lunedì 21 novembre 2016

Rassegna stampa 21 Novembre 2016: - Il capogruppo di Sel Scotto sarà oggi a Sassari: «Noi accozzaglia? Loro poltiglia» - Renzi-Landini, duello sul referendum - Il varo di Sinistra italiana Sel si scioglie Uras e Firino: «Non ci stiamo»

La Nuova

Il capogruppo di Sel Scotto sarà oggi a Sassari: «Noi accozzaglia? Loro poltiglia» Sull’addio di Zedda e Uras: «Mi auguro ci ripensino, abbiamo bisogno di loro» Sinistra, appello per il No: è una riforma autoritaria.

SASSARI Massimo Zedda non aderirà al progetto di Sinistra italiana, preferisce l’alleanza con il Pd, ma dagli ex compagni di strada arriva un appello a ripensarci. A rivolgersi al sindaco di Cagliari è uno degli esponenti di spicco dei vendoliani, Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sel, partito che in Sardegna deve fare i conti con l’addio di numerosi dirigenti. Non solo Zedda, ma anche il senatore Luciano Uras, l’assessore Claudia Firino, i consiglieri Daniele Cocco e Francesco Agus e decine di amministratori.

«Faccio appello a Massimo, Luciano e agli altri compagni – dichiara Scotto – Chiedo loro di ripensarci e di contribuire, anche con un profilo critico, al processo di costruzione di una forza di sinistra aperta e di governo. Abbiamo bisogno della loro passione e competenza». Scotto sottolinea la necessità di una nuovo forza di sinistra autonoma che si candida a governare, anche con il Pd, a condizione che mandi in soffitta la stagione renziana.

«Se il Pd cambia politica e mette in discussione questi anni di Partito della nazione potremmo anche essere disponibili al dialogo. Il governo Renzi non è il governo del cambiamento che avevamo immaginato quando abbiamo dato vita all’Italia bene comune di Pierluigi Bersani, ma ha sposato le idee dei forti». La nuova stagione della sinistra dovrà passare per forza dalla vittoria del No al referendum. Su questo Scotto - che oggi alle 15 sarà a Sassari, in via Mameli 12 A, per un incontro organizzato da Sinistra italiana - non ha dubbi. 

A differenza di Zedda, ma anche dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che hanno annunciato che non voteranno No. «La ritengo una posizione sbagliata – afferma il capogruppo a Montecitorio – perché il No può diventare un No ricostruttore per una pagina nuova della politica italiana. Bisogna chiudere la stagione della personalizzazione della politica che ha distrutto la democrazia dal basso, che ha messo in discussione i capisaldi della partecipazione democratica.

Il No può rappresentare una svolta». Per Scotto la riforma Boschi è da bocciare in toto. «Non risolve i problemi e introduce un bicameralismo pasticciato e confuso sia dal punto di vista della composizione del Senato che dei suoi poteri, riducendo fortemente la rappresentanza dei cittadini». No anche ai nuovi rapporti tra Stato e regioni. «Siamo di fronte a una neocentralizzazione di competenze da far paura. La clausola di supremazia rischia di mettere tutto sotto il governo. È una riforma con tendenze autoritarie».

A dire No insieme a Sel ci sono anche Berlusconi, Salvini, la Meloni e Forza Nuova. Un fronte che Renzi ha definito una accozzaglia. «Se resto al suo livello di volgarità – conclude Scotto – allora il fronte del Sì è una poltiglia di trasformismo e clientele».

di Alessandro Pirina


Il premier: «Sei con la casta». Il leader Fiom: «Riforma fatta male». Il Financial Times: «Col No rischio Italia fuori dall’euro»


ROMA «Ho il sospetto che la riforma non l’abbia letta, Landini. Glielo dico con rispetto. Bisogna cambiare le cose, non difendere la casta come fate voi». Matteo Renzi, ospite di “In Mezz’ora” condotto da Lucia Annunziata, risponde così al segretario della Fiom in un duello televisivo sul referendum del 4 dicembre. Ma per Maurizio Landini il problema della riforma costituzionale è nel merito: «La Cgil era per un Senato vero delle autonomie, questa cosa invece è un animale bicefalo che non si capisce se sarà eletto. Non capisco come si possa fare sia il sindaco o il consigliere sia il senatore. Questa riforma è malfatta». Intanto però arriva anche una previsione apocalittica messa nero su bianco dal Financial Times a firma Wolfgang Munchau, condirettore esperto di Unione Europea.

