Forse è solo una questione
procedurale, ma di ciò si sarà sicuri solo dopo la pubblicazione delle
motivazioni. La certezza è invece che Maria Giovanna Porcu e Angelo Piras
tornano al lavoro. Per l'ex commissaria dell'Assl di Oristano, oggi
responsabile amministrativa del Distretto sanitario di Ales-Terralba che fa
capo alla medesima azienda sanitaria, e per l'attuale responsabile delle professioni
sanitarie all'Assl di Nuoro che un tempo ricopriva lo stesso incarico a
Oristano, il tempo dell'attesa è finito.
I giudici cagliaritani hanno dato
loro ragione e, accogliendo le argomentazioni sostenute dagli avvocati Guido
Manca Bitti, Carlo Figus e Basilio Brodu, hanno
deciso che il provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Oristano sia da annullare.
Maria Giovanna Porcu e Angelo Piras,
entrambi coinvolti nell'inchiesta Ippocrate sul presunto scandalo della sanità
oristanese targata Partito dei Sardi, erano stati sospesi dal lavoro il 21
ottobre, dieci giorni dopo l'interrogatorio sostenuto di fronte al gip
oristanese. In tribunale erano arrivati dopo la precedente ondata di
provvedimenti cautelari che avevano portato ai domiciliari l'ex primario di
Ginecologia dell'ospedale San Martino e sindaco di Macomer, Antonio Onorato Succu,
l'ex primario di Anestesia ed ex consigliere regionale bosano Augusto Cherchi,
l'attuale responsabile delle professioni sanitarie, il ghilarzese Gianni Piras,
e il capo del personale infermieristico del reparto di Ginecologia, il silanese
Salvatore Manai. Il quinto provvedimento era stato emesso a carico
dell'impiegata dell'agenzia di lavoro interinale E-Work, la sassarese Agnese
Canalis alla quale era stato a sua volta impedito di svolgere l'attivitàprofessionale.
Accusati
di aver pilotato a loro volta i concorsi e le assunzioni all'Assl, avendo ben
presente che l'obiettivo ultimo era quello di garantire i voti al PdS, anche
Maria Giovanna Porcu e Angelo Piras erano stati poi sospesi dalle loro
professioni. I pubblici ministeri Armando Mammone e Marco De
Crescenzo che conducono l'inchiesta sotto la supervisione
del procuratore Ezio Domenico Basso, li ritenevano ancora in
grado di reiterare i reati contestati e per questo, già diverso tempo
prima, avevano presentato le loro richieste inizialmente accolte dal
giudice per le indagini preliminari.
L'appello
era scattato conseguentemente a questo provvedimento e si basava su
argomentazioni molto simili. Vizi
procedurali soprattutto. Ferma restando la convinzione degli
avvocati che non ci fosse la possibilità di reiterazione
del reato perché entrambi lavorano in un altro ambito, si era parlato
dell'intempestività e dell'imprecisione della richiesta. Ad esempio,
quella per Maria Giovanna Porcu faceva riferimento al suo incarico
di commissaria dell'agenzia regionale Area, ruolo che non
rivestiva più. Si era poi sostenuta la violazione del diritto di difesa perché
non tutti gli atti a sostegno del provvedimento erano stati
messi a disposizione degli indagati.
di Enrico
Carta
Articolo
Nuova Sardegna del 26 Novembre 2019
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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