Gli scenari sono tanti e cambiano a
seconda della durata dell'emergenza. Anche
nell'ipotesi migliore, tuttavia, l'impatto del Coronavirus
sull'economia sarda sarà devastante. Ci sono due studi che circolano in
questi giorni: uno è di Cerved Industry Forecast e stima gli effetti su tutte
le imprese, l'altro dell'Aspal e si concentra in particolare sul turismo e il
suo indotto.
Crollo
dei fatturati Secondo Cerved, se le imprese italiane rischiano di perdere tra i 270 e i 650 miliardi di fatturato nel 2020-21 in base alla durata dell'epidemia, con impatti molto diversificati tra i settori, la Sardegna è tra le regioni che potrebbero subire i danni maggiori.
Nell'ipotesi
migliore, quella di una crisi che duri sino a maggio, l'Isola perderebbe 2,6
miliardi di fatturato nel 2020 (-8,9%) rispetto alle tendenze di crescita
precedenti all'epidemia, e oltre 6 (-22,5%) se la crisi si protraesse sino alla
fine dell'anno. Nello scenario migliore, tutte le regioni recupereranno nel 2021 il
fatturato perso nel 2020, in quello peggiore nel biennio la Sardegna perderà
oltre il 20% contro il 15% del resto d'Italia.
Turismo e
indotto a picco
Analizzando
i dieci settori con le performance peggiori, il settore più colpito sarà quello
turistico. Ma non sarà l'unico. Secondo Cerved Industry Forecast il calo di fatturato degli alberghi sarà, a seconda dello scenario, tra il 37,5 e il 73,3%, quello dell'extralberghiero tra il 31,3 e 64,2%; agenzie di viaggi e tour operator perderanno fra il 35,5 e il 68,8%. Cali tra il 25 e il 50% nel biennio anche per trasporto aereo e società di gestione aeroportuale, organizzazione di eventi, produzione e vendita di auto e moto, parrucchieri e istituti di bellezza e autonoleggi.
Ci
saranno anche settori in crescita: il commercio on line registrerà un
vero e proprio boom (tra il + 26 e +55%), i fatturati dell'alimentare saliranno
tra il 12 e il 23%, la produzione di ortofrutta si attesterà su un +2,5%; bene
anche i prodotti farmaceutici, le lavanderie industriali e la cantieristica
Lo studio
dell'Aspal Lo studio dell'Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, pubblicato il 16 marzo, analizza più approfonditamente le conseguenze sulla spesa turistica regionale. Partendo dalle presenze registrate dall'Osservatorio del turismo, artigianato e commercio della regione (15.052.251) e dalla spesa del 2018 - 1.575 milioni, secondo la Banca d'Italia - delinea tre diversi scenari a seconda che la
contrazione sia del 10, 30 e 50%.
Nel primo caso la mancata spesa
turistica sarà di 158 milioni, nel secondo di 473, nel terzo di 788.
Considerato che il valore aggiunto del turismo è di 6,1 miliardi, secondo l'osservatorio
del mercato del lavoro delll'Aspal, la perdita sarà compresa fra 610 e 3.050
milioni.
L'impatto
sul lavoro Secondo l'Istat, su 612mila occupati totali nell'Isola, 162mila lavorano nel settore “Turismo, alberghi e ristoranti”. Dei diecimila che lavorano solo tra luglio e settembre potrebbero restarne
a casa tra mille e 5mila, a seconda dello scenario. Ma a rischio, secondo l'Aspal, sarebbe il lavoro di buona parte dei 94mila
sardi che nel 2019 hanno avuto un contratto nel comparto (alberghi, ristoranti, noleggio e servizi, trasporti, attività artistiche, commercio, attività professionali): i posti a
rischio sarebbero tra i 9.400 e i 47mila.
Fabio Manca
Articolo
tratto da l’unione sarda del 19 Marzo 2020
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