Altri
sbarchi nella notte sull'Isola - Continua l'emergenza migranti
Oggi alle
07:37 - ultimo aggiornamento alle 08:20
Migranti
su un barchino
Dopo la giornata di ieri, segnata
dagli sbarchi di migranti che hanno superato, ora dopo ora quota 160, anche questa
notte è stata caratterizzata dagli arrivi di profughi. Secondo quanto
comunicato dai carabinieri, 17 persone sono sbarcate a Cala Sapone di
Sant'Antioco, una dozzina sono arrivati a Porto Pino - e tra questi si segnala
la presenza di un bimbo - mentre altri 20 sono stati soccorsi all'interno del
porto di Sant'Antioco, sbarcati direttamente davanti alla sezione navale della
Finanza. (Redazione Online/m.c.-m.v.)
Migranti,
rotta sul Sulcis: 10 sbarchi in poche ore Circa 180 nordafricani arrivati a
Sant'Antioco, Porto Pino e Chia.
SANT'ANNA ARRESI Centosettantanove
migranti in meno di ventiquattr'ore, 201 se il conto parte da sabato. In
quattro giorni l'equivalente di quanti avevano raggiunto le coste del Sulcis
nei primi due mesi dell'anno. Insomma, una ripresa in grande stile degli sbarchi sulle coste meridionali
dell'Isola. La rotta Annaba-Sulcis, al di là dei proclami, ha dimostrato di
essere più battuta che mai. E ieri a Porto Pino, località marina di Sant'Anna Arresi,
così come a Domus De Maria, Sant'Antioco e Teulada, è andata in scena
l'ennesima puntata dell'emergenza migranti con decine di barchini arrivati sin
dentro i porti o intercettati a poche miglia dalla costa con il loro carico di
speranza e disperazione.
LUNGA NOTTATA Le prime avvisaglie di
una nuova ondata si sono avute nella notte tra sabato e domenica. In ventidue,
tutti dichiaranti nazionalità algerina, giovani e in
buona salute, erano stati bloccati al largo di Capo Teulada e dentro il porto
di Sant'Antioco dagli uomini della Guardia di finanza e della Capitaneria di
porto di Ponti. Ma erano solo l'avanguardia di quello che ieri, probabilmente,
è stato uno degli sbarchi più massicci mai visti in zona, con 184 nordafricani che
hanno messo piede nel Sulcis. Tra di loro anche due donne e un bambino.
Quasi tutti hanno dichiarato di
essere algerini, altri di provenire dal Marocco, dalla Tunisia e persino dalla
Siria. Il primo gruppo di 62 persone è stato intercettato a Porto Pino poco
dopo le 23 di lunedì dagli uomini del reparto aeronavale della Guardia di
Finanza. Sempre nella località marina di Sant'Anna Arresi, poche ore dopo, altri
26 migranti, sono stati bloccati dopo lo sbarco dai carabinieri della Compagnia
di Carbonia. Quattordici, avvistati da un mercantile nel canale di Sardegna, sono
stati soccorsi dalla Guardia costiera di Cagliari. Altri quattro sono stati
bloccati a Chia, sulla costa di Domus De Maria. In mattinata nove sono giunti a
Sant'Antioco: cinque sono stati trovati nella piazza del paese, gli altri
invece si sono consegnati agli uomini delle Fiamme gialle.
IN VIAGGIO Ma è sempre a Porto Pino,
ormai approdo d'eccellenza, che ieri mattina si è registrato l'altro corposo
sbarco: 37 migranti (tra cui due donne e un bambino), a bordo di due barchini,
sono arrivati sin dentro il porto canale. Ad accoglierli i carabinieri delle stazioni
di Santadi, Giba e Tratalias. Altri 9 sono stati rintracciati poco distante,
nei pressi di Corrumanciu, località nel bel mezzo dello stagno de Is Brebeis.
Tutti (compresi alcuni intenti a far
colazione in un bar di Porto Pino) erano in buone condizioni di salute, ben
vestiti e con soldi per affrontare probabilmente il resto del viaggio verso
altre destinazioni. Più tardi altri 13, appena sbarcati nell'area militare di
Porto Tramatzu, sono stati bloccati dai carabinieri della base. Nel pomeriggio
i militari hanno intercettato e preso in consegna cinque migranti a Is Arenas
Biancas, le dune di sabbia tra Sant'Anna Arresi e Teulada. In serata, infine,
si è avuta notizia di un ultimo barchino in arrivo, non si sa con quante
persone a bordo. Per tutti, dopo una prima perquisizione, è stato disposto il
trasferimento in bus al Centro di prima accoglienza di Monastir.
I NUMERI Nel frattempo però
procedono, e sono stati intensificati, i pattugliamenti nel canale di Sardegna.
Anche se, a giudicare dal mare non proprio ideale per una traversata
dall'Algeria alle coste meridionali sarde e le buone condizioni generali in cui
sono arrivati i migranti, è rispuntata prepotente l'ipotesi, più volte fugata
ma mai
abbandonata del tutto, che il
viaggio non avvenga interamente con i piccoli barchini in legno o vetroresina,
ma che venga agevolato da
natanti di più grossa stazza al
largo. Si tratterebbe di una sorta di “nave hub”, ossia di una centrale di smistamento
galleggiante a diverse miglia dalle coste del Sulcis. Coste che nel 2016 hanno
visto lo sbarco di 1.106 migranti e che a oggi, a più di tre mesi dalla fine
del 2017, ne ha già contati ben 1.088.
