Unione
Sarda
URBANISTICA.
Prosegue, con toni più soft, il confronto a distanza Stato-Regione Borletti:
«Giusto impugnare» Erriu: «Basta coi pregiudizi»
Tutto ha inizio una settimana fa.
Cioè, quando il Consiglio dei ministri, su proposta del titolare dei Beni
archeologici, culturali e paesaggistici, ha deciso di impugnare la Legge
urbanistica approvata in consiglio regionale a metà luglio. «Alcune norme -
aveva osservato il Cdm - prevedono interventi che si pongono in contrasto con
le norme fondamentali in materia di paesaggio contenute nella legislazione statale,
eccedendo in tal modo dalle competenze statutarie attribuite alla Regione
Sardegna dallo Statuto speciale di autonomia, e violando l'art. 117, secondo
comma, lettera s), della Costituzione». L'assessore all'Urbanistica Cristiano
Erriu aveva replicato: «Il Governo tace quando c'è da fare, reagisce solo per
bloccare».
POLEMICHE La sottosegretaria Ilaria
Borletti Buitoni, ex Scelta civica ora Pd, aveva sentenziato: «La sciagurata
linea in cui il paesaggio viene visto come vuoto a perdere è riproposta
malgrado la discontinuità politica che ha visto passare la Sardegna dalla
giunta Cappellacci (Pdl) a quella attuale guidata da Pigliaru (Pd). In questo caso, forse, conta più il cemento
che i partiti di riferimento, e non è certo una buona notizia». Inevitabili le
polemiche.
CORREZIONE Ieri, però, la
sottosegretaria ha corretto il tiro e, nel ribadire la sua posizione in una
nota ufficiale molto soft, ha concluso: «Gli uffici centrali e periferici del
Ministero, l'Avvocatura dello Stato di Cagliari, lo stesso Ministro hanno ritenuto
che fosse necessario impugnare, in via principale, il Capo V della Legge
regionale 11/2017. Si sbagliavano? Possibile. Ma continuo a ritenere che
sussistevano tutte le motivazioni perché la legge fosse sottoposta al vaglio
della Corte Costituzionale». Stile e toni differenti che sono stati accolti
positivamente.
L'ASSESSORE Cristiano Erriu (ieri a
Carbonia per illustrare la legge urbanistica ai sindaci del Sulcis Iglesiente)
ha subito risposto: «Apprezziamo che la sottosegretaria abbia accolto la
richiesta fatta dal presidente Pigliaru al
presidente del Consiglio Gentiloni, correggendo l'approccio e tornando
sull'argomento in maniera diversa». E ha spiegato: «Non è la proposta di legge
urbanistica in discussione in consiglio regionale né è propedeutica a quella. È
un testo che introduce correttivi e specificazioni a norme già esistenti rese necessarie
da incertezze o difficoltà applicative che tecnici, uffici, utenti hanno
incontrato nella gestione delle attività urbanistico-edilizie e paesaggistiche,
come dimostra il copioso contenzioso in materia. Qui sono in gioco
interpretazioni diverse e noi riteniamo che quella data dallo Stato in questo
momento sia incoerente anche con i precedenti atti del Mibact che governano l'attività
di redazione dei Piani paesaggistici».
USI CIVICI Quindi, Erriu ha
aggiunto: «La Corte Costituzionale ha riconosciuto come gli usi civici non più
corrispondenti ai valori paesaggistici non possono bloccarne l'impiego per
nuove forme sopravvenute e più attuali di interesse collettivo. Sottolineiamo
che lo Stato ha sempre evitato di pronunciarsi sulle delicate e critiche questioni
degli usi civici, addirittura censurando le nostre norme. La co-pianificazione con il Ministero è
stata estesa a tutti i procedimenti amministrativi che riguardano i terreni
gravati da uso civico. Ciò detto, siamo per il confronto democratico, purché
sia discussione sui fatti e non sul pregiudizio di pretese cementificazioni».
IL SOPRINTENDENTE Dopo una
settimana, la tensione tra le parti in causa sembra essersi smorzata. Ma sino a
ieri non aveva risparmiato nessuno. Nemmeno il soprintendente Fausto Martino
(«La segnalazione al Ministero sulla legge regionale è partita dal mio
ufficio», aveva detto), reo, per la Giunta Pigliaru, di avere atteggiamenti
«irrituali e discutibili» non da rappresentante dello Stato. Inevitabili polemiche,
con la Consulta delle associazioni ambientaliste a difendere la libertà di
espressione del funzionario.
STUPORE Stupito dalla insolita
disputa, Stefano Deliperi, ambientalista, presidente del Gruppo di intervento
giuridico, va controcorrente: «È la prima volta che si cerca di superare un
problema serio in maniera seria. Non riesco a capire l'intervento del Ministro,
sono curioso di sapere cosa deciderà la Corte Costituzionale, anche se dovremo
aspettare qualche mese. È notorio che l'attuale impugnativa appaia legata alla
vicenda del bacino dei “fanghi rossi”, nella costa di Portoscuso, area
industriale di Portovesme, realizzato nel 1978 in parte su terreni a uso
civico: quei terreni non potranno mai ritornare all'utilizzo collettivo per
pascolo o legnatico, per esempio. Ha senso solo il trasferimento dei diritti su
altri terreni con effettivo valore ambientale».
Vito Fiori
Continuità,
è scontro politico - Incertezza sul futuro, sempre a
rischio
il bando per CagliariCossa (Riformatori):
«Si
rischia il libero mercato». Sedda (Pds):
«Riscriviamo
le regole»
Il futuro del trasporto aereo in
Sardegna è ancora molto oscuro. Per
ora a volare con regolarità sono le
accuse che la politica si scambia
sulla gestione della continuità
territoriale. Viaggiare da e per
l'Isola diventa sempre più difficile
e la mancanza di regole certe non
agevola una situazione sempre più
difficile.
I DISAGI Capita così che Alitalia
cancella improvvisamente un volo che
da Alghero va a Milano, oppure
sceglie di destinare alla tratta
Elmas-Fiumicino di domenica mattina
alle 6,20 un mezzo troppo piccolo
rispetto alle richieste, lasciando
alcuni passeggeri a terra. Uno
scenario difficile perché il bando
per la continuità territoriale da
Cagliari è da rifare, dopo il
rifiuto da parte delle compagnie aeree
di partecipare, e quello che collega
gli aeroporti sardi con scali
alternativi a Roma e Milano è ancora
in fase di costruzione.
RESPONSABILITÀ La ricerca delle
colpe è un po' come sparare nel
mucchio, ma certo è che senza i
bandi che fissano gli obblighi e le
tutele la gestione del trasporto
aereo è molto complicata. Queste
situazioni non lasciano intravedere
effetti positivi, tanto che il
senatore di Campo progressista,
Luciano Uras, sostiene che «se la
situazione continua così, sarà
sempre peggio». Per evitare che le
compagnie aeree decidano in
autonomia le sorti dei collegamenti aerei
è necessario fissare alcuni paletti:
«Bisogna creare le condizioni,
attraverso un finanziamento
pubblico, per intervenire sullo svantaggio
oggettivo che ha la Sardegna»,
sottolinea Uras.
L'ATTACCO Davanti a una situazione
di incertezza, che riguarda anche
le destinazioni alternative a Roma e
Milano, il coordinatore regionale
di Forza Italia, Ugo Cappellacci,
parla di una «Giunta che brancola
nel buio». Le accuse dell'ex
presidente della Regione sono
circostanziate e riguardano una nota
del 6 ottobre del 2014 con cui il
presidente Pigliaru «chiede
l'abrogazione della continuità
territoriale sulle cosiddette rotte
minori». Cappellacci, poi,
prosegue nella ricostruzione degli
eventi: «All'epoca, il presidente
Pigliaru, manifestò l'intendimento
della Regione di elaborare un nuovo
regime di oneri di servizio pubblico
sulle rotte minori sarde».
Secondo il coordinatore azzurro «in
tre anni non è successo nulla» e
l'unica via perseguibile era «quella
prevista nel bando lasciato da
noi in eredità e pronto a partire,
ma chiuso in un cassetto dai
saccenti baroni».
I TIMORI Il rischio di un regime di
libero mercato, senza le certezze
della continuità, preoccupa il
consigliere regionale dei Riformatori,
Michele Cossa. «Significa che le
compagnie potranno volare quanto
vorranno e senza un limite di
prezzi». Per Cossa «a 48 giorni dalla
scadenza della continuità su
Cagliari non c'è nessun bando e nemmeno
l'idea di come farlo». A pagare lo
scotto sarebbe tutto il meridione
della Sardegna che «ha subìto le
conseguenze peggiori dalle politiche
di questa Giunta». Senza un
trasporto aereo garantito il «danno è di
entità spaventosa», dice l'esponente
dei Riformatori, «chiunque abbia
necessità di spostarsi per lavoro,
cure o turismo, pagherà somme molto
elevate».
LA PROPOSTA La via maestra è quella
di una maggiore sovranità: almeno
secondo il segretario del Partito
dei sardi, Franciscu Sedda. Infatti,
«dobbiamo definire le nostre regole
- dice - e creare strumenti
fiscali che attraggano vettori senza
doverli per forza foraggiare».
