Unione
Sarda
Dall'Isola
25 parlamentari-Le candidature nei collegi territoriali e nei listini regionali
Deriu (Pd): norme migliorative. Cappellacci (FI): «Si torna tra la gente». M5S
critico
Saranno 25 i parlamentari sardi
scelti con la nuova legge elettorale. Alla Camera 17, uno in meno rispetto
agli attuali, mentre al Senato saranno 8 come gli attuali. Il nuovo testo
prevede il voto al singolo candidato nel proprio collegio e contestualmente la
preferenza per un listino bloccato su base regionale. La politica sarda si
interroga sulla dimensione dei collegi e la possibilità di rappresentare tutti
i territori. Oggi la legge arriva alla Camera e potrebbe subire modifiche prima
dell'approvazione definitiva. Sul piede di guerra i piccoli partiti, spaventati
dalla soglia di sbarramento del 5%.
LE REGOLE La Sardegna sarà divisa in
6 collegi per la Camera e 3 per il Senato. In ognuno di questi, ci sarà un solo
candidato per partito da eleggere con il sistema uninominale. Affiancati ci
saranno i listini bloccati (da 2 a 6 candidati), uguali in tutti i collegi, e dai
quali verranno pescati eventuali altri eletti. L'assegnazione dei seggi sui
quozienti interi avviene calcolando la percentuale di voti ottenuti nell'Isola.
In base ai seggi che spettano a ogni partito la priorità è per chi vince la
sfida uninominale e poi il listino. Previsto, se necessario, il ripescaggio
dello sconfitto che ha ottenuto più voti nei collegi uninominali. I resti,
invece, si calcolano su base nazionale.
I TERRITORI Un'area vasta e
scarsamente popolata. Nella suddivisione dei collegi la Sardegna paga questa
caratteristica, come dimostra la dimensione del collegio per il Senato di Nuoro
e Oristano. Il governo, però, potrebbe modificare la suddivisione. In casa Pd,
però, non c'è il timore per una lacuna di rappresentanza perché «rispetto al Porcellum
c'è molta più attinenza tra parlamentare e territorio», sottolinea il
consigliere regionale Roberto Deriu. Giudizio positivo anche dal coordinatore
regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci: «Abbiamo una doppia sfida.
Candidare una persona legata al territorio e altre apprezzate a livello
regionale. La politica ritorna tra la gente».
LE CRITICHE Per il Movimento 5
stelle il cruccio è sulle liste bloccate. «Non è la nostra legge e per superare
lo scoglio dei listini bloccati faremo le parlamentarie», annuncia il deputato
Nicola Bianchi, convinto che comunque in Sardegna «ci sia un problema di territori
che rischiano di vedere diminuita la propria rappresentanza a scapito delle
zone più popolose».
PICCOLI A RISCHIO Il paradosso sarebbe
vincere in un collegio uninominale e non essere eletto perché a livello
nazionale il propriopartito non raggiunge il 5%. Per
questo il senatore di Campo progressista, Luciano Uras, parla di una «brutta
legge, fatta a fine legislatura che non garantisce le minoranze». Il
coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Salvatore Deidda, è convinto che
«la trovata del 5% nasce dalla volontà di tagliarci le gambe. Siamo sicuri di
superare la soglia, ma quello che ci premeva era inserire le
preferenze, ma Pd e grillini hanno
votato contro».
Matteo Sau
La Nuova
Centrosinistra
a confronto sull'azione di governo e sulla sanità. E
Pigliaru
incontra Sedda, Pds
La
maggioranza in difficoltà: due vertici
CAGLIARILa crisi c'è e va affrontata
con le maniere forti. Non basta
più, come in passato, un solo
vertice di maggioranza alla settimana:
fra domani e giovedì saranno
addirittura due, più il faccia a faccia,
a Villa Devoto, fra il governatore
Francesco Pigliaru e i ribelli del
Partito dei sardi. Dopo le
dimissioni dell'assessore Paolo
Maninchedda, otto giorni fa, e la
scossa data dal Pds alla coalizione,
va ricordata «con lo Stato dobbiamo
trattare alla pari», nessuno nel
centrosinistra vuol farsi scappare
la situazione di mano ed essere
semmai costretto a inseguire questo
o quel partito. Non servono più
rattoppi volanti, è arrivato il
momento della manutenzione
straordinaria e resistente fino al
2019.Bilaterale.
