LA Nuova
Sardegna
Reddito
di cittadinanza: i furbetti sono sotto tiro
In
aumento i casi di chi percepisce l'assegno mensile e lavora in nero
di Silvia Sanna
SASSARI
Le segnalazioni alle Procure sono in
costante aumento, tra lo sconcerto di chi ignorava la gravità del reato
commesso: è questa la caratteristica comune dei "furbetti" che
percepiscono il reddito di cittadinanza perché disoccupati e nel frattempo
arrotondano le entrate con un lavoro in nero. Oppure continuano a incassare
come se niente fosse l'assegno mensile nonostante nel frattempo uno o più
componenti del nucleo familiare abbia trovato un'occupazione. Le regole sono chiare
ma non tutti le conoscono.
Soprattutto,
chi è consapevole di commettere un atto illecito ignora i risvolti penali: non basta restituire il maltolto e salutare il sussidio, la legge contempla anche la possibilità del carcere da 1 a 3 anni. «Ma quasi nessuno lo sa - spiega Eugenio Annicchiarico, direttore dell'Ispettorato del lavoro per Cagliari e Oristano - in
particolare molti credono che la variazione del reddito da parte di un
familiare che vive sotto lo stesso tetto non possa incidere sul diritto a
ricevere il sussidio».
Sarà anche per questo se il numeri
dei furbetti è in costante crescita in tutta l'isola. Da aprile, da quando il
reddito di cittadinanza è diventato legge «il nostro ispettorato ha rilevato
almeno una trentina di casi - dice Annicchiarico - con circa dieci segnalazioni
alla
Procura». A questo numeri bisogna
aggiungere quelli degli altri ispettorati isolani che evidenziano la diffusione
del fenomeno in tutta la Regione: «Sono 10 i casi scoperti nel nostro
territorio - conferma Massimiliano Mura, direttore dell'Ispettorato del lavoro
di Sassari - - ma è chiaro che si tratta solo di una piccola parte rispetto al
totale».
E poi ci
sono le operazioni portate avanti – su precisa segnalazione - da alcune forze
di polizia. Il caso più recente due giorni fa: gli investigatori
della guardia di finanza del comando provinciale di Sassari hanno
scoperto e denunciato per truffa 9 lavoratori in nero che
percepivano il reddito di cittadinanza tra il Sassarese e la Gallura.
Le denunce. Sono le statistiche a
confermare che i numeri degli illeciti sono in aumento: proprio la guardia di finanza di Sassari ha reso noto che su 16 casi
esaminati nell'ultimo periodo, sono risultati irregolari più del
50%, 9 su 16. «Il fenomeno è diffuso - dice Eugenio Annicchiarico - molto più di quanto
emerga in seguito ai controlli incrociati». Dal momento che è impossibile effettuare
verifiche dirette sui beneficiari dei sussidi - in Sardegna sono state accolte
circa 40mila domande - i controlli vengono eseguiti sui lavoratori in nero
individuati nelle ispezioni.
Spiega Annicchiarico: «I codici
fiscali degli irregolari vengono incrociati nella banca dati dei percettori del
reddito di cittadinanza. Se coincidono, significa che il lavoratore in nero è
titolare del sussidio o fa parte di un nucleo familiare che comprende un altro soggetto
percettore del reddito. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a un
comportamento illegittimo».
A quel
punto dall'ispettorato parte la segnalazione all'Inps che provvede alla
sospensione immediata del sussidio. La procedura va avanti, come
spiega Massimiliano Mura, direttore dell'Ispettorato del
lavoro di Sassari, «con la comunicazione della notizia
di reato alla Procura competente nel territorio». Lo stesso Mura
aggiunge che il fenomeno non è circoscritto solo a
determinati comparti produttivi: «In maniera speculare al sommerso -
spiega - non c'è un settore immune: nel nostro territorio
i casi individuati riguardano lavoratori in edilizia, nei mpubblici esercizi
come bar e ristoranti più uno nell'autotrasporto».
E, soprattutto nel periodo estivo,
le strutture ricettive come gli hotel: l'estate scorsa sono stati intensificati
- proprio alla luce dell'entrata in vigore della legge sul reddito di
cittadinanza- i controlli sui lavoratori stagionali. È venuto fuori che tra i percettori
del reddito era usanza abbastanza diffusa non segnalare il fatto di avere
trovato un'occupazione con conseguente variazione del reddito, per paura di
perdere il sussidio per tutto il resto dell'anno.
Chi
viene scoperto deve restituire il maltolto Temussi, Aspal: noi aiutiamo a
trovare un impiego ma c'è chi rinuncia per non perdere il sussidio
SASSARI
È
l'Aspal, l'agenzia regionale per il Lavoro, a prendere in carico i beneficiari
del reddito di cittadinanza con l'obiettivo di aiutarli a trovare un lavoro. Da qualche mese nei centri
per l'impiego sono operativi con il medesimo scopo
anche i 121 navigator. Spiega il direttore regionale
dell'Aspal Massimo Temussi: «Noi operiamo nella prima fase, già abbastanza
onerosa. I controlli sono successivi e competono agli ispettorati o
agli organi di polizia». I quali intervengono in una fase
successiva all'erogazione del sussidio. «Noi esaminiamo le variazioni del
reddito non segnalate – dice Massimiliano Mura - e che comportano la
decadenza del diritto a ricevere l'importo stabilito».
Soprattutto nei casi in cui
l'assegno mensile viene giudicato insufficiente, tanti provano a integrare con
un lavoro in nero, stagionale e non. Se beccati, perdono la misura di sostegno che viene
immediatamente sospesa: poi, nel caso di condanna, la sospensione viene confermata per i successivi dieci anni.
I controlli sui furbetti a volte
svelano una situazione illegittima sin dall'inizio: significa che il
beneficiario del reddito non ne ha mai avuto diritto perché ha esibito una
documentazione falsa per rientrare nei parametri stabiliti dalla legge. In questo caso sarà chiamato a restituire
gli importi indebitamente percepiti a partire dal primo giorno.
Se è vero che manca la
consapevolezza della gravità del reato, è anche vero che proprio la paura dei
controlli incrociati ha indotto tanti a rinunciare al reddito: solo nel mese di
maggio, poche settimane dopo l'entrata in vigore della legge, gli uffici dei
Caaf sono stati letteralmente sepolti dalle domande di disdetta, più di 130mila.
Ma a incidere sulla scelta è stata anche l'estate alle porte: tanti -
soprattutto se l'importo assegnato era basso - hanno deciso di rifiutare il
reddito per non rinunciare a un impiego stagionale di durata variabile dai 3 ai
6 mesi e pagato meglio.
Al contrario, dagli uffici
dell'Aspal riferiscono anche di diversi casi di persone che hanno detto no a
un'offerta di lavoro per non privarsi del sussidio mensile: le regole prevedono che in presenza di un secondo rifiuto il reddito venga definitivamente ritirato. (si. sa.)
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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