Martedì dalle
ore 17:30 alle ore 19:00
Sala La Fucina –
La Vetreria, Via Italia 63, Cagliari.
Nel 2015 fu “Tango della maternità”.
Quest’anno, con una virata tematica decisa ma coerente con la linea artistica
seguita da sempre, la stagione teatrale autunnale del Crogiuolo riparte da
“Lavoro e ambiente, come cambia volto una città”, significativo sottotitolo
della rassegna CAGLIARI/MUTAZIONE, in programma dal 25 novembre al 20 dicembre
allo spazio Fucina Teatro, nel centro comunale d’arte e cultura La Vetreria di
Pirri. Una stagione che presenta esclusivamente lavori originali, in prima
assoluta nazionale, un cartellone denso, fra spettacoli, scritti appositamente,
produzioni inedite, laboratori, convegni, visite guidate.
“Parlare di lavoro e ambiente in
relazione ai cambiamenti che essi subiscono in una realtà viva come la città,
che muta costantemente il suo volto, consente di fare una riflessione sui
cambiamenti che avvengono nella vita delle persone, sulle implicazioni sociali
ed emotive che questi cambiamenti portano in sé, che è lo specifico di cui un
teatro di impegno civile, quale il nostro vuole essere, si occupa”, spiega Rita
Atzeri, direttrice artistica di Cagliari/Mutazione. Progetto che si inserisce
perfettamente nel solco storico tracciato dal “padre” del Crogiuolo, Mario
Faticoni, attuale presidente dell’associazione.
La rassegna è organizzata da Il Crogiuolo, curata
da Rita Atzeri, con il contributo degli Assessorati alla Cultura della Regione
Autonoma della Sardegna e del Comune di Cagliari, con la collaborazione di
CGIL, Legambiente, Parco di Molentargius, Italia Nostra, Tedacà, Blanca Teatro
e il patrocinio di Anpi e Università degli Studi di Cagliari (cattedra di
Storia Contemporanea).
Cagliari/Mutazione: note di presentazione
“Cagliari è la città di cui abbiamo scelto di
parlare, in relazione diretta con alcuni luoghi simbolo per la vita lavorativa
nel passato recente, come Manifattura Tabacchi, Saline/Parco di Molentargius,
Porto, Tuvixeddu, o indirettamente attraverso un’elaborazione che, partendo da
Cagliari, diviene uno spaccato della vita in ogni periferia urbana
occidentale”, sottolinea ancora Rita Atzeri. E’, quest’ultimo, il caso dello
spettacolo “Corto circuito”, oppure una riflessione
universale sul rapporto uomo/ambiente/natura la
compie “Il Bestiario”, attraverso le parole di un grande della letteratura
italiana come Buzzati. Per quanto riguarda la Manifattura Tabacchi si
fotografa un evento di particolare rilievo non solo nella storia locale ma
anche in quella nazionale, gli scioperi del 1906 contro il carovita, che
interessarono tutta l’Italia e che partirono da Cagliari, animati in prima
battuta dalle operaie della Manifattura.Si parlerà poi del lavoro nelle Saline, che
chiusero la loro attività negli anni ’70, con lo spettacolo “Io lavoro!”, e
dell’ecosistema dello Stagno di Molentargius, nell’esito scenico finale del
laboratorio “Sa genti arrubia”, a cui partecipano bambini di età compresa fra i
7 e gli 11 anni. Il Porto di Cagliari ispira una favola che narra di viaggi,
fisici e interiori. Con Tuvixeddu la riflessione si estende, passando dal tema
del lavoro (sul colle, non lontano dall’area archeologica, è stato attivo un
cementificio) a quello dell’ambiente, inteso nel senso più ampio di tutela del
territorio e del patrimonio archeologico. “Il tema della tutela è centrale nel
dibattito odierno sui cambiamenti che interessano la città e qui vogliamo proporlo
nell’ottica della conservazione delle funzioni dei luoghi per evitare di farne
“non luoghi”, spiega Rita Atzeri. Gli spettacoli attraverso cui passa questa
riflessione sono entrambi elaborati drammaturgicamente da testi di Giorgio
Todde. Ma legati a Cagliari/Mutazione sono anche i temi
della convivenza e dell’accoglienza di chi arriva al termine di drammatici
viaggi della speranza alla ricerca di una vita migliore: di migranti e
integrazione racconterà “Albert il Toubab”.La stagione del Crogiuolo porta in scena artisti di
spicco nel panorama teatrale nazionale, come i Premi Ubu Maria Paiato e Arianna
Scommegna, chiamate a interpretare rispettivamente i testi “Memorie dal
sottosuolo” di Giorgio Todde e “La terra degli uomini-toro” di Marco Taddei. E
consolida i rapporti di collaborazione con due importanti compagnie della scena
italiana, BlancaTeatro, della regista Virginia Martini, e Tedacà (seconda
compagnia per fatturato del Piemonte), del regista Simone Schinocca.
Cagliari/Mutazione – come sottolinea la direttrice artistica Rita Atzeri –
“mette in campo anche la collaborazione con la CGIL, l’Anpi e l’Università
degli Studi di Cagliari, con la cattedra di Storia Contemporanea del prof.
Claudio Natoli. E segna la ripresa dell’attività di formazione professionale
interna alla compagnia, che porta in scena giovani emergenti come Antonio
Luciano e Marta Gessa, i giovanissimi attori in erba del laboratorio “Sa genti
arrubia” e appassionati amanti del teatro che trovano il tempo di cimentarsi in
imprese sempre nuove, come nel caso di Sergio Deidda”.
Cagliari/Mutazione: il programma
Si parte venerdì 25 novembre, alle 21 (repliche il
26 e il 27), con CORTO CIRCUITO - Tracce di vita tra l’edilizia popolare, con
Rita Atzeri e la regia di Virginia Martini (nuova produzione Il Crogiuolo). Lo
spettacolo spia le vite che si incrociano nel Palazzo C del Lotto 4 di un
quartiere popolare. Si intrufola tra le mura domestiche, sorprende chi le abita
nella propria intima fragilità, ruba momenti e situazioni, sogni, miserie,
risate e orrori, qualche volta. Si incontrano solo donne nel Palazzo C del
Lotto 4. E muri. Dietro cui nascondersi, a cui appoggiarsi, da cui farsi
proteggere, sotto cui soccombere.
Il mese di dicembre si apre con VISUALI - Cagliari
nell’urbanistica della nonna e di signora Panfilia, il 2, alle 20, di Rita
Atzeri da un testo di Giorgio Todde, con Marta Gessa, Antonio Luciano, regia
della stessa Atzeri (nuova produzione Il Crogiuolo). Lo spettacolo nasce come libero adattamento di un
racconto inedito di Todde dedicato a Cagliari. E’ noto l’impegno dello
scrittore cagliaritano per la tutela dei beni paesaggistici, architettonici e
archeologici della città. Impegno che impregna anche questo racconto, dove i
protagonisti, costretti a vivere più di un trasloco, sono testimoni,
consapevoli e dissidenti, del cambiamento di
volto della città, interessata, dalla ricostruzione
dei bombardamenti del ’43 fino agli anni ’60 - questo l’arco di tempo di
riferimento del racconto - da una cementificazione selvaggia.Tutte le comunità si raccolgono intorno ad alcuni
princìpi fondamentali e tra questi ci sono quelli che regolano il modo di
abitare i luoghi. “Questo non significa che quei luoghi non possano mutare mai,
però il cambiamento, come il loro costituirsi, è una faccenda delicata. Noi
abitiamo sempre gli stessi luoghi e cerchiamo le tracce di come abitavamo.
Un’immensa forza simbolica hanno i luoghi e rappresentano anche la continuità
delle esistenze. Sono la vita stessa. I luoghi sono noi e noi siamo i luoghi. E
dal loro stato dipende il nostro benessere”.
