lunedì 19 febbraio 2018

Rassegna stampa 19 Febbraio 2018


Unione Sarda

IL CASO. Il leader della Lega: «Sostituisce i giovani sardi». La replica: «Polemica rozza» Salvini-Arru, scontro sui migranti

«Non posso pensare che la Sardegna perda i suoi ragazzi migliori e l'assessore alla Sanità, della giunta di sinistra, dica: van via i sardi, il problema dell'Isola lo risolvo riempiendola di immigrati. A me piacerebbe che i ragazzi in Italia potessero curarsi, studiare e lavorare dove sono nati e non in giro per il mondo».

Matteo Salvini aveva già attaccato Luigi Arru nel corso della sua ultima visita a Cagliari, ma ieri il leader della Lega ha rincarato la dose davanti alle telecamere di Domenica Live, su Canale 5. Lo ha fatto rispondendo alle domande di Barbara D'Urso. Parla del ritardo della Calabria, della Sicilia senz'acqua, di chi deve partire dal Meridione per andare a curarsi negli ospedali del Nord. E dello spopolamento della Sardegna, con la presunta ricetta di Arru per risolvere il problema.

Lo scontro a distanza si è materializzato qualche minuto più tardi, quando l'assessore regionale alla Sanità ha deciso di replicare alle parole di Salvini con un comunicato stampa: «Apprendo che il leader della Lega mi ha attaccato attribuendomi l'intenzione di voler sostituire i nostri ragazzi che lasciano la Sardegna con i migranti che sbarcano nell'isola. Salvini fa polemica rozza su dichiarazioni da me mai fatte perché non facenti parte della mia cultura, ma è evidente che è più facile fare politica suscitando e alimentando la paura verso lo straniero, verso il diverso, verso il meridionale, come spesso la Lega ha fatto in questi anni», spiega Arru.

L'assessore alla Sanità ha approfittato dell'occasione per tracciare un solco ancora più profondo tra se e il leader leghista: «Ci divide, fortunatamente, la cultura e il principio stesso di democrazia. Noi preferiamo fare ragionamenti più seri e responsabili sulle politiche a sostegno delle famiglie, dei giovani, dei più deboli e sull'integrazione».

Fratoianni (Leu): mai con la destra, Pd e Cinquestelle sono trasversali
«Con noi più giustizia sociale, il cuore dell'Isola batte a sinistra»

È sicuro che la sinistra stia «riguadagnando consenso» e si prepara ad
affrontare il verdetto delle urne con fiducia. A poche settimane dalle
elezioni, Nicola Fratoianni, uno dei leader di Liberi e Uguali,
traccia il perimetro del nuovo progetto politico «alternativo al Pd e
al Movimento 5 Stelle e incompatibile con la destra».

Che idea si è fatto di questa campagna elettorale?
«Si perdono di vista i temi che stanno a cuore al Paese. Sanità,
lavoro, istruzione e trasporti. Le questioni che incidono sulla vita
di tutti».

Cosa vede al centro del dibattito?
«Alleanze post-voto e posizionamenti. Così si allontanano ancora di
più le persone dalla politica».

Quindi anche il polverone sul caso rimborsi del M5S è eccessivo?
«Non so se sia il caso di usare questo argomento nella contesa. Però è
normale che se un partito fa della propria purezza ciò che lo
differenzia dagli altri, questo si può ritorcere contro».

Voi che scelta avete fatto?
«Abbiamo puntato su proposte concrete per combattere le disuguaglianze».
Ritiene siano temi sui quali il governo è stato assente?
«In parte assente e in parte colpevole per scelte che hanno peggiorato
la situazione».

Faccia qualche esempio.
«Il lavoro. Si è scelto di puntare sulla politica dei bonus e delle
detrazioni fiscali, ma l'occupazione stabile non cresce e aumenta il
precariato. Il Job's act ha aumentato la precarietà e ridotto le
tutele».

Il centrosinistra è definitivamente estinto?
«Così come è nato non esiste più».

Chi ne ha decretato la fine?
«Il Pd, che si è trasformato e allontanato dalla sinistra. Lo ha fatto
attraverso scelte politiche precise e anche con le sue liste. Fa
sorridere sentire Renzi che ci accusa di favorire la destra mentre
candida Casini a Bologna».

Il nemico politico rimane, però, la destra?
«Più che altro noi di Leu possiamo dire con certezza che non andremo
mai con la destra».

Chi non può scagliare la prima pietra?
«Il Pd: ha fatto una legge elettorale che apre a un'alleanza subito
dopo le elezioni. Non lo può fare il Movimento 5 Stelle che dimostra
molta trasversalità».

Nessuna alleanza, ma dialogo?
«Ci misureremo sui singoli contenuti, pronti a trovare convergenze su
proposte indirizzate a eliminare l'ingiustizia sociale».

Pietro Grasso è il premier ideale?
«È una persona importante, per anni a servizio delle istituzioni con
rigore e continuità».

Firmerà anche lui un contratto con gli italiani?
«La storia non si deve ripetere, o diventa farsa. Nessun contratto, ma
la promessa di non tradire le aspettative del nostro elettorato».
Ha fiducia nel risultato che otterrete in Sardegna?
«Sì. La vostra Isola ha una lunga tradizione di sinistra, una terra
importante, colta, che sarà in grado di dare il proprio sostegno al
nostro progetto politico. I sardi sono attenti alla giustizia
sociale».

Però qualche malumore c'è stato quando sono state fatte le liste. Si è
parlato di candidati “paracadutati”.
«Può succedere. Ma posso anche affermare che la natura del nostro
progetto è continuare a occuparsi dei territori».

Un compito non solo dei deputati sardi?
«È giusto che lo facciano i sardi e le sarde, ma di questa bellissima
regione si deve occupare tutto il Paese».
Matteo Sau

Spine M5S: rimborsi e il caso De Falco
Di Maio oggi a Cagliari Meloni contro l'inciucioE Renzi lancia Gentiloni

Il candidato premier Luigi Di Maio torna a Cagliari. Stasera
l'esponente del Movimento 5 Stelle sarà al Palacongressi della Fiera.
Appuntamento alle 19. «Siamo l'unica forza politica che da tanti mesi
ha costruito un programma elettorale credibile, in condivisione con
attivisti e portavoce», ha scritto ieri su Facebook Mario Puddu,
replicando a chi definisce il M5S «l'antipolitica». L'ambiente
Cinquestelle è scosso da due argomenti.

Il primo è il caso dei
rimborsi: ieri la capolista alla Camera nel collegio di Cagliari
Emanuela Corda in un video ha detto di aver versato nel fondo statale
per la microimpresa «oltre duecentomila euro di indennità e diarie» in
cinque anni. Intanto uno dei candidati più popolari del movimento, il
capitano Gregorio De Falco, è sotto accusa. La moglie si sarebbe
rivolta ai carabinieri per raccontare (senza però proporre una
denuncia) di alcune violenze contro lei e la figlia. Il diretto
interessato replica: «Mi sto separando».

CENTRODESTRA Ieri la giornata politica ha riservato altre scintille,
soprattutto sul fronte del centrodestra. Come previsto, Silvio
Berlusconi e Matteo Salvini hanno dato forfait alla manifestazione
“anti inciuci” promossa da Fratelli d'Italia. E la presidente Giorgia
Meloni non si è lasciata sfuggire l'occasione per ribadire, su questo
punto, la distanza con i due alleati. «Mi lascia perplessa che non
abbiano trovato il tempo di venire. Ciò non toglie che FdI c'è per
dire agli italiani che non tradiremo il loro mandato e non sosterremo
in nessun caso un governo con Pd o M5S».

PARTITO DEMOCRATICO Nel Pd, ieri Matteo Renzi non ha chiuso la porta
all'ipotesi si un governo Gentiloni bis, mentre ha escluso invece le
alleanze post voto con «il centrodestra a trazione leghista». Da Lucia
Annnunziata su RaiTre, il segretatio Pd annuncia: «Il premier lo
deciderà il Presidente della Repubblica. Detto questo, uno che ha
fatto il presidente del Consiglio come Gentiloni è chiaro che potrà
giocarsi le carte anche in futuro».


L'Isola sempre meno rappresentata al governo: «Dateci Trasporti o Economia»

Dieci anni senza un ministro:
la Sardegna reclama un ruolo

Quando ha lasciato il suo grande ufficio al ministero della Difesa,
l'8 maggio 2008, Arturo Parisi non pensava che sarebbe stato l'ultimo
a rappresentare l'Isola al governo. Dieci anni e cinque premier dopo,
mai più un sardo in squadra. E anche tra i sottosegretari, quasi zero:
il solo Giuseppe Cossiga (sassarese solo di nascita) nel governo
Berlusconi quater; Paolo Fadda eFrancesca Barracciu , rispettivamente
con Letta e Renzi. Impensabile pochi anni fa, quando i sardi
ricoprivano spesso incarichi di peso, e non solo negli esecutivi.
LA STORIA Non bisogna risalire ai due capi di Stato, o a Enrico
Berlinguer . Anche in seguito molti emersero dal grigiore indistinto
dei peones : da Ariuccio Carta (Marina mercantile, con Craxi) a Beppe
Pisanu , più volte sottosegretario e ministro. A sinistra Gavino
Angius arrivò a guidare i Ds al Senato.

Negli anni '90, per dire, il capogruppo Ppi Antonello Soro poteva
trovarsi a interloquire col sottosegretario di Palazzo Chigi Parisi,
con i sottosegretari Tore Ladu (Industria) e Antonello Cabras
(Commercio estero), o col relatore della Finanziaria Tore Cherchi .
OGGI Dov'è finita quella forza? Per gli attuali candidati ha un senso
rimpiangerla, o servì a poco?

«Sarebbe un bene uscire da questa
marginalità», riflette Pietro Pittalis , capolista alla Camera per FI:
«E se vince il centrodestra, di taglio autonomista, oggi più di prima
si può fare. Servono personalità sarde per contare in tema di
trasporti, energia, fisco». Il senatore Luciano Uras , in corsa per la
Camera col centrosinistra, ai trasporti aggiunge «i ministeri
economici. Questa situazione è figlia delle divisioni tra partiti e
tra correnti». Da qui l'idea di una collaborazione trasversale degli
eletti in Parlamento, sui temi cruciali.

La approva Nardo Marino del M5S (Camera): «Se eletto cercherò di
convincere sui vari punti il mio gruppo. Ma le nostre sorti non
dipendono dai sardi al governo. Non serve un ministro da ogni regione:
se una squadra valida risolve i problemi dell'Italia, risolve anche i
nostri». Al netto di «specificità su cui può servire quel patto
trasversale».

IDENTITARI Ma per Pier Franco Devias , alfiere al Senato di Progetto
Autodeterminatzione, patti simili «sono pie illusioni, se proposti da
chi sta nei partiti italiani. O votano come dice il loro capogruppo o
si giocano la carriera. E se al governo fai interessi di altre lobby,
il cognome sardo non ti salva».

Da un indipendentista a un sardista, il concetto cambia un po':
«Finché siamo parte della Repubblica italiana, in astratto è un danno
non essere nel governo», premette Christian Solinas , leader Psd'Az in
lista con la Lega al Senato. «Ma conta come ci arrivi. Con una forte
base parlamentare puoi ottenere risposte per l'Isola; non se
rappresenti solo la benevolenza del capocorrente». Meglio invece «un
dicastero speciale sulla Questione sarda».

UTILE O NO Se dal Partito comunista Maria Grazia Pippia (Camera)
ritiene «utile un ministro sardo, benché in passato sia servito poco,
per occuparsi di lavoro, spopolamento, tagli alla sanità», lo
definisce «auspicabile» anche Roberto Mirasola (Liberi e uguali,
Camera): che vede come priorità trasporti, lavoro e ambiente, e pure
le servitù militari. Soprattutto però «va ridiscusso il rapporto
Stato-Regione, ora che la deriva centralista mette sotto attacco il
nostro Statuto speciale».

