Unione
Sarda
Partecipazione
al voto poco oltre il 62%. Secondo turno a Oristano e Selargius Sardegna, in
calo l'affluenza I grandi centri al ballottaggio
È l'unico partito che cresce a ogni
appuntamento elettorale, magari senza avanzate clamorose, ma inarrestabile. Il
partito dell'astensione non conosce mai sconfitte, e ormai in Sardegna sfiora
il 40 per cento. Ha prevalso anche ieri, in una giornata che per il resto
stenta a dare indicazioni politiche precise, visto
che nei due principali centri alle urne (Oristano e Selargius) si profila un
ballottaggio.
Nei 64 Comuni al voto, alla chiusura
dei seggi, l'affluenza si è fermata al 62,74 per cento: quasi sette punti al di
sotto di quella fatta registrare negli stessi centri nelle elezioni precedenti
(che non in tutti i casi risalgono al 2012, visto che alcuni municipi sono
andati al voto anticipato).
IL CALO Una flessione molto netta,
eppure si temeva un crollo persino peggiore: il confronto con le altre regioni
d'Italia fa capire come gli elettori sardi non siano i meno affezionati al
diritto di voto. I dati definitivi pubblicati sul sito internet del ministero
dell'Interno confermano che l'Isola si colloca sopra l'affluenza media
nazionale, che non supera il 60,07 per cento. E le regioni che fanno meglio
sono di fatto solo cinque, ossia Campania, Umbria, Puglia, Abruzzo e Calabria
(il Lazio, che raggiunge il 62,78, è sostanzialmente in parità).
Andando a valutare i dati territorio
per territorio, è la provincia di Sassari quella che va meglio, con il 68,73
per cento di partecipazione al voto. Segue il Sud Sardegna con il 65,61, mentre
Nuoro e Oristano si attestano in pratica sullo stesso
risultato: la prima poco più su, col 61,72 per cento, rispetto al 61,68 degli
elettori oristanesi. Ultima in classifica è l'area metropolitana di Cagliari,
al 53,56 per cento: va detto però che in questo caso erano chiamati al voto i
cittadini di soli tre Comuni, per quanto importanti, e cioè Pula, Selargius e
Quartucciu. Proprio quest'ultimo centro, con la sua affluenza molto bassa (non
ha raggiunto neppure il 50 per cento, fermandosi al 47,20), condiziona
negativamente il risultato complessivo del territorio.
I MIGLIORI Per quanto riguarda i
singoli Comuni, gli elettori più diligenti si sono rivelati quelli di Santa
Maria Coghinas, in provincia di Sassari, che alle 23 di ieri hanno fatto
segnare una percentuale dell'83,51. Ottima anche la partecipazione, in
provincia di Nuoro, dei cittadini di Lodine (82,55 per cento), e di quelli di
Siamanna in provincia di Oristano (81,40). Nella provincia del Sud Sardegna è
Castiadas, col 79,31 per cento, il centro in cui la contesa elettorale ha
portato più gente alle urne. Invece nella Città metropolitana il Comune con la
migliore affluenza è Pula che, in ogni caso, non supera il 64,85 per cento:
neppure due elettori su tre.
I PEGGIORI È invece gallurese la
località con l'affluenza più bassa tra i 64 Comuni isolani che dovevano
eleggere il sindaco e l'assemblea civica: a Palau, complice il fatto che si
fosse presentato un solo candidato sindaco, si è presentato al seggio solo il
39,66 per cento degli aventi diritto. Ovviamente, non avendo raggiunto il
quorum del 50 per cento necessario per la validità dell'elezione (nei casi in
cui corra una sola lista), sarà
inevitabile l'arrivo del commissario.
Stessa sorte per Magomadas, che col
suo 41,19 per cento risulta il Comune con la percentuale più bassa della
provincia di Oristano. Invece Lula, pur essendo l'ultima - per partecipazione
elettorale - nel Nuorese, col suo 51,26 per cento riesce a eleggere un sindaco:
Mario Calia, l'unico candidato. Già detto dell'astensionismo record di
Quartucciu nel Cagliaritano, nella provincia del Sud Sardegna la maglia nera la
merita San Sperate, col 57,90 per cento.
GLI ESITI A causa della chiusura dei
seggi alle 23, a notte inoltrata gli scrutini erano quasi ovunque in alto mare:
perciò solo stamattina, alla luce dei risultati consolidati, si potranno trarre
compiute valutazioni politiche della consultazione amministrativa nell'Isola.
Dalle primissime indicazioni, il centrodestra spera di andare in vantaggio al
ballottaggio sia a Oristano che a Selargius, mentre Ignazio Locci tenta il
colpo a Sant'Antioco.
Il Pd conta di essere il contendente
in entrambe le città che vanno al secondo turno, ma tenta anche di
strappare Lanusei con Davide Burchi, di confermare Sergio Murgia a Serramanna e
di garantirsi la continuità a Ozieri tra l'uscente Leonardo Ladu e Marco
Murgia. Numeri non esaltanti per il Movimento 5 Stelle, fuori dal ballottaggio
a Selargius e anche a Oristano.
