Istat:
smog e clima allarmano italiani, al Sud problema rifiuti
(AGI) - Roma, 29 dic. - Inquinamento
dell'aria, cambiamenti climatici, smaltimento dei rifuti. Sono i problemi
ambientali che maggiormente hanno allarmato gli italiani nel 2015, secondo
quanto risulta all'Istat. Nel suo 'Annuario statistico 2016' l'istituto
evidenzia che il 48,2% dei cittadini e' preoccupato per l'inquinamento; il
44,2% per il cambiamento del clima; il 43,4% per i rifiuti. Quest'ultima percentuale
sale notevolmente in Campania (57,8% dei residenti) dato che qui nella 'terra
dei fuochi', piu' che in altre regioni, il problema della spazzatura viene
percepito come di difficile soluzione.
Nel 2015, puntualizza l'Istat,
"i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie nella zona in cui abitano
sono l'inquinamento dell'aria (38,0%), il traffico (37,9%), la difficolta' di
parcheggio (37,2%), la sporcizia nelle strade (33,0%), la difficolta' di
collegamento con i mezzi pubblici (32,9%), il rumore (31,5%) e la qualita'
dell'acqua di rubinetto (29,9%)".
In ultima posizione l'irregolarita'
nell'erogazione dell'acqua, che costituisce un problema solo per il 9,4% delle
famiglie ma e' particolarmente sentito in Calabria e Sicilia dove e' segnalato rispettivamente
dal 37,5% e dal 29,3% delle famiglie, mentre in Sardegna ritorna ai livelli del
2014 con il 13,4% delle famiglie che lamentano questo problema. Nelle Isole si
registra anche la percentuale piu' alta di famiglie che dichiarano di non
fidarsi della qualita' dell'acqua di rubinetto (58,6%).
I parametri meteoclimatici, rileva
ancora l'Istat, rilevano che il 2015 e' stato un anno ancora piu' caldo del
2014 che gia' aveva registrato valori di temperatura record rispetto agli
ultimi 50 anni. Dal punto di vista delle piogge, invece, l'anno e' stato caratterizzato
da precipitazioni molto scarse, soprattutto nei mesi autunnali e invernali.
(AGI)
Istat:
70% italiani si sente in buona salute, donne svantaggiate
(AGI) - Roma, 29 dic. - Sempre buono
lo stato di salute percepito dalla popolazione italiana, ma le donne sono
svantaggiate. La fotografia scattata dall'Annuario Statistico Italiano 2016
indica che, nell'anno che sta per concludersi, il
70,1% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di
salute (valore stabile rispetto a un anno prima), piu' elevato fra gli uomini
(73,9%) che fra le donne (66,4%).
A parita' di eta', gia' dai 45 anni
le donne appaiono svantaggiate: nella fascia di eta' 45-54 anni il 73,7% degli
uomini si considera in buona salute contro il 69,1% delle coetanee, ma le
differenze maggiori si hanno tra i 60 e i 64 anni (58,3% contro 49,7%) e i 75
anni e oltre (28,7% contro 20,9%). Tra le regioni italiane le situazioni
migliori si rilevano a Bolzano (84,5%), Trento (78,5%) ed Emilia-Romagna (73,5%),
le peggiori in Calabria (62,1%) e Sardegna (63,0%).
Sul fronte delle patologie croniche,
il 39,1% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una fra le 15
considerate, valore in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali).
Le malattie o condizioni croniche piu' diffuse sono l'ipertensione (17,4%), l'artrosi/artrite
(15,9%), le malattie allergiche (10,7%), l'osteoporosi (7,6%), la bronchite
cronica e l'asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,3%). (AGI)
Istat:Italia
sempre più vecchia,top in Ue con Germania
(ANSA) - ROMA, 29 DIC - L'Italia è
sempre più un Paese di anziani. Al 31 dicembre 2015 ogni 100 giovani c'erano
161,4 over65, rispetto ai 157,7 dell'anno precedente. Per
quanto riguarda il confronto con gli altri Paesi europei, secondo gli ultimi
dati disponibili (dicembre 2014), l'Italia era al secondo posto nel processo di
invecchiamento della popolazione, preceduta solo dalla Germania. E' quanto si
legge nell'Annuario dell'Istat per il 2016.
