Sembra uscita dalle
lugubri cronache degli anni Sessanta la notizia della denuncia di sei giovani
studenti di Galtellì a seguito della manifestazione del 5 ottobre scorso. Gli
studenti della Baronia, stanchi di vedere continui rincari ai biglietti e di viaggiare
in piedi per andare a scuola, su pullman fatiscenti, lenti, poco sicuri o
addirittura pericolosi, decisero di bloccare i mezzi per farsi sentire dalla
Regione e avere risposte alle reiterate richieste di veder garantito il diritto
allo studio.
Nessuno, davanti a una
manifestazione del genere, assolutamente pacifica, condivisa e partecipata da
centinaia di genitori e amministratori, si potrebbe onestamente assumere la
responsabilità di catalogare quella sacrosanta protesta come reato. Nessuno
tranne le forze dell’ordine che, con sprezzo del ridicolo e medaglia al valore
per ottusità burocratica, hanno inviato alla Procura della Repubblica presso il
Tribunale per i minorenni di Sassari una denuncia per interruzione di pubblico
servizio per sei ragazzini individuati come “fautori dello sciopero”.
Chi sarebbe mai tanto
capace da fargli capire che questi ragazzini stavano protestando proprio CONTRO
l’interruzione di un pubblico servizio? Manifestavano infatti per avere mezzi
di trasporto per poter andare a scuola in massima sicurezza e con tariffe
accettabili, contro una politica che pensa che il diritto allo studio possa
essere garantito caricando gli studenti su carri bestiame a cui si potrebbero
rompere i freni da un momento all’altro. Niente da fare. I solerti tutori
dell’ordine in tutto ciò si dimostrano incapaci di vedere solo delle giuste
rivendicazioni e, decisamente con scarsa perspicacia, pensano bene di
acciuffare sei ragazzini e dipingerli alla Procura come sabotatori del pubblico
interesse.
E’ degna di lode la
proposta del sindaco di Galtellì di fare una colletta tra tutti i genitori per
pagare le spese legali degli studenti, ma ci sembra che ciò – per quanto utile
– lasci in ombra il vero nocciolo del problema: la scandalosa persecuzione
delle lotte per i diritti sociali. Non si tratta cioè solo di pagare avvocati
ma soprattutto di accusare pubblicamente chi pensa di poter intimidire le lotte
per i nostri diritti.
Non vogliamo che si
celebri alcun processo, perché sarebbe il diritto allo studio ad essere
processato! Perciò in questo momento è importante denunciare e rigettare in
maniera chiara il tentativo intimidatorio contro le lotte sociali.
Rivendichiamo il diritto a manifestare liberamente contro le ingiustizie e
chiamiamo tutti i cittadini a far sentire la loro voce di sdegno, per esigere
che la denuncia venga immediatamente archiviata.
Libe.r.u. Setzione “Paschedda Zau” - Nùgoro
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