Giuseppe Meloni
Deiana
(Anci): «Bisogna interrogarsi». Cucca (Pd): «Non c'è allarme»
«L'astensionismo
resta un nemico subdolo»
Il «nemico più subdolo», come lo
definisce il presidente dell'Anci
Sardegna, Emiliano Deiana, non è
stato sconfitto. L'astensionismo
aumenta e quando succede alle
elezioni comunali è un campanello
d'allarme. Le forza politiche si
interrogano sull'efficacia della
propria azione e sui nuovi scenari
che rischiano di offuscare i
partiti più strutturati a favore del
civismo.
L'ALLARME Il calo di circa il 7% dei
votanti rispetto alle precedenti
elezioni è un dato che «deve
allarmare tutti», dice Deiana, convinto
che le forze politiche non abbiano
«considerato la pericolosità civile
e politica dell'allontanamento di
larghi strati di popolazione dalla
pratica elettorale e democratica».
Per questo motivo diventa
importante il ringraziamento a chi
«in un momento difficile della vita
politica della Sardegna, ha deciso
di uscire dagli egoismi per
mettersi a disposizione della propria
comunità».
IL CAMBIAMENTO Il coordinatore
regionale di Forza Italia, Ugo
Cappellacci, è lapidario: «La gente
è sfiduciata perché è alla ricerca
di interpreti di identità e la
strada intrapresa dalla politica è
sbagliata». Un giudizio a caldo,
maturato non appena si capisce che i
sardi che sono andati a votare sono
poco più del 60%. Un dato che
necessita di una riflessione sul
futuro e sulla necessità di «tornare
ai valori fondanti come la famiglia
e il lavoro. La politica è
diventata soltanto un racconto della
propria carriera». Per il
segretario del Psd'Az, Christian
Solinas, è un momento in cui «la
rissosità non premia perché la gente
chiede sobrietà». Davanti a un
doppio fenomeno in cui «la politica
è incapace a dare risposte e i
cittadini si orientano sulle liste
civiche», il segretario sardista
rivendica il ruolo del partito: «La
visione di Sardegna è il vero
grande progetto che può
rappresentare il futuro». E in chiave
sovranista ragiona anche il
segretario del Partito dei Sardi,
Franciscu Sedda: «È evidente che
bisogna ripartire da una buona
politica di attivismo. Dobbiamo
restituire il protagonismo alle
persone, grazie
all'autodeterminazione».
L'ATTACCO Il coordinatore regionale
di Fratelli d'Italia, Salvatore
Deidda, indica il colpevole di una
situazione di disinteresse da parte
degli elettori. «È il Pd che
governando a tutti i livelli, con
alleanze alternate, allontana sempre
di più i cittadini dalla
politica». Deidda, guarda con favore
all'esperienza delle comunali per
il proprio partito: «Sono elezioni
ostiche ma permettono di radicarci
nei territori».
IL FRENO Controcorrente il
segretario del Pd, Giuseppe Luigi Cucca,
convinto che il dato sull'affluenza
«non sia così allarmante e
significativo per la crisi della
politica». Poi, aggiunge: «Credo che
la gente non abbia perso interesse
nei confronti della politica, ci
sono stati diversi appuntamenti
elettorali in cui la risposta è stata
ottima».
M. S.
SELARGIUS.
Spoglio lento, astensione record: alle urne solo il 53,47
per
cento dei votanti Concu in vantaggio su Lilliu
Si
va verso il ballottaggio senza la “grillina” Valeria Puddu
In vantaggio Gigi Concu (45 per
cento), candidato sindaco di Forza
Italia. Francesco Lilliu del Pd
insegue (41 per cento). A meno di
grosse sorprese, a Selargius si va
verso il ballottaggio tra i leader
degli schieramenti di centrodestra e
centrosinistra. Dopo le prime tre
ore dello spoglio delle schede,
secondo i risultati parziali raccolti
dai rappresentanti di seggio, sarà
questo il verdetto del primo turno
delle Comunali in uno dei centri più
importanti dell'Isola.
Si annuncia una sconfitta per la
candidata grillina (con il 14 per
cento), che non ha saputo
trasformare in consensi utili per le
amministrative il grande risultato
ottenuto a Selargius dal Movimento
Cinque Stelle tre anni fa alle
Europee (era stato il secondo partito
dietro il Pd, 35,2 per cento contro
il 35,1). Ma i dati si riferiscono
alle due di stanotte, con neanche il
trenta per cento delle schede
scrutinate.
ASTENSIONISMO Ma il dato più
rivelante e che dovrà far riflettere
tutti, vincitori e vinti, è quello
dell'astensionismo. Soltanto il
53,47 per cento dei selargini
(contro il 59,69 di cinque anni fa) si è
presentato nei seggi per il rinnovo
del Consiglio comunale e per
eleggere il nuovo sindaco dopo i dieci
anni di mandato di Gian Franco
Cappai (Udc). Un segnale importante.
E non può essere spiegato
soltanto riflettendo che ieri è
stata la prima domenica davvero estiva
capace di spingere le famiglie verso
il mare e che si poteva votare
solo nella giornata di ieri dalle 7
alle 23 a differenza di altre
consultazioni.
