La
Nuova Sardegna
Migranti
negli ex hotel dal turismo al business. Si moltiplicano i casi di riconversione
delle strutture turistico-ricettive. Un giro d’affari a molti zeri che genera
occasioni di lavoro. Di Silvia Sanna.
SASSARI I primi, alcuni anni fa,
furono guardati come marziani: un hotel che diventa centro d’accoglienza per
migranti, sembrava fantascienza. Ora è quasi la normalità. Nell’isola si sono moltiplicate
le strutture turistiche che abbandonano sogni di gloria e si gettano a
capofitto nell’accoglienza. Con due certezze: c’è bisogno di spazi per ospitare
i profughi e il guadagno è sicuro. C’è chi grida allo scandalo, denunciando i
business che si fanno sui migranti. E c’è invece chi plaude alla riconversione
economica che porta lavoro e fa girare l’economia. Tre anni fa i primi
“esperimenti” guardati con sospetto.
Oggi, tra i 120 Cas – Centri
d’accoglienza straordinaria – della Prefettura, circa l’80 per cento sono stati
aperti in strutture di tipo turistico-ricettivo che hanno voltato pagina. Il
fenomeno è diffuso in tutta l’isola: dagli hotel a quattro stelle agli alberghi
finiti all’asta, dall’agriturismo che faticava a far quadrare i conti al bed
& breakfast che funzionava soltanto d’estate. Ma nel lungo elenco ci sono
anche strutture polivalenti (per esempio ristorante e spazi per attività
sportive) che dopo un breve periodo di gloria hanno conosciuto un rapido
declino. E poi le discoteche: regni del divertimento negli anni 80 e 90, poi
abbandonate. Ora si inventano una nuova vita.
La mappa. Tra i primi a inaugurare
il nuovo corso, furono i gestori del Baja Sunaiola, un centro vacanze
all’ingresso di Lu Bagnu, frazione di Castelsardo. La struttura lavorava con le
colonie estive ma i guadagni non erano soddisfacenti. Dal 2014 l’ex albergo è gestito
da una coooperativa e accoglie 200 migranti. A una ventina di chilometri di
distanza, lungo la litoranea di Platamona, ecco il Toluca: hotel e ristorante
che ha vissuto tempi d’oro, location amatissima sino al 2000 per ricevimenti di
nozze. Poi il declino. Anche qui, dopo un intermezzo come residenza per
anziani, ora ci sono i migranti. Anche a Sorso il nuovo corso ha interessato
agriturismo e B&B. Situazione fotocopia in Gallura: oltre a due hotel ad
Aglientu e a Santa Teresa di Gallura, nella frazione Paduledda a pochi
chilometri dall’Isola Rossa, il numero di migranti supera quello dei residenti.
Anche nell’Oristanese e nel Nuorese
il fenomeno è diffuso. C’è l’ex hotel Summertime a Cabras, di recente a
Bonarcado qualcuno ha cercato di bloccare con il fuoco il progetto di
trasformazione dell’hotel Su Lare in un centro d’accoglienza integrato aperto
anche a un gruppo di migranti. A Nuoro le storie simili arrivano da Dorgali e
da Ilbono, centro di duemila abitanti che conta due centri d’accoglienza, di
cui uno in un ex agriturismo. Più giù, nel Cagliaritano e nel Sulcis, i casi si
moltiplicano. Dall’hotel I Lecci di Villanovaforru al Janas di Sadali sino al
lussuoso Antas di Fluminimaggiore, quattro stelle e un sogno di gloria mai
realizzato. Il business. È stato valutato che nel 2016 l’accoglienza migranti
ha prodotto in Italia un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro. Una
fetta di questo fiume di denaro è arrivata in Sardegna.