Sedda, inoltre, offre una chiave di
lettura europeista suggerendo di
«uscire dallo schema
Sardegna-Italia, che crea un rapporto colmo di storture».
Matteo Sau
Replica
di Arru sulla rete ospedaliera: «Critiche localistiche
Intanto
in Consiglio la commissione esamina le modifiche suggerite
dagli
enti locali. E l'assessore attacca i sindaci
Non sarà facile venire incontro alle
richieste del Consiglio delle
autonomie locali. Diciassette
proposte contenute in un parere negativo
che oggi, dalle 10, i membri della
commissione Sanità si ritroveranno
a esaminare, prima di passare al
voto finale sul riordino della rete
ospedaliera. «Siamo pronti a
prestare attenzione su tutti i punti - ha
detto ieri il presidente della
commissione, Raimondo Perra - ma
sottolineo il fatto che il
provvedimento contenuto nel testo non ha
una visione contabile: ha invece una
strategia per la costruzione di
una rete ospedaliera diffusa e “a
rete”, improntata sull'efficienza e
la qualità delle prestazioni».
Secondo Perra, d'altra parte, «molte
delle richieste del Cal sono
contemplate nel testo. Altre invece
non rispondono ai requisiti
strutturali, e tanto meno al decreto
ministeriale sugli standard
qualitativi, strutturali,
tecnologici e quantitativi relativi
all'assistenza ospedaliera, al quale
già col testo di riordino stiamo
derogando».
L'ASSESSORE Accogliere le richieste
indicate nel parere non sarà
facile, a maggior ragione, alla luce
della lettera scritta ieri in
tarda serata dall'assessore alla
Sanità, Luigi Arru, e indirizzata al
presidente del Consiglio delle
autonomie, Andrea Soddu. Innanzitutto,
attacca Arru, «il vostro documento è
in controtendenza rispetto al
Piano nazionale esiti, secondo il
quale i cittadini sardi affetti da
gravi patologie vengono operati in
reparti che trattano 4 casi
all'anno contro una soglia suggerita
di 50 casi».
Inoltre «le proposte che avete fatto
seguono logiche localistiche,
senza una visione unitaria della
sanità sarda e non tengono conto che
le specialità a bassa diffusione
richiedono bacini di popolazione
superiori a 1 milione di abitanti.
Lo dice la comunità scientifica
internazionale, non questo assessore
o questa Giunta». Ancora:
«Chiedete il mantenimento di punti
nascita, ricordo che
l'Organizzazione mondiale della
sanità ha proposto una soglia di 1000
parti all'anno per avere centri che
garantiscano livelli di sicurezza
nella gestione del rischio
ostetrico».
Quanto alle strutture dei centri più
piccoli, fa notare l'assessore,
«attualmente vengono utilizzate
prevalentemente per malattie che
richiedono una terapia medica e
interventi di chirurgia programmata,
che si possono effettuare in
day-Hospital o in Week Surgery. Per
questo la riforma della Rete prevede
la possibilità di effettuare
interventi di chirurgia di urgenza
per patologie che possono essere
risolte in sede, mentre per le
patologie chirurgiche più gravi si
continuerà a fare quel che viene
garantito adesso, cioè il
trasferimento nei centri chirurgici
con maggior casistica e maggior
tutela per il paziente». Infine,
«pur essendo la Regione Sardegna di
fatto in piano di rientro, mai il
discorso finanziario è stato
vincolante nella proposta di
riorganizzazione della Rete: e questo
nonostante abbiamo ospedali che
“producono” servizi per 3 milioni e
vengono finanziati con oltre 13
milioni di euro».
L'OPPOSIZIONE Contro Arru interviene
il consigliere regionale dei
Riformatori Michele Cossa: «Siamo
alla vigilia di una svolta
importante nella sanità sarda,
rispetto alla quale l'assessore ha un
atteggiamento altalenante. A volte
sembra ingigantirne gli effetti in
termini di risparmi, ma quando viene
attaccato dai sindaci diventa
tranquillizzante e ne minimizza
l'impatto. Resta il fatto che molte
scelte sono difficilmente
spiegabili, se non in settarie logiche di
partito o di corrente».
Intanto, contro il riordino della
rete ospedaliera scenderanno in
piazza a Cagliari, giovedì alle
9.30, il comitato “Salviamo l'ospedale
San Marcellino di Muravela” con la
Rete sarda difesa Sanità pubblica
guidata da Claudia Zuncheddu.
Partenza da piazza del Carmine e corteo
fino al palazzo del Consiglio
regionale in via Roma.
Roberto Murgia
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