sabato 5 novembre 2016

La sala Culto del cimitero di Cagliari gremita durante il rito laico per l'ex dirigente del Pci


Unione Sarda

L'eredità del “cugino comunista”La sala Culto del cimitero di Cagliari gremita durante il rito laico per l'ex dirigente del Pci La moglie: «Ha combattuto la Sla, ricordiamolo con rispetto»

Le note struggenti del Canone di Pachelbel e dell' Adagio di Albinoni sono ancora sospese nell'aria quando Tore Cherchi, occhi lucidi che accarezzano la corona di fiori poggiata sul feretro, prende la parola: «Walter era legato agli affetti, alla moglie Marinella e alla figlia Alessandra, alle sorelle, alla madre di 103 anni, alle idee in cui credeva...».

La sala Culto del cimitero di San Michele contiene un mondo in commosso silenzio: il sindaco Massimo Zedda, ex parlamentari e dirigenti del vecchio Pci, consiglieri, amici e compagni di lotte politiche, un'intera classe del liceo classico Dettori, la scuola cagliaritana dove Walter Piludu - vinto dalla Sla giovedì all'età di 66 anni, autore del libro “Il Cugino Comunista - Viaggio al termine della vita”, scritto con il cugino Carlo Piludu, pubblicato nel 2015 da Cuec Editrice - si era diplomato nel 1967. Il funerale laico è momento di composto dolore ma anche occasione per ricordare la vana (finora) battaglia condotta da Piludu per l'approvazione di una legge capace di assicurare una fine dignitosa della vita.  È anche la giornata, lo sosterranno gli amici e gli oratori che si alterneranno nel ricordo, per raccogliere l'eredità dell'ex dirigente scomparso.

COMMOZIONE Cherchi, dell'amico, parla con affetto: «Era legato ai propri valori, parlava in modo diretto. Era un ortodosso, un amendoliano. Conosceva i pregiudizi ideologici e le pigrizie politiche ma si rattristò quando la sua battaglia per l'affermazione del diritto di poter decidere in condizioni estreme della propria esistenza, rimase inascoltata soprattutto dalla sua parte politica». Cherchi fatica a trattenere le lacrime: «A tutti noi il compito di raccoglierne l'eredità. Ti abbiamo voluto bene, ciao Walter».

DIRIGENTE Nato a Milano nel 1950, a Cagliari dal 1964, Walter Piludu si iscrisse al Pci nel 1971 e contribuì a fondare la sezione universitaria “Carlo Marx”. Come funzionario del Pci, tra il 1979 e il 1985 ricoprì diverse responsabilità politiche. Fu assessore provinciale ai Lavori pubblici e dal 1988 al 1990 presidente della Provincia. Nel novembre del 1989 si schierò contro la svolta della Bolognina promossa da Achille Occhetto per cambiare nome al partito. Nel gennaio del 1991 aderì a Rifondazione comunista, del quale fu coordinatore regionale dal febbraio del 1991 al maggio del 1992. Due anni dopo annunciò l'uscita da Rc. Pur continuando a fare il consigliere provinciale, non aderì più ad alcun partito.

LA MALATTIA Nel 2011 la scoperta: malato di Sla. Scrive al Papa e ai leader politici nazionali: «Vi chiedo che senza sgargianti bandierine di parte e senza querule primazie propagandistiche, almeno su un tema come questo, si riesca a trovare l'inedito coraggio di una sostanziale intesa che stimoli la predisposizione di un serio e approfondito disegno di legge». Il suo è un problema, ha modo di chiarire Piludu, che ha una «specifica concretezza» e non va ridotto a una «mera questione filosofica astratta». Chiedeva di poter decidere il momento in cui morire: «Senza dover andare in Svizzera per farlo». Desiderio rimasto inascoltato.

L'OMAGGIO Del percorso umano dell'ex dirigente parlano Giovanni Runchina, professore di Walter al Dettori («amava i poeti greci, era un uomo libero», ma anche : «È stato trattato male dalla sinistra»), Massimo Zedda («Ci univa un'antica amicizia, il suo lascito è per tutti un impegno morale»), Giancarlo Ghirra («Era rigoroso ma anche ironico: fu lui a scrivere sui manifesti elettorali di Berlusconi ma ti pozzu toccai? »), Giorgio Macciotta («Ha lanciato appelli: sembrava ignorasse che i partiti di oggi sono diventati insopportabili macchine di potere»).

IL LASCITO La moglie Marinella: «Walter ha lottato fino alla fine per essere un uomo libero, non si è mai arreso alla malattia. Non è stato sconfitto perché è rimasto quel che voleva essere». La richiesta, toccante: «Non ricordatelo con compassione ma con rispetto e ammirazione per come ha combattuto la Sla».

Pietro Picciau

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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