domenica 18 dicembre 2016

Cagliari/Mutazione. Lavoro e ambiente, come cambia volto una città


Martedì dalle ore 17:30 alle ore 19:00
Sala La Fucina – La Vetreria, Via Italia 63, Cagliari.

Nel 2015 fu “Tango della maternità”. Quest’anno, con una virata tematica decisa ma coerente con la linea artistica seguita da sempre, la stagione teatrale autunnale del Crogiuolo riparte da “Lavoro e ambiente, come cambia volto una città”, significativo sottotitolo della rassegna CAGLIARI/MUTAZIONE, in programma dal 25 novembre al 20 dicembre allo spazio Fucina Teatro, nel centro comunale d’arte e cultura La Vetreria di Pirri. Una stagione che presenta esclusivamente lavori originali, in prima assoluta nazionale, un cartellone denso, fra spettacoli, scritti appositamente, produzioni inedite, laboratori, convegni, visite guidate.



“Parlare di lavoro e ambiente in relazione ai cambiamenti che essi subiscono in una realtà viva come la città, che muta costantemente il suo volto, consente di fare una riflessione sui cambiamenti che avvengono nella vita delle persone, sulle implicazioni sociali ed emotive che questi cambiamenti portano in sé, che è lo specifico di cui un teatro di impegno civile, quale il nostro vuole essere, si occupa”, spiega Rita Atzeri, direttrice artistica di Cagliari/Mutazione. Progetto che si inserisce perfettamente nel solco storico tracciato dal “padre” del Crogiuolo, Mario Faticoni, attuale presidente dell’associazione. 
La rassegna è organizzata da Il Crogiuolo, curata da Rita Atzeri, con il contributo degli Assessorati alla Cultura della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Cagliari, con la collaborazione di CGIL, Legambiente, Parco di Molentargius, Italia Nostra, Tedacà, Blanca Teatro e il patrocinio di Anpi e Università degli Studi di Cagliari (cattedra di Storia Contemporanea).

Cagliari/Mutazione: note di presentazione 
“Cagliari è la città di cui abbiamo scelto di parlare, in relazione diretta con alcuni luoghi simbolo per la vita lavorativa nel passato recente, come Manifattura Tabacchi, Saline/Parco di Molentargius, Porto, Tuvixeddu, o indirettamente attraverso un’elaborazione che, partendo da Cagliari, diviene uno spaccato della vita in ogni periferia urbana occidentale”, sottolinea ancora Rita Atzeri. E’, quest’ultimo, il caso dello spettacolo “Corto circuito”, oppure una riflessione 
universale sul rapporto uomo/ambiente/natura la compie “Il Bestiario”, attraverso le parole di un grande della letteratura italiana come Buzzati. Per quanto riguarda la Manifattura Tabacchi si fotografa un evento di particolare rilievo non solo nella storia locale ma anche in quella nazionale, gli scioperi del 1906 contro il carovita, che interessarono tutta l’Italia e che partirono da Cagliari, animati in prima battuta dalle operaie della Manifattura.Si parlerà poi del lavoro nelle Saline, che chiusero la loro attività negli anni ’70, con lo spettacolo “Io lavoro!”, e dell’ecosistema dello Stagno di Molentargius, nell’esito scenico finale del laboratorio “Sa genti arrubia”, a cui partecipano bambini di età compresa fra i 7 e gli 11 anni. Il Porto di Cagliari ispira una favola che narra di viaggi, fisici e interiori. Con Tuvixeddu la riflessione si estende, passando dal tema del lavoro (sul colle, non lontano dall’area archeologica, è stato attivo un cementificio) a quello dell’ambiente, inteso nel senso più ampio di tutela del territorio e del patrimonio archeologico. “Il tema della tutela è centrale nel dibattito odierno sui cambiamenti che interessano la città e qui vogliamo proporlo nell’ottica della conservazione delle funzioni dei luoghi per evitare di farne “non luoghi”, spiega Rita Atzeri. Gli spettacoli attraverso cui passa questa riflessione sono entrambi elaborati drammaturgicamente da testi di Giorgio Todde. Ma legati a Cagliari/Mutazione sono anche i temi della convivenza e dell’accoglienza di chi arriva al termine di drammatici viaggi della speranza alla ricerca di una vita migliore: di migranti e integrazione racconterà “Albert il Toubab”.La stagione del Crogiuolo porta in scena artisti di spicco nel panorama teatrale nazionale, come i Premi Ubu Maria Paiato e Arianna Scommegna, chiamate a interpretare rispettivamente i testi “Memorie dal sottosuolo” di Giorgio Todde e “La terra degli uomini-toro” di Marco Taddei. E consolida i rapporti di collaborazione con due importanti compagnie della scena italiana, BlancaTeatro, della regista Virginia Martini, e Tedacà (seconda compagnia per fatturato del Piemonte), del regista Simone Schinocca. Cagliari/Mutazione – come sottolinea la direttrice artistica Rita Atzeri – “mette in campo anche la collaborazione con la CGIL, l’Anpi e l’Università degli Studi di Cagliari, con la cattedra di Storia Contemporanea del prof. Claudio Natoli. E segna la ripresa dell’attività di formazione professionale interna alla compagnia, che porta in scena giovani emergenti come Antonio Luciano e Marta Gessa, i giovanissimi attori in erba del laboratorio “Sa genti arrubia” e appassionati amanti del teatro che trovano il tempo di cimentarsi in imprese sempre nuove, come nel caso di Sergio Deidda”.

Cagliari/Mutazione: il programma 
Si parte venerdì 25 novembre, alle 21 (repliche il 26 e il 27), con CORTO CIRCUITO - Tracce di vita tra l’edilizia popolare, con Rita Atzeri e la regia di Virginia Martini (nuova produzione Il Crogiuolo). Lo spettacolo spia le vite che si incrociano nel Palazzo C del Lotto 4 di un quartiere popolare. Si intrufola tra le mura domestiche, sorprende chi le abita nella propria intima fragilità, ruba momenti e situazioni, sogni, miserie, risate e orrori, qualche volta. Si incontrano solo donne nel Palazzo C del Lotto 4. E muri. Dietro cui nascondersi, a cui appoggiarsi, da cui farsi proteggere, sotto cui soccombere.
Il mese di dicembre si apre con VISUALI - Cagliari nell’urbanistica della nonna e di signora Panfilia, il 2, alle 20, di Rita Atzeri da un testo di Giorgio Todde, con Marta Gessa, Antonio Luciano, regia della stessa Atzeri (nuova produzione Il Crogiuolo). Lo spettacolo nasce come libero adattamento di un racconto inedito di Todde dedicato a Cagliari. E’ noto l’impegno dello scrittore cagliaritano per la tutela dei beni paesaggistici, architettonici e archeologici della città. Impegno che impregna anche questo racconto, dove i protagonisti, costretti a vivere più di un trasloco, sono testimoni, consapevoli e dissidenti, del cambiamento di 
volto della città, interessata, dalla ricostruzione dei bombardamenti del ’43 fino agli anni ’60 - questo l’arco di tempo di riferimento del racconto - da una cementificazione selvaggia.Tutte le comunità si raccolgono intorno ad alcuni princìpi fondamentali e tra questi ci sono quelli che regolano il modo di abitare i luoghi. “Questo non significa che quei luoghi non possano mutare mai, però il cambiamento, come il loro costituirsi, è una faccenda delicata. Noi abitiamo sempre gli stessi luoghi e cerchiamo le tracce di come abitavamo. Un’immensa forza simbolica hanno i luoghi e rappresentano anche la continuità delle esistenze. Sono la vita stessa. I luoghi sono noi e noi siamo i luoghi. E dal loro stato dipende il nostro benessere”.
