Io sono parlamentarista. Sarà perché ho ben presente che
tutte le dittature e i totalitarismi europei del 900, il nazismo, il comunismo,
il fascismo erano accomunati da un forte antiparlamentarismo, ma tendo a
guardare con grande sospetto e diffidenza chi discredita le assemblee
rappresentative, chi le dichiara inutile spreco di chiacchiere, chi le
definisce lesive della democrazia diretta. So anche che parte da lontano, in
Italia, l’attacco al parlamentarismo ed alla dignità delle assemblee
parlamentari.
Passa attraverso leggi elettorali firmate Lega, Forza Italia
e PD che nominano deputati e senatori ubbidienti, attraverso caste privilegiate
ritratte nell’esercizio delle loro infinite impunità, attraverso esecutivi
forti che abusavano del voto di fiducia impedendo il dibattito parlamentare.
E’ lungo ed agghiacciante l’elenco delle bordate che ha
dovuto subire il nostro sistema parlamentare. Come quando Berlusconi proponeva
che, per velocizzare, avrebbero potuto riunirsi solo i capigruppo invece che le
intere assemblee parlamentari, o quando i 5stelle attaccavano il principio
costituzionale dell’assenza di vincolo di mandato per i parlamentari, o quando
un’intera assemblea legislativa toccava il fondo votando come se Ruby fosse la
nipote di Mubarak e umiliando così, nella sua pochezza inaudita, non solo sé
stessa, ma l’intero popolo italiano che le aveva consegnato sovranità.
Per non parlare di quello sciaguratissimo tentativo di
riforma costituzionale “Boschi-Renzi” che emarginava il parlamento a favore di
un premier della provvidenza che si presentava a mani in tasca nel suo discorso
alle camere promettendo rottamazioni alle quali, per un attimo, credettero
molti italiani. Oggi siamo a deputati che dichiarano che in parlamento si va a
farsi selfie ed a scaldare il banco e per ciò è più utile non partecipare.
Siamo alla previsione che il futuro sta nelle democrazie
dirette, cioè nel superamento dei parlamenti a favore di un rapporto immediato
tra chi comanda ed il popolo. Certo! La rete è una novità epocale. Ma
quell’idea del filo diretto tra i capi e il popolo non è affatto nuova. Ogni
dittatore nella storia ha affermato di interpretare ed esprimere direttamente
il bene del popolo e dunque, in qualche modo, la sua volontà. La nostra è una
democrazia scalcinata. Spero resista alle nuove bordate dei barbari di ogni
colore.
Io sono parlamentarista e non cambio idea.
Di Lucia Chessa.
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