Sempre il 2 dicembre, alle 21, andrà in scena IL
BESTIARIO - La città bosco contemporaneo, da Dino Buzzati, con Ermelinda
Bonifacio, a cura di Gioia Costa, una nuova produzione di EsplorAzioni (che
vanta l’organizzazione di spettacoli e collaborazioni con attori come Sonia
Bergamasco, Marghertita Buy, Maddalena Crippa, Ennio Fantastichini, Iaia Forte,
Fabrizio Gifuni, Paolo Graziosi, Giuliana Lojodice, Maria Paiato). Il Bestiario comprende scritti che vanno dal 1932
al 1960, e che hanno un unico, inatteso, fil rouge: il rapporto di Buzzati con
gli animali. Perché l’autore de “Il deserto dei Tartari” era da ragazzo un
cacciatore, e viveva la natura come un’offerta. Poi, col tempo, nei silenzi
delle notti di scrittura, sentiva il pianto di una foca in uno zoo accanto alla
sua casa. L’antico cacciatore ha sentito formarsi in lui un corpo estraneo,
sempre più grande e importante: una nuova carica morale, il delinearsi di un
senso etico e una tenerezza che hanno cambiato per sempre il suo rapporto col
mondo. Ciò che colpisce in questi scritti - articoli, petizioni, racconti,
appunti privati - è la mite e forte tenerezza, che altrimenti, dai suoi libri,
raramente sarebbe trapelata. Buzzati sceglie talvolta uno stile crudo e
doloroso, per risvegliare il lettore e per denunciare i comportamenti “inumani”
tanto frequenti verso le bestiole. Altre volte, invece, si abbandona a racconti
meravigliosi. Nelle sue pagine un’Italia inconsapevole, ma pronta a capire, si
delinea con dignità.
Il 3 dicembre, alle 20, replica Visuali - Cagliari
nell’urbanistica della nonna e di signora Panfilia, di Rita Atzeri da Giorgio
Todde. A seguire, alle 21, LA TERRA DEGI UOMINI-TORO - Il viaggio di Dentina
verso il porto della grande città, di Marco Taddei, con Arianna Scommegna,
attrice di spessore che ha ottenuto importanti riconoscimenti come i premi
“Hystrio” e “Ubu” (è stata diretta da registi come Gabriele Vacis e Serena
Sinigaglia, testimone della nuova drammaturgia italiana). Lo spettacolo è una
nuova produzione che vede la collaborazione tra Il Crogiuolo e il circuito
OffRome, che promuove in particolare la drammaturgia contemporanea emergente
italiana e straniera, e ha co-prodotto, fra gli altri, spettacoli di Mariangela
D’Abbraccio e di Iaia Forte (“Hanno tutti ragione”, dal testo di Paolo
Sorrentino).Così Marco Taddei sul testo: “La mia storia la
vorrei raccontare come una favola: Dentina, la protagonista, parte dall'interno
dell'Isola per giungere al porto, luogo sconosciuto e rivelatore, porta di
accesso di nuovi mondi fisici e interiori.Io vivo a Genova da sempre e trovo molte
somiglianze tra le storie di persone che gravitano intorno al porto della mia
città e quelle dei portuali sardi che ho intervistato. Mi piace pensare che i
porti siano tutti diversi, che ognuno si porti addosso la propria storia, ma
anche che siano accomunati dalla stessa filosofia dello stare al mondo, forse
per il tipo di lavoro che vi si fa, per la moltitudine e per la varietà di
persone che vi circolano”. In scena una storia che vede la protagonista alle
prese con forze più grandi di lei, che si muove “in questa grande Isola piena
di uomini-toro, alberi parlanti e uomini senza volto”.
MEMORIE DAL SOTTOSUOLO, dedicato alla necropoli di
Tuvixeddu, è lo spettacolo che viene presentato il 4 dicembre, alle 21, su un testo
di Giorgio Todde (nuova produzione Il Crogiuolo). A calcare il palco di Fucina
Teatro sarà un’interprete d’eccezione, Maria Paiato, considerata una delle più
sensibili e raffinate attrici della scena nazionale.