Sul territorio - informa l'Istat - è
la Liguria la regione con l'indice di vecchiaia più alto (246,5 anziani ogni
100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (117,3%) ma in
entrambi i casi i valori sono in aumento rispetto all'anno precedente. Sempre
in calo le nascite: nel 2016 i nati sono scesi sotto quota 500mila, a 485.780
unità. La differenza tra nascite e morti è stata pari a -161.791 unità, il che
ha comportato un calo della popolazione residente che a fine 2015 si attestava
a quota 60.665.551 persone. Il numero dei morti nel 2015 è cresciuto (49.207 in
più rispetto all'anno precedente) e la speranza di vita, dopo anni di crescita costante,
ha subito una battuta d'arresto, passando da 80,3 a 80,1 anni per gli uomini e
da 85,0 a 84,7 per le donne.(ANSA).
Istat:
numero Comuni sotto quota 8 mila, meno di 50 anni fa
(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Il numero
dei Comuni italiani è sceso sotto quota ottomila. Ad aprile 2016 erano
esattamente 7.999, "un numero inferiore a quello rilevato dal censimento
del 1961". E' quanto si legge nell'Annuario 2016 dell'Istat. L'istituto di
statistica calcola che 7 Comuni italiani su 10 hanno una popolazione inferiore
a cinquemila abitanti. "Questa frammentazione amministrativa – rileva l'Istat
- è comunque in via di riduzione per effetto della politica di contenimento
della spesa pubblica che sta incidendo sul numero dei Comuni".(ANSA).
Istat:
cresce livello istruzione ma calano iscritti a scuola
(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Continua,
per il quinto anno consecutivo, il calo degli iscritti al sistema scolastico:
lo rende noto l'Istat nell'Annuario Statistico Italiano 2016, dal quale emerge
però anche che il livello di istruzione degli italiani è in crescita. Nell'anno
scolastico 2014/2015 gli studenti iscritti nei vari corsi scolastici sono stati
8.885.802, 34.426 in meno rispetto al precedente anno; un calo che riguarda le
scuole dell'infanzia (-26.845), le primarie (-6.575) e le secondarie di primo
grado (-22.037), mentre invece aumentano gli iscritti alle scuole secondarie di
secondo grado (+21.031). La diminuzione, secondo l'Istat, è principalmente
dovuta al calo demografico delle nuove generazioni, non sufficientemente compensato
dalla crescente presenza nelle scuole italiane di alunni con cittadinanza straniera, che
ammontano a 814.208 (9,2% degli iscritti).
E sono le scuole del Nord e del
Centro ad accogliere il maggior numero di studenti stranieri. Il tasso di
scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al 100% per la scuola
primaria e secondaria di primo grado, al 93,1% per quella di secondo grado. Il tasso
di partecipazione al sistema formativo nel suo complesso risulta invece pari al
98,8%. Il livello di istruzione della popolazione italiana si è costantemente
innalzato nel corso del tempo.
Nel 2015 oltre tre persone su 10
hanno una qualifica o diploma d'istruzione secondaria superiore (35,6%), valore
stabile rispetto al 2014, mentre cresce dal 12,7 al 13,1% la percentuale di chi
possiede un titolo universitario. (ANSA).
Istat:
sempre meno i diplomati che proseguono all'università Ma tra chi va avanti le
ragazze sono più numerose dei maschi
(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Prosegue il
calo degli studenti che dopo il diploma scelgono di proseguire gli studi
all'università, ma tra coloro che vanno avanti sono più numerose le femmine. E'
quanto emerge dall'Annuario Statistico Italiano 2016 dell'Istat. Il passaggio
dalla scuola secondaria all'università diminuisce ancora rispetto all'anno accademico
2013/2014 (-0,6%): sono poco meno della metà (49,1%) i diplomati nel 2014 che
si sono iscritti all'università per l'anno accademico 2014/2015, con i valori
più alti in Molise (58,1%) e Abruzzo (54,6%). E si conferma la maggiore
propensione delle ragazze a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria: le
diplomate che si iscrivono all'università sono 55 su 100 contro appena 44
ragazzi.
Nell'anno accademico 2014/15 gli
studenti sono stati 1.652.592, in ulteriore flessione rispetto all'anno
precedente (-1,5%). Continuano a calare gli iscritti ai corsi
triennali e a crescere le iscrizioni ai corsi magistrati a ciclo unico. Gli
studenti che hanno conseguito un titolo universitario nel 2014 sono stati
304.608, 2.377 in più rispetto all'anno precedente. Negli ultimi anni le donne
rappresentano la maggioranza degli iscritti in tutte le tipologie di corso e il
loro percorso di studi è generalmente più brillante: nell'anno solare 2014 il
39,9% delle 25enni ha conseguito per la prima volta un titolo universitario
contro il 25,8% di uomini e il 23,5% una laurea magistrale contro il 15,1% di
maschi.
Nel 2015 lavora il 45,9% dei diplomati
del 2011 di scuola secondaria di secondo grado, il 63% dei diplomati degli
istituti professionali e il 58,5% di quelli degli istituti tecnici; gli uomini
(50,1%) più delle donne (41,6%). L'occupazione tra i laureati risulta più alta:
nel 2015, a 4 anni dalla laurea, lavora il 72,8% dei laureati di primo livello
e l'83,1% dei laureati di secondo livello. Per i dottori di ricerca invece si registra
quasi la piena occupazione: lavora il 91,5% di chi ha conseguito il titolo nel
2010 e il 93,3% di chi lo ha ottenuto nel 2008. (ANSA).
Istat:meno
omicidi e rapine,ma cresce percezione criminalità Al minimo storico delitti di
mafia
(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Omicidi
volontari in calo, in particolare quelli di mafia, così come le rapine. Ma a
dispetto dei numeri, tra la popolazione italiana cresce la percezione del
rischio criminalità. E' la fotografia scattata dall'annuario
2016 dell'Istat, con un'avvertenza: i dati sui reati si riferiscono al 2014,
mentre le opinioni delle famiglie sono state raccolte nell'anno in corso. Nel 2014
sono stati 2.812.936 (circa 46 ogni mille abitanti) i delitti denunciati dalle
forze di polizia alla magistratura (-2,7% rispetto al 2013).
E se gli omicidi volontari consumati
sono scesi del 5,4%, una contrazione più significativa (-13,5%) l'hanno avuta
quelli mafiosi, che nel decennio 2004-2014 hanno raggiunto il loro minimo. In
calo anche le violenze sessuali
denunciate (-5,1%), lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione
(-6%). Tra i reati contro il patrimonio scendono le rapine (-10,3%), mentre
aumentano i furti (+1,2%) e soprattutto le estorsioni (+19,4%).
Nell'anno che volge al termine il
38,9% delle famiglie avverte la criminalità come un problema presente nella
zona in cui vice (30% nel 2014). Un fenomeno che ha sua punta massima in Lazio
,dove una famiglia su due (il 50%) percepisce tale rischio, seguito da Veneto
(45,7%), Emilia Romagna (45,5%) e Lombardia (44,3%); quest'ultima era al primo
posto nel 2014. In quinta posizione la Campania, come nel 2014, ma la quota di famiglie
è ben superiore (43,5% contro 33,3%). (ANSA).
Istat:
meno condannati e detenuti, 3 reclusi su 10 lavorano. In carcere 1 su 3 è di
cittadinanza straniera.
(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Continua il
calo dei condannati iscritti nel casellario giudiziario e dei detenuti. L'anno
scorso – segnala l'annuario Istat 2016- i primi sono stati 314.550, in
diminuzione del 10% rispetto al 2013 e del 3,1% rispetto al 2014. Mentre i
secondi si sono attestati a 52.164, oltre 10 mila in meno rispetto al 2013.
Quasi un detenuto su tre è di cittadinanza
straniera (33,2%), con forti differenze però tra le varie aree del Paese: a
Nord i non italiani sono il 46,9%, al Centro il 42,6% e solo il 17% nel
Mezzogiorno.
Sale invece al 29,8% ( tradotto in
numeri 3 su 10) la quota di detenuti che svolgono un'attività lavorativa, nella
maggior parte dei casi alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria
(84,6% dei detenuti lavoranti). Lo scorso anno è proseguita anche la discesa
dell'indice di affollamento delle carceri, da 108 nel 2014 a 105,2%. Malgrado
però un notevole miglioramento solo 8 regioni e una sola provincia autonoma (Trento)
hanno un indice di affollamento inferiore a 100. In Puglia si conferma il
maggior sovraffollamento (131 detenuti per 100 posti letto regolamentari).
(ANSA).
Istat:
per cultura 2016 in ripresa, ma sempre meno lettori Musei e cinema più
affollati, tanti però non partecipano
(ANSA)- ROMA, 29 DIC - Musei e siti
archeologici sempre più affollati, mentre riprende la spesa per il
cinema, il teatro, i concerti, fatta esclusione per la musica classica. Nel
2016, registra l'Istat nell'annuario statistico, prosegue in Italia l'aumento
della partecipazione culturale, che raggiunge quasi il livello massimo registrato
nell'ultimo decennio. Ma nella fotografia del Belpaese restano comunque,
insieme alle luci, diverse ombre. Guardando adesempio all'editoria, dove la quota
di lettori riprende a diminuire, anche se più per i quotidiani (-3,2 punti
percentuali) che per i libri (-1,5 punti percentuali). E tenendo conto
soprattutto delle percentuali di 'non partecipazione', con il 18,6% degli
italiani che nel 2016 non ha svolto nessuna attività culturale, il 67% che non
è mai entrato in un museo, il 73,2% che non ha visitato un sito archeologico,
quasi l'80 per cento che in 12 mesi non è mai andato a teatro, il 54,7% che non
ha letto nemmeno un quotidiano nell'arco di una settimana. Complessivamente la
spesa degli italiani per cultura e tempo libero rimane stabile, pari a poco
meno del 7 per cento dell'insieme dei consumi.
Tant'è, musei e siti archeologici
statali, - complici forse le promozioni e le campagne pubblicitarie lanciate
dal Mibact - sono in ascesa, con 43 milioni di visitatori nel 2015 contro i 41
del 2014. Nel 2016 - registra l'Istat - il 31 per cento degli italiani con più
di sei anni ha detto di aver visitato nell'arco dell'anno almeno un museo. Una
percentuale che si abbassa un po' per siti archeologici e monumenti (25%). E
che vede in testa ragazzini (11-17 anni) e giovani (18-19 anni). Il cinema si
conferma l'intrattenimento vincente: nel 2016 oltre la metà della popolazione al
di sopra dei sei anni (52,2%) è stato almeno una volta a vedere un film, contro
il 21% per cento della popolazione che ha frequentato almeno un concerto (per
la musica classica la percentuale scende all'8%), il 20% che è andato al teatro
e oltre il 25% che ha assistito ad un evento sportivo.
Ma se guardare la tv è in assoluto
l'attività ricreativa che coinvolge di più gli italiani (il 92,2% degli italiani
la guarda e tra questi l'86,7% lo fa tutti i giorni) l'abitudine alla lettura
dei quotidiani coinvolge meno della metà della popolazione (43,9% li legge
almeno una volta alla settimana). E la percentuale scende ancora di più per i
libri, dove gli italiani che hanno letto qualcosa negli ultimi 12 mesi sono il
40,5%, con un notevole divario tra Nord e Sud del Paese.
In pratica quasi 6
italiani su 10 non hanno letto neppure un libro in 12 mesi (i maschi non
lettori sono il 64,5%) la percentuale più alta al Sud, con il 70,7%. Cresce
invece l'uso del computer ma soprattutto il ricorso alla rete che nel 2016 è
aumentato del 2,9% rispetto al 2015. In questo caso, segnalano dall'Istat, continuano
ad aumentare i lettori forti (sia tra le donne sia tra gli uomini) con le
persone che dichiarano di usare la rete tutti i giorni, che passano dal 40,3%
del 2015 al 44,6% del 2016. In parallelo diminuiscono coloro che dichiarano di
non aver mai usato Internet: da 38,0 a 34,9.
Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
continua...