L'incontro fra
Pigliaru e la delegazione del
Partito dei sardi, che sarà guidata dal
segretario Franciscu Sedda, è stata
annunciata per mercoledì mattina,
ma potrebbe essere anticipata a
stasera per evitare la concomitanza
con il primo vertice di maggioranza.
In questi giorni fra i sovranisti
e il governatore non sono mancati
gli incontri informali, ma solo
quello ufficiale sarà decisivo. Il
Partito dei sardi, nelle ultime
ore, ha reso ancora più pesanti le
richieste sul «necessario cambio di
passo» da parte della giunta. Oltre
alla questione del confronto con
lo Stato, a cominciare dal come
opporsi al ricorso presentato dal
governo contro l'Agenzia regionale
delle entrate, ha messo sul tavolo
anche la legge nazionale elettorale,
quella in discussione a Roma.
Secondo il Pds, un primo segnale di
cambiamento da parte del
governatore potrebbe essere questo:
«Chiedere che alla Sardegna non
sia imposto lo stesso sbarramento -
è del 5 per cento - che varrà
nelle altre circoscrizioni
regionali».
Il motivo della richiesta è uno
solo: «Mai quella soglia potrebbe
essere superato da una o più liste
sarde che non sono collegate a i
partiti nazionali oppure non si
presentano in circoscrizioni diverse
dalla Sardegna». Una soglia così
alta - è la tesi del Pds - di fatto
negherebbe a priori la possibilità
che siano eletti, ad esempio, i
candidati di una sempre possibile
alleanza fra indipendentisti,
sovranisti e altre forze locali. «Se il
governatore, insieme ai parlamentari
sardi, si facesse portavoce di
questa nostra diversità elettorale -
fanno sapere dal Pds - sarebbe un
segnale importante». È possibile
invece che domani, nel faccia a
faccia, non si parli ancora della
successione di Paolo Maninchedda.
«Noi vogliamo stare nel
centrosinistra - è la sintesi dei sovranisti -
ma prima di qualunque altro
passaggio, deve esserci un chiarimento
politico col presidente Pigliaru».
Bisognerà vedere quale sarà la
controproposta del governatore e
quanto sarà decisiva per risolvere la
crisi. Vertice uno. Il primo
conclave della settimana per l'alleanza
di centrosinistra è stato convocato
sempre domani mattina in Consiglio
regionale. L'ordine del giorno è
generico: verifica dell'azione di
governo. Ma è chiaro che a finire
sotto esame sarà prima di tutto il
programma elettorale realizzato in
questi tre anni e mezzo di
legislatura. Non tutti i partiti
sono soddisfatti di quanto è stato
fatto dal 2014 a oggi e anche nel Pd
non mancano i mal di pancia su,
ad esempio, sanità ed urbanistica.
Però è arrivato il momento di
serrare le fila e preparare l'elenco
delle priorità fino al 2019. Da
Villa Devoto gli ultimi messaggi
sono stati di questo tenore:
«Scegliamo insieme i temi più
importanti ed efficaci, votiamo le leggi
che riteniamo indispensabili e
raccogliamo i risultati».
Quello di
domani dovrebbe essere il vertice
del chiarimento definitivo,
soprattutto nei rapporti fra giunta
e maggioranza, ma restano ancora
molti dubbi. Uno su tutti: il Pds
sarà presente, oppure ritornerà
l'Upc, che ha disertato quello della
settimana scorsa?Vertice due. È
in programma giovedì mattina e sul
tavolo dovrebbe esserci la sanità
in senso lato: dalle linee guida da
consegnare alle Aziende sanitarie
per ridurre i costi fino alla
riorganizzazione della rete ospedaliera.
Oggi è proprio la sanità il tema più
delicato per la coalizione di
centrosinistra, che qualche giorno
fa ha corso il pericolo di essere
battuta in commissione. L'accordo di
massima raggiunto la settimana
scorsa è stato questo: nella
ridistribuzione dei posti letto non
saranno le tabelle ministeriali a
decidere quali ospedali e reparti
dovranno rimanere aperti o chiusi. È
stato questo il punto di partenza
dell'armistizio, ma scriverlo
potrebbe essere molto più complicato.