Sempre il 2 dicembre, alle 21, andrà in scena IL BESTIARIO - La città bosco contemporaneo, da Dino Buzzati, con Ermelinda Bonifacio, a cura di Gioia Costa, una nuova produzione di EsplorAzioni (che vanta l’organizzazione di spettacoli e collaborazioni con attori come Sonia Bergamasco, Marghertita Buy, Maddalena Crippa, Ennio Fantastichini, Iaia Forte, Fabrizio Gifuni, Paolo Graziosi, Giuliana Lojodice, Maria Paiato). Il Bestiario comprende scritti che vanno dal 1932 al 1960, e che hanno un unico, inatteso, fil rouge: il rapporto di Buzzati con gli animali. Perché l’autore de “Il deserto dei Tartari” era da ragazzo un cacciatore, e viveva la natura come un’offerta. Poi, col tempo, nei silenzi delle notti di scrittura, sentiva il pianto di una foca in uno zoo accanto alla sua casa. L’antico cacciatore ha sentito formarsi in lui un corpo estraneo, sempre più grande e importante: una nuova carica morale, il delinearsi di un senso etico e una tenerezza che hanno cambiato per sempre il suo rapporto col mondo. Ciò che colpisce in questi scritti - articoli, petizioni, racconti, appunti privati - è la mite e forte tenerezza, che altrimenti, dai suoi libri, raramente sarebbe trapelata. Buzzati sceglie talvolta uno stile crudo e doloroso, per risvegliare il lettore e per denunciare i comportamenti “inumani” tanto frequenti verso le bestiole. Altre volte, invece, si abbandona a racconti meravigliosi. Nelle sue pagine un’Italia inconsapevole, ma pronta a capire, si delinea con dignità.
Il 3 dicembre, alle 20, replica Visuali - Cagliari nell’urbanistica della nonna e di signora Panfilia, di Rita Atzeri da Giorgio Todde. A seguire, alle 21, LA TERRA DEGI UOMINI-TORO - Il viaggio di Dentina verso il porto della grande città, di Marco Taddei, con Arianna Scommegna, attrice di spessore che ha ottenuto importanti riconoscimenti come i premi “Hystrio” e “Ubu” (è stata diretta da registi come Gabriele Vacis e Serena Sinigaglia, testimone della nuova drammaturgia italiana). Lo spettacolo è una nuova produzione che vede la collaborazione tra Il Crogiuolo e il circuito OffRome, che promuove in particolare la drammaturgia contemporanea emergente italiana e straniera, e ha co-prodotto, fra gli altri, spettacoli di Mariangela D’Abbraccio e di Iaia Forte (“Hanno tutti ragione”, dal testo di Paolo Sorrentino).Così Marco Taddei sul testo: “La mia storia la vorrei raccontare come una favola: Dentina, la protagonista, parte dall'interno dell'Isola per giungere al porto, luogo sconosciuto e rivelatore, porta di accesso di nuovi mondi fisici e interiori.Io vivo a Genova da sempre e trovo molte somiglianze tra le storie di persone che gravitano intorno al porto della mia città e quelle dei portuali sardi che ho intervistato. Mi piace pensare che i porti siano tutti diversi, che ognuno si porti addosso la propria storia, ma anche che siano accomunati dalla stessa filosofia dello stare al mondo, forse per il tipo di lavoro che vi si fa, per la moltitudine e per la varietà di persone che vi circolano”. In scena una storia che vede la protagonista alle prese con forze più grandi di lei, che si muove “in questa grande Isola piena di uomini-toro, alberi parlanti e uomini senza volto”. 
MEMORIE DAL SOTTOSUOLO, dedicato alla necropoli di Tuvixeddu, è lo spettacolo che viene presentato il 4 dicembre, alle 21, su un testo di Giorgio Todde (nuova produzione Il Crogiuolo). A calcare il palco di Fucina Teatro sarà un’interprete d’eccezione, Maria Paiato, considerata una delle più sensibili e raffinate attrici della scena nazionale. 