I CONTROLLI A Selargius il voto è
proceduto senza sussulti e problemi,
a differenza di cinque anni fa,
quando un rappresentante di lista,
approfittando della sua posizione
giuridica, aveva votato più volte.
Ieri Marco Cantori, comandante della
polizia urbana di Selargius, ha
dato mandato ai suoi uomini di
effettuare tutti i controlli del caso
nell'eventualità che qualcuno
volesse riprovarci.
I tre candidati sindaci si sono
presentati nelle rispettive sezioni in
tarda mattinata. Qualche stretta di
mano, il saluto al presidente e
altri componenti del seggio, poi la
fotografia di rito mentre
imbucavano nell'urna la scheda
appena compilata. Quindi è cominciata
la lunga attesa, nella speranza di
raccogliere quanto seminato in una
campagna elettorale lunga,
complicata e tesa. Culminata con una multa
di 208 euro inflitta a un
imprenditore che aveva esposto un enorme
cartello con una lettera aperta al
candidato sindaco del
centrosinistra Francesco Lilliu.
CONTINUITÀ Gigi Concu, esponente di
Forza Italia, ha imperniato il suo
programma sulla continuità
amministrativa con la politica di Gian
Franco Cappai di cui è stato il vice
sindaco. Negli incontri con i
concittadini nei diversi quartieri
selargini, ha illustrato «il nuovo
piano urbanistico», ha ricordato
«l'apertura di alcuni parchi, i
lavori nelle scuole, le prospettive
legate al polo universitario di
astrofisica oltre la statale 554.
Nessuna promessa, bisogna fare i
conti con la realtà, le leggi, il bilancio,
la concretezza che abbiamo
dimostrato in questi dieci anni nei
quali Selargius è diventata più
bella».
STRAPPO Più destruens ,
inevitabilmente, i discorsi dei due rivali
alla corsa al Municipio. Se Valeria
Puddu ha puntato sui capisaldi del
movimento grillino («maggiore
coinvolgimento della popolazione nelle
scelte dell'amministrazione,
mercatini e iniziative per rivitalizzare
un centro storico ridotto a
dormitorio di Cagliari», Francesco Lilliu
(segretario provinciale del Pd) ha
cercato di mettere a frutto gli
ultimi cinque anni trascorsi
all'opposizione in Consiglio: «Siamo
dalla parte dei negozianti che
soffrono per l'apertura dei grandi
centri commerciali, per le piste
ciclabili che tolgono spazio ai
parcheggi, per la mancanza di
sicurezza. Crediamo in uno sviluppo di
Selargius imperniato
sull'agricoltura e sui servizi. Occorre
modificare il Piano urbanistico che
oggi prevede zone di espansione
proprio quando gli imprenditori
stanno rinunciando a costruire nelle
aree già edificabili perché il mercato
non richiede nuove case».
Discorsi che verranno ripetuti
adesso nelle prossime due settimane che
precedono il ballottaggio del 25
giugno. Sarà importante riportare i
selargini alle urne e conquistare i
voti andati ai grillini. Concu
contro Lilliu è una sfida anche
politica tra Forza Italia e il Pd.
Paolo Carta
Sconfitta
clamorosa del Movimento 5 Stelle. Tengono le civiche di
Martinez
e Uras Oristano va al ballottaggio
Dalle
urne testa a testa tra Lutzu e Obinu, insegue Pecoraro
La sfida a sei in realtà non è
terminata alla chiusura dei seggi. I
dubbi sono continuati sino all'alba
di oggi. Intanto sino all'una e
mezzo di lunedì le sezioni che
avevano chiuso lo spoglio erano tre su
trentasei. Si va a rilento a causa
del voto disgiunto ma non solo. Si
dice, ma di ufficiale non arriva
nulla, è che su queste sezioni, che
valgono 200 voti in tutto Andrea
Lutzu, candidato sindaco del
centrodestra, è avanti di un soffio
su Maria Obinu, leader del
centrosinistra e su Vincenzo
Pecoraro, alla guida del polo civico.
Dietro, ma con un discreto distacco
Anna Maria Uras, “Coraggio e
Libertà”, e Filippo Martinez,
“Capitale Oristano”. Ben ultima Patrizia
Cadau del Movimento Cinque Stelle.
Tante pare siano le schede nulle
che si sono contate in tutte le
sezioni cittadine, forse a causa del
voto disgiunto e delle preferenza di
genere.
AFFLUENZA I dati dell'affluenza già
dalla prima mattina non
promettevano nulla di buono.
A mezzogiorno della domenica i
votanti erano 6.018 (21,55 per cento).
Sette ore dopo invece la soglia dei
votanti è salita a 11.746 (42,07
per cento).
Alle 23 di ieri, orario di chiusura
dei seggi, l'affluenza ha toccato
quota 68.07 per cento, praticamente
la stessa di cinque anni quando
Guido Tendas, sindaco uscente, è
andato al ballottaggio con Giuliano
Uras, all'epoca candidato sindaco di
un polo di centro.
I CANDIDATI «Per adesso restiamo
buoni terzi - ammette Filippo
Martinez , padre di “Capitale
Oristano” all'una di domenica notte -
Purtroppo credo che gli oristanesi
non abbiano capito la nostra
proposta e la voglia di cambiamento
che abbiamo portato avanti e
cercato di fatto capire in tutti
questi mesi».
«Per adesso mi pare che stiamo
andando abbastanza bene - sottolinea
Maria Obinu , candidata sindaco del
centrosinistra-sardista - Restiamo
in attesa di avere dati più certi
nel corso di queste ore ma quel che
abbiamo promette bene».
«Restiamo ancora in attesa, so che
ci sono stati dei problemi in una
sezione a Silì ma siamo fiduciosi -
ammette Andrea Lutzu , candidato
sindaco del centrodestra - Per adesso
siamo in testa ma la nottata è
lunga e spero che anche nelle altre
sezioni venga confermata questa
tendenza».
«Probabilmente non arriviamo neanche
al cinque per cento - ammette
Patrizia Cadau , alla guida del
Movimento Cinque Stelle che per la
prima volta ha partecipato alla
competizione elettorale del capoluogo
- Noi abbiamo messo la nostra
faccia, abbiamo seguito un percorso di
trasparenza, ma se gli oristanesi
preferiscono la vecchia politica non
so che dire: mi spiace veramente
tanto».
«In linea di massima posso dire che
Oristano ha scelto il “non
cambiamento”, e questo è una
sconfitta per una persona come me che
invece credeva molto in una
possibilità di svolta - afferma Anna Maria
Uras , capolista del movimento
civico Coraggio e Libertà - Mi sembra
di capire che malgrado tutto stiamo
tenendo il passo dei primi ma al
ballottaggio non credo di poter
arrivare».
«È veramente troppo presto - afferma
Salvatore Ledda , padre della
lista Idee Rinnovabili che appoggia
Vincenzo Pecoraro - Fare qualsiasi
previsione a quest'ora è prematuro:
lo spoglio sta andando molto a
rilento».
Michele Masala
L'outsider
Silvio Carobbi in corsa per la seconda piazza. Affluenza
sotto
il 65 per cento Lanusei, Burchi nuovo sindaco
Per
il predecessore Davide Ferreli è una bruciante sconfitta
Vince Davide Burchi. I calcoli e le
previsioni della vigilia sono
stati sbriciolati dentro l'urna dal
severo giudizio degli elettori.
Non c'è stato nessun testa a testa.
L'avvocato, 39 anni, segretario
provinciale Pd, mette tutti
d'accordo. Un voto denso, esteso ben oltre
le fila del partito. Indietro i suoi
contendente, Carobbi e Ferreli.
Per il sindaco uscente una sconfitta
cocente.
LA CIVICA PD «Lavoriamo per unire il
paese, ridare centralità a
Lanusei e all'Ogliastra. Il successo
non è solo mio ma della squadra».
Queste le prime parole del
vincitore.
La squadra è una lista civica zeppa
di tessere Pd. C'è il coordinatore
del circolo cittadino Cinzia
Marongiu, il candidato in pectore per
molti mesi Salvatore Zito. E poi
Matteo Stochino, Sandra Aresu. Ci
sono figli d'arte (Renato Pilia), e
numerosi portatori sani di
consenso. La lista degli avvocati
(ben cinque) miete consensi
trasversali, asseconda lo stile del
leader fatto di sobrio
pragmatismo. Burchi è un moderato,
un giovane old school temprato da
vent'anni di politica militante.
Per la prima volta sulla scena da
protagonista è uomo del match e si
porta via il pallone.
Chi auspicava il duello è rimasto
deluso. La tenzone non è neppure
cominciata. Burchi potrà
rivendicare, nel partito in primis, un
successo personale senza ombre.
VERSO LA SCONFITTA Davide Ferreli,
42 anni, imprenditore, a capo della
civica Avanti Lanusei, chiedeva
strada per il bis, in nome della
continuità, dei progetti avviati,
delle battaglie per i servizi a
rischio chiusura. Ha trovato un muro
di gomma. Una sconfitta senza
attenuanti. Nell'ora del verdetto
Ferreli e i suoi si tengono lontani
dai seggi. Le facce dei sostenitori
diventano via via più scure con il
trascorrere del tempo. Dopo un'ora
dall'inizio delle operazioni in
tutte le sezioni il distacco di
Burchi verso Carobbi e Ferreli si
attesta tra i 50 e i 55 voti. Un
trend costante, che non subisce
alterazioni.
Dalla verifica delle singole
performance si potrà valutare il peso dei
singoli assessori in quello che è
stato anche un referendum
sull'amministrazione uscente.
Ferreli ha candidato in blocco la sua
squadra, in quello che lui stesso
aveva definito un riconoscimento a
chi aveva resistito a cinque anni di
amministrazione in un periodo di
particolari tensioni.