Dove, al momento, dei circa 5500
migranti presenti sul territorio territoriale, poco più di 200 vivono in centri
Sprar di seconda accoglienza: si tratta di minori, prevalentemente, ospitati in
strutture più piccole, spesso con i genitori, in grado di garantire un livello
di integrazione superiore rispetto ai mega centri prefettizi. Qualche calcolo:
per ogni migrante il gestore delle strutture riceve dai 33 ai 35 euro, 45 se si
tratta di un minore. Moltiplicando 35 euro per 5300 (il numero di migranti nei
Cas) per 365 giorni viene fuori un totale di quasi 68 milioni di euro. È questo
il giro d’affari – comprensivo naturalmente di vitto e alloggio e del pocket
money, l’importo mensile per gli ospiti – che ruota intorno ai migranti e alle
cooperative in Sardegna. Le offerte di lavoro. Molti soldi che producono molto
lavoro: basta dare una occhiata ai principali siti di annunci per rendersi
conto che da un anno a questa parte le figure più richieste sono quelle dei
mediatori, degli interpreti ma anche degli psicologi indispensabili per offrire
un supporto a chi arriva in Sardegna dopo un lungo viaggio e lasciandosi alle
spalle storie dolorose. A queste persone serve anche assistenza legale: ecco
allora la richiesta di avvocati che possano affiancarli nella fase di richiesta
dello status di rifugiato.
I bandi delle prefetture, con il
passare dei mesi e il moltiplicarsi dei numeri, sono diventati molto più
dettagliati: non è più sufficiente offrire spazi per l’accoglienza, quegli
spazi devono essere riempiti di figure professionali in grado di dare
assistenza e sostegno. Ecco allora che ex hotel, ex ristoranti e agriturismo si
popolano di figure in camice, di inservienti e di insegnanti. Le strutture
turistiche in declino rinascono. E non esistono più le stagioni, ora si resta aperti
tutto l’anno.
L’Antas
di Fluminimaggiore doveva diventare un centro congressi ma non
c’è
copertura telefonica I profughi nel resort di lusso mai decollato
di
Tamara Peddis
FLUMINIMAGGIORE Era un albergo
quattro stelle con beauty farm, spa,
piscina, centro congressi, oggi
l'Antas hotel, situato nel comune di
Fluminimaggiore, è un centro di
accoglienza, che dal giugno del 2016
ospita oltre cento migranti ed è
gestito dall'associazione Diomira.
L'ex struttura alberghiera sorge in
un bosco di 170 ettari in località
Sant'Angelo, nelle colline tra
Iglesias e Fluminimaggiore. L'hotel
Antas è stato inaugurato nel 2004 e
costruito con i finanziamenti
pubblici della legge 221 del 1990
sulla riconversione mineraria con
l'obiettivo di creare attività
economiche alternative a quella delle
miniere. L'hotel è stato realizzato
per diversificare lo sviluppo del
paese favorendo il settore turistico
in un territorio che mostrava già
i segni di una crisi che nel tempo
sarebbe diventata sempre più
difficile. Immersa in un contesto
naturalistico di grande pregio, poco
distante dal tempio punico romano di
Antas e dalle grotte di Su
Mannau, la struttura ricettiva è
stata costruita con 140 camere,
pavimenti in marmo, un ristorante
con ampia terrazza panoramica,
piscina, beauty farm e spa, dotata
di quindici cabine per massaggi e
trattamenti, centro fitness, una
sala congressi polifunzionale con 400
posti, un ampio parco immerso nella
natura per ogni tipo di
escursione. Una struttura di
prestigio in un posto bellissimo, ma
isolato dove per di più non c'è mai
stata copertura per la telefonia
mobile.
Un fatto che ha sempre creato dei
problema agli ospiti, in
particolare a coloro che
soggiornavano nell'albergo per congressi e
conferenze. Ma ciò che ha impedito
il decollo dell'attività ricettiva
è stata la cattiva gestione da parte
delle società che facevano capo
anche ad imprenditori del nord e che
nel tempo si sono resi
irreperibili lasciando svariati
debiti anche nel comune di
Fluminimaggiore, perché non pagavano
i tributi locali. «Si tratta di
una struttura sulla quale il comune
e il territorio avevano puntato
tanto per lo sviluppo turistico, ma
alla fine ne abbiamo ottenuto solo
un danno economico di circa
centinaia di migliaia di euro, una cifra
importante per un piccolo comune
come il nostro», dice il sindaco
Fernando Pellegrini. Fino al 2009
l'hotel è stato gestito da Db
Software, con sede legale a Bene
Vaggiena (Cn), e sede operativa a
Fluminimaggiore.
Per la gestione dell’Antas Hotel la
ditta aveva
sottoscritto un contratto di
subaffitto a giugno 2005 con la società
affittuaria dell’immobile, “Antas
Hotel Srl” di Cagliari. Per gli anni
in cui ha operato la Db Software è
stata oggetto di verifica fiscale
da parte della Guardia di finanza in
quanto evasore totale per ricavi
(che riguardavano anche le gestione
di un'altra struttura alberghiera
di Iglesias) stimabili intorno al
milione di euro. Dal 2011 l'hotel è
stato chiuso e abbandonato e nel
2012 è stata avviata la procedura di
fallimento da parte del Tribunale di
Cagliari. Dopo quattro anni di
abbandono lo scorso anno la
struttura è stata riaperta dalla
prefettura per ospitare i migranti.
A Narcao (nel basso Sulcis) si
trova un'altra struttura alberghiera
quattro stelle diventata centro
per migranti. Si tratta dell'hotel
Rosas in località Terrubia. Era in
stato di abbandono da quasi dieci
anni e dal 2015 la prefettura, in
seguito alla proposta di gestione di
una cooperativa, ha deciso di
trasformarlo in centro di
accoglienza.
Nel
Sassarese il Toluca e la Stella del Mediterraneo
La
crisi non ha lasciato scampo e il declino è stato rapido
Dopo gli anni d’oro oasi del
divertimento fallite e finite all’asta
di Salvatore Santoni wSASSARI Un
tempo i loro nomi erano sinonimo di
qualità dell’offerta ricettiva del
Sassarese. Pullulavano di clienti
da ogni parte del mondo. Oggi
l’hotel Toluca e la Stella del
Mediterraneo sono diventati i
fantasmi dei loro anni d’oro,
riconvertiti in centri di
accoglienza per migranti che pompano
liquidità nelle tasche dei gestori
ma tengono alla larga i turisti.
L’hotel Toluca. Costruito alla fine
degli anni ’70, l’hotel Toluca
diventa subito uno dei magneti di
una Platamona che un tempo attirava
migliaia di turisti. Il boom dura
fino alla fine degli anni ’90, con
ristorante, bar, sala convegni,
terrazza coperta e due piani di stanze
da tutto esaurito. Poi il declino.
Per un paio di anni il Toluca fa
notizia per l’inaugurazione di una casa
anziani. Negli ultimi anni,
invece, il colosso ricettivo è
andato a spegnersi nelle pagine delle
vendite giudiziarie.
La svolta è arrivata l’anno scorso,
quando la
coop Sdp di Pier Paolo Cermelli si è
fatta avanti con una soluzione
rivoluzionaria. L’imprenditore ha
chiuso un accordo d’affitto col
Tribunale di Sassari – che per anni
ha visto andare deserte le aste di
vendita – e ha riscritto i connotati
dell’ex hotel facendolo diventare
un centro di accoglienza per
richiedenti asilo. È il mercato bellezza:
se da una parte il turismo non tira,
i migranti garantiscono un buon
margine di profitto. Turismo addio.
Oggi il Toluca 2.0 ospita poco più
di cento migranti. Anche se nel
prossimo futuro alla Sdp potrebbero
riaccendere le vecchie cucine del
ristorante, ma soltanto per lanciare
i corsi di una scuola alberghiera.
Cioè attività di insegnamento
destinate alle ragazze e ai ragazzi
ospiti del centro, in linea con la
logica dell’integrazione.
Per i gestori, immaginare che un
domani la
struttura riprenda il suo tratto
turistico è una chimera. «L’edificio
è stato completamente ristrutturato
– spiega Cermelli – con
l’investimento che abbiamo fatto è
stato tutto rimesso a norma e
potrebbe essere già pronto per
ospitare i turisti». Il problema è
quello che c’è attorno all’ex
Toluca. «Se non sistemano l’ex lido
Iride e il primo pettine – riprende
l’imprenditore – c’è poco da fare
turismo. Non andrà mai nessuno a
fare le vacanze lì». La Stella. La
Stella del Mediterraneo era un’oasi
nel cuore di Ottava, lungo la
statale 131 a metà strada tra
Sassari e Porto Torres. Fino a pochi
anni fa andavano in scena feste
private, ricevimenti e concorsi di
bellezza. La discoteca attirava
giovani da tutta la provincia e i
campi da calcetto erano molto
frequentati. Il vecchio sito internet
dei tempi d’oro, tra il 2010 e il
2011, parlava di «una location unica
e accattivante per emozioni senza
fine» con l’obiettivo ambizioso
dell’allora proprietà di «creare una
scenografia suggestiva che sappia
raccontare, emozionare e anche che stupire».
Poi lo stile elegante, le
atmosfere soffuse e i colori morbidi
e avvolgenti hanno ceduto il
passo al fallimento aziendale. E la
struttura è finita all’asta. Anche
in questo caso la coop Sdp, che qui
ospita altri 34 migranti. «Anche
in questo caso – sottolinea
l’imprenditore – l’immobile stava
marcendo. E noi l’abbiamo salvato».
Berlusconi
disponibile sul sistema tedesco e al voto presto. Martina:
noi
ci siamo Grillo ci ride sopra. Altolà di Salvini: patti chiari, ci vuole un
sistema
maggioritario Prove di nuovo Nazareno Il Cav apre, il Pd è pronto
di
Michele Esposito
ROMA Il sistema tedesco in cambio
del voto in autunno: sono due i
pilastri del patto che Silvio
Berlusconi offre a Matteo Renzi. Un
patto destinato a rivoluzionare il
dibattito sulla legge elettorale e
che vede il Pd disponibile al
dialogo. «Se è un'apertura vera siamo
pronti a un confronto serio con
tutti per dare agli italiani una legge
di stampo europeo», assicura il
vicesegretario del Pd Maurizio
Martina. Un'apertura che, se dovesse
essere messa «nero su bianco»
porterebbe all'accantonamento del
Rosatellum e darebbe, allo stesso
tempo, una scossa imprevedibile alla
tenuta del governo. «Io spero e
credo che si potrà tornare a
ragionare in modo costruttivo col Pd »,
spiega in un'intervista al «Il
Messaggero» Berlusconi, ben consapevole
delle difficoltà che il Rosatellum -
che torna a bocciare in maniera
netta - potrebbe incontrare al
Senato. Rosatellum dal quale il Pd al
momento non si discosta.
Ma ai Dem non sfugge un dato:
l'apertura al
sistema tedesco che arriva sia da
Mdp che da Sinistra Italiana.
Un'apertura che renderebbe l'iter
della legge ben più semplice e
rapido di quello che si preannuncia
con il Rosatellum. E Renzi,
infatti, sembra intenzionato a
«contare» quanti siano i gruppi che
chiedono il sistema tedesco prima di
abbandonare la proposta
maggioritaria. Nei prossimi giorni,
i contatti con Fi potrebbero
quindi infittirsi. E in queste ore,
torna in auge l'ipotesi di andare
alle urne il 24 settembre, in
contemporanea proprio con la Germania. I
renziani, a tal proposito, si dicono
convinti che a Berlusconi andare
alle urne ad ottobre converrebbe in
quanto accadrebbe prima di una
sentenza di Strasburgo che
Berlusconi - è la loro tesi - sa di poter
perdere. Per questo, si ragiona tra
i Dem, il voto in autunno
consentirebbe all'ex Cavaliere di
essere non solo leader di Fi, ma
anche a capo del centrodestra. Le
parole di Berlusconi sono seguite
dal silenzio dei «big» azzurri,
mentre l'offerta del Cav accende
ulteriormente il dibattito.
E il sistema tedesco (non corretto e
quindi di impianto proporzionale)
trova un consistente parterre di
estimatori. «Siamo disponibili e
favorevoli ad un'intesa», spiega
Alfredo D'Attorre di Mdp. E
un'apertura al dialogo arriva anche da
Sinistra Italiana. Diversi i toni
che giungono dal mondo del
centrodestra. Matteo Salvini,
«alleato» di Renzi sul Rosatellum e
favorevole al voto anticipato coglie
l'occasione per una nuova
stoccata a Berlusconi: «Se qualcuno
vuole fare una coalizione e vuole
veramente vincere ci vuole un
sistema elettorale maggioritario». Da Ap
arriva una reazione che rasenta il
«gelo» sia per le modalità, che non
vedrebbero l'alleato di governo come
primo interlocutore della
costruzione del «patto» Pd-FI, sia
per la soglia del 5%, considerata
troppo alta. E il M5s? Pur non
essendo allergico all'impianto
proporzionale boccia l'ipotesi di un
nuovo Nazareno tra Renzi e
Berlusconi e Grillo ci ride sopra.