Il testo di Todde è parte di una serie di racconti e testi teatrali scritti a tutela di luoghi di interesse archeologico e paesaggistico della città di Cagliari. Nel racconto hanno voce una giovane madre e la sua bambina, addormentatesi nel IV secolo a.C., risvegliate dagli scavi dei palazzinari e messe in mostra nelle teche del museo archeologico.Dalle note di presentazione dello spettacolo: “Memorie del sottosuolo” parla della necropoli di Tuvixeddu e dell’incubo del cemento. L'area della necropoli è dentro un contesto paesaggistico che si vuole a tutti i costi mantenere intatto. E non solo per consentire la fruizione di un patrimonio archeologico che dall'età punica arriva all'Alto Medioevo, che ha pochi paragoni in tutto il Mediterraneo e che è tuttora quasi impossibile visitare. Ma anche perché da Tuvixeddu al colle di Tuvumannu e poi a quello che chiamano il Canyon, lo spettacolare, profondo taglio di tutta l'altura, è riconoscibile un sistema unitario, fatto di cavità naturali e di una foltissima vegetazione, luogo di culto dove nei secoli si sono praticate anche molte attività, da quella mineraria (esiste una specifica tutela per questo aspetto) a quella di cava. Tutt'intorno si è costruito in maniera dissennata, in particolare lungo via Sant'Avendrace dove sono sorti edifici che sovrastano le sepolture. Palazzi sono cresciuti anche su via Is Maglias, una via che - spiega l'archeologo Alfonso Stiglitz - "ricalca esattamente un'antica strada che percorreva quella che si configura come una valle naturale tra le due cime del colle (Tuvixeddu a ovest e Tuvumannu a est), una strada funeraria di età punica ancora perfettamente leggibile, nonostante i devastanti interventi edificatori, ancora in corso". Alle 10 è in programma la visita guidata a Tuvixeddu a cura di Legambiente. 
Il 10 dicembre, alle 20, verrà rappresentato ALBERT IL TOUBAB - Una storia stra-ordinaria di integrazione, liberamente ispirato all’opera della scrittrice israelo-francese Yael Hassan, adattamento e regia di Rita Atzeri, con Sergio Deidda e i giovanissimi allievi (fra gli 8 e gli 11 anni) del laboratorio de Il Crogiuolo, un focus sui fenomeni della migrazione e dell’integrazione. Un bambino straniero che arriva in Italia ha necessità di essere accolto con un inserimento "dolce", deve essere aiutato a costruirsi nuovi riferimenti spazio-temporali negli ambienti che frequenta. Il valore dell'accoglienza, dunque. E il teatro, con i suoi linguaggi diversi, può diventare prezioso strumento formativo.“Albert il Toubab”, ovvero il bianco, ha i toni della favola moderna, è ambientato nelle banlieue, nella periferia parigina (ma potrebbe essere qualsiasi agglomerato urbano degradato di una grande città), con il protagonista che vive a un passo dalle case popolari. Albert, in origine Alberto, è un immigrato portoghese che nel tempo è riuscito a raggiungere un certo benessere, è vedovo, vive da solo e chiuso in se stesso. La moglie andava a insegnare francese agli immigrati ammassati nelle case popolari e, prima di morire, aveva lasciato la gestione della casa a Zaina, immigrata senegalese. Che, a causa di un malore, viene ricoverata in ospedale e affida ad Albert la figlia di nove anni, Memouna. Grande scompiglio, svariate avventure, l'ingresso del protagonista nel mondo e nella vita degli immigrati: Albert/Alberto apre così il suo cuore, lasciandosi alle spalle pregiudizi e solitudine.
Sempre il 10, alle 21, va in scena S’AVOLOTU - Le operaie della Manifattura Tabacchi nello sciopero del 1906, testo e regia di Piero Marcialis, con Piero Marcialis, Clara Murtas, Rita Atzeri e Giuseppe Baldino alla chitarra. Lo spettacolo racconta, in italiano e in “casteddaiu”, uno dei fatti più significativi della storia di Cagliari: la rivolta popolare contro il carovita, che si propagò poi in molti altri centri della Sardegna, tra il 5 e il 27 maggio 1906. Erano i tempi del sindaco Ottone Bacaredda, quando a Roma era capo del governo Sidney Sonnino. Nel 1906 crebbero le manifestazioni di protesta spontanee da parte di diverse categorie di lavoratori e lavoratrici. Il 5 maggio alcune operaie della Manifattura dei Tabacchi si diressero in delegazione al Comune per chiedere al sindaco interventi immediati contro il carovita. Bacaredda, vedendo la scarsa delegazione, sottovalutò l’entità della rivolta, quasi irridendo chi protestava.
Così scriveva Giuseppe Podda nella prefazione a “Quel maggio 1906. Ballata per una rivolta cagliaritana”, testo teatrale di Sergio Atzeni: “Le operaie della Manifattura Tabacchi, interrotta una assemblea, si recarono in delegazione dal sindaco Ottone Bacaredda per sollecitare provvedimenti urgenti contro il continuo rincaro dei viveri. Il sindaco rispose spavaldo: “Quanti siete? Quattro, ed io ho in pugno la città. E’ cara la carne, sono cari i pesci? Non li comperate, contentatevi di baccalà”… La delegazione riferì. Le operaie, indignate da tanta insolenza del primo cittadino, organizzarono un imponente comizio al Bastione S. Remy… Era il segnale dello sciopero generale…”. La vicenda nello spettacolo è raccontata nelle forme del teatro documento, con la lettura di brani che ricostruiscono i fatti in maniera puntuale e con canzoni che rievocano il clima dell’epoca. Nel racconto, infatti, sono inseriti i canti della tradizione operaia che accompagnarono le lotte popolari del 1900.
IO LAVORO! - Storie di Saline o della dignità del lavoro è il titolo dello spettacolo (anche questo una nuova produzione de Il Crogiuolo) che viene presentato il 17 e 18 dicembre, alle 21, con Rita Atzeri e Fausto Siddi e la regia di Simone Schinocca, fondatore e direttore artistico di Tedacà, importante realtà teatrale e culturale torinese nata nel 2002. Un viaggio che parte dai lavoratori delle Saline fino ad arrivare ai giorni nostri. Un viaggio nel tempo, fra storie vere, “che aiutano a ritrovare un vero "sapore" alla parola lavoro, così bistrattata, distrutta, troppo spesso svuotata di senso, che non può non essere associata alla parola dignità”, scrive Schinocca nelle sue note. Il lavoro, quindi, “non solo come luogo in cui poter recuperare le risorse per la quotidiana sopravvivenza, ma come costruzione del proprio essere, della società che ci circonda, di affermazione e costruzione della propria identità”. Alle 10 sono previste le escursioni naturalistiche nel Parco di Molentargius e nello stagno di Santa Gilla a cura dell’Associazione per il Parco Molentargius - Saline - Poetto e di Legambiente Sardegna.
Su Cagliari/Mutazione il sipario calerà il 20 dicembre. Alle 10 si svolgerà MUTAZIONI FUTURE - Come trasformare gli spazi urbani per restituirgli vita e lavoro, una tavola rotonda a cura della CGIL - Camera del Lavoro Metropolitana di Cagliari. Una riflessione ulteriore sui temi affrontati nella stagione teatrale del Crogiuolo, a cui parteciperanno rappresentanti delle istituzioni e delle società civile.A chiudere, alle 17.30, SA GENTI ARRUBIA, dedicato allo stagno di Molentargius, liberamente ispirato a “Le avventure di Flamingo” di Gianluca Medas, esito scenico finale del laboratorio per bambini condotto da Rita Atzeri. “Sa genti arrubia” - così vengono chiamati gli “abitanti” del Parco di Molentargius, i fenicotteri - è parte integrante del più ampio progetto Cagliari Mutamenti, dedicato alla trasformazione dei luoghi della città. Ed è proprio il teatro didattico, che facilita l’apprendimento degli strumenti creativi, a favorire nei più giovani la conoscenza della storia di Cagliari, a sviluppare il senso di appartenenza verso la città e i suoi luoghi e a promuovere il concetto di salvaguardia ambientale.

www.ilcrogiuolo.eu
tel. 334 8821892 – 070 0990064

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