Chi è quel leghista che ha pensato di poter utilizzare il
parlamento come teatro massimo dove mettere in scena la sua personalissima
vicenda sentimentale? Quanto è fuori luogo e fuori misura scegliere un
dibattito alla Camera dei deputati come cornice per una proposta di matrimonio,
con tanto di anello prelevato a sorpresa da sotto il banco, ed esibito a lei
che stava in tribuna e all’Italia tutta? Non so.Pur non essendo io particolarmente formalista, sento una
forte e pesante carica di arroganza in questa onorevole
goliardia che francamente farei fatica ad accettare e immaginare persino
partorita dalla testa di un adolescente senza pensiero. E non è la pacchianeria
esibizionista che mi disturba e mi offende. Non è neanche la grezzeria
spensierata di un tizio di poco valore che siede li chi sa per quale avventura.
Per me, quell’esibizione
provocatoria e cafonesca offende molto perché suona più o meno così:” Faccio
quello che mi pare, dove e quando voglio: al bar, alla stazione, nella cucina di casa mia, nella
stradina dietro casa, nella mia camera da letto, nel Parlamento d’Italia perché
tanto, poca differenza c'è". Insomma, solo un modo molto più cafone (ma
ognuno fa quello che può) di dire, con le dovute proporzioni e le rispettive
capacità: “Lo Stato sono Io”. Come faceva il Re sole in Francia, tre secoli fa,
prima che arrivassero i francesi a tagliare la testa ai Re.
Non molto tempo fa, dei miei studenti, con l’intento di
festeggiare il compleanno di una compagna di classe, si sono presentati a
scuola con un grande 18. Un enorme 18 bene infiocchettato, vivacissimo e
coloratissimo, grande quanto un armadietto che, entrando in alula alla prima
ora, ho trovato ben posizionato sul banco della festeggiata.
Sono ragazzi allegri, educati, che avevano avuto un bel
pensiero per la loro compagna. Non so se ho sbagliato, ma non ho assecondato la
festa. Ho fatto gli auguri e ho chiesto che quel grande 18 fosse portato
in bidelleria è così è stato, senza storie e senza proteste. Non
hanno avuto neanche bisogno di molte spiegazioni, quei ragazzi, per capire
che: un conto è lo spazio privato un conto è quello pubblico.
Un conto è la festa un altro è il lavoro. Un conto è casa
nostra, un altro è un’istituzione che è di tutti e in nessun modo può essere
utilizzata per fatti personali. Ecco. Quel tizio leghista che siede nel nostro
parlamento, non ha capito ancora questa differenza elementare che è, invece,
una condizione indispensabile per qualunque cittadino, qualunque dipendente
pubblico e, a maggior ragione, per chiunque abbia un ruolo istituzionale. Questo
non ha capito, alla sua età e nel suo ruolo, ciò che è chiarissimo anche a 25
ragazzi di una classe IV della scuola dove lavoro io. Dovrebbe ritirarsi.
Di
Lucia Chessa
Concordo pienamente. Grazie.
RispondiEliminaconcordo pienamente.
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