc del collegio sassarese
davanti a Gian Filippo Sechi, che ora
dovrebbe subentrargli.
Presentati
i candidati sardi del Movimento Cinquestelle
nell'uninominale
e i capilista «Vogliamo
cambiare l'Italia» Il velista Mura a Cagliari sfiderà due big: è il
momento giusto
Alcuni di loro non si erano mai
visti prima. Mario Puddu li ha
radunati nella banchina dove è
attraccato “Vento di Sardegna”, il
veliero del più famoso del gruppo
dei nove candidati pronti a correre
nei collegi uninominali e a sfidare gli
avversari con tutti i sondaggi
a favore.
Sono i reclutati dal Movimento
Cinquestelle nella società civile. «Non
è facile essere candidati nel M5S
perché la nostra politica non si
esaurisce con l'elezione ma continua
nella vita di tutti i giorni»,
premette il responsabile della
campagna elettorale prima di lasciare
la parola ai protagonisti.
IL VELISTA ANDREA MURA «Sono sempre
andato in giro per il mondo con
questa barca che non ho mai voluto
brandizzare con altri loghi
commerciali perché volevo far conoscere
la nostra terra ovunque»,
esordisce Andrea Mura , vincitore
della Route du Rhum e della Ostar e
candidato nel collegio di Cagliari
per la Camera contro Ugo
Cappellacci e Luciano Uras. «Un po'
di settimane fa una persona mi ha
chiamato in veleria per avvertirmi
che aveva utilizzato la mia
imbarcazione su una locandina»
racconta Mura, «ci siamo conosciuti e
gli ho raccontato cosa avrei voluto
fare in Sardegna per lo sviluppo
nautico, per l'ambiente e il
turismo».
Quella persona è Mario Puddu .
«Mi ha richiamato per propormi di
occuparmi di persona di quello di
cui avevamo parlato e ho pensato che
fosse il momento giusto».
LO SCRITTORE MARILOTTI Gianni
Marilotti è lo scrittore e insegnante di
filosofia candidato nel collegio sud
per il Senato: «Politicamente
nasco nei movimenti eco-pacifisti e
in difesa dei diritti dei più
deboli, adesso voglio essere
decisivo per mandare a casa la classe
politica esistente», racconta.
IL COMMERCIALISTA FENU «Col mio
lavoro ho a che fare con problemi dei
clienti causati principalmente dallo
Stato e dal sistema di
riscossione vigente in questo
Paese», dice Emiliano Fenu , il
commercialista nuorese candidato nel
collegio Sardegna centro per il
Senato. «In Parlamento spero di
portare all'attenzione argomenti di
ogni giorno, temi che la classe
politica attuale non conosce perché
scollata rispetto alla realtà».
IL GIORNALISTA E IL PASTORE
Candidato all'uninominale di Carbonia per
la Camera è Pino Cabras ,
giornalista e dipendente Sfirs: «Il Paese è
rimasto fermo in questi anni, siamo
di fronte a un fallimento di idee
e proposte, a una situazione triste
che noi possiamo ribaltare». Poi
c'è l'allevatore-pastore, Luciano
Cadeddu , in corsa nell'uninominale
di Oristano per la Camera: «La
Sardegna è trascurata da tanti anni e
deve essere riportata ai livelli che
merita».
L'AVVOCATA Mara Lapia , avvocato e
criminologa candidata nel collegio
uninominale di Nuoro per la Camera è
una grillina della prima ora:
«Spero che le persone ci votino non
perché siamo volti nuovi ma per la
nostra competenza e onestà,
caratteristiche necessarie per cambiare
questo Paese». Nardo Marino ,
giornalista in lizza nell'uninominale di
Olbia, racconta di aver ricevuto la
telefonata con l'offerta di
candidatura mentre sorseggiava un
vermentino. «Poi ne ho bevuto un
altro». «Nel M5S mi ci rispecchio in
pieno, servono idee nuove per
riformare il Paese», aggiunge. Mario
Perantini , avvocato, in corsa
nel collegio di Sassari.
CORDA CI RIPROVA Nella banchina ci
sono anche i capilista dei tre
collegi proporzionali di Camera e
Senato. Emanuela Corda è deputata
uscente e corre nel sud Sardegna: «È
un momento storico, il M5S ha
dimostrato di saper stare nelle
istituzioni», dice.Alberto Manca ,
dipendente forestale, corre nel
collegio nord: «Il mio impegno sarà
focalizzato su temi ambientali».
Chiude la presentazione Ettore
Licheri , avvocato sassarese
capolista nel collegio unico del Senato:
«Mi rivolgo a chi nei giorni scorsi
ha restituito le schede
elettorali, non fatevi sopraffare,
alzate lo sguardo. Sopra ci sono le
stelle».
Roberto Murgia
Valentina
Sanna: «I sardi in Parlamento si sono dimenticati dell'Isola»
Parla la
candidata per la Camera a Cagliari di Progetto Autodeterminatzione
«Forse non ho mai provato tanto
entusiasmo per un'avventura politica»,
confessa Valentina Sanna, fresca di
candidatura alla Camera con
Progetto Autodeterminatzione. Eppure
ne ha viste diverse: «Ma sento
che questa nasce nel momento
giusto», spiega, «mentre i sardi si
accorgono che serve una proposta con
cuore e testa in Sardegna, dopo
25 anni di politiche dei trasseris
».
Trasseris? Chi sono?
«Quelli che anziché fare gli
interessi di chi li ha votati, hanno
perseguito interessi di potere».
Lei è stata presidente regionale del
Pd. Non aveva visto quelle dinamiche?
«Beh, le ho denunciate apertamente
nella mia lettera di dimissioni.
Prefiguravo ciò che è si è
verificato: sono dilagati i sistemi di
presa e mantenimento del potere e
dei privilegi. Procurare posti di
lavoro agli amici non è creare
occupazione».
Chi ha governato l'Isola negli
ultimi decenni avrà anche “fatto cose
buone”, come si usa dire oggi.
«Sì, ma poi il sistema si è
ripiegato su se stesso. È entrato nella
cosa pubblica, se n'è impadronito.
Una cancrena. Autodeterminatzione
vuole creare una rottura, una forte
discontinuità con l'operato delle
precedenti Giunte regionali».
Discontinuità su cosa?
«Prenda le entrate: non vogliamo
delegare più nessuno su un tema così
cruciale, non si può dire che i
nostri soldi non ci servono. Non
capiamo perché scontiamo gli
accantonamenti per ripianare il debito
pubblico italiano, se noi ci
paghiamo tutta la sanità. Servitù
militari: la Regione firma finti
accordi ma il 65% di quelle italiane
resta qui. Sono tanti i temi su cui
i sardi oggi non possono decidere
perché le Giunte si piegano allo
Stato».
Molte forze del Progetto sono
indipendentiste. Lei si definisce indipendentista?
«Oggi sì. È una consapevolezza
maturata negli anni. Ma non è un
obiettivo da raggiungere subito».
Rispetto alla sua esperienza in
Sardegna possibile, vede più analogie
o differenze?
«Vedo coerenza nell'aderire all'una
e poi all'altro. Questo è un
progetto più completo, è riuscito
dove Sp non arrivò: unire forze con
valori comuni, ma storicamente
divise. Molto merito va alla capacità
del portavoce Anthony Muroni di fare
sintesi tra queste anime.
Catalani e corsi hanno mostrato che
devi far valere un comune
denominatore. Il nostro è il bene
dei sardi».
Che cosa significa, per voi,
autodeterminazione?
«Non far decidere più agli altri
cosa è bene per noi. Quali politiche
alimentari o energetiche ci servono,
quali infrastrutture o trasporti.
Non barattare ciò che, da Statuto
speciale, ci compete. Come i
programmi scolastici: vogliamo poter
insegnare davvero la nostra
storia e la lingua».
Mai con i partiti italiani?
«Non vogliamo avere niente a che
fare con chi si fa dettare tutto da
Roma. Compresi i candidati: che poi
in Parlamento dimenticano la
Sardegna, perché lì conta la fedeltà
al partito».
Vale anche per il M5S, che non ha
mai governato?
«È comunque un partito italiano. Le
decisioni sono prese altrove».
Parti del vostro programma sembrano
più vicine alla sinistra che alla
destra, per esempio sui migranti.
Siete una forza di sinistra?
«Non siamo ascrivibili alla sinistra
né alla destra. L'accoglienza
riguarda i diritti delle persone.
Per me, chi è debole va aiutato. Non
importa da dove venga».
Nel collegio uninominale di Cagliari
avrà avversari molto forti. Con
quali argomenti cercherà di
batterli?
«Se intende Cappellacci e Uras, non
li ritengo molto forti. Hanno
fatto il loro tempo, sono parte di
quella classe politica italiana che
non può fare i nostri interessi».
Quindi il suo argomento forte è la
discontinuità.