CAROBBI DELUSO Silvio Carobbi, 59
anni, agronomo, alla guida della
lista Lanusei Punto e a capo,
chiedeva agli elettori una scelta
coraggiosa, il messaggio è stato
rispedito al mittente. Con un
manipolo di fedelissimi, tra cui
alcuni autori di ottimi risultati
personali, tra tutti spicca il
risultato di Maria Tegas, ha sfidato a
viso aperto il suo ex partito,
quello che cinque anni fa lo aveva
accompagnato alla sconfitta contro
Ferreli, quello abbandonato per una
storia di tessere mal lievitate e
mai digerita.
È arrivata una sconfitta bis,
addolcita da un bottino di voti che non
basta a colmare il bicchiere. Mezzo
vuoto se l'obiettivo voleva solo
essere la vittoria. «La delusione è
grande per il lungo percorso fatto
in questi anni - ha detto - basato
su un cambiamento etico, faccio il
mio più grande augurio al paese». Il
maestro di bel canto non è
riuscito a pescare voti nel campo
avversario.
IL VOTO Già nel pomeriggio
l'affluenza ridotta ai minimi termini, 47
per cento alle 19, alimenta cattivi
pensieri. Il dato complessivo
fermerà la statistica al 62 per
cento, in netto calo rispetto alla
precedente tornata elettorale. Le
analisi diranno chi è stato
danneggiato dalla disaffezione verso
il voto, ci sarà tempo per capire
chi ha deluso le aspettative. Le
operazioni di scrutinio si sono
svolte in un clima disteso, senza le
tensioni di qualche anno fa.
Neppure il tempo di aprire le urne e
già Burchi è in testa, scavando
un solco netto, difficile da
colmare, tra lui e i suoi avversari.
A metà spoglio l'avvocato figlio d'arte
ha già doppiato Carobbi e Ferreli.
Neppure il tempo di insediarsi e il
sindaco avrà una grana sulla
scrivania. Venti di declassamento
soffiano sull'ospedale di Lanusei.
Simone Loi
Sono
urne amare per i 5 Stelle L'ex comico beffato nella sua Genova. Orlando eletto per
la quinta volta a Palermo
Nelle
città principali sfida tra centrosinistra e centrodestra
Il Movimento Cinquestelle perde le
sfide nelle grandi città, il
centrosinistra tiene e in molti
comuni va al ballottaggio col
centrodestra che, unito, certifica
la propria esistenza in vita.
Dopo i veleni, le scissioni e il
ritorno di Renzi nel Pd e nella
settimana in cui è naufragato il
patto sulla legge elettorale tra Pd,
M5S, FI e Lega, i partiti cercavano
conferme.
Per i grillini, dopo i trionfi di un
anno fa a Roma e Torino, quello
di ieri doveva essere l'affondo,
l'antipasto delle politiche dell'anno
prossimo. I Dem puntavano alla
rivincita dopo le cocenti sconfitte del
2016, le divisioni e le scissioni
(«voglio andare al ballottaggio in
almeno 22 Comuni», aveva detto alla
vigilia il segretario), per la
Lega una prova dopo il
riposizionamento nel perimetro della destra.
Il voto che oltre nove milioni di
italiani hanno espresso nei 1004
Comuni italiani, almeno secondo gli
exit poll, restituisce speranze a
due dei tre principali attori in
campo lasciando delusi i
pentastellati. Cala l'affluenza, che
si ferma al 60%.
LA RIVINCITA DI PIZZAROTTI A Parma,
l'ex “cittadino” Federico
Pizzarotti, ricandidato con una sua
lista Civica, è nettamente in
testa e salvo clamorosi e
improbabili ribaltamenti andrà al
ballottaggio con il candidato del
centrodestra Paolo Scarpa. Ma è
soprattutto Genova, la città del
comico, a dare la misura della
sconfitta grillina. Luca Pirondini,
uomo scelto dal leader al posto di
Marika Cassimatis, che era stata
scelta dal blog salvo poi essere
defenestrata dal leader, si ferma
tra il 18 e il 22%. È la
dimostrazione che il popolo
pentastellato non ha gradito il colpo di
mano del capo che si è fatto beffa
della volontà democratica degli
iscritti decidendo d'imperio che il
voto on line vale solo quando lo
decide lui.
RINASCE IL CENTRODESTRA Certo, le
politiche sono un'altra cosa e i
sondaggi continuano a dare l'M5S
intorno al 30 per cento, sopra il Pd.
Ma i risultati delle amministrative
rimettono tutto in gioco e
ribadiscono che quello assegnato al
Movimento è un voto ideologico
molto condizionato dai leader
nazionali e poco dai candidati locali.
Per Forza Italia il test di ieri
doveva essere la prova che il partito
di Berlusconi ha ancora una base di
consenso che gli consente di
sedersi ai tavoli che contano. È
successo, soprattutto dove l'alleanza
con la Lega di Salvini e con
Fratelli d'Italia si è dimostrata solida.
Per quanto riguarda le singole
sfide, nel capoluogo ligure non va
meglio al centrosinistra che
comunque approda al ballottaggio con
Giovanni Crivello (attorno al 34%)
con il candidato del centrodestra
Marco Bucci vicino al 37. In una
delle poche regioni governate dal
centrodestra (il governatore è
Giovanni Toti), il risultato dà ai
berlusconiani la speranza di non
essere marginali e che il
tripolarismo non sia un'utopia.
ORLANDO SI CONFERMA A Palermo
c'erano pochi dubbi sulla
riaffermazione, per la quinta volta,
di Leoluca Orlando. Il sindaco
uscente del centrosinistra ha confermato
le attese conquistando il
43,4% dei voti e battendo Fabrizio
Ferrandelli, portacolori del
centrodestra, anche grazie al
meccanismo della legge elettorale
siciliana che prevede l'elezione a
chi supera il 40% dei consensi.
In vantaggio il centrodestra anche a
Verona, con Federico Sboarina,
mentre per il secondo posto nel
ballottaggio è lotta serrata tra
Patrizia Bisinella, compagna dell'ex
sindaco Flavio Tosi, e Orietta
Salemi del centrosinistra. Al
secondo turno sarà sfida tra i due poli
tradizionali anche a Catanzaro e
Taranto (centrodestra in vantaggio).
l'Aquila (Americo Di Benedetto del
centrosinistra è in testa).
IL PD SI RAFFORZA Per i candidati
del Partito democratico un risultato
forse inferiore alle attese ma
giudicato positivo («siamo in corsa in
due comuni su tre», ha detto Roberto
Speranza) che potrebbe sostenere
il tentativo di alleanza tra Pd e
Campo Progressista.
In molti ora si affrettano ad
attribuire la sconfitte del Movimento
Cinquestelle a quanto avvenuto
recentemente con la legge elettorale
(«hanno tradito, hanno affossato
loro legge elettorale con i collegi»,
aveva accusato il relatore Emanuele
Fiano nelle ore successive al
fallimento del patto elettorale).
(f. ma.)
I
due poli cauti ma brindano per il crollo di Grillo
Scalfarotto:
Beppe, il tuo Maalox non è scaduto. Gasparri: è un grande VaffaDay
Il primo commento è di Ivan
Scalfarotto: «A occhio, Beppe, il Maalox
del 2014 non dev'essere ancora
scaduto». Così su Twitter il
parlamentare Pd gongola per la
sconfitta dei grillini. «Le
amministrazioni a guida M5S hanno
lasciato un segno negli italiani.
Ora è più chiaro perché abbiano
affossato una legge elettorale con i
collegi», dice il senatore dem
Andrea Marcucci.
Per Matteo Ricci, responsabile Enti
Locali del Pd, «siamo da alcuni
anni in un sistema tripolare. Se su
25 capoluoghi di provincia i
Cinque stelle non andranno al
ballottaggio se non in pochissimi posti,
è un fatto politico. Perché vorrebbe
dire che a un anno dalla vittoria
di Roma, messi alla prova del
governo locale, c'è un giudizio
negativo».
«Dai primi dati emerge una
difficoltà enorme del M5S che coincide con
la novità positiva di molte liste
civiche e di sinistra con probabili
risultati clamorosi in alcune città.
Per ora facciamo i nostri auguri
a Leoluca Orlando e a Federico
Pizzarotti», dice Paolo Cento di
Sinistra Italiana. «A sinistra del
Pd c'è aria nuova che ora bisogna
unire con una proposta alternativa a
Renzi capace di aggregare».
Plaude Forza Italia: «Non abbiamo
ancora archiviato i 5Stelle in
termini di consenso generale, ma
risultati - twitta tranchant Maurizio
Gasparri - sono un grande VaffaDay
contro Grillo».
«Due dati stanno emergendo: il primo
è che pare che i cittadini
comincino a capire il bluff del M5S.
Il secondo è che quando il
centrodestra fa il centrodestra
raccoglie la fiducia dagli italiani. È
la chiarezza che convince, non gli
inciuci», scrive su Facebook la
leader di Fratelli d'Italia, Giorgia
Meloni.
«Il centrodestra quando è unito è a
traino leghista, e lo dico con il
massimo di rispetto. Valutiamo i
dati ma è importante una coalizione
con idee chiare e non avere
tentazioni renziane e inciuciste ma se
vediamo i voti di lista e in città
storicamente di sinistra la Lega
traina e un significato ce l'ha»,
dice il leader della Lega Nord
Matteo Salvini.
La Nuova
Il
centrodestra avanza a Oristano, buona affermazione degli indipendentisti
Il
Centrosinistra resiste per il M5s battuta d'arresto
di Umberto AimewCAGLIARITroppi pochi
225mila elettori per essere un
test regionale, ma ogni volta che
c'è uno spoglio, governatore e
governanti, oppositori e ambiziosi
non possono e neanche devono
rimanere indifferenti.
Sessantaquattro Comuni al voto erano comunque
un bel numero e, nella lunga volata
fino al 2018, le Politiche, oppure
l'anno dopo per il Consiglio
regionale, anche oggi ogni voto va letto,
interpretato fino a capire quant'è
stato di pancia, localissimo,
oppure se con la croce sulla scheda
l'elettore ha voluto esprimere
anche un giudizio seppure di
carambola sullo stato dell'arte politica
in Sardegna. Ebbene, da questa
domenica di metà giugno, il
centrosinistra, che dal 2014
sostiene la giunta Pigliaru, è uscito con
una certezza e neanche troppo nuova.