(ua)
Sanna:
i cittadini eleggeranno i 2/3 del Parlamento
«Ridotte
le designazioni plurime»
«Avrei preferito un impianto
maggioritario più forte, ma è un buon
testo che mette al riparo da molte
anomalie». Il deputato del Pd,
Francesco Sanna, dopo gli ultimi
giorni di lavoro sul testo di legge
in commissione Affari istituzionali,
si sofferma su un dato di fatto:
«I cittadini potranno eleggere 2/3
del Parlamento scegliendo il
candidato con il sistema
uninominale».
Un risultato ottenuto attraverso una
trattativa tra Pd, Forza Italia,
e Movimento 5 stelle. «Abbiamo
ridotto le candidature plurime
permettendo soltanto la scelta di un
listino», spiega il deputato, che
sulla suddivisione dei collegi sardi
spiega: «Sono stati utilizzati
quelli del Mattarellum, ed è stata
una strada necessaria, ma il
governo potrebbe decidere per una
deroga». Infatti, l'esecutivo ha la
possibilità di intervenire per
perseguire il principio di omogeneità
del territorio e, soprattutto,
considerare come criterio demografico
il censimento del 2011.
Un percorso in divenire perché la
strada della nuova legge elettorale
è ancora lunga, ma Sanna difende
l'impianto complessivo: «Abbiamo
fatto di tutto per garantire
all'elettore la corrispondenza tra
vittoria nel collegio ed elezione
sicura, dando molta importanza al
sistema uninominale». Il nuovo
sistema elettorale blocca le liste che
vengono decise dalle segreterie dei
partiti a discapito delle
preferenze. «Tutti saranno costretti
a presentare candidati
credibili», sottolinea il deputato,
«sarà un nuovo modo di concepire
la campagna elettorale puntando
soprattutto sulla qualità». Il 5% di
sbarramento “taglia piccoli” è una
«buona soglia» dice Sanna, eppure
non tutti la pensano allo stesso
modo. La legge potrebbe subire delle
modifiche soprattutto al Senato dove
il numero di posti disponibili è
inferiore rispetto all'altro ramo
del Parlamento e gli equilibri in
aula sono più incerti. (m. s.)
Dopo
il via libera in commissione Affari costituzionali il
provvedimento
arriva oggi in Aula
Modello
tedesco, lo sbarramento preoccupa i più piccoli
«Il sistema tedesco non è la mia
legge, ma è un risultato di cui
andare fieri perché finalmente le
regole sono scritte insieme». Luci e
ombre sulla legge elettorale da
parte del segretario del Pd ed ex
premier, Matteo Renzi, dopo il via
libera del testo in commissione
Affari costituzionali della Camera.
Il modello tedesco, seppure
pesantemente rivisitato in chiave
italiana con stesse regole per
Camera e Senato, soddisfa i partiti
più grandi e preoccupa i più
piccoli per la soglia di sbarramento
al 5%.
Un sistema che costringe a
«prendere tanti voti per evitare le
larghe intese», continua Renzi,
convinto che «ogni preferenza ai
piccoli partiti le alimenterà».
LO STOP Il capogruppo del Pd alla
Camera, Ettore Rosato, frena davanti
all'ipotesi di un accordo con
Berlusconi: «Non è nei nostri programmi,
noi siamo alternativi alla destra».
E proprio dalla sponda Forza
Italia, il capogruppo a
Montecitorio, Renato Brunetta, esprime «grande
soddisfazione», ricordando che la
«prima proposta sul modello tedesco
era di Berlusconi». I partiti
maggiori hanno trovato la convergenza e
per Brunetta ci sono novità
positive: «C'è corrispondenza tra voti e
seggi, si semplifica il panorama
mettendo la soglia di sbarramento, e
si avvicinano gli eletti agli
elettori».