Concorda con l'esigenza di riaprire «una vertenza Sardegna» Pierina
Chessa , capolista di Potere al popolo (Camera Sud). Molto meno con
l'utilità dei ministri sardi: «Non hanno mai inciso granché, tranne
Giuseppe Tocco alle Partecipazioni statali». Da ben altra area
politica, anche Edoardo Lecis (CasaPound, Camera) tiene poco a un
sardo nell'esecutivo: «Se può incidere su trasporti e infrastrutture,
o le politiche agricole, o ancora meglio sul lavoro, va bene. Ma
spesso chi arriva lì non fa i nostri interessi».

 Nessuno dopo Parisi
(«ottimo ministro della Difesa, anche se sono lontanissimo dal Pd»)? È
perché «i sardi sono pochi. Semmai prima eravamo sovrarappresentati».
«Il Popolo della famiglia crede nella sussidiarietà, perciò vorrei
sardi validi ad alti livelli», spiega Alberto Agus , candidato alla
Camera: «Il tema Sardegna deve avere rilievo nazionale. Noi tentiamo
di darglielo con la proposta di zona franca».

L'USCENTE Avendo avuto in questi anni incarichi di rilievo al Senato
(relatore del decreto fiscale, presidente della commissione Moby
Prince), il candidato Pd alla Camera Silvio Lai avverte che «in certi
ruoli parlamentari incidi più di vari ministri, se hai personalità che
li interpretino autorevolmente e se è autorevole anche la tua
Regione». Quanto ai sardi, «spesso restii a occuparsi di temi
nazionali», se investissero di più su questi ultimi «lavorerebbero
meglio anche per l'Isola».
Giuseppe Meloni

L'ultima presenza: Francesca Barracciu è stata sottosegretaria alla
Cultura tra il 2014 e il 2015
Il record: in sette nella squadra di Prodi

Tre ministri (uno di centrodestra, due di centrosinistra) e una
quindicina di sottosegretari (di cui quattro di centrodestra): sono i
numeri dei sardi che si sono avvicendati in posti di governo negli
ultimi 24 anni, dal primo governo Berlusconi.

Francesca Barracciu (Pd) è stata l'ultima sottosegretaria sarda, alla
Cultura nel governo Renzi, ma solo per un anno. Poi si è dimessa per
le questioni giudiziarie. Prima c'è stato Paolo Fadda, alla Salute, ma
è rimasto in carica per la breve durata del governo Letta. Nessuno
spazio per i sardi nell'esecutivo Monti. Bisogna tornare al quarto
governo Berlusconi (2008-2011) per trovare un sottosegretario:
Giuseppe Cossiga alla Difesa.

Molto più generoso è stato il secondo
governo Prodi (2006-2008): un ministro (Arturo Parisi alla Difesa) e
sei sottosegretari (Gian Piero Scanu alle Riforme, Luigi Manconi alla
Giustizia, Emidio Casula alla Difesa, Bruno Dettori all'Ambiente,
Giampaolo Patta alla Salute, Antonangelo Casula all'Economia). Il
secondo e il terzo governo Berlusconi (dal 2001 al 2006) hanno visto
Beppe Pisanu nel ruolo di ministro per l'Attuazione del programma di
Governo, e poi soprattutto di titolare dell'Interno; mentre Salvatore
Cicu era il sottosegretario alla Difesa.

C'è poi la parentesi triennale dei due governi di Massimo D'Alema e
del secondo di Giuliano Amato, dal 1998 al 2001. C'è posto per
Oliviero Diliberto che sarà ministro della Giustizia nei due esecutivi
dalemiani, e per alcuni sottosegretari: Antonello Cabras al Commercio
con l'estero, Valentino Martelli agli Esteri, Salvatore Ladu ai Lavori
pubblici, Giorgio Macciotta al Tesoro. Nel primo governo Prodi
(1996-1998) ci sono Parisi (sottosegretario all'Informazione) e Cabras
(Commercio con l'Estero). Nulla nel governo Dini, e tre sottosegretari
sardi col primo esecutivo Berlusconi (1994-1996): Gianfranco Anedda
alla Giustizia, Salvatore Cicu al Tesoro, Carmelo Porcu al Lavoro.
Roberto Murgia

La Nuova

Via al progetto LavoRas 128 milioni per ripartire

IL piano per l'occupazione
SASSARI
Il piano per il lavoro è pronto. I 128 milioni messi a disposizione
dalla Regione, da dividere nelle quattro misure di sostegno che
compongono il progetto LavoRas, è arrivato all'ultima curva e mancano
solo le formalità prima che possa essere attivato. Domani il piano
sarà presentato in giunta per poi finire sotto la lente
d'ingrandimento delle commissioni consiliari che raccoglieranno le
osservazioni e le integrazioni. Subito dopo, LavoRas verrà approvato
definitivamente dall'esecutivo.

Le tipologie di intervento -
illustrate presidente della Regione, Francesco Pigliaru, con gli
assessori del Lavoro Virginia Mura e della Programmazione Raffaele
Paci - sono due: i cantieri diretti, che garantiranno le soluzioni
alle situazioni di emergenza, e gli incentivi alle impres, che invece
favoriranno le assunzioni. L'andamento e l'efficacia del progetto
saranno controllata da un osservatorio ad hoc.La Regione. I commenti
non possono che essere entusiastici. «Il lavoro è una priorità e siamo
consapevoli che la disoccupazione è uno dei problemi più gravi per la
Sardegna - spiega Francesco Pigliaru -,

Fin da subito ci siamo
impegnati per risolverlo e i dati, finalmente incoraggianti, ci dicono
che siamo sulla strada giusta e LavoRas è un piano innovativo che
unisce un finanziamento regionale straordinario con finanziamenti
nazionali ed europei ancora liberi che saranno impegnati su politiche
utili a tutte le categorie attualmente in difficoltà». Secondo
Virginia Mura la condivisone del progetto è stata fondamentale: «I
confronti che abbiamo avuto con le parti sociali sono stati molto
proficui e ci hanno permesso di definire gran parte degli interventi
che compongono LavoRas». «È un piano importante e fortemente condiviso
- sottolinea invece Raffaele Paci -, un punto davvero qualificante
della nostra azione di governo, su cui stiamo lavorando moltissimo e
concentrando tutto il nostro impegno. Ora siamo alle battute finali,
il passaggio in giunta è fondamentale per arrivare rapidamente al varo
definitivo del piano».

Le misure. LavoRas ha una dotazione finanziaria
di 127 milioni e 760mila euro che verranno suddivisi in quattro
macromisure da finanziare. Le disponibilità per i cantieri di nuova
attivazione ammonterà a 45 milioni e 200mila euro, per cantieri già
operativi saranno disponibili 21 milioni e 260mila euro mentre 48
milioni verranno divisi tra gli incentivi per le assunzioni e gli
assegni per la formazione. La lista è chiusa delle politiche attive e
dagli altri interventi specifici, per cui è stato destinato un fondo
di 13,2 milioni. Il finanziamento ai cantieri di nuova attivazione
concede ai Comuni la possibilità di assumere personale con difficoltà
di inserimento nel mondo del lavoro, anche se per un periodo di 8
mesi. Finanziando i cantieri già operativi, invece, la regione
conferma gli interventi avviati negli anni scorsi per i cantieri
verdi, i lavoratori in utilizzo e quelli socialmente utili (Lsu), i
cantieri affidati a Forestas.

All'interno delle politiche attive sono
invece previsti interventi per incentivare le imprese ad assumere
personale qualificato, a tempo determinato per almeno 12 mesi o a
tempo indeterminato, a tutele crescenti e in aggiunta alle misure
nazionali attraverso un mix combinato di azioni. L'obiettivo sono i
giovani, i disoccupati e inoccupati over 35, le persone con
disabilità, i lavoratori coinvolti in situazioni di crisi e i
disoccupati over 55. Il mondo dell'occupazione giovanile sarà
sostenuto della trasformazione dei tirocini in contratti a tutele
crescenti o a tempo determinato e con assegni formativi per garantire
i profili professionali richiesti dalle imprese. Infine, con gli altri
interventi specifici si agirà sulle situazioni di crisi e sulle
categorie di lavoratori e, se necessario, sul potenziamento delle
altre misure. (c.z.)

Puddu: «Il Pd ha fallito il M5s è l'unico credibile»
Il coordinatore a Soru: il nostro programma è serio, loro privilegiano
gli inciuci
Su Rimborsopoli: deluso, ma ottima reazione. Sulla Moi: non mi interessa cosa fa

di Alessandro Pirina
SASSARI
Le accuse di incompetenza se le fa scivolare addosso. «Dicevano lo
stesso ad Assemini, ma ora i risultati ottenuti sono sotto gli occhi
di tutti». Rimborsopoli, invece, fa male. «C'è delusione nei confronti
di persone che stimavo, ma il Movimento ha saputo reagire con estremo
rigore». In queste settimane Mario Puddu, sindaco di Assemini, è il
volto sardo dei 5 stelle, il coordinatore di una campagna elettorale
che vede il Movimento giocarsela ad armi pari con i due ex poli
dominatori di centrosinistra e centrodestra.Puddu, l'ex segretario del
Pd Renato Soru ha dichiarato alla Nuova che il M5s non ha un progetto
politico e che Luigi Di Maio è un incompetente.

«Noi abbiamo un'idea
di futuro molto chiara, ma allo stesso tempo abbiamo ben chiaro il
presente rappresentato dalla forza politica a lui cara. Sono loro che
hanno portato l'Italia e la Sardegna in questa situazione. Parlano
sempre di incompetenza, di rabbia, di antipolitica. Dicono che siamo
un pericolo. Mi ricordano quello che mi dicevano 5 anni fa ad
Assemini. Sostenevano che sarebbe stata una devastazione. Invece la
devastazione la abbiamo trovata noi. In 5 anni abbiamo fatto quello
che non era stato fatto in 25, tanto che le forze politiche che si
candideranno a giugno saranno costrette a cambiare programma
elettorale. E lo stesso faremo con Di Maio al governo». Soru dice che
avere staccato biglietti allo stadio non basta per governare
l'Italia.«Soru è distratto.

Noi siamo l'unica forza politica che ha
presentato un programma serio, costituito in maniera condivisa con
attivisti e portavoce. Loro sono tanto bravi a parlare in campagna
elettorale, ma non capisco perché quelle stesse cose non le hanno
fatte quando governavano. Più delle parole conta la credibilità delle
persone. E i ragazzi del Movimento 5 stelle sono sempre stati
coerenti, anche con i loro difetti e momenti di riflessione. Quello
che abbiamo detto, abbiamo fatto. Sia all'opposizione che quando
abbiamo avuto l'opportunità di amministrare, affrontando anche qualche
difficoltà come a Roma, Torino o Assemini. Il M5s è l'unica forza che
ha credibilità e un programma elettorale. Perché il Pd il suo non lo
ha attuato mentre inciuciava con Verdini e Forza Italia?».In questi
ultimi giorni il Movimento è stato travolto dallo scandalo di
Rimborsopoli. Come ha reagito la base?«Le persone stanno comprendendo.
Anche nella realtà più positiva del mondo si può annidare una pecora
nera, una persona che sbaglia.

Quello che conta è la reazione del
Movimento, che ha mostrato un rigore interno superiore a quello
esterno. E questo si sta rivoltando verso chi ci attacca, perché sta
emergendo la mole di donazioni fatte in questi 5 anni dai nostri
parlamentari».Qual è stata la sua reazione di fronte a
Rimborsopoli?«Premesso che si tratta di un gesto non personalmente
perseguibile perché la scelta di restituire i rimborsi era solo
nostra, solo del nostro Movimento, è normale che quando uno dei tuoi
tradisce ci rimani male. Non lo nego, alcuni ragazzi che hanno tradito
mi hanno deluso. Erano persone che stimavo. L'importante però è tenere
la barra dritta e non fare deroghe.

Quella è l'unica linea che bisogna
seguire».L'eurodeputata Giulia Moi viene data in uscita dal gruppo M5s
ma poi lei ha smentito. «Sinceramente non so quale sia la sua
posizione. Fino al 4 marzo ho pensieri più importanti degli umori
della Moi».Oggi Di Maio a Cagliari, sabato Di Battista a Iglesias e
Oliena. I leader del M5s sono gli unici - o quasi - big di partito che
fanno tappa in Sardegna.«Perché hanno credibilità e quando girano
nelle piazze sono acclamati. La loro unica scorta sono i cittadini»

Il coordinatore di Progetto Autodeterminatzione: siamo il vero voto
utile, la Sardegna imiti la Corsica
Muroni: solo con noi l'isola conterà di più

SASSARI
Voto sardo, voto utile. Il Progetto Autodeterminatzione invita i sardi
a seguire l'esempio dei cugini corsi e a ritagliarsi uno spazio più
importante nei palazzi della capitale. «I sondaggi dicono che non
vincerà nessuno - dice il coordinatore Anthony Muroni, capolista al
Senato nel collegio unico plurinominale -. Per questo invitiamo i
sardi a dare l'unico voto utile, che è quello al Progetto
Autodeterminatzione. Dal punto di vista numerico i voti sardi sono
appena il 2 per cento del totale nazionale.

Dunque, qualsiasi voto
dato a un partito italiano non gli permetterebbe di vincere. Il voto
diluito nei partiti italiani continuerebbe a rendere la Sardegna
estrema periferia dell'Italia. I parlamentari dei partiti italiani,
inoltre, tutti nominati, sarebbero solo dei numeri che come è accaduto
finora non farebbero mai prevalere la specificità sarda». Di qui
l'appello di Muroni a mettere la croce sul Progetto
Autodeterminatzione. «Un voto dato a noi farebbe nascere il caso
Sardegna - dice il coordinatore della coalizione identitaria -.
Prendiamo quello che negli ultimi anni è successo in Corsica.

Le forze
indipendentiste prima hanno vinto le regionali, poi hanno piazzato tre
deputati su 4 a Parigi, infine hanno trionfato di nuovo alle
regionali. Tanto che Macron si è dovuto scomodare e andare fino in
Corsica. Ora noi abbiamo la possibilità di fare scoppiare un caso
Sardegna. Il voto dato a noi è l'unico che potrà dare risultati
effettivi alla nostra regione». Nel programma del Progetto
Autodeterminatzione è prevista, inoltre, una politica meno
centralistica che punta a ridare voce agli enti locali. «Faremo una
riforma che ridisegni l'impianto istituzionale dell'isola - spiega
Muroni -. È necessario attribuire ai comuni la gestione delle risorse
e l'attuazione delle politiche di sviluppo della regione all'interno
di una forma di federalismo interno che assegni alle istituzioni
regionali il ruolo legislativo, strategico e di indirizzo, e non di
continua interferenza e oppressione burocratica.

I Comuni devono
essere posti al centro delle politiche di sviluppo della Sardegna. È
necessaria una riforma degli enti locali che consenta ai Comuni e agli
altri enti locali di rispondere a una nuova dimensione federale
interna con efficienza e trasparenza. Ci battiamo perché le entrate
che lo Statuto sardo assegna alla Regione ci siano assegnate in toto,
e perché le somme indebitamente prelevate dallo Stato italiano ci
siano restituite». In questo federalismo interno il Progetto ha un
occhio di riguardo per le zone interne. «Porre al centro i Comuni e le
altre forme di autogoverno locale e rompere il centralismo di una
Regione modellata sui ministeri romani è un nostro obiettivo centrale.
Vogliamo affermare il diritto dei piccoli paesi e delle zone interne a
esistere, a vivere, ad abitare i luoghi, a consumare le distanze fra
il cuore e il pensiero. Il loro rinascimento, badando più alle persone
e ai loro diritti più che alle "cose": i giovani che ci sono e i
giovani che se ne sono andati». (al.pi.)

liberi e uguali

Fratoianni oggi a Serdiana confronto con don Cannavera

CAGLIARI
Il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, sarà oggi
nell'isola. Alle 17,30 la comunità La Collina di Serdiana ospiterà
un'iniziativa promossa dalla lista Liberi e Uguali. Sarà un confronto
serrato tra Nicola Fratoianni, don Ettore Cannavera, Mariella Montixi
e Massimo Dadea, per affrontare a 360 gradi il tema della
emarginazione intrecciandolo a quello dei diritti dei minori migranti
e del rispetto e valorizzazione di ogni diversità.

Il titolo
dell'incontro, "Tra i diamanti e i fiori noi scegliamo i fiori", vuole
essere una indicazione chiara sulla collocazione di Liberi e Uguali
che non ha dubbi nel merito e si schiera dalla parte dei più fragili,
gli esclusi, i diversi. Significativo pertanto il luogo dell'evento e
i suoi protagonisti, a cominciare da don Ettore Cannavera, figura
simbolo di politiche di accoglienza e animatore di questa esperienza
comunitaria che offre a tanti ragazzi una alternativa al carcere.
Interverranno al dibattito i candidati e le candidate di Liberi e
Uguali.

Il Partito democratico rilancia «Più attenzione alle zone interne»
Da Nuoro a Sorgono per la presentazione dei candidati alle elezioni
politiche del 4 marzo
«Siamo quelli delle proposte e dei risultati concreti. Non vogliamo
che i giovani lascino i nostri paesi»

NUORO
Tappa a Sorgono, nella sala della ex biblioteca comunale, dei
candidati del Partito democratico, Giuseppe Luigi Cucca, Franco
Sabatini, Caterina Pes, Giuseppe Ciccolini e Ignazio Angioni, insieme
all'assessore regionale Pier Luigi Caria, per parlare di agricoltura e
sviluppo rurale. Appuntamento che segue di pochi giorni il primo
evento di presentazione dei candidati al Senato e alla Camera del Pd,
in vista delle elezioni politiche del 4 marzo, nell'auditorium
dell'Euro Hotel di via Trieste a Nuoro.

All'iniziativa, organizzata dal
Pd provinciale, hanno preso parte i candidati Giuseppe Luigi Cucca
(candidato al Senato nel collegio plurinominale Sardegna, capolista),
Caterina Pes (candidata al Senato nel collegio plurinominale
Sardegna), Gianfranco Ganau (candidato al Senato nel collegio
uninominale di Sassari), Ignazio Angioni (candidato al Senato nel
collegio uninominale di Nuoro), Franco Sabatini (candidato alla Camera
nel collegio uninominale di Nuoro) e Giuseppe Ciccolini (candidato
alla Camera nei collegi plurinominali Nuoro-Sassari-Olbia), che si
confrontati con i cittadini e con i rappresentanti della società
civile. «In questi primi giorni di campagna elettorale - è stata
l'apertura di Gianfranco Ganau - ciò che distingue maggiormente i
nostri incontri è uno spirito nuovo, unitario e una partecipazione
forte.

Dobbiamo recuperare l'orgoglio di essere un partito che ha
saputo governare l'Italia in questi anni, portando avanti riforme e
leggi che garantiscono i diritti civili e che hanno garantito la
ripresa economica del nostro Paese». «Non vogliamo che i nostri
giovani lascino la Sardegna, non vogliamo che lascino Nuoro, i nostri
paesi» ha sottolineato Caterina Pes. Ciccolini, sindaco di Bitti: «La
mia non è una candidatura di servizio. Oggi voglio restituire qualcosa
al mio partito, un partito che mi ha permesso di crescere, una
crescita che poi mi è servita per amministrare il mio paese». Le
politiche attive per il lavoro, «non dando soluzioni definitive, ma
tracciando strade», sono state al centro dell'intervento di Ignazio
Angioi: «In Sardegna, e in particolare in questo territorio - ha
aggiunto -, siamo in sintonia con il sardismo che ci appartiene, è nel
nostro Dna. E nessuno ci batte».

Franco Sabatini: «Il messaggio alla
mia gente è uno: il nostro impegno per il rilancio delle aree centrali
della Sardegna». Progetti per il futuro, ma anche passi in avanti già
fatti: «Siamo riusciti riversare maggiori risorse alle zone interne,
troppo spesso dimenticate». A Giuseppe Luigi Cucca, invece, il compito
di fare la summa della convention: «Quella appena chiusa è stata una
legislatura estremamente produttiva». Dalla chiusura della vertenza
sulle servitù militari, risultato storico atteso da tempo, alla
riforma della giustizia, al ruolo della Sardegna in Europa: «Questo
governo ha fatto tanto». «Noi - ha chiuso - siamo quelli che portiamo
proposte concrete e portiamo a casa i risultati».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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