Dove s'è presentato unito, a
Selargius per esempio, la coalizione
continua a classificarsi bene, in
attesa del ballottaggio, mentre
quando corre diviso, a Oristano è
successo, le legnate ritornano a
essere frequenti. Sono arrivate di
nuovo dalla spina e spinta
indipendentista. Che non è più soltanto un
semplice fastidio da sopportare,
semmai con qualche mugugno, ma
qualcosa d'importante. Ormai è
chiaro: il Pd, capofila dell'attuale
alleanza regionale, non potrà far
finta che non esista e neanche
sottovalutarla. Tutt'altro: Partito
dei sardi, Psd'Az e altri
movimenti ancora più scissionisti
hanno dimostrato di avere ormai un
loro seguito fedele e consolidato.
Perché - e non c'era bisogno di
aprire le urne - è evidente che da
mesi fra molti sardi il distacco
dalla Patria è immaginato come
possibile se non necessario anche a
breve scadenza.
È questa l'onda indipendentista su
cui in molti
dovranno ragionare, e forse per
primo proprio quello Stato sempre
lontano, irraggiungibile se non
addirittura persecutorio, di recente
l'ha definito così il presidente
della Regione, nei confronti della
Sardegna. Nell'ultimo anno e mezzo
di legislatura regionale, sarà
proprio il confronto in maggioranza
fra nazionalisti italiani e
nazionalitari sardi a tener banco o
meglio diventerà quotidiano dopo
essere cominciato settimane fa con
la crisi aperta e non chiusa in
Regione dal Partito dei
sardi.Scritto del centrosinistra, nel
frattempo che farà il resto del
mondo? Il Movimento 5 Stelle, in
queste amministrative, pare aver
perso la spinta propulsiva degli
ultimi anni nei Comuni. Dov'era in
lizza, non è riuscito a sfondare
come nel 2013, ad Assemini, poi a
Porto Torres, l'anno successivo, e a
Carbonia nel 2016. A Oristano e
Selargius rimarrà fuori dai
ballottaggi, ma quando ci sono di
mezzo i pentastellati non è facile
valutare quanto abbia pesato o meno
il nome del candidato-sindaco
scelto da una manciata di iscritti
con qualche click. La verità è che,
in Sardegna, la consistenza del
Movimento è stata censita una sola
volta, nel lontano 2013, quando alle
Politiche conquistò il primo
posto assoluto col 29,7 per cento.
Però da allora, esclusi i botti in
alcuni Municipi, s'è tirato indietro
- ha disertato le Regionali 2014
e il perché a tutt'oggi rimane un
mistero - oppure alle amministrative
di Cagliari, l'anno scorso, non ha
fatto saltare certo il banco. Solo
con i prossimi due appuntamenti
elettorali, 2018 e 2019, si saprà se i
5 Stelle hanno attecchito in
Sardegna e soprattutto se per loro la
conquista della Regione potrà essere
possibile, come sostiene qualche
insistente sondaggista. In mezzo al
guado c'è anche il centrodestra,
oggi all'opposizione in Regione, ma
che a Oristano e Selargius ha
mostrato i muscoli, con la doppia
possibilità di vincere al
ballottaggio il 25 giugno. Però in
vista del 2019 pare non aver
ritrovato ancora l'unità per
ribaltare lo scivolone del 2014. Batosta
per la verità subita allora solo
nella gara verso la presidenza della
Regione e non nella somma dei voti
conquistati dai suoi partiti contro
il centrosinistra. In queste
elezioni, il centrodestra ha retto botta
e s'è tolto soddisfazioni non da
poco. Ma allo stesso tempo ha intuito
di avere una necessità: dimostrare
che dev'essere più autonomo o
autonomista, a cominciare da Forza
Italia se vorrà essere ancora il
contenitore dei moderati. Ma da oggi
in poi anche il centrodestra
dovrà fare i conti con l'onda
indipendentista.
Oristano
Spoglio
a rilento, nella notte risultato ancora incerto. Davanti a
tutti
Andrea Lutzu Il secondo candidato tra Maria Obinu, Vincenzo Pecoraro e Filippo
Martinez Centrodestra al ballottaggio
Poi
lotta a tre. Flop 5 Stelle
di Enrico CartawORISTANOLa notte
porta voti. Ad Andrea Lutzu. Attorno
all'una, quando tutto si poteva dire
tranne che lo spoglio fosse a
buon punto, il candidato sindaco del
centrodestra appariva l'unico in
grado di mostrare il lasciapassare
per il ballottaggio. Una fuga
solitaria, per quanto il dato fosse
altamente parziale e
corrispondesse a circa un 15% delle
schede scrutinate, che pare
lanciarlo senza dubbi verso il
secondo turno di domenica 25
giugno.Dietro di lui il gruppo
inseguiva, con un leggero vantaggio di
Maria Obinu. Ma dare per certa la
sua presenza al ballottaggio dopo un
numero così esiguo di schede
scrutinate non era possibile, perché la
candidata della coalizione di
centrosinistra, civica e sardista aveva
il fiato sul collo di Filippo
Martinez e Vincenzo Pecoraro. Più
indietro, sempre su un campione
alquanto parziale, apparivano Anna
Maria Uras, sostenuta dalla lista
civica Coraggio e Libertà, e
Patrizia Cadau, esponente del
Movimento 5 Stelle, che non ha avuto
l'effetto dirompente che i suoi militanti
si aspettavano. Così il
ruolo di terzo incomodo tra gli
schieramenti tradizionali appare
conteso tra Filippo Martinez, con le
sue liste civiche della
coalizione Capitale Oristano, e
Vincenzo Pecoraro, esponente della
coalizione centrista, civica e identitaria.La
mappa del voto però era
tutt'altro che definita e definibile
quando lo spoglio era iniziato da
poco più di un'ora e mezzo, così si
è andati avanti a sensazioni e
facendo riferimento a esperienze
passate, anche se questa elezione era
parsa da subito indecifrabile
proprio per via delle variabili legate
alla presenza di schieramenti che
per la prima volta si presentavano
alle comunali di Oristano.