«Ma abbiamo idee forti anche su temi
specifici. A partire dal
rigassificatore: non vedo bene una
struttura simile nella zona di
Cagliari. Autodeterminazione
significa che, se un territorio dice di
no, dev'essere ascoltato».
Ma l'alternativa del gasdotto
dall'Africa è impraticabile.
«Per fortuna».
Siete contro il metano?
«Siamo contro un modello di sviluppo
basato su un'industria pesante,
che ci costringe a produrre energia
per altri. Anche questa è una
servitù. Come la fabbrica di bombe a
Domusnovas».
Quali grandi voci, secondo lei,
dovrebbero comporre il futuro Pil
della Sardegna?
«Bisogna investire molto su
allevamento e agricoltura, energie
rinnovabili, ricerca, sul grande
patrimonio dei beni culturali.
Vogliamo aiutare piccole e micro
imprese. Vorremmo che in Sardegna ci
fosse un futuro per i 7000 giovani
emigrati nel 2017. Quanto alla
crisi del porto industriale, la risposta
è la fiscalità di vantaggio».
Cioè la zona franca?
«Una cosa è la zona franca
integrale, irrealizzabile. Altro sono i
porti franchi».
A quale percentuale elettorale
puntate?
«Non faccio percentuali. Ma penso
che andremo oltre le nostre aspettative».
E per quanto la riguarda? Si
accontenta di perdere con onore o punta a vincere?
«Si gioca sempre per vincere».
Giuseppe Meloni
DECIMOMANNU.
Elezioni amministrative, si profila una sfida fra tre liste
Minoranza
unita, Pd diviso In forse gli Amici di Grillo
Da una parte la lista guidata dalla
prima cittadina uscente, Anna
Paola Marongiu; dall'altra una
squadra composta da Alberta Grudina,
Cristina Gai, Lilli Cocco e l'ex
sindaco Luigi Porceddu: consiglieri
di tre diversi gruppi di minoranza,
pronti a unirsi in vista delle
elezioni comunali primaverili a
Decimomannu.
Tramonta quindi
definitivamente l'ipotesi di una
lista Pd allargata al centrosinistra,
avanzata nei mesi scorsi: entrambi
gli schieramenti presentano
iscritti al partito. Gli outsider
potrebbero essere “Gli amici di
Beppe Grillo”, gruppo di cittadini
vicini al Movimento 5 stelle che
ancora non sciolgono la riserva
sull'eventuale discesa in campo.
LA SINDACA Che Anna Paola Marongiu
avesse intenzione di ricandidarsi
non era un mistero. Lo annuncerà
ufficialmente in settimana, dopo un
incontro con il suo gruppo: «Stiamo
lavorando a una lista che avrà
come punto di partenza la squadra
attuale ma pronta ad allargarsi,
senza chiudere le porte a chi vorrà
supportarci», conferma la sindaca.
«Ora lavoreremo al programma.
Vogliamo dare continuità al grande
lavoro svolto in questi cinque anni,
risorsa che non può essere persa,
e puntare a nuovi progetti, puntando
su sviluppo e politiche del
lavoro in modo da raggiungere altri
importanti obiettivi».
L'EX SFIDANTE Ad appoggiare Marongiu
ci sarà anche il consigliere
Mario Grieco, candidato sindaco nel
2013 con la lista “Decimo al
centro”: «Viste le similitudini fra
i programmi - spiega - e l'unità
d'intenti, in particolare per quanto
riguarda i lavori pubblici, da
due anni e mezzo abbiamo scelto di
appoggiare la maggioranza e
continueremo su questa strada».
IL PESO DELL'AUTOVELOX I gruppi di
minoranza si uniranno per
«risollevare il paese dal suo
inesorabile declino», dice Lilli Cocco:
«L'operato della giunta è stato
fallimentare e non ha fatto altro che
lavorare su progetti già avviati dal
precedente esecutivo: opere
pubbliche finanziate coi proventi
dell'autovelox da noi voluto. In
questi anni, noi consiglieri
d'opposizione abbiamo lavorato con
comunione di intenti: per questo ci
presentiamo insieme. Il candidato
sindaco? Ancora ci stiamo
ragionando. Non escludiamo le primarie per
individuare il nome giusto».
UNO VALE UNO Per Gli amici di Beppe
Grillo ancora nulla è deciso. «Il
gruppo al momento è impegnato nelle elezioni
politiche», dice
Marinella Uscidda, una degli
esponenti: «Esiste da più di un anno ma
non sappiamo se ci candideremo e non
siamo interessati alle poltrone:
ognuno di noi vale uno. Scioglieremo
le riserve nei prossimi mesi».
Lorenzo Ena
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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