Maurizio Locci
REAZIONI.
Il centrodestra contro la linea di Palazzo Chigi. Pili
(Unidos):
rischio terrorismo
«Patto
con l'Algeria? Tutto inutile»
«Dopo gli accordi con l'Algeria
sbandierati dal ministro Minniti, gli
sbarchi di clandestini algerini in
Sardegna non solo non sono cessati
ma sono anche aumentati. Erano forse
patti scritti con l'inchiostro
simpatico? Si sono forse dimenticati
di avvisare i trafficanti di
persone umane?», si chiede il
coordinatore regionale di Forza Italia
Ugo Cappellacci.
La nuova ondata di sbarchi riapre un
canale di polemiche che
nell'ultimo mese sembrava
accantonato. C'è addirittura chi chiede «un
blocco navale e espulsioni di
massa», come il deputato di Fdi-An Bruno
Murgia, che ha inviato a Minniti
un'interrogazione urgente: «La
situazione è insostenibile. Sappiamo
che gli algerini sono pericolosi
e vanno in giro per le nostre città
più o meno tranquillamente. E
questo non è accettabile», sostiene
il parlamentare.
Mauro Pili (Unidos) punta il dito
contro «l'accordo tanto decantato da
Pigliaru e Minniti. Si tratta di un
vero e proprio fallimento su una
rotta delicatissima, considerato che
proprio dall'Algeria si è
registrato con certezza lo sbarco
nel Sulcis di uno dei terroristi di
Charleroi. Una rotta incontrollata e
a forte rischio terrorismo. È
notorio che dalle coste algerine non
può esserci una migrazione
economica e tantomeno di guerra e
quindi i pericoli sono decisamente
più rilevanti».
L'europarlamentare di Forza Italia
Stefano Maullu sottolinea come
siano mutati i canali dei
trafficanti di uomini nordafricani: «Ormai
siamo di fronte a un fatto
abbastanza evidente: la rotta libica non è
più l'unica via scelta dai migranti
per espatriare, ora i profughi
partono anche da Tunisia e Algeria.
Secondo la Reuters, tra luglio e
settembre, i migranti partiti dalla
Tunisia sono stati addirittura
3mila». Di questi, Qualche centinaio
è approdato in Sardegna, sulle
coste del Sulcis.
CONSIGLIO.
Approvato il passaggio agli articoli del documento.
Tensioni
dentro il Pd sull'Areus
Ospedali,
crepe in maggioranza
Primo sì
alla riforma ma con l'astensione di Campo progressista
La maggioranza evita scivoloni ai
blocchi di partenza sulla rete
ospedaliera, ma non riesce a
ricucire tutti gli strappi. Ci sono
ancora tanti dubbi sul testo che
riorganizza le cure in Sardegna,
tanto che i due esponenti di Campo
progressista, Anna Maria Busia e
Francesco Agus , scelgono
l'astensione al momento di votare il
passaggio agli articoli. Troppi i
dubbi per firmare una cambiale in
bianco di una riforma che «presenta
diverse criticità», spiega la
consigliera. Sceglie di non votare
anche l'esponente del gruppo
Psd'Az-La Base, Domenico Gallus .
IL RICORSO Legato alla rete
ospedaliera c'è il servizio di elisoccorso
che potrebbe subire un ulteriore
rallentamento prima di entrare a
regime. Infatti, ci sarebbe il
ricorso presentato al Tar da parte di
alcune ditte, impossibilitate a
partecipare al bando a causa dei
criteri eccessivamente restrittivi
che chiedono la sospensiva della
gara.
LA GIORNATA Per il resto, il tenore
degli interventi è una lunga
carrellata dei temi che, in questi
mesi hanno animato il confronto e
lo scontro. Approvare la riforma,
però, è necessario, come sottolinea
il capogruppo del Pd, Pietro Cocco :
«Se non concludiamo il percorso,
rischiamo di subire una
riorganizzazione ospedaliera fatta da altre
persone».
LE SPINE Il Partito dei sardi pone
alcune questioni senza le quali non
voterà la riforma. Si tratta
soprattutto di «definire meglio il ruolo
degli ospedali di comunità, capire
quale sia il margine delle deroghe
e stabilire le regole per la sanità
privata», sottolinea il
capogruppo, Gianfranco Congiu . Dai
bachi di Campo progressista,
Francesco Agus , parla di «riforma
monca senza la rete delle cure
territoriali e l'emergenza-urgenza».
LE DEROGHE Lo scontro è soprattutto
su quanto il provvedimento della
Giunta sia più vicino alle esigenze
dei sardi rispetto a ciò che
impone il ministero. Il presidente
della commissione Sanità, Mondo
Perra (Psi), assicura che «non ci
sarà nessuna chiusura di ospedali e
che la riduzione dei posti letto non
coincide con una diminuzione
delle cure». Escludendo le strutture
private dal computo, i posti
letto passano da 4905 attuali a
4.643: «Sono tarati sulle reali
necessità dei sardi», sottolinea
Gigi Ruggeri (Pd). Eppure per
l'opposizione la riforma è
fortemente viziata dal decreto ministeriale
che impone una serie di target
(basati soprattutto sulla popolazione)
per decidere la classificazione
degli ospedali. La relazione per la
minoranza è affidata a Edoardo Tocco
(FI), critico nei confronti del
centrosinistra, colpevole di «non
aver ascoltato i cittadini e reso
più semplice un documento scritto
male».
Il capogruppo azzurro, Pietro
Pittalis , evidenzia le
«contraddizioni della maggioranza che nelle
piazze critica la riforma». Bocciata
anche la visione riformista del
centrosinistra colpevole di
«accentrare al nord e al sud le specialità
abbandonando i territori del centro
Sardegna. Il consigliere dei
Riformatori, Michele Cossa , boccia
una riforma fonte di «tensioni e
contrapposizioni», mentreGiorgio
Oppi (Udc) ricorda quanto pesi il
«futuro incerto del Mater Olbia»,
sulla riorganizzazione degli
ospedali».
LA DIFESA L'assessore Luigi Arru
aspetta la fine del dibattito per
ribattere colpo su colpo e fugare i
dubbi della sua stessa coalizione.
«Mettiamo al centro della nostra
azione l'interesse dei sardi - dice -
senza chiudere nemmeno un ospedale».
Il titolare della Sanità ricorda
«l'utilizzo delle deroghe per
rendere più aderente al territorio la
riforma». Alla fine l'invito a
«smetterla di drammatizzare perché la
Giunta non fa macelleria sociale».
LA NOMINA Il ritardo sulla nomina
del direttore generale dell'Areus è
una questione interna al Pd. Arru
punta su Giorgio Lenzotti mentre una
parte del Pd (Ganau con i
Popolari-riformisti) punta su Piero Delogu.
Oggi in Giunta potrebbe arrivare una
mediazione con la nomina di
Lenzotti a direttore generale e
Delogu direttore sanitario.
Matteo Sau
Sit-in
della Rete per la sanità pubblica e Consiglio comunale
straordinario
di Carbonia
E fuori
dall'Aula esplode la protesta
In Aula la discussione generale,
fuori la contestazione. A venti
giorni dall'ultimo corteo ritorna in
piazza la Rete sarda Difesa della
sanità pubblica. Lo fa con un sit-in
a Cagliari davanti al Consiglio
regionale, per dire no alla riforma
della rete ospedaliera. E sempre
in via Roma, per lo stesso motivo,
si riunisce in seduta straordinaria
il Consiglio comunale di Carbonia.
CONTENTINI «Nonostante il dialogo
con i territori l'assessore alla
Sanità ha assicurato che il piano
della Giunta non sarà
scombussolato», spiega la portavoce
della Rete, Claudia Zuncheddu:
«Così si mira solo a garantire
contentini qui e là per rompere l'unità
del grande fronte dei territori. Ma
ciò che conta sono le lamentele
dei cittadini che non hanno più
riferimenti sanitari».
La Rete fa appello ai consiglieri
regionali di tutti i partiti che
hanno garantito l'impegno contro la
riforma ad abbandonare l'Aula al
momento del voto, per esprimere
dissenso. «Ciò consentirebbe di
superare la prassi dei muretti a
secco, con la possibile richiesta del
voto segreto dietro cui nascondere
le proprie scelte in modo tale che
nessuno sia responsabile di niente»,
spiega Zuncheddu.
IL SULCIS «Il Consiglio comunale di
Carbonia ha espresso la sua
contrarietà in un documento unitario
approvato il 20 settembre e
condiviso dalle forze politiche di
maggioranza e di opposizione»,
afferma la presidente del Consiglio
comunale, Daniela Marras, «ora lo
dico a nome di tutti i gruppi
consiliari: i sindaci devono essere
ascoltati e la riforma dev'essere
fermata». Per la sindaca Paola
Massidda (M5S) «il decreto
ministeriale 70 è stato applicato seguendo
criteri per noi incomprensibili».
Per esempio «a Carbonia ci troviamo
ad avere due chirurgie e due
ortopedie e nel frattempo ci è stata
tagliata l'emodinamica». Non solo,
conclude, «l'ostetricia è stata
trasferita da Carbonia a Iglesias,
dove il trend delle nascite è
inferiore».
Roberto Murgia
MOLENTARGIUS.
Bellarosa
minore da bonificare
Indispensabile
e urgente un intervento definitivo sui rifiuti abbandonati
L'area
più pregiata del parco non è mai stata davvero ripulita
Il rogo nel Bellarosa minore ha
avuto anche un effetto positivo:
sollevare l'attenzione sui rifiuti e
sulle discariche dentro il parco
di Molentargius. I 120 miliardi di
lire stanziati quasi trent'anni fa
non sono serviti a ripulire
l'ambiente, così come non hanno quella
funzione i 15 milioni di euro
destinati al progetto di tutela
ambientale preparato dall'architetto
João Nunes. Mentre si stanno
spegnendo i fumi nella zona di Su
Lianu, in attesa di scoprire quali
sostanze abbiano infestato Quartu e
dintorni, si guarda oltre con gli
ambientalisti che chiedono di
intervenire in modo definitivo sui
rifiuti a Molentargius, una
richiesta che si sposa con le intenzioni
del sindaco di Quartu e
dell'assessora regionale all'Ambiente.
L'ASSESSORA SPANO «La Regione darà
massima disponibilità anche sul
piano delle bonifiche con le risorse
necessarie e continuerà a fornire
il supporto per le migliori
soluzioni tecniche al problema dei fumi»,
ha detto Donatella Spano dopo aver
partecipato ai lavori del centro
operativo comunale attivato dal
sindaco di Quartu Stefano Delunas.
L'esponente della Giunta Pigliaru ha
assicurato che, passata
l'emergenza, si partirà con la
caratterizzazione dei suoli per
scoprire che materiali si nascondono
e partire con la bonifica.
L'assessora assicura che «la
prossima settimana sarà convocato il
tavolo tecnico per l'avvio delle
procedure».
IL SINDACO DELUNAS Il primo
cittadino quartese indica le tre zone dove
bisogna concentrare l'attenzione.
«La Regione, proprietaria del Parco,
deve porsi il problema di bonificare
non solo l'area interessata
dall'incendio ma anche quelle
limitrofe, in direzione di viale
Marconi, utilizzate nello scorso
secolo, come discarica - spiega - e
lo stesso discorso vale per il tratto
di Parco compreso tra via
Colombo e via Fiume, dove sono stati
già identificati cumuli di
rifiuti».
I CORSI D'ACQUA Nella parte più
pregiata di Molentargius, il Bellarosa
minore, sono nascoste grandi
quantità di rifiuti lasciati negli anni
dai quartesi ma anche trasportati
dai corsi d'acqua che arrivano da
Sestu e Sinnai e hanno sempre
portato nello stagno gli scarichi
fognari di migliaia di abitazioni.
Con l'intervento del Consorzio
Ramsar vennero dirottati verso la
rete fognaria gli scarichi diretti
al Bellarosa minore ma, una ventina
di anni dopo, nell'area dei fumi
ci sono ancora cumuli di carta
igienica e altri rifiuti.
LA PLASTICA Nei giorni scorsi il
direttore del parco Claudio Papoff
aveva detto che dai primi
accertamenti empirici risultava «combustione
di arbusti vegetali e non di
rifiuti». Ma nella stessa seduta del Coc
questa teoria era stata smentita dal
direttore provinciale della
Forestale, Carlo Masnata. La
conferma ufficiale arriva ora dall'Arpas
che, rispondendo alle richieste di
chiarimenti del comitato No
diossina: nella combustione risulta
accertata «la presenza di materie
plastiche».
LA RICOGNIZIONE Non ha mai creduto
alla semplice combustione di
arbusti Stefano Deliperi del Gruppo
d'intervento giuridico. «Un
effetto del genere può essere
provocato solo da pneumatici, olii e
tanti altri materiali. Serve una
ricognizione di tutte le aree dove si
occultano rifiuti che non sono state
bonificate ai tempi del consorzio
Ramsar - spiega - non c'è mai stata
la seconda fase, quella delle
bonifiche, ma serve anche
un'attività di vigilanza e controllo perché
solo tra Is Pontis Paris e l'area
del rogo ci sono svariate stradine
nascoste che ancora adesso vengono
sfruttate per buttare rifiuti».
Perché se le sponde cagliaritane
sono ben definite, il confine
quartese del Parco è poco chiaro tra
attività commerciali, sterpaglie
e discariche. «A Quartu non c'è
distinzione tra il parco e il centro
abitato, il confine è la cunetta di
viale Marconi e manca
completamente una fascia che faccia
da filtro - commenta Vincenzo
Tiana, presidente dell'associazione
Parco Molentargius-Saline-Poetto
che ieri ha fatto un sopralluogo coi
suoi colleghi di Legambiente e i
rappresentanti di Cgil. Cisl e Uil -
bisogna intervenire su tutta la
fascia fino a Margine Rosso e serve subito
un censimento delle
criticità, poi la rimozione di
sedimenti e rifiuti con le bonifiche e
arrivare alla riqualificazione,
procedendo agli espropri per
consolidare i confini del parco».
Marcello Zasso
La
Nuova
Ospedali,
ecco la mappa
Il nuovo
volto della sanità
di Umberto AimewCAGLIARILa rete
ospedaliera è zeppa di hub, spoke,
breast unit e tanto altro inglese è
dappertutto. Tant'è che, con
ironia, l'opposizione ha sibilato in
Consiglio regionale: «I sardi di
una certa età non ci capiranno
nulla». Discorso che ha fatto
sobbalzare sulla seggiola
l'assessore alla sanità Lugi Arru, che
seppure pare non sbagli un accento
nella lingua della Regina
Elisabetta, per spiegare la nuova
rete ospedaliera è affezionato da
sempre a un disegno molto più
italiano e semplice: la ruota della
bicicletta. Lo schema. L'hub, od
ospedale di interesse regionale, in
Sardegna saranno il Brotzu di
Cagliari e a Sassari l'Azienda
universitaria, sono di fatto i due
mozzi della ruota, il resto del
sistema è formato dai raggi. Che poi
sono gli ospedali di primo
livello, Olbia, Nuoro, tra l'altro
rinforzato nell'offerta sanitaria,
Oristano e San Gavino.
Poi ci sono altri raggi e sono gli
ospedali di
base, come Alghero, che l'anno
prossimo potrebbe essere promosso, e
Lanusei, rinforzato anche questo,
fino a scendere quelli delle zone
disagiate, La Maddalena, Bosa,
Sorgono, Ghilarza e Isili, col loro
pronto soccorso H24, e quelli di
comunità, tenuti assieme dalle case
della salute, che tra l'altro - fra
medici e pediatri di famiglia, più
gli infermieri - saranno i più
vicini ai pazienti. Le reti. La logica
della ruota è molteplice: ogni
ospedale pubblico, sono ventinove, farà
parte di una, più, oppure tutte le
dieci reti previste dalla riforma:
urgenze cardiovascolari-infarto,
traumatologia, indispensabile per i
feriti in un incidente stradale,
ictus, neonatologia e punti nascita,
pediatria e oncologia, trapianti,
emergenza-urgenza, terapia del
dolore e malattie rare.
All'interno di ogni rete c'è un
ospedale
capofila, e sarà quella la struttura
di riferimento delle «aree
omogenee», che sono otto: Sassarese,
Gallura, Oristanese, Nuorese,
Ogliastra, ex provincia del Medio
Campidano, Sulcis e Cagliari con i
Comuni della Città metropolitana.
Poi attorno, gli ospedali satelliti
per gli interventi di primo
soccorso, la stabilizzazione del paziente,
che - nei casi più complessi - dovrà
essere «trasferito, in tempi
brevi, nell'ospedale ad alta
specializzazione», il capofila appunto.
Gli obiettivi. Sono almeno cinque
quelli della ruota di Arru: evitare
la parcellizzazione del sistema,
finora gli ospedali lavorerebbero
ognuno per conto loro, azzerare i
reparti doppione fra strutture
spesso abbastanza vicine, ridurre al
massimo i ricoveri inappropriati,
sono una sciagura per la Sardegna, e
«far sì che alla fine - ha
ripetuto più volte l'assessore -
chiunque e dovunque abiti, in città o
nei Comuni montani, abbia la
certezza di essere preso in carico e
curato al meglio dalla rete».
Il quinto obiettivo è diffondere le
conoscenza fra i medici, evitare che
ci siano strutture sovraffollate
e altre dove invece le sale
chirurgiche restano vuote, e ancora
«esaltare le eccellenze».Corsa
contro il tempo. Per fare un esempio:
nelle malattie in cui è decisiva la
prima ora dall'evento per salvare
la vita del malcapitato, è il caso
dei politraumatizzati, gli
infartuati o i colpiti da ictus, la
struttura satellite prenderà in
carico il paziente, si occuperà
dell'urgenza, emetterà la prima
diagnosi e poi in un battibaleno
deciderà se trasferirlo o meno
nell'ospedale capofila. Stando alla
ricostruzione di Arru: «Con
quest'organizzazione, nessun sardo
sarà tagliato fuori dal sistema e
tanto meno gli verrà negato il
diritto di essere ricoverato nel
miglior ospedale possibile».
Con l'Areus a regime, è un altro
passaggio decisivo nella
ricostruzione dell'assessore, il sistema
dovrebbe funzionare ancora meglio
«non più a compartimenti stagni,
bensì sarà un gioco di squadra». Con
la rete territoriale - di cui
però la mappa è ancora da definire
nel dettaglio, l'assessore sostiene
di averla pronta da mesi - dovrebbe
essere più efficiente anche la
fase di recupero dopo il ricovero, e
infatti sono stati diminuiti i
posti letto per gli acuti, meno 657,
e aumentati quelli destinati alla
riabilitazione, più 395. Favorevoli
e contrari. Per smontare e
rimontare il sistema, la Sardegna ha
dovuto derogare più volte,
«abbiamo fatto il massimo
possibile», ha detto Arru, al decreto del
ministero della salute. È quello
che, in base alla popolazione di ogni
bacino, cioè l'insieme delle aree e
sotto aree omogenee, avrebbe
imposto tagli molto più drastici:
«Allora sì che avremmo dovuto
degradare più della metà dei nostri
ospedali». Chi contesta invece la
riforma dice e sostiene tutt'altro.
C'è una forte concentrazione di
quantità e qualità nei poli di Sassari
e Cagliari, il Centro Sardegna
è stato penalizzato, le competenze
fra le struttura non sono ancora
chiare e infine senza l'Azienda
dell'emergenza-urgenza in attività c'è
il «rischio di un pericoloso salto
nel buio». Poi c'è anche un ultimo
mistero: l'innesto nelle reti
dell'ospedale privato Mater Olbia, che
si andrà ad aggiungere alle altre 10
case di cura presenti in
Sardegna, ma questa è tutta un'altra
storia.
Centrosinistra
compatto. Via libera con riserva del Pds, astenuti i Cp
Agus e
BusiaL'opposizione tuona: la riorganizzazione è da bocciare, lo dicono
anche i
sindaciIl Pd: è una grande svolta
Forza
Italia: sarà il caos
CAGLIARIIl centrosinistra esce
sconfitto dalla prima guerricciola
sulla sanità, 12 oratori a 14, ma
vince alla grande il giro di
riscaldamento intorno agli ospedali
riorganizzati, riallineati e messi
in rete. Con un distacco di venti
voti, 48 a 30, e soli tre astenuti,
molti meno del previsto, ha staccato
il biglietto d'ingresso. Senza
grandi patemi, la maggioranza ha
ottenuto il passaggio agli articoli
della riforma. Dopo la presentazione
degli emendamenti, saranno una
valanga, da martedì il Consiglio
entrerà nel merito dei 12 capitoli,
sono oltre 140 pagine, della nuova
mappa. Anche il Pds, critico fino
alla vigilia, ha votato a favore,
resta una riserva, e solo dopo che
«l'assessore Arru si è dichiarato
pronto ad accogliere le nostre
richieste nel testo definitivo», ha
detto il capogruppo Gianfranco
Congiu. Sostenuto dal vicino di
banco Augusto Cherchi: «Le promesse
vanno mantenute». Altrimenti chissà
cosa potrebbe accadere anche se in
giro non si respira aria di crisi.
Tre gli astenuti: due della
maggioranza - Anna Maria Busia e
Francesco Agus di Campo progressista,
«sono ancora troppe le zone grigie»
- e il battitore libero Domenico
Gallus, Psd'Az-La Base, che ha
detto: «Non è il meglio, ma c'era
bisogno di uno scossone».La
maggioranza. A fare da apripista sono
stati i due relatori: Raimondo Perra
del Psi, presidente della
commissione sanità, e Gigi Ruggeri,
Pd. Perra è stato deciso nel dire:
«Non chiudiamo neanche un ospedale,
abbiamo riorganizzato il sistema e
rimetteremo in piedi una sanità che
barcolla». Ruggeri ha seguito la
traccia: «Se ogni tassello andrà al
suo posto, avremo finalmente 10
reti, dalla pediatria all'oncologia,
dalla traumatologia alle malattie
cardiovascolare all'ictus, per
mettere al sicuro la salute dei sardi
anche nelle emergenze-urgenze».
Poi è intervenuto Lorenzo Cozzolino
del Pd: «La nuova mappa era ed è
indispensabile. Sbloccherà tra
l'altro anche 250 milioni per
l'edilizia sanitaria». Fabrizio Anedda,
Sinistra sarda, ha rilanciato: «Non
è un salto nel buio». Daniele
Cocco, Mdp, «c'è chi ha paura delle
novità, ma se riusciremo a far
capire che le eccellenze non saranno
più per pochi, ma destinate a
tutti, soprattutto alle periferie,
avremo svoltato». Poi un'altra
pattuglia del Pd, con Rosella Pinna,
Antonio Solinas, Franco Sabatini
e il capogruppo PietroCocco,
compatti come non mai: «Non cadiamo nella
trappola - la sintesi - di occuparci
del giardino di casa, questa
riforma mette in rete la Sardegna».
Luca Pizzuto di Mdp ha aggiunto:
«Se la riorganizzazione ci farà
risparmiare qualche milione va bene,
la verità èche restiamo una delle
poche regioni a non far pagare i
ticket e questo è ancora più importante».
Anche l'Upc, con Antonio
Gaia e Zanchetta, si è schierata per
quella che hanno definito «la
grande svolta».La minoranza.
Con il relatore Edoardo Tocco, Fi,
ha
sparato a palle incatenate. «È un
testo confuso, senza futuro e che
scatenerà un inutile pandemonio»
Forza Italia ha continuato ad
attaccare a testa bassa col
capogruppo Pietro Pittalis e i vice Marco
Tedde e Alessandra Zedda: «Dopo 4
anni di pessima gestione - la
contestazione - il centrosinistra
sta per dare il colpo di grazia».
Poi Stefano Tunis, Fi: «Altro che
riforma, questa è una rifogna».
Paolo Truzzu di Fdi ha detto «il
sogno di un risparmio, si trasformerà
in incubo». Anche l'Udc, con Giorgio
Oppi e Rubiu, ha denunciato «un
testo contraddittorio e
velleitario». Solianas, Psd'Az, Marras, gruppo
Misto, Satta, Uds, e i Riformatori
Cossa e Dedoni non si sono
risparmiati nel dire, uno dopo
l'altro, «sono stati i sindaci i primi
a ribattezzare il testo come una
dismissione seriale della sanità». E
infine l'ex di turno: Emilio Usula
dei Rossomori: «Macché riforma, è
un grande pasticcio». (ua)
Seconda
lettera al ministro Minniti: 162 arrivi nel Sulcis, superato
il totale
2016 Pigliaru, nuovo appello: stop agli sbarchi di algerini
di Silvia Sanna
SASSARI Più di 160 in una sola
notte, divisi in piccoli gruppi, tra
loro per la prima volta anche donne
e bambini. È un flusso continuo e
incontrollato sulle coste del
Sulcis: migranti provenienti
dall'Algeria che approdano quasi
sempre di notte e a bordo di mezzi di
fortuna, spesso vengono recuperati
in mezzo al mare e tratti in salvo.
Proprio come accaduto la notte
scorsa. Il fenomeno è in aumento, al
punto che con 1118 arrivi
dall'inizio dell'anno sono già stati
superati i numeri del 2016. Non c'è
più tempo da perdere, dice il
governatore Francesco Pigliaru, che
per questo ha scritto per la
seconda volta in un mese al ministro
dell'Interno Marco Minniti. La
richiesta è sempre la stessa,
ribadita con più forza: stop agli
sbarchi non autorizzati.Secondo sos
a Minniti.
«Ritengo necessario
moltiplicare gli sforzi affinchè il
passaggio di migranti dall'Algeria
cessi al più presto. Chiedo quali
azioni concrete e urgenti il Governo
intenda mettere in campo per frenare
con la necessaria urgenza gli
sbarchi, garantire l'immediato
rimpatrio e rinforzare la presenza
delle forze di polizia nelle aree di
approdo». È un passaggio della
lettera di Pigliaru, che poi lascia
parlare i numeri: 1106 i migranti
arrivati nelle coste del Sulcis
l'anno scorso, a fine settembre 2017
siamo già a quota 1118. Un totale
calcolato per difetto, perché non
tiene conto dei nord africani che
riescono a sbarcare sani e salvi
nell'isola senza essere avvistati e
poi si dileguano. Significa che se
non si porrà un freno, con il ritmo
attuale entro la fine dell'anno si
potranno raggiungere i 1500 arrivi.
Impensabile, secondo Pigliaru. Che
con garbo ma fermezza invita il
ministro Minniti a fare presto.
Perché, come già evidenziato nella
prima lettera, inviata il 2
settembre, gli sbarchi diretti nel
Sulcis creano allarme sociale. E
c'è una spiegazione: i pochi episodi
criminali commessi da migranti
riguardano essenzialmente algerini
arrivati in Sardegna direttamente
dal loro paese.
L'intesa con l'Algeria. Nella prima lettera a
Minniti
il governatore Pigliaru aveva
individuato la strada da percorrere:
attivare un'intesa tra il governo e
italiano, finalizzata a
interrompere il traffico diretto
sulle coste del Sud Sardegna.
Pigliaru sollecitava la firma di un
accordo Italia-Algeria «per la
gestione concertata del fenomeno
migratorio. Perché solo in questo
modo saremo in grado di contrastare
efficacemente l'immigrazione
irregolare verso la nostra Regione».
Pochi giorni dopo rispetto alla
prima lettera - che seguiva un
appello analogo fatto a giugno durante
un incontro a Roma - il ministro
Minniti aveva incontrato in Algeria
il ministro degli Interni Noureddine
Bedoui. E i due si erano trovati
d'accordo sulla neccesità di
interrompere flussi migratori non
autorizzati e potenzialmente
pericolosi dall'Algeria al Sud Sardegna.
Da allora però sono trascorsi circa
20 giorni e gli sbarchi sono
aumentati. Un aspetto sottolineato
da Pigliaru nel ribadire
«l'apprezzamento per la tempestiva
azione del Governo», in risposta
alla sua lettera. Ora però occorre
che dalle parole si passi ai fatti.
Perché le strutture sono al collasso
(in particolare il centro di
Monastir per la prima accoglienza,
che può ospitare massimo 100
persone) e l'isola è già chiamata a
dare un contributo nell'ambito
degli accordi internazionali: un
impegno al quale la Regione non
intende venire meno, come dimostrano
i 6100 migranti attualmente
ospitati nei 150 Centri delle
prefetture e gli oltre 200 accolti
nell'ambito dei progetti Sprar per
la seconda
accoglienza.Cooperazione, l'isola
c'è. Pigliaru non si limita a
ribadire la richiesta di stop agli
sbarchi, ma dà anche la
disponibilità a lavorare insieme al
governo nazionale per raggiungere
l'intesa con quello algerino. La
Sardegna ha la delega alla
cooperazione internazionale dalla
conferenza delle Regioni «ed è
autorità di gestione del programma
di cooperazione transfrontaliera
euromediterranea nel piano Eni/Cbc
Med 2014-2020». L'importante è che
si faccia in fretta
Biglietti
aerei in continuità: Blue air non li vende ancora
trasporti
SASSARIPrenotare un volo da Alghero
verso Roma o Milano in continuità
è ancora complicato. Il sito della
Blue air non dà la possibilità di
farlo. Ma è solo una questione di
tempo. Chi vuole assicurarsi una
poltrona certa per i prossimi mesi
deve ancora avere pazienza. I voli
in continuità non si trovano. Il
motivo è semplice non ci sono. Blue
Air non può ancora mettere in
vendita i biglietti per Roma e Milano
fino a quando non ha firmato il
contratto di Continuità territoriale
con la Regione. Fino a quel momento
non potrà mettere on line i
biglietti. L'accordo non è stato
sottoscritto. «Il motivo è semplice
una volta aggiudicata la gara ci
sono una serie di aspetti burocratici
che devono essere affrontati -
spiega l'assessore ai Trasporti Carlo
Careddu -. Gli uffici della Regione
devono verificare la correttezza
della documentazione. Abbiamo
lavorato senza sosta, ma esistono dei
tempi tecnici insuperabili.
Posso dire che prestissimo troverete
i
biglietti on line». Un piccolo
rallentamento sarebbe legato al fatto
che Blue air non è una compagnia
italiana. Ha la sede in Romania e
tutta la documentazione deve fare un
doppio passaggio. Il sito.
Qualcuno ha provato a cercare di
fare il biglietto. Ma senza successo.
In realtà il biglietto da Alghero a
Roma lo fa anche fare. Il costo è
di quasi 300 euro. Ma se si osserva
con attenzione si scopre anche che
i biglietti in vendita prevedono il
volo con scalo a Torino. Pochi lo
notano in un primo momento. Ma basta
fare un minimo di attenzione per
scoprirlo. «Tutto sarà regime in
brevissimo tempo - continua
l'assessore -. Costi e tariffe in
continuità sono chiarissimi e non
modificabili». E nell'aeroporto di
Alghero, su cui Blue Air ha già
alcuni voli, in particolare su
Torino, si attende con impazienza il
via libera. Anche perché Alitalia
non vende più i biglietti per Roma e
Milano dopo la data della fine delle
rotte in continuità. Il futuro.
La Regione smonta subito la polemica
sulla Ct1 mentre si continua a
lavorare per perfezionare tutti gli
aspetti della nuova continuità. E
in un certo senso si prepara anche
Olbia. Il closing tra Meridiana e
Qatar airways è davvero a un passo.
Dopo la missione a Doha del
ministro dei Trasporti Graziano
Delrio tutto l'iter si è sbloccato. Si
discutono solo i dettagli e la firma
definitiva è a un passo.Il
ministro ha mostrato ottimismo anche
a Olbia due giorni fa. «A giorni
arriverà la chiusura formale - dice
Delrio - e speriamo di cominciare
con la nuova Meridiana già dal mese
di ottobre».Il prossimo passo per
la Regione sarà anche la promozione
delle rotte sulle tratte della
Ct2. Mentre si aspetta ancora il
bando, che però dovrà varare
l'assessorato al Turismo, per
promuovere le tratte con alcune città
europee nei periodi di bassa
stagione. Il periodo che rimane ancora il
tallone di Achille sel sistema dei
trasporti e turistico isolano.
(l.roj)
Alfano:
«Sarebbe un regalo alla Lega». Ma i Dem cercano voti fino
all'ultimo.
Irritazione del Mdp, il governo sotto al Senato
Ap
archivia lo ius soli, tensione con il Pd
di Serenella Mattera
ROMA«Per noi la questione è chiusa».
Ap dice «no» allo ius soli: non è
la prima volta, ma questa volta è la
linea ufficiale del partito di
Angelino Alfano e Maurizio Lupi. Non
daranno i loro voti alla legge
per la cittadinanza ai bambini
stranieri, cara alla sinistra, perché
incombono le elezioni e non vogliono
fare un «regalo alla Lega». Fine
dei giochi, dichiarano: senza i 24
senatori di Alternativa popolare il
testo non ha i numeri per passare in
Senato. Ormai le chance di
approvare la legge sono ridotte al
lumicino. Ma Pd e governo non
intendono dichiarare la resa. «Combattiamo»,
dicono i Dem. Le
fibrillazioni di maggioranza
registrano nuovi picchi anche con Mdp,
che fa andare sotto il governo sul
libro bianco Difesa. La linea dura
dei centristi passa al termine di
una riunione della direzione del
partito: è Lupi, neo-coordinatore
del partito e oppositore dello ius
soli, a dichiarare il «no» al testo.
La contrarietà non è alla legge
in sé, dal momento che Ap resta
favorevole a dare la cittadinanza a
chi compia un ciclo di studi in
Italia (ius culturae), ma ai tempi di
approvazione: «Sarebbe un errore
fare forzature e creare una
guerriglia in Parlamento ora, se ne
parlerà nella prossima
legislatura», dice Lupi. E Alfano
ammette le ragioni elettorali: «Una
cosa giusta fatta al momento
sbagliato può diventare una cosa
sbagliata». Tutto finito? Non
ufficialmente.
Perché mentre Fi e Lega
esultano, il Pd, con il portavoce
Matteo Richetti, replica: «Non c'è
tempo sbagliato per un diritto
sacrosanto. Cerchiamo una maggioranza
parlamentare per una legge in cui
crediamo. Non vogliamo mettere in
difficoltà il governo ma la
posizione del Pd sullo ius soli non si
sposta di un millimetro». E anche
dal governo ribadiscono che fino
alla fine si cercherà di creare le
condizioni per approvare la legge,
un impegno assunto dal premier Paolo
Gentiloni. «Oggi c'è stata una
fiammata, aspettiamo che si plachi e
vediamo se tra chi dice no e chi
dice sì c'è una strada per una
mediazione», dice un ministro. Secondo
qualcuno lo «ius culturae» avrebbe
possibilità di passare. Ma tra le
fila Dem a Palazzo Madama prevale il
pessimismo. Margini per cercare
voti che sopperiscano il «no» di Ap
allo ius soli, non se ne vedono. E
il capogruppo Luigi Zanda aveva già
affermato che non intendeva
portare in Aula un testo che andasse
incontro «a morte certa»: mettere
agli atti un «no» potrebbe voler
dire, sostiene più d'uno, che la
legge non si fa neanche nella
prossima legislatura.
Matteo Renzi continua a tacere, dopo
aver scelto di non parlare di ius soli dal
palco di Imola. Ma tra i
parlamentari Dem c'è anche chi confessa dubbi
sull'opportunità di forzare su una
legge che, secondo alcuni sondaggi,
penalizzerebbe il Pd. «Non fa
perdere voti», assicura da sinistra
Giuliano Pisapia, che rilancia la
necessità di un «nuovo
centrosinistra in discontinuità» e
dunque senza Renzi. Roberto
Speranza incalza: «Basta inseguire
la destra, Gentiloni mostri forza e
autonomia». Una frase che alimenta
l'irritazione del Pd verso gli ex
compagni di partito. I bersaniani
alla Camera si astengono (come il
M5s) su una legge Pd sulle imprese
culturali alla Camera e in
commissione al Senato votano con le
opposizioni e fanno passare un
emendamento di Federico Fornaro
(Mdp) al libro bianco della Difesa.
«Votano con le destre, la solita
coerenza», incalza il Dem Andrea
Marcucci. Pier Luigi Bersani torna a
ventilare la possibilità che Mdp
si smarchi e voti in dissenso su Def
e manovra, «se non ci prendono in
considerazione».
Ma sul punto resta una diversità di
accenti rispetto
a Campo progressista. Pisapia si è
infatti confrontato con Mdp sulle
richieste da fare per la manovra
(sulle quali c'è sintonia) ma resta
convinto che non si possa rompere e
far rischiare al Paese il default.
Divergenze si registrano ancora
anche sul percorso e i confini del
nuovo progetto: Mdp spinge per
tenere dentro SI, Pisapia continua a
puntare su un «campo largo» non,
sottolineano i suoi, una ridotta di
partiti.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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