Così, se Andrea Lutzu appariva
comunque o
avanti o al secondo posto in quasi
tutte le sezioni, gli altri tre
aspiranti al ballottaggio hanno
dovuto fare i conti con una serie di
alti e bassi. Vincenzo Pecoraro
risultava in testa nei seggi di
Donigala; Filippo Martinez
rispondeva con una schiacciante superiorità
in via Bellini. Maria Obinu era
invece in testa nei seggi di via
Gennargentu nel quartiere di San
Nicola, mentre in viale Diaz stava
viaggiando quasi alla pari con
Andrea Lutzu.La piazza, insomma, non
mentiva. In questi ultimi giorni
l'aria che si respirava era proprio
quella di un sicuro posto al ballottaggio
per Andrea Lutzu e di una
lotta serrata per il secondo posto,
dove forse la presenza di sei
liste in suo favore poteva far
pensare a una leggera prevalenza di
Maria Obinu.
Ovviamente il dato dell'una del
mattino è da considerarsi
fortemente parziale, per quanto
sufficientemente indicativo rispetto
alla tendenza di voto. A rendere il
lavoro degli scrutatori meno
spedito e agevole rispetto al
passato, ci ha infatti pensato la
possibilità della doppia preferenza
di genere che ha leggermente
rallentato le operazioni di spoglio
e reso, in qualche caso, anche più
complicata la lettura delle schede
con l'attribuzione dei voti o
l'annullamento delle stesse.
Il segretario del Pd candidato con
una civica ha battuto il sindaco uscente
Secondo più votato è Silvio Carobbi,
ma mancano molte schede da scrutinare
Il sindaco è Davide Burchi
bocciatura per Ferreli
di Giusy Ferreli
LANUSEI
Davide Burchi è il nuovo sindaco di
Lanusei. Sono le 23,40 quando la
sezione 2 inizia lo spoglio delle
schede che, sin dalle prime battute,
sancisce il vantaggio dell'avvocato,
candidato a sindaco con la lista
Ripensiamo Lanusei. Lo scrutinio va
avanti ed è chiaro che lo spoglio
è a favore dell'avvocato e
segretario provinciale del Partito
democratico. Un vantaggio netto che
si consolida con il passare dei
minuti anche nelle altre cinque
sezioni accorpate in un unico
edificio, le scuole elementari di
via Marconi. All'una meno un quarto
è chiaro che la vittoria è di
Burchi. Il sindaco uscente Davide
Ferreli e l'altro sfidante, Silvio
Carobbi sono indietro dii diverse
lunghezze. «A questo punto
attendiamo fiduciosi l'esito finale» chiosa
il quasi neo sindaco che, però, non
vuole sbilanciarsi prima del
verdetto ufficiale. I segnali,
d'altra parte, erano più che positivi
almeno per la partecipazione.
L'affluenza si è attestata sul 62, 61
per cento, indice dell'interesse dei
cittadini per le sorti
amministrative dell'ex capoluogo di
Provincia chiamato nei prossimi
mesi a sfide importanti come la
difesa dell'ospedale. La giornata,
scandita dal flusso quasi
ininterrotto di elettori che hanno raggiunto
il seggio elettorale, è stata
vissuta dai tre candidati in maniera
pressoché identica, con una buona
dose di rilassatezza. Silvio Carobbi
ha passato la giornata fuori dai
seggi senza far pesare troppo la sua
presenza. «Credo che il ruolo del
candidato sindaco si esaurisca il
venerdì col comizio conclusivo»
spiegava l'agronomo prima dello
spoglio. Anche Davide Burchi ha
atteso il verdetto girando per le sei
sezioni accorpate nella scuola
elementare di via Marconi: «Sono stato
perlopiù ai seggi tranne il tempo
che ho dedicato al lavoro perché ho
in scadenza un atto importante». Il
sindaco uscente Davide Ferreli ha
preferito passarla in famiglia. Dopo
il voto e un riposino pomeridiano
ha incontrato la sua squadra. E in
serata non si è fatto vedere. Se i
numeri dovessero essere confermati
sarebbe terzo.
-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento