A
processo 29 consiglieri del Pd Peculato: udienza a ottobre, Mario Bruno
preferisce l'abbreviato Il pm Cocco contesta spese non giustificate da 4.500 a
275mila euro tra il 2004 e il 2008
L'udienza preliminare a Cagliari è
durata meno di due ore, la camera di consiglio poco più di una. La decisione:
ventinove ex consiglieri regionali del Partito democratico su 30 finiti sotto
accusa per peculato sono stati rinviati a giudizio nell'ennesima tranche dell'inchiesta
sui fondi ai gruppi relativa alla tredicesima legislatura (2004-2008).
L'ultimo, Mario Bruno, ha scelto il rito abbreviato.
«A PROCESSO» La decisione è stata
presa dal gup Roberto Cau dopo la requisitoria del pubblico ministero Marco
Cocco e le arringhe degli avvocati, i quali hanno insistito per il non luogo a
procedere dei propri assistiti mancando, a loro dire, i presupposti che
potessero spingere il giudice a mandare tutti a processo. L'appuntamento
davanti ai giudici della seconda sezione penale (presidente sarà Giovanni Massidda)
è previsto per il 19 ottobre.
In aula si presenteranno Tarcisio
Agus, che risponde di spese non consentite per 4.500 euro (come i colleghi, in
ipotesi avrebbe utilizzato quella cifra per scopi privati e non istituzionali),
Antonio Biancu (97 mila), Carmelo Cachia (35 mila), Giuseppe Cuccu (170 mila),
Mariuccia Cocco (48 mila), Gavino Giovanni Giagu (23.600), Gavino Manca (52
mila), Francesco Sabatini (56 mila), Simonetta Sanna (42 mila), Luigi Beniamino
Scarpa (25 mila), Giovanni Tocco (17 mila), Giommaria Uggias (28 mila), Gianluigi
Gessa (42 mila), Elia Corda (39 mila), Alessandro Frau (55 mila), Stefano Pinna
(43 mila euro), Chicco Porcu (172 mila), Antonio Ignazio Calledda (275 mila),
Angelina Corrias (80 mila), Vincenzo Floris (82 mila), Siro Marrocu (174 mila),
Giuseppe Pirisi (78 mila), Renato Cugini (70 mila), Giacomo Spissu (79 mila),
Alberto Sanna (83 mila), Nazareno Pacifico (94 mila), Salvatore Mattana (79
mila), Giovanni Battista Orrù (80 mila) e Silvio Bachisio Lai (81 mila).
L'ABBREVIATO Il giorno prima, 18
ottobre, si terrà invece il processo in abbreviato a Mario Bruno, unico ad aver
scelto questa strada in accordo con gli avvocati difensori Nicola Littarru e
Angelo Nanni. Il sindaco di Alghero deve rispondere di spese non giustificate
per circa 46 mila euro a fronte di una contestazione iniziale di 116 mila euro:
«Hanno tenuto conto di quanto giustificato come spese transitate sul
conto per finalità politico
istituzionali. Resta da discutere sulle spese per 46 mila», che però a suo dire
sarebbero state «autorizzate nel mio ruolo di tesoriere».
L'INVITO A COMPARIRE L'esistenza di
un'indagine a carico del gruppo dem era emersa nell'ottobre 2013, quando i
carabinieri e finanzieri della sezione di polizia giudiziaria avevano
notificato ai consiglieri gli inviti a comparire in Procura.
Tra i destinatari
del provvedimento c'era anche Francesca Barracciu,
chiamata dal pm a giustificare inizialmente spese per 33 mila euro e poi per 81
mila. L'ex europarlamentare era in corsa alle primarie del centrosinistra per diventare
candidata alla presidenza della Regione e aveva dovuto rinunciare a favore di
Francesco Pigliaru. Di recente Barracciu, che era già stata rinviata a
giudizio, è stata condannata in primo grado a 4 anni. Il suo avvocato Franco
Luigi Satta ha fatto ricorso in Appello.
I DIFENSORI Ieri la discussione del
pm Marco Cocco, primo in Italia a contestare ai consiglieri il presunto uso
illecito dei fondi ai gruppi (le spese secondo l'accusa venivano destinate a
scopi non istituzionali ma privati: tesi che ha già passato diverse volte il vaglio
dei giudici di primo grado e, in un caso, quello della Cassazione), è durata
pochi minuti. Più lunga quella dei difensori, numerosi: in linea generale gli
avvocati Guido Manca Bitti, Nicola Floris, Roberto Nati, Massimiliano Ravenna,
Maurizio Scarparo, Benedetto Ballero, Guendalina Garau, Riccardo Schirò, Silvio
Pietro Piras, Agostinangelo Marras, Francesco Macis e Gianluca Giordo hanno sostenuto
«l'assenza di elementi che provi l'uso del denaro per fini differenti dal
previsto». Il gup però ha ritenuto che allo stato non fosse possibile disporre
il non luogo a procedere.
RIFORMATORI Tutti i gruppi della
tredicesima legislatura sono passati davanti al giudice delle udienze
preliminari. Restano i Riformatori: l'eventuale rinvio a giudizio sarà discusso a ottobre.
Andrea Manunza
Unione
Sarda
Domani
l'assemblea Tensione Pd: ancora
divisioni sul segretario
ROMA A 48 ore dall'assemblea Pd,
ieri i dem non avevano trovato una
sintesi. Posizioni cristallizzate
tra la linea dei renziani per il
congresso in autunno (senza eleggere
il segretario) e quella del
fronte che va da Franceschini a
Orlando passando per Gentiloni e
Zingaretti, che sostiene la proposta
di Maurizio Martina: l'assemblea
di domani all'Ergife elegga Martina
segretario e sia quindi l'attuale
reggente a guidare la fase
congressuale.
Una delle ipotesi su cui si sta
ragionando è confermare la reggenza
Martina, senza eleggerlo segretario,
e quindi convocare una nuova
assemblea per indire il congresso.
Una soluzione che non piace ad
Andrea Orlando: «Il Pd è chiamato a
fare un'opposizione da subito al
governo di Lega e M5S. Per farlo
serve un segretario eletto in
assemblea, nel pieno dei poteri».
Il patto:
durerà 2 anni il reddito di cittadinanza Revisione del jobs act
Confermate le due aliquote Flat tax
del 15 e 20%, ma viene meno quella
del 15 per le società; via l'obbligo
di prediche in lingua italiana;
reddito di cittadinanza “a tempo”,
ovvero con il limite temporale di 2
anni. Mentre nella misura a sostegno
delle famiglie per i nidi gratis,
viene meno l'elargizione per quelle
“straniere residenti in Italia da
almeno 5 anni”. In sintesi, sgravi
solo per gli italiani. Sono alcune
delle modifiche, ma anche delle
conferme, dopo l'incontro di ieri alla
Camera tra Di Maio e Salvini. Sull'ultima
bozza corretta stanno
lavorando i tecnici per le ultime
limature. Ci sarà anche un capitolo
per il Meridione.
TAV Via anche la sospensione dei
lavori dell'alta velocità
Torino-Lione. Dalla bozza corretta
si va verso una revisione del
progetto, che per i due leader va
rimesso in discussione. Ma non si
parla più di uno stop ai lavori
della Tav come risultava in
precedenza.
EURO Via ogni riferimento alla
moneta unica. Nella bozza corretta
ieri, si legge solo “politica
monetaria”, senza riferimento alcuno
dunque all'euro.
PRESCRIZIONE Resta nella bozza
corretta una “seria riforma della
prescrizione dei reati”, passaggio
del capitolo giustizia nella
precedente bozza evidenziato in
rosso perché sottoposto all'attenzione
dei due capi politici.
LAVORO Nella bozza spunta un affondo
sul jobs act. «Particolare
attenzione sarà rivolta al contrasto
della precarietà, causata anche
dal “jobs act” per costruire
rapporti di lavoro stabili e consentire
alle famiglie una programmazione più
serena del loro futuro».
COMITATO DI CONCILIAZIONE Cambia il
comitato di conciliazione. È
sparita la composizione
dell'organismo chiamato a vigilare su
eventuali “temi controversi” sulla
gestione del contratto politico.
Ora composizione e funzionamento
sono demandate alle parti.
ETICA Si allargano inoltre le maglie
del codice etico per i membri del
governo. Nella versione rivista dai
due leader, infatti, “nel caso in
cui siamo a conoscenza di indagini o
procedimenti penali a loro carico
i membri del governo dovranno fornire
tempestivamente informazioni”.
VACCINI Superamento del decreto
Lorenzin. Per ora l'unico accenno è
nel capitolo sulla sanità, dove si
legge testualmente “con l'obiettivo
di tutelare la salute individuale e
collettiva, garantendo le
necessarie coperture vaccinali, va
affrontata la tematica del giusto
equilibrio tra il diritto
all'istruzione e il diritto alla salute,
tutelando i bambini in età
prescolare e scolare che potrebbero essere
a rischio di esclusione sociale”.
SUD È in arrivo un capitolo
specifico. Dal M5S dicono che “la banca di
investimento e il reddito di
cittadinanza sono misure che guardano al
sud come molti altri temi contenuti
nel programma”.
Salvini:
«Il premier? Non sarò io né Di Maio»
Tra i
papabili Bonafade e Crimi. Lunedì la palla torna a Mattarella
ROMA Sciolti tutti i nodi sul
contratto tra M5S e Lega - anche se si
lavora alle ultime limature e
integrazioni - resta aperta la partita
sulla premiership. «Il premier? Né
io né Di Maio, faremo sintesi»,
dice Matteo Salvini da Aosta, «per
me sarebbe stato un onore» fare il
presidente del Consiglio «ma i
numeri sono numeri e stiamo trovando la
persona più adatta a rappresentare
questo governo». Aggiunge: «Entro
fine settimana ci sarà la chiusura.
Se chiudiamo, chiudiamo lunedì e
comunque vada la parola lunedì torna
a Mattarella».
LA REPLICA Si dice fiducioso il
leader pentastellato Luigi Di Maio. Lo
assicura - ieri sera - entrando
nella casa dell'imprenditore monzese
Sergio Bramini, per il quale è
previsto oggi pomeriggio lo sfratto
esecutivo. «Adesso stiamo
ragionando, è la cosa che dobbiamo ancora
dirimere, ma sono sicuro che
troveremo una soluzione, sono molto
fiducioso perché, creata la base del
governo, il premier non sarà un
problema».
I RUMORS L'ipotesi più accreditata,
nelle ultime ore, è quella di un
parlamentare Cinque Stelle come
primo ministro. I papabili sarebbero
Bonafede, Fraccaro, Crimi e
Spadafora. Carelli invece ha già
rifiutato. Del tutto tramontata
l'ipotesi staffetta tra il capo
politico del Movimento e Salvini.
Se alla fine i Cinquestelle
dovessero comunque ottenere la
premiership, a Salvini andrebbe la
guida del ministero dell'Interno e a
Di Maio la Farnesina, o il Lavoro
o lo Sviluppo economico. Intanto un
elenco di nomi, per un governo con
19 ministri - nove della Lega, due
tecnici e otto Cinque Stelle -
sarebbe pronto. E secondo voci che
non trovano conferme ufficiali,
l'elenco, insieme al contratto di
governo, sarebbe stato mandato al
Colle.
LA LISTA Per i ministeri, in rialzo
le quotazioni di Giancarlo
Giorgetti all'Economia, mentre
Alberto Bagnai andrebbe all'Istruzione
e Giacomo Stucchi, ex presidente
Copasir, alla Difesa. Spunta il nome
della senatrice Lucia Borgonzoni
alle politiche agricole e quello di
Lorenzo Fontana - vicesegretario
della Lega e vicepresidente della
Camera - per le politiche Ue, un
ministero che si contenderebbe con
Nicola Molteni, tra i più attivi al
tavolo tecnico Lega-M5S.
IN CORSA Alla Giustizia si
riaffaccia il nome di Giulia Bongiorno,
senatrice voluta da Salvini, in
lizza con Alfonso Bonafede dei Cinque
Stelle, mentre Danilo Toninelli
sarebbe accreditato per le Riforme. Ai
rapporti con il Parlamento si pensa
a Raffaele Volpi, uomo di Salvini
per il Sud. Anche qui pronta
l'alternativa M5S Vincenzo Spadafora, per
il quale si parla anche della
presidenza del Consiglio.
I TECNICI Probabile che nel governo
possano trovare posto anche gli
altri esponenti del Movimento che
hanno partecipato al tavolo tecnico
con la Lega a partire da Laura
Castelli (attiva sui temi economici).
Come ministro della Salute piace sia
il senatore M5S Pierpaolo Sileri,
chirurgo di fama internazionale, che
la capogruppo pentastellata alla
Camera Giulia Grillo. Il docente di
diritto privato Giuseppe Conte -
nome circolato negli ultimi giorni
anche per Palazzo Chigi - potrebbe
invece approdare al ministero della
Pubblica amministrazione.
Il
Consiglio dice sì al bilancio con 19 voti a favore
Dopo sei
sedute l'opposizione ritira gli emendamenti: non facciamo ostruzionismo
Via libera al bilancio preventivo
2018-2020. Con l'astensione di 11
consiglieri di minoranza e 19 voti a
favore il Consiglio comunale ha
approvato il documento portato in
Aula dal sindaco Massimo Zedda. Dopo
due sedute dedicate al dibattito ce
ne sono volute altre sei farcite
di emendamenti per arrivare a un
passo indietro da parte della
minoranza col ritiro in blocco delle
centinaia di proposte ancora da
esaminare. Il capogruppo Pd Fabrizio
Rodin ha sottolineato «il senso
di responsabilità dell'opposizione e
il contributo nel programmare il
futuro della città».
L'intervento del capogruppo di Forza
Italia
Stefano Schirru ha messo fine
all'esame degli oltre mille emendamenti
ancora in sospeso aprendo la strada
all'approvazione: «Non vogliamo
fare ostruzionismo, siamo molto in
ritardo per l'approvazione del
bilancio e non si può lavorare con
gestione provvisoria: vi diamo
fiducia perché non siamo
un'opposizione costruttiva».
Al termine della seduta, le forze
politiche hanno trovato l'accordo e
i consiglieri d'opposizione hanno
ritirato le loro proposte per
presentare ordini del giorno
condivisi con la maggioranza. Nel caso
del capogruppo di Fratelli d'Italia
Alessio Mereu il ritiro è arrivato
con soddisfazione: «Sono tre anni
che presento gli stessi emendamenti
per chiedere l'installazione di telecamere
nel centro storico e nei
punti più importanti della città, la
maggioranza li bocciava sempre
dicendo che ero eccessivo – spiega –
ma ora mi hanno assicurato che
l'accordo tra sindaco e Prefettura
prevede ingenti stanziamenti che
permetteranno di installare i
sistemi di videosorveglianza».
Durante gli interventi finali per le
dichiarazioni di voto ha ricevuto
complimenti bipartisan il presidente
della commissione Bilancio Davide
Carta per come ha gestito i lavori.
«Sindaco, sarà nostra cura
confrontarci con lei e con gli
uffici per programmare tempestivamente
tutte le risorse che arriveranno –
ha annunciato l'esponente Pd - sarà
un bilancio work in progress.
Cominceremo da subito».
Marcello Zasso
La
Nuova
Centrosinistra
alla sbarra rinviati a giudizio in 30
L'inchiesta
riguarda il periodo che va dal 2004 al 2009. Molti nomi eccellenti
di Mauro Lissia
CAGLIARI
Nomi eccellenti, che hanno fatto la
storia della politica sarda degli
ultimi decenni e che ancor'oggi
ricoprono incarichi centrali negli
enti strumentali della Regione e nei
comuni. Sono trenta, ma non
ancora gli ultimi della serie
infinita di onorevoli destinati a finire
nella rete della Procura dopo le
rivelazioni della coraggiosa
funzionaria Ornella Piredda,
accusati di aver speso illegalmente i
fondi che la presidenza del
consiglio regionale affidava ai gruppi per
finanziare l'attività
politico-istituzionale: il gup Roberto Cau li ha
rinviati al giudizio del tribunale,
seconda sezione, con l'accusa di
peculato continuato.
I nuovi imputati appartengono quasi
tutti
all'area del centrosinistra, nelle
componenti che operavano tra il
2004 e il 2009, la legislatura
condotta da Renato Soru: Ds,
Margherita, Progetto Sardegna, più
un ex esponente dell'Udeur, un ex
dell'Idv e un ex del Psd'Az passati
nel tempo attraverso la sempre
mutevole costellazione del
centrosinistra. La decisione del giudice
era ampiamente scontata dopo che
nell'arco di alcuni anni d'indagine
il pm Marco Cocco aveva sfrondato la
lista iniziale dei 33 ex Pd
archiviando diverse posizioni e
mandando al processo da sola Francesca
Barracciu, condannata a cinque anni
di carcere.
Il giudizio. L'udienza
preliminare è durata meno di due ore
ed è arrivata dopo una sequenza
interminabile di rinvii: a mezzogiorno
in punto il giudice Cau è
apparso nell'aula numero 8 al piano
terra del palazzo di giustizia e
ha comunicato ai difensori - nessuno
degli imputati era presente - che
le richieste di non luogo a
procedere erano state respinte. Mancava
quindi solo la data d'avvio del
dibattimento. In tribunale andranno in
ventinove, l'appuntamento è per il
prossimo 19 ottobre.
Uno solo degli
ex consiglieri, il sindaco di
Alghero Mario Bruno, tornerà davanti al
gup per il giudizio abbreviato il 18
ottobre: la scelta è legata
all'esigenza di uscire subito dal
procedimento dopo aver già ottenuto
grazie alla produzione di nuovi
documenti di spesa un forte sconto
sulla cifra contestata.Dibattimento
record.
Quello che si annuncia
dopo la decisione di ieri è per il
numero degli imputati il più grande
processo pubblico alla politica
nella storia della Sardegna, un
processo affollato di personaggi al
centro della scena da decenni non
solo nell'isola. Nomi eccellenti. A
scorrere le venti pagine della
richiesta di rinvio a giudizio
firmata dal pm Cocco saltano fuori i
nomi di politici di lungo corso,
rimasti sulla breccia con ruoli
dominanti nonostante le disavventure
giudiziarie: c'è l'ex presidente
del consiglio regionale Giacomo
Spissu, che all'alba dell'inchiesta
provò a convincere l'allora
procuratore capo Mauro Mura
sull'insindacabilità delle spese
degli onorevoli, soggetti in base al
parere bizzarro di un legale
soltanto al giudizio degli elettori e non
a quello dei tribunali.
Compaiono il
senatore ed ex segretario
regionale del Pd Silvio Lai,
l'attuale presidente del Cacip di
Cagliari e sindaco di Sarroch
Salvatore Mattana, il presidente
dell'Arst Chicco Porcu,
l'amministratore del termovalorizzatore
Tecnocasic Giuseppe Cuccu, l'ex
plenipotenziaria della Caritas sarda
Mariuccia Cocco, il potente
parlamentare di Villacidro Siro Marrocu e
c'è anche il grande e famosissimo
neurofarmacologo Gianluigi Gessa,
che paga con un procedimento penale
la sola stagione vissuta
all'interno della politica sarda con
l'adesione al Progetto Sardegna
di Renato Soru.Ritorno in aula.
Per alcuni degli imputati si tratta
poi di un ritorno, certamente
sgradito, davanti ai giudici del
tribunale con la stessa accusa:
Luigi Beniamino Scarpa è stato
condannato a giugno del 2015 a
quattro anni e mezzo di reclusione,
sentenza confermata in appello l'11
maggio dell'anno scorso, ed ora
dovrà difendersi per i soldi
pubblici spesi in un periodo successivo a
quello del primo giudizio.
Carmelo Cachia ha chiuso lo stesso
processo
con una sentenza di condanna a tre
anni e dieci mesi e segue la sorte
di Scarpa, mentre Giommaria Uggias è
stato assolto il 20 febbraio 2017
perchè il fatto non sussiste ma
dovrà affrontare il processo-bis.
Chiusa la
tredicesima legislatura al setaccio i cinque anni successivi
CAGLIARI
Il rinvio a giudizio dei trenta ex
consiglieri del centrosinistra
chiude l'inchiesta giudiziaria per
peculato sulla tredicesima
legislatura regionale, quella che va
dal 2004 al 2009. Conti alla
mano, il gigantesco lavoro
investigativo coordinato dal pm Marco Cocco
e svolto negli anni dalla sezione di
polizia giudiziaria dei
Carabinieri e della Guardia di
Finanza ha portato all'attenzione dei
giudici le posizioni di 83 politici,
i cui nomi ricorrono spesso in
più tranche del procedimento.
Fino ad oggi un solo imputato è
stato
condannato in via definitiva dalla
Corte di Cassazione: è l'ex
esponente dell'Idv Adriano Salis, le
cui dichiarazioni alla prima
udienza preliminare - una sorta di
«così fan tutti da anni e anni»,
riferito all'uso allegro dei fondi
destinati ai gruppi politici
regionali - hanno consentito alla
Procura di allargare l'inchiesta
agli eletti di due legislature.
Nel complesso, le condanne nei
diversi
gradi sono state finora 20 e i
patteggiamenti 3 più quello di un
imprenditore finito nel procedimento
nel ruolo di fornitore dei gruppi
regionali. Ma non è ancora finita:
chiusa la legislatura Soru, la
polizia giudiziaria ha rivolto la
sua attenzione alla legislatura
successiva, quella guidata da Ugo
Cappellacci, l'ultima in cui la
presidenza del consiglio regionale
ha distribuito fondi ai gruppi
prima che venissero aboliti per
legge. Alcuni consiglieri eletti nel
2009 sono già finiti nei guai
giudiziari fra arresti, perquisizioni e
provvedimenti cautelari.
Ma il grosso degli onorevoli in
carica nella
quattordicesima legislatura - non
meno di 50 - non è stato ancora
sfiorato dai provvedimenti della
Procura. Al di là delle posizioni
individuali, che verranno trattate
una per una con l'esame dei
documenti bancari e di spesa, è già
certo che la consuetudine di
utilizzare i fondi dei gruppi
politici regionali al di fuori dai
criteri indicati dalla legge era
diffusa anche dopo il 2009. Agli atti
acquisiti dagli investigatori
risultano uscite per viaggi, pranzi e
cene, acquisti non contemplati fra
quelli compatibili con la
destinazione dei fondi pubblici.
Il che non autorizza a fare
previsioni sull'esito delle
indagini, ma sicuramente consente di non
escludere che altri onorevoli
abbiano seguito le orme dei
predecessori, andando
inevitabilmente incontro a procedimenti penali.
Comunque vada, si può già ora
affermare che l'inchiesta sui fondi ai
gruppi ha assestato un colpo
durissimo a un'intera generazione di
politici. Il resto l'ha fatto la
legge Severino: alcuni personaggi di
primo piano - su tutti il decano
della massima assemblea sarda,
Mariolino Floris - hanno dovuto
abbandonare lo scranno istituzionale
dopo la sentenza di condanna in
primo grado, che impone la sospensione
dalla carica per cinque anni.
Questa mattina intanto il pm Marco
Cocco
tornerà nell'aula della prima
sezione del tribunale per la
requisitoria probabilmente più
attesa del monumentale procedimento
penale: il magistrato dell'accusa
tratterà la posizione di Mario
Diana, l'ex capo del gruppo di
centrodestra finito prima in carcere e
poi a giudizio immediato dopo che i
carabinieri gli trovarono nella
sua abitazione di Oristano gli ormai
celebri libri storici
pregiatissimi acquistati coi fondi
del gruppo insieme alle famose
penne Montblanc da regalare ai
colleghi. (m.l)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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