La
Nuova
Tribunale,
due processi paralleli con imputati di Forza Italia e Rifondazione. Via al
giudizio per altri 9
Due processi aperti in due ore nella
stessa aula di tribunale: per altri nove ex consiglieri regionali si apre il
calvario del giudizio pubblico. L'accusa è sempre quella: peculato per l'uso
illegale dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi politici. I nomi sono conosciutissimi:
in cima alla lista c'è Mariano Contu (66 anni) di Selargius, ex assessore
regionale all'agricoltura rientrato nella massima assemblea elettiva sarda
proprio in sostituzione di uno dei consiglieