Illustri colleghi
Il palese
smantellamento della Sanità pubblica in Sardegna richiede ai medici e ai nostri
Ordini professionali una netta presa di posizione.
La crisi in corso
preannuncia la retrocessione del sistema sanitario di 40 anni. La Legge 833 del
1978, grande conquista di civiltà dello scorso secolo, ha fatto sì che sul
diritto alla salute si superassero le discriminazioni sociali, che l’assistenza
sanitaria fosse per tutti uguale e gratuita. Quella Legge che ha tutelato tutti
a partire dai più fragili, oggi si disgrega per volontà politica. La
deontologia ci impone di pronunciarci tutti per garantire un diritto
costituzionale acquisito.
Il Decreto Lorenzin
sull’appropriatezza prescrittiva ha tagliato la prevenzione, quindi i controlli
diagnostici e la possibilità di formulare diagnosi precoci con l’aumento futuro
dei costi in termini di salute e di risorse economiche. Ha limitato la libertà
professionale dei medici sotto minaccia di sanzioni pecuniarie. Il tutto per
trasformarli in contabili dello Stato in attesa della consegna del nostro
Sistema sanitario pubblico nelle mani delle assicurazioni, delle lobby private
della Sanità che celano grandi interessi e connivenze politiche.
A Roma come a Cagliari
soffiano venti di guerra contro l’assistenza primaria e gli ospedali
territoriali, senza sconti per le città.
L’imminente votazione
in Consiglio del Piano di riordino della rete ospedaliera sarda e l’Ats sono i
frutti avvelenati della Asl Unica voluta a Sassari. Di fronte alle forti
reazioni di sindacati, enti locali e comitati territoriali, gli stessi politici
autori del disastro prendono distanze dalle loro responsabilità. Ma i sardi
attendono il loro voto in Aula.
Noi auspichiamo una
riorganizzazione del sistema ospedaliero, con investimenti tecnologici,
valorizzazione delle risorse umane e professionali, con uno scambio continuo di
esperienze dai grandi ospedali alle periferie e viceversa, in modo tale da
omologare ai livelli più alti professionalità e competenze. Sosteniamo la
razionalizzazione dei costi senza accorpare e chiudere gli ospedali ma
migliorandoli e tagliando laddove in sanità si sperpera davvero.
La soppressione di
ospedali disorienterà ancor più le nostre cittadinanze già vessate dai ticket
spesso insopportabili e dalle liste d’attesa che dicono a chiare lettere che
per non morire, bisogna avere i soldi. Noi non possiamo permettere che la
Sanità torni ad essere un privilegio di rango sociale ed economico.
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