Unione Sarda
Pd,
la rosa (di nomi) e le spine Oggi la prima assemblea dopo l'elezione di Cucca:
subito tensioni nella maggioranza interna
Lite
sulle scelte per Autorità portuale e assessorato ai Trasporti
Comincia con alcune grane da
risolvere l'era della segreteria Pd
targata Giuseppe Luigi Cucca. Un
clima da guerra fredda precede la
prima assemblea, questo pomeriggio
ad Arborea, dopo il congresso.
Servirà tutta la diplomazia del neo
segretario per evitare di iniziare
l'avventura all'insegna della
rottura interna. A poche ore
dall'esordio Cucca ha cercato di
limare tutti gli spigoli residui,
aspettandosi per oggi «molta buona
volontà da parte di tutti».
LA MICCIA L'annuncio del ministro
Delrio sull'imminente nomina del
presidente dell'Autorità portuale
sarda è stato l'innesco per
riaccendere le tensioni. Infatti su
Massimo Deiana, attualmente
titolare dei Trasporti, a denti
stretti si mormora che la nomina non
sia «così scontata». Difficilmente
se ne parlerà durante l'assemblea
di stasera, ma il clima teso,
innescato dall'affare dell'Autorità
portuale, non aiuterà a risolvere
altri nodi più strettamente legati
ai ruoli all'interno del Pd.
GLI OSTACOLI Con molti veti tra i
dem sulla corsa dell'assessore ai
Trasporti, si riapre uno degli
argomenti più delicati in casa Pd,
ossia l'equilibrio di forze interne.
Malessere che cresce quando si
percepisce che, per la sua
sostituzione in Giunta, il percorso risulta
tutto interno all'area
popolare-riformista. Per questo motivo tra gli
esponenti democratici pronti a
resistere si parla di «ipotesi
irrealizzabile».
La tesi dell'area renziana,
sostenuta anche dai soriani, è che ci
sarebbe un'eccessiva concentrazione
di potere in una sola corrente,
soprattutto per la parte più vicina
a Cabras. Che a questo punto si
ritroverebbe ad avere la Fondazione
Sardegna, la presidenza del Cda
del Cacip, l'amministratore unico di
Tecnocasic e anche l'Autorità
portuale unica della Sardegna.
IL TICKET Via Deiana, dentro uno tra
Antonio Solinas, Pietro Morittu o
Carlo Careddu con quest'ultimo
favorito. Questo sarebbe la soluzione
ipotizzata in casa dei
popolari-riformisti per l'assessorato ai
Trasporti. Per chiudere il cerchio,
però, servirà superare le
resistenze degli alleati al
congresso, che non vogliono rinunciare a
tutte e due le nomine (Authority e
assessorato).
I renziani di Cagliari avrebbero già
pronti anche i propri candidati
per governare i trasporti sardi. Per
il primo incarico ci sarebbe il
docente universitario Italo Meloni,
oltre al più volte citato Chicco
Porcu. Per la Giunta un nome valido
può essere l'ex assessore del
Comune di Cagliari, Mauro Coni,
gradito anche ai soriani. C'è poi da
vedere come gestirà la faccenda il
presidente Pigliaru. Nel rimpasto
di febbraio discusse l'ingresso di
Pier Luigi Caria e Barbara Argiolas
con le rispettive correnti, con la
supervisione dell'allora garante,
Gianni Dal Moro. Questo perché il Pd
non poteva contare su un
segretario in carica. Dall'area
popolare-riformista, però, si
aspettano che ora il modus operandi
sia lo stesso: magari con la
sintesi in capo a Cucca, ma comunque
la pratica riguarda una parte del
Pd. Potrebbe rientrare in ballo
anche il ruolo di amministratore unico
dell'Arst, ora occupato da Franco
Marras, ex capo di gabinetto di
Deiana.