DUBBI E CRITICHE Ignazio La Russa,
rappresentante di Fratelli d'Italia
in commissione Affari
costituzionali, ammette: «Questa legge non ci
piace perché non dà ai cittadini la
possibilità di scegliere. L'unica
buona notizia è che si potrà andare
a votare presto». Il leader di
Ala, Denis Verdini, non teme la
soglia di sbarramento al 5% e si
prepara al dialogo con le altre
forze del centro, purché «Alfano,
Parisi, Casini e tutti quelli che si
riconoscono nel popolarismo
europeo, rinuncino agli
individualismi». Anche se per ora i centristi
sono orientati al voto contrario
perché «questa legge non garantisce
governabilità», accusa il deputato,
Ignazio Abrignani. Il Movimento
democratici progressisti sugli
scudi: «Noi ripresenteremo gli
emendamenti su voto disgiunto e
preferenze, se non ci saranno dei
correttivi non potremo votare questa
legge», dice Alfredo D'Attorre.
ACCUSE Sono in tanti a puntare il
dito sul Movimento 5 stelle.
Colpevole, secondo i detrattori, di
aver ceduto agli accordi. Il
capogruppo di Mdp alla Camera,
Francesco Laforgia, accusa Grillo di
essersi «seduto al gran tavolo
dell'inciucio, negando la libertà di
scelta agli elettori per i propri
rappresentanti». Con un post
comparso sul blog del comico
genovese arriva la replica, firmata da
tutto il Movimento: «Noi vogliamo le
preferenze e cercheremo di farle
inserire all'interno della legge
elettorale. In ogni caso faremo le
parlamentarie online per determinare
le liste». (m. s.)
La Nuova
Sostegno
al traffico aereo: «Subito il via alla legge»
Piace
la proposta della Regione, ma si chiede di accelerare l'iter di
approvazioneLa
giunta ha destinato
40
milioni per creare nuove rotte nei mesi di spalla
di Luca RojchwSASSARIIl rumore del
successo ha il rombo sordo di un
aereo che decolla dalla pista di
Alghero nei mesi invernali. La
speranza di molti consiglieri
regionali è che la legge varata dalla
giunta, dietro proposta
dell'assessore al Turismo Barbara Argiolas, si
trasformi subito in nuove rotte nei
mesi di spalla. La Regione
investirà 40 milioni in tre anni
attraverso un sistema di
sponsorizzazione dell'immagine
turistica della Sardegna. Soldi che
vanno alle compagnie aeree per
creare rotte nei mesi di spalla. Un
modo per evitare i contributi
diretti vietati dalle rigide norme
europee. Nessuna violazione o
tentativo di raggirare l'Ue. Al
contrario questo tipo di sovvenzione
viene portata avanti anche in
altre parti d'Italia.
La Regione ha studiato a lungo la
possibilità di
utilizzare questo strumento senza
infrangere le norme europee. Alla
fine ha messo a punto la legge.
Soldi freschi per completare la rete
dei collegamenti e spezzare il gap
dell'insularità. L'assessore. «Per
il terzo anno consecutivo - dice
Barbara Argiolas - i dati su arrivi e
permanenza dei turisti nell'isola
indicano una crescita media del 10
per cento. Con segnali positivi nei
mesi di spalla. Più marcati per
maggio, giugno, settembre e ottobre,
più timidi per marzo e aprile.
Per incentivare l'allungamento della
stagione, mettiamo a punto un
piano articolato di attività da attuare
con lo stanziamento di circa
40 milioni di euro distribuiti negli
anni 2017-2020». L'assessore
spiega anche quali sono le linee
generali dell'intervento.
«Utilizzeremo il sistema complessivo
del trasporto aereo - spiega -,
le compagnie aeree nazionali e
internazionali, le concessionarie di
pubblicità, le società di marketing,
la promozione negli scali
nazionali e esteri.
Lo riteniamo lo strumento più idoneo
e
strategicamente importante per
rafforzare il turismo e proporre la
destinazione Sardegna nei mesi non
interessati dall'offerta
balneare».I tempi. A fare la
differenza sono soprattutto i tempi. La
legge deve passare in consiglio, ma
prima la giunta deve definire le
direttive. In altre parole come
spendere questi soldi. Quanto dare a
ogni aeroporto e per quali rotte. Ma
alcuni consiglieri chiedono anche
un passaggio in commissione del
disegno di legge. La strategia. Per la
giunta la strana sensazione di non
essere attaccata per le sue scelte
sul campo dei trasporti aerei. In
realtà la strategia è stata studiata
in accordo con l'assessore ai
Trasporti Massimo Deiana, e con il
governatore Francesco Pigliaru. Un
altro tassello che si deve
affiancare alla nuova Continuità
territoriale 1, quella per Roma e
Milano, e con la Ct2, ancora in fase
di perfezionamento. Gli attacchi.
