Al battesimo ufficiale, a Cagliari,
parteciperà anche Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa ora eurodeputato. Ma
per quello c'è tempo, l'assemblea è in agenda il 25 gennaio. Intanto però Demos
(Democrazia solidale) inizia a mettere radici in Sardegna: qualche giorno fa è sbarcato
nell'Isola uno dei leader nazionali, Mario Giro, ex viceministro agli Esteri
nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, per ragionare con i referenti locali, a
partire dal coordinatore regionale provvisorio Mario Arca. Il primo obiettivo è
partecipare alle prossime amministrative.
Sulla
collocazione di Demos non ci sono dubbi: «Siamo un partito di centrosinistra
basato sui valori cattolici e sulla dottrina della Chiesa», spiega Giro, che ha operato
per decenni nella comunità di Sant'Egidio, «ma non confessionale.
Non pretendiamo di rappresentare tutto il mondo cattolico:
sosteniamo la difesa del lavoro e della dignità umana, ispirandoci
alle idee del Papa». E gli interlocutori non sono solo i credenti
ma - per esempio - l'associazionismo sociale, che non è solo cattolico.
«Non crediamo alla politica delle
leadership, e di certo non serve l'ennesimo partito del leader», aggiunge l'ex
viceministro: «Vogliamo partire dal basso, creando una rete umana nei vari
territori. Crediamo in una società fatta di tanti corpi intermedi, che possa
intervenire concretamente nella vita quotidiana dei cittadini». Tra i princìpi cardine c'è il rifiuto dello stile sguaiato
della politica attuale: «Demos ha convinzioni consolidate e valori forti, ma rifiuta l'eccessivo
scontro. Basta con gli insulti, preferiamo un atteggiamento più dialogante».
Moderati
nei toni, non necessariamente nei contenuti: rispetto a chi proclama la fine
della distinzione tra destra e sinistra, Demos contrappone un (educato) dissenso
e si stacca di dosso l'etichetta centrista. «Il nostro campo resta il
centrosinistra», chiarisce Giro, «non staremo mai con sovranisti e
nazionalisti. Se vogliamo, i valori difesi da Pietro Bartolo nel
curarsi dei migranti non sono moderati, ma radicali. Poi, certo, la
gente ha bisogno di soluzioni ai problemi, non di discussioni astratte
su sinistra e destra».
Il
partito ha sostenuto la nascita del governo Conte bis («ma ci appare troppo
litigioso e con poca spinta»); e tra i due principali alleati della nuova
maggioranza, il rapporto più forte e naturale è senz'altro quello col Pd. Senza che questo comporti
alcuna tentazione di confluenza: «Anche perché nel Pd
la cosa più importante sembra l'equilibrio tra le
correnti», punzecchia Giro.
In Sardegna,
invece, è negativo il giudizio sulla Giunta Solinas nata dall'accordo Psd'Az-Lega: «Non ci sembra che stia
facendo molto per dare all'Isola quel che serve davvero,
ossia una nuova vocazione produttiva per rispondere alla
globalizzazione».
Il lavoro
degli attivisti sardi ora è concentrato soprattutto sul radicamento del partito: «Ci teniamo molto ad
avvicinare alla politica nuove figure giovani», dice Mario
Arca, anche lui una vita spesa nell'impegno sindacale e
sociale, «non è un impegno di circostanza, si vedrà dalle nostre scelte».
Anche quelle per le amministrative: «Abbiamo già candidato
alcuni nostri militanti nelle liste del centrosinistra alle ultime
Comunali di Cagliari e Sassari», ricorda Arca, «ora potremmo contribuire col nostro simbolo o creando liste civiche». Ci
sarà di certo una presenza significativa a Quartu, dove Demos guarda con
interesse alla possibile candidatura di Graziano Milia. Ma l'intenzione è incidere
in tutti i principali Comuni. Specie a Nuoro, dove è forte il
rapporto col sindaco Andrea Soddu. (g. m.)
Articolo
tratto da L’Unione Sarda del 05 dicembre 2019
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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