Il testo di Todde è parte di una serie di racconti
e testi teatrali scritti a tutela di luoghi di interesse archeologico e
paesaggistico della città di Cagliari. Nel racconto hanno voce una giovane
madre e la sua bambina, addormentatesi nel IV secolo a.C., risvegliate dagli
scavi dei palazzinari e messe in mostra nelle teche del museo archeologico.Dalle note di presentazione dello spettacolo:
“Memorie del sottosuolo” parla della necropoli di Tuvixeddu e dell’incubo del
cemento. L'area della necropoli è dentro un contesto paesaggistico che si vuole
a tutti i costi mantenere intatto. E non solo per consentire la fruizione di un
patrimonio archeologico che dall'età punica arriva all'Alto Medioevo, che ha
pochi paragoni in tutto il Mediterraneo e che è tuttora quasi impossibile
visitare. Ma anche perché da Tuvixeddu al colle di Tuvumannu e poi a quello che
chiamano il Canyon, lo spettacolare, profondo taglio di tutta l'altura, è
riconoscibile un sistema unitario, fatto di cavità naturali e di una foltissima
vegetazione, luogo di culto dove nei secoli si sono praticate anche molte
attività, da quella mineraria (esiste una specifica tutela per questo aspetto)
a quella di cava. Tutt'intorno si è costruito in maniera dissennata, in
particolare lungo via Sant'Avendrace dove sono sorti edifici che sovrastano le
sepolture. Palazzi sono cresciuti anche su via Is Maglias, una via che - spiega
l'archeologo Alfonso Stiglitz - "ricalca esattamente un'antica strada che
percorreva quella che si configura come una valle naturale tra le due cime del
colle (Tuvixeddu a ovest e Tuvumannu a est), una strada funeraria di età punica
ancora perfettamente leggibile, nonostante i devastanti interventi edificatori,
ancora in corso". Alle 10 è in programma la visita guidata a
Tuvixeddu a cura di Legambiente.
Il 10 dicembre, alle 20, verrà rappresentato ALBERT
IL TOUBAB - Una storia stra-ordinaria di integrazione, liberamente ispirato
all’opera della scrittrice israelo-francese Yael Hassan, adattamento e regia di
Rita Atzeri, con Sergio Deidda e i giovanissimi allievi (fra gli 8 e gli 11
anni) del laboratorio de Il Crogiuolo, un focus sui fenomeni della migrazione e
dell’integrazione. Un bambino straniero che arriva in Italia ha necessità di
essere accolto con un inserimento "dolce", deve essere aiutato a
costruirsi nuovi riferimenti spazio-temporali negli ambienti che frequenta. Il
valore dell'accoglienza, dunque. E il teatro, con i suoi linguaggi diversi, può
diventare prezioso strumento formativo.“Albert il Toubab”, ovvero il bianco, ha i toni
della favola moderna, è ambientato nelle banlieue, nella periferia parigina (ma
potrebbe essere qualsiasi agglomerato urbano degradato di una grande città),
con il protagonista che vive a un passo dalle case popolari. Albert, in origine
Alberto, è un immigrato portoghese che nel tempo è riuscito a raggiungere un
certo benessere, è vedovo, vive da solo e chiuso in se stesso. La moglie andava
a insegnare francese agli immigrati ammassati nelle case popolari e, prima di
morire, aveva lasciato la gestione della casa a Zaina, immigrata senegalese.
Che, a causa di un malore, viene ricoverata in ospedale e affida ad Albert la
figlia di nove anni, Memouna. Grande scompiglio, svariate avventure, l'ingresso
del protagonista nel mondo e nella vita degli immigrati: Albert/Alberto apre
così il suo cuore, lasciandosi alle spalle pregiudizi e solitudine.
Sempre il 10, alle 21, va in scena S’AVOLOTU - Le
operaie della Manifattura Tabacchi nello sciopero del 1906, testo e regia di
Piero Marcialis, con Piero Marcialis, Clara Murtas, Rita Atzeri e Giuseppe
Baldino alla chitarra. Lo spettacolo racconta, in italiano e in “casteddaiu”,
uno dei fatti più significativi della storia di Cagliari: la rivolta popolare
contro il carovita, che si propagò poi in molti altri centri della Sardegna,
tra il 5 e il 27 maggio 1906. Erano i tempi del sindaco Ottone Bacaredda,
quando a Roma era capo del governo Sidney Sonnino. Nel 1906 crebbero le
manifestazioni di protesta spontanee da parte di diverse categorie di
lavoratori e lavoratrici. Il 5 maggio alcune operaie della Manifattura dei
Tabacchi si diressero in delegazione al Comune per chiedere al sindaco
interventi immediati contro il carovita. Bacaredda, vedendo la scarsa
delegazione, sottovalutò l’entità della rivolta, quasi irridendo chi
protestava.
Così scriveva Giuseppe Podda nella prefazione a
“Quel maggio 1906. Ballata per una rivolta cagliaritana”, testo teatrale di
Sergio Atzeni: “Le operaie della Manifattura Tabacchi, interrotta una
assemblea, si recarono in delegazione dal sindaco Ottone Bacaredda per
sollecitare provvedimenti urgenti contro il continuo rincaro dei viveri. Il
sindaco rispose spavaldo: “Quanti siete? Quattro, ed io ho in pugno la città.
E’ cara la carne, sono cari i pesci? Non li comperate, contentatevi di
baccalà”… La delegazione riferì. Le operaie, indignate da tanta insolenza del
primo cittadino, organizzarono un imponente comizio al Bastione S. Remy… Era il
segnale dello sciopero generale…”. La vicenda nello spettacolo è raccontata nelle
forme del teatro documento, con la lettura di brani che ricostruiscono i fatti
in maniera puntuale e con canzoni che rievocano il clima dell’epoca. Nel
racconto, infatti, sono inseriti i canti della tradizione operaia che
accompagnarono le lotte popolari del 1900.
IO LAVORO! - Storie di Saline o della dignità del
lavoro è il titolo dello spettacolo (anche questo una nuova produzione de Il
Crogiuolo) che viene presentato il 17 e 18 dicembre, alle 21, con Rita Atzeri e
Fausto Siddi e la regia di Simone Schinocca, fondatore e direttore artistico di
Tedacà, importante realtà teatrale e culturale torinese nata nel 2002. Un viaggio che parte dai lavoratori delle Saline
fino ad arrivare ai giorni nostri. Un viaggio nel tempo, fra storie vere, “che
aiutano a ritrovare un vero "sapore" alla parola lavoro, così
bistrattata, distrutta, troppo spesso svuotata di senso, che non può non essere
associata alla parola dignità”, scrive Schinocca nelle sue note. Il lavoro,
quindi, “non solo come luogo in cui poter recuperare le risorse per la
quotidiana sopravvivenza, ma come costruzione del proprio essere, della società
che ci circonda, di affermazione e costruzione della propria identità”. Alle 10 sono previste le escursioni naturalistiche
nel Parco di Molentargius e nello stagno di Santa Gilla a cura
dell’Associazione per il Parco Molentargius - Saline - Poetto e di Legambiente
Sardegna.
Su Cagliari/Mutazione il sipario calerà il 20
dicembre. Alle 10 si svolgerà MUTAZIONI FUTURE - Come trasformare gli spazi
urbani per restituirgli vita e lavoro, una tavola rotonda a cura della CGIL -
Camera del Lavoro Metropolitana di Cagliari. Una riflessione ulteriore sui temi
affrontati nella stagione teatrale del Crogiuolo, a cui parteciperanno
rappresentanti delle istituzioni e delle società civile.A chiudere, alle 17.30, SA GENTI ARRUBIA, dedicato
allo stagno di Molentargius, liberamente ispirato a “Le avventure di Flamingo”
di Gianluca Medas, esito scenico finale del laboratorio per bambini condotto da
Rita Atzeri. “Sa genti arrubia” - così vengono chiamati gli “abitanti” del
Parco di Molentargius, i fenicotteri - è parte integrante del più ampio
progetto Cagliari Mutamenti, dedicato alla trasformazione dei luoghi della
città. Ed è proprio il teatro didattico, che facilita l’apprendimento degli
strumenti creativi, a favorire nei più giovani la conoscenza della storia di
Cagliari, a sviluppare il senso di appartenenza verso la città e i suoi luoghi
e a promuovere il concetto di salvaguardia ambientale.
www.ilcrogiuolo.eu
tel. 334 8821892 – 070 0990064
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