L'ex governatore Ugo Cappellacci fa
un tweet al veleno: «Per tre anni
hanno strillato che non era
possibile sostenere sistema #lowcost e
hanno massacrato #Alghero
#Sardegna».
Anche il consigliere di Forza
Italia, ed ex sindaco di Alghero
Marco Tedde contesta il
provvedimento. «Speriamo che questo
ulteriore tentativo per
incrementare il turismo nella bassa
stagione vada a buon fine. Anche
se è evidente che parte col piede
sbagliato, senza uno straccio di
progetto o di idea, tranne quella
"lapalissiana" che occorre
promuovere l'offerta turistica nei
mesi di spalla - dice Tedde -. È
solo un disegno di legge che propone
al Consiglio di stanziare 40,8
milioni di euro al buio per
destagionalizzare i flussi turistici,
rinviando alla Giunta regionale per
la scelta dei criteri e
interventi. Giunta che per tre anni
e mezzo non è stata capace di
varare uno straccio di piano di
incentivi al low cost che comunque è
consentito dalla disciplina
comunitaria».
Il
sindaco di Alghero tra i sostenitori del ddl: era quello che ho
sempre
chiesto Bruno: «Finalmente si riparte»
SASSARI
Si prepara al ritorno della felice
invasione dei turisti anche nei
mesi invernali. Il sindaco di
Alghero Mario Bruno accoglie con
entusiasmo la proposta di legge
varata dalla giunta. «Va nella
direzione che avevo da subito
auspicato - spiega Bruno -. Una legge
che avevamo chiesto in tanti. Non
solo io, ma anche il comitato dei
sindaci. E che tutti insieme avevamo
suggerito alla Regione nei
diversi incontri che abbiamo avuto
in questi mesi. Attraverso la
promozione del brand Sardegna in
modo legittimo si dà un contributo
alle compagnie aeree che promuovono
la Sardegna». Bruno mette sul
tavolo la prima questione. Come
destinare i 40 milioni.
La legge in sé
non spiega in quali scali investire,
in quale misura e su quali
destinazioni. «Lo si deve fare per
mercati di riferimento, aeroporto
per aeroporto. Si deve fare anche in
modo che ci sia una
diversificazione delle rotte e dei
voli. Serve in particolare nei mesi
di spalla. Ecco perché serve una
cabina di regia della Regione che
indichi scelte precise e
strategiche. Spero per questo che la legge
venga approvata subito, entro
luglio. E che si possa partire già da
ottobre in modo che si possa iniziare
da questo inverno ad avere
benefici da questa iniziativa.
Questo modello è già applicato con
successo in Sicilia e Abruzzo. Ed è
un modello adatto alla Sardegna.
Superate le difficoltà burocratiche
spero ora nel cambio di passo.
Questa iniziativa completerà
l'offerta della Continuità territoriale
1, e anche la Ct2. In altre parole
qualcuno dirà: "Perché ora? Io dico
l'importante è che si faccia"».
Bruno punta tutto sul rilancio di
Alghero. In particolare ora che lo
scalo è stato privatizzato e le
compagnie aeree non sembrano ancora
troppo attratte dal Riviera del
Corallo. In questi mesi la Regione
ha lavorato per evitare il crack
finanziario dello scalo. Scampato il
rischio anche della procedura di
infrazione da parte dell'Unione europea
ora la giunta punta a
incrementare le rotte sui tre scali
sardi. Una strategia portata
avanti in questi anni dall'assessore
ai Trasporti Massimo Deiana.
Strategia che ha portato più di una
critica all'assessore, ma che ha
evitato che i tre scali sardi
finissero schiacciati sotto le maxi
multe dell'Ue. Ora si riparte con
questo disegno di legge, un altro
fondamentale tassello .
Via
libera al testo in Commissione Affari costituzionali, il patto a 4
regge,
svolta «istituzionale» M5sScontro sui collegi e scambi di accuse. Renzi:
«Questa è l'unicastrada possibile». E invita al voto utile
La
legge in Aula tra le polemiche I piccoli contro la corsa alle urne
di Giovanni InnamoratiwROMAIl patto
«granitico» tra i quattro partiti
che sostengono la legge elettorale
supera il primo passaggio
parlamentare, con l'approvazione da
parte della Commissione Affari
costituzionali della Camera e
l'approdo in Aula domani alle 12. Un
patto che lascia stupefatti i
bersaniani che dopo aver inseguito M5s a
inizio legislatura oggi si vedono
spiazzati dall'accordo di Grillo con
Renzi, oltre naturalmente con
Berlusconi e Salvini.
E infatti la
polemica di Mdp è forte soprattutto
con M5s, mentre tutti i piccoli
partiti si preparano a dar battaglia
in Aula per tentare di non far
approvare in settimana la riforma e
rallentare la corsa ad urne
anticipate: corsa contro cui si
schiera anche la presidente Laura
Boldrini come domenica il presidente
del Senato Pietro Grasso. Nel
primo pomeriggio di ieri la
Commissione Affari costituzionali, guidata
da Andrea Mazziotti, ha approvato il
testo del relatore Emanuele
Fiano, con le modifiche concordate
da Pd, Fi, M5s e Lega, in un patto
che proprio Mazziotti ha definito
«granitico». In effetti il «lodo»
proposto nei giorni scorsi da Fiano,
e cioè che sarebbero state
portate avanti solo modifiche
concordate da tutti e quattro i partiti,
ha retto bene. Anche perché, ha
avvertito Renzi dalla Enews, «non sono
possibili altre leggi elettorali,
purtroppo».
Durante i lavori della
Commissione Mdp con Alfredo
D'Attorre ha costantemente attaccato i
pentastelalti più che il Pd, e
altrettanto hanno fatto altri esponenti
bersaniani, accusando di «inciucio»
il Movimento di Grillo, che ha
replicato con Luigi Di Maio, Danilo
Toninelli. Mdp ha attaccato anche
il Pd, e i Dem hanno a loro volta
rinfacciato con Ettore Rosato ai
bersaniani di non aver fatto nulla
per cambiare il Porcellum quando
guidavano il Pd. Sia Rosato che
Fiano hanno insistito non solo sulla
validità della legge, con la sua
soglia al 5%, ma soprattutto sul
fatto che essa venga sostenuta da un
arco di forze che rappresenta
l'80% di quelle presenti in
Parlamento: quella larga maggioranza
sollecitata dal presidente
Mattarella.
Un passaggio che aiuta a
«pacificare» il clima politico, hanno
detto entrambi. Con un Renzi
galvanizzato che blocca le polemiche
su futuribili larghe intese
invitando al voto utile: quello al
Pd a scapito dei «piccoli». E
Roberto Giachetti, responsabile
riforme dei Dem, alle critiche di Rosy
Bindi e Romano Prodi ha replicato:
«Chi continua a sostenere che
saremmo dovuti andare avanti con una
legge di tipo maggioritario
sostiene in realtà l'opzione dello
status quo e cioè di un
proporzionale puro». Infatti se non
passa la riforma di Fiano rimane
l'Italicum che è un proporzionale
puro con una soglia bassa, e allora
addio governabilità.Gli altri
piccoli sono furiosi perché vedono
prossime le urne. Il testo Fiano,
infatti, definisce già i collegi
riferendosi a quelli del 1993 per il
Mattarellum, e una volta
approvata la legge non ci sarebbe
bisogno di attendere che il governo
li perimetrasse, allontanando così
le elezioni. I piccoli partiti
(Des-Cd, Ci, Mdp, Si) sostengono che
in questo la legge è
incostituzionale, perché il
riferimento è il Censimento del 1991 e non
l'ultimo, come impone la Carta.
In aula sarà uno degli oggetti di
polemica e di ostruzionismo.