La vittoria del populismo in Europa con la Brexit e negli Usa la vittoria di Donald Trump sono indice del probabile «ritorno della crisi dell’Eurozona». Crisi che, secondo il quotidiano inglese, potrebbe essere accelerata «se Renzi perderà il referendum. A quel punto si innescherebbero degli eventi che solleverebbero dubbi sulla permanenza dell’Italia nell’Eurozona» ma anche, eventualità più remota, che potrebbero portare al collasso dell’euro tout court.

Tornando al botta e risposta serrato tra governo e Fiom, Landini ricorda che «neanche contro la Legge Truffa del ’53, quando il Pci votò insieme al Msi, si usarono termini così pesanti: «Quando definisce “accozzaglia” chi non la pensa come lei, mi permetto di dirle che sta facendo un grande errore. Noi oggi abbiamo bisogno di unire questo Paese, continuare a dividerlo fa male».

«Non volevo offendere nessuno, mi scuso - risponde a stretto giro il premier, che però poi incalza - il mio era casomai un complimento perché penso che le posizioni vostre e di Casapound siano molto diverse, ma se preferite vi chiamo coalizione». Il segretario della Fiom non concede alcuna apertura: «Tutta la Cigl, all’unanimità, ha votato sull’indicazione di voto che è di votare No, poi c’è la libertà che ha ogni iscritto. Ma posso dire che dopo 1000 giorni di governo il suo “stai sereno” non convince più nessuno».

Renzi incrocia la spada e ribatte: «Landini è come Alice nel paese delle meraviglie. Abbiamo ascoltato tutti ma la democrazia non è fare solo quello che dice Fiom-Cgil. Voi non siete più la verità in terra, dovete prenderne atto».

I temi affrontati sono tanti. Landini critica fortemente il governo che con l’utilizzo dei voucher fa credere che siano aumentati i posti di lavoro e «invece si tratta di persone che lavorano un solo giorno a settimana». Poi ancora Renzi: «Se vince il Sì al referendum, si cambia anche sul lavoro. Se vince il Sì le politiche attive sul lavoro diventano nazionali e non c’è più diversità tra le singole regioni».

Il Movimento 5 Stelle continua invece a insistere sul tema del voto degli italiani all’estero a rischio brogli, e i parlamentari chiedono al governo di chiarire come mai ad alcuni elettori siano arrivate due schede. Beppe Grillo invece si prepara al video appello che andrà in onda oggi sulla sua pagina Facebook per aprire una nuova settimana ad alta tensione.

di Gabriella Cerami
 Unione Sarda

Il varo di Sinistra italiana Sel si scioglie Uras e Firino: «Non ci stiamo»

Dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda al senatore Luciano Uras, dall'assessore regionale alla Cultura Claudia Firino al capogruppo in Consiglio regionale Daniele Cocco, e poi una serie di amministratori
locali ed eletti nelle istituzioni: l'assessore comunale di Cagliari all'Urbanistica Francesca Ghirra, il presidente della commissione Autonomia del Consiglio regionale Francesco Agus e molti altri. È folto l'elenco dei sardi che rifiutano lo scioglimento di Sel, dopo che a livello nazionale è stato deciso di costituire una nuova forza, Sinistra italiana.

«Abbiamo sempre sostenuto come questa decisione fosse sbagliata tanto nel merito quanto nel metodo», si legge in un documento politico, diffuso ieri: «Non la condividiamo e non faremo parte di Si». Il vero nodo sembra la scelta di mettere fine all'alleanza di centrosinistra che Sel ha sostenuto a lungo, sia a livello nazionale che locale. I firmatari del documento Zedda-Uras dicono invece di voler «continuare il lavoro intrapreso e svolto come Sel Sardegna in questi anni nei Comuni, nella città metropolitana, nell'intera Isola.

Ritroviamo questo obiettivo in tutti quei luoghi, da Milano a Genova, in cui si è lavorato per un centrosinistra in grado di unire e aggregare e, quindi, di governare». La scelta di campo resta «l'area democratica e progressista, in relazione con tutte le forze del centrosinistra e quelle di ispirazione identitaria e sardista».

Pur con un saluto affettuoso ai compagni di viaggio che scelgono altre strade e in particolare a Nichi Vendola, si dichiara di «rifiutare un destino di testimonianza politica minoritaria».

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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