L'ASSEMBLEA Prima, però, c'è da
superare senza traumi l'assemblea che
questo pomeriggio sarà chiamata a
prendere le prime decisioni
importanti per la vita politica dei
dem.
Il primo passo da fare è quello
sulla nomina della presidenza e delle
componenti degli organi interni,
nell'ottica di «arrivare a una
definizione unitaria che consenta
alla nuova gestione del partito di
partire con il piede giusto», come
ricorda Cucca. Non è un mistero che
la minoranza soriana si aspetti un
gesto di apertura, con la
presidenza dell'assemblea a uno tra
i sostenitori di Francesco Sanna
al congresso. Difficilmente il neo
segretario cederà a questa
richiesta: anche se ottenesse il
lasciapassare dalla sua area, sarebbe
scontro aperto con i popolari-riformisti,
che puntano a quel ruolo
sulla base dell'alleanza
congressuale.
Matteo Sau
Ipotesi
di voto in autunno
Legge
elettorale, asse Berlusconi-Pd sul sistema tedesco
ROMA Una legge elettorale ispirata
al modello tedesco: «Con un patto
su questo sistema si può votare in
autunno», propone Silvio
Berlusconi, che - in un'intervista
al Messaggero - aggiunge: «Io spero
e credo che si potrà tornare a
ragionare in modo costruttivo col Pd».
Il sistema attuale è «confuso e
pericoloso», perché potrebbe non
portare a una maggioranza chiara.
Questione di strategie: Berlusconi è
convinto che la proposta Pd, metà
maggioritaria e metà proporzionale,
sarebbe letale per Forza Italia.
Ecco il perché della mano tesa a
Renzi sull'anticipazione del voto:
in cambio, però, dovrebbe arrivare
una modifica dell'assetto della
legge.
«Se è un'apertura vera il Partito
democratico è pronto a un confronto
serio con tutti per dare agli
italiani una legge di stampo europeo»,
ha replicato ieri il vicesegretario
del Pd Maurizio Martina. «Spiace
dirlo ma perfino Berlusconi dimostra
maggior buon senso rispetto a
Renzi sulla legge elettorale», ha
detto Nicola Fratoianni, segretario
nazionale di Sinistra Italiana.
La Nuova Sardegna
Pd, oggi l’assemblea per scegliere
il nuovo presidente
Esordio per il nuovo segretario
Giuseppe Luigi Cucca
Vertice pre incontro per trovare
un’intesa sulle nomine
SASSARI Riduttivo pensare che oggi
ci sarà la prima assemblea del Pd
dopo la vittoria di Giuseppe Cucca
alle primarie. Troppo facile. Il
partito democratico è un delicato
equilibrio di pesi e correnti. Ad
Arborea, nella sala congressi
dell'Horse Country, il faccia a faccia
servirà per mettere a punto
strategie e teorie. Per pesare correnti e
capire come sarà il partito dopo il
voto che ha incoronato come
segretario regionale Cucca. Ma ha
anche per trovare un’intesa su chi
sarà il presidente del Pd. Escluso
che la poltrona spetti a Francesco
Sanna, lo sfidante di Cucca. Come
vuole la tradizione democratica il
nome uscirà solo all’ultimo, nella
riunione ristretta prevista per il
primo pomeriggio. Qualche ora prima
dell’inizio ufficiale
dell’incontro. Il dibattito è ancora
aperto, ma potrebbe a sorpresa, e
per questioni di equilibrio tra le
correnti, essere indicato un membro
della minoranza.
Forse una donna. Ma chi pensa che il
voto per la
segreteria abbia stravolto il peso
delle correnti è destinato a
ricredersi. Da una parte l’area
Fadda-Cabras, poi i soriani, i
renziani, e l’area ex Ds. Un quadro
che si dovrà definire anche a
livello di alleanze. Il rito prevede
la ratifica dell’elezione di
Cucca a segretario. La scelta del
presidente e del direttivo. Di cui
dovrebbe fare parte, e questa è una
novità assoluta per il Pd sardo,
un coordinatore, una sorta di vice
segretario. Il voto per l’elezione
del segretario in molti casi ha
visto liste trasversali, con candidati
di diverse correnti in un’unica
lista. Difficile leggere il voto,
anche se la crescita dei renziani è
netta. Difficile che domani non si
parli di un altro tema caldo sul
tavolo: il dopo Deiana. L’assessore
regionale ai Trasporti sarà il
prossimo presidente dell’Autorità
portuale. Al suo posto dovrebbe
essere nominato un altro esponente del
Pd dell’area Fadda-Cabras. E chi
siederà sulla poltrona di Deiana
dovrà si troverà anche una serie
infinita di questioni spinose. Dalla
continuità territoriale alle
polemiche sulla sovvenzione delle low
cost, al caro traghetti. Una
poltrona forse non ambitissima, in ogni
caso con molta probabilità anche
questa nomina sarà sul tavolo delle
trattative tra le correnti per
mantenere gli equilibri delle correnti
all’interno del Partito democratico.
Ma i Dem non hanno più tempo per
pensare alle spaccature interne.
Terzo
sbarco dell’anno a Cagliari 643 profughi A bordo della nave spagnola Canarias
anche un neonato e alcune donne incinte Dopo i controlli sanitari sono stati
trasferiti nei centri di accoglienza dell’isola
di
Stefano Ambu
CAGLIARI Un neonato e un pancione
che protegge un altro bambino che
nascerà in Sardegna nei prossimi
giorni. Due storie di speranza per un
presente e un futuro che – dopo
l’arrivo nell’isola – saranno lontani
da guerre e fame. La fiducia in un
domani migliore è più o meno negli
occhi di tutti i 643 migranti
sbarcati dalla nave spagnola Canarias
sul molo del Porto Canale. Fuga dal
passato. Il peggio è alle spalle
ma sarà difficile da dimenticare
perché nei giorni scorsi se la sono
vista brutta. Erano a bordo di
diciassette piccole imbarcazioni che
tentavano di attraversare il
Mediterraneo, dopo essere partiti dalla
Libia. Sono stati recuperati e
salvati in tre distinte operazioni.
Ieri, poi, la prima giornata della
nuova vita per 579 uomini e 64
donne. Provengono da Bangladesh,
Marocco, Nigeria, Egitto, Senegal,
Gambia, Sudan e Costa D’Avorio. Il
più piccolo è un bambino appena
nato. Ma ci sono anche altri minori.
Una ragazza è incinta al nono
mese: partorirá prestissimo. Non è
l’unica, altre migranti sono in
stato interessante. Le prime ad
abbandonare il porto sono state
proprio le donne e i bambini.
Dentro i pullman che facevano la
spola
con la Fiera c’erano anche gli
uomini più provati dalla traversata.
Clima sereno. Qualcuno dal
finestrino sorrideva e salutava. Le
condizioni fisiche generali sono
discrete: «Non c’è stato segnalato –
ha assicurato la dottoressa Silvana
Tilocca della Asl di Cagliari –
alcun caso di Tbc». La novità di
ieri è stata proprio la prima
accoglienza allestita lontano dal
porto, al padiglione “E” della
Fiera. In banchina soltanto alcune
tende per il soccorso, in caso di
situazioni critiche. Ma tutto è
filato liscio. Il resto era in viale
Diaz con otto ambulatori e punti
ristoro al coperto, al riparo da
vento e caldo. Per i trasferimenti
dal porto industriale alla città è
stato necessario ricorrere alle
navette: cinquanta sul primo pullman,
altri cinquanta sul secondo.
E poi via verso Cagliari. Il
trasporto. I
mezzi erano sempre pronti a
raccogliere i nuovi arrivati una volta
scesi dalla nave. Il cambio di
strategia, insomma, non ha creato
problemi o ritardi nella macchina
organizzativa. «Le operazioni – ha
spiegato la neo prefetta di
Cagliari, Tiziana Costantino – si sono
svolte con la solita efficienza».
Durante lo sbarco due persone sono
state identificate dagli uomini
della Guardia di Finanza. Come capita
in questi casi, si cerca di
individuare chi ha condotto le barche
prima del salvataggio. Dopo il
completamento dello screening sanitario
i migranti si sono rimessi in
viaggio per raggiungere le strutture di
accoglienza sparse in tutta l'isola:
la distribuzione, anche in questo
caso, è stata “pesata” provincia per
provincia tenendo conto di
territorio e popolazione residente.
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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
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