L'obiettivo, evitare l'approvazione in
settimana nella speranza che M5s, se
andrà male alle amministrative,
si ritiri dal patto a quattro. E contro
le urne in autunno si sono
pronunciati non solo Pierluigi
Bersani («è da irresponsabili»), ma
anche Romano Prodi, che chiede di
approvare prima la Legge di
Bilancio, e la presidente della
Camera Boldrini: «Non c'è automatismo
tra approvazione della legge
elettorale e urne anticipate». Ma in casa
Dem si fa il discorso opposto:
pensare di approvare la Legge di
Bilancio con i piccoli pronti
all'imboscata, questo sì è da
irresponsabili.
DOMENICA SI VOTA
Mille
sindacida eleggere:in nove milioni
ai
seggi
Al via il conto alla rovescia per la
tornata elettorale per il rinnovo
dei consigli comunali e l'elezione
diretta dei sindaci per 1.005
municipi, appuntamento che
riguarderà - tra regioni a statuto
ordinario e speciale - 9 milioni
208.639 elettori, che esprimeranno il
proprio voto in 25 comuni capoluogo
di provincia, di cui 4 capoluoghi
di Regione, e 161 con più di 15mila
abitanti. Il turno di
ballottaggio, che si terrà la
seconda domenica successiva a quella del
primo turno e al quale partecipano i
due candidati a sindaco più
votati, riguarda i comuni con
popolazione superiore ai 15mila
abitanti, nel caso nessuno abbia
raggiunto la maggioranza assoluta dei
voti; oppure, ancora per i Comuni
con più di 15mila abitanti, se i due
candidati abbiano avuto un numero
pari di voti. Sono 21 i capoluoghi
di Provincia che andranno al voto
(Alessandria, Asti, Belluno, Como,
Cuneo, Frosinone, Gorizia, La
Spezia, Lecce, Lodi, Lucca, Monza,
Oristano, Padova, Parma, Piacenza,
Pistoia, Rieti, Verona, Taranto e
Trapani) e 4 capoluoghi di regione
(Palermo, Genova, Catanzaro e
L'Aquila). Superano i 100mila
abitanti: Genova, Monza, Padova,
Palermo, Parma, Piacenza, Taranto e
Verona.di Michele
EspositowROMAPrendete i collegi del
Mattarellum, legateli al principio
di supremazia della quota
proporzionale fermo restando l'impossibilità
del voto disgiunto: il risultato
sarà che, rispetto alla legge che
porta il nome del presidente della
Repubblica, distribuire i candidati
nei 225 collegi della Camera e nei
112 al Senato sarà un rebus
complicatissimo. Sono i collegi,
infatti, uno degli elementi chiave
del «Fianum». Il taglio di quelli
uninominali da 303 a 225 ha infatti
ridotto al minimo ma non ha
eliminato del tutto il rischio che un
vincitore di un uninominale poi non
approdi in Parlamento. Ma c'è un
altro nodo che emerge in queste ore:
Pd, Fi, M5s e Lega hanno deciso
di applicare alla Camera la
mappatura dei collegi che il Mattarellum
affidava al Senato.
Per Palazzo Madama, invece, si è
scelto di
accorpare i collegi a due a due
(tre, in un caso) arrivando a quota
112. Ma, è la protesta che monta tra
alcuni parlamentari, questa
mappatura rischia di essere
incostituzionale. Il motivo? Fotografa
un'Italia di 24 anni fa. Il
Mattarellum, infatti, fa riferimento al
censimento del 1991 laddove, da lì
ad oggi, ce ne sono stati altri
due. E i sostenitori di questa tesi
portano ad esempio una relazione
del Servizio Studi della Camera che,
già nel 2005, rilevava la non
omogeneità dei collegi del Mattarellum
agli ultimi dati sulla
popolazione in Italia.
La mappatura «si è fatta senza
tenere in alcun
conto l'elemento di omogeneità e
proporzionalità dei collegi alla
popolazione. In nessun Paese europeo
si fa così», sottolinea il
senatore Mdp Federico Fornaro
secondo cui c'è il serio rischio di un
vizio di costituzionalità. E, per
Fornaro (ma anche per Gian Luigi
Gigli di Des-Cd e per i Civici e
Innovatori) ad essere infranto
sarebbe l'articolo 56 della Carta
secondo il quale la ripartizione dei
seggi tra le circoscrizioni tiene
conto della popolazione «quale
risulta dall'ultimo censimento
generale». A ciò vanno aggiunte alcune
criticità sollevate per alcuni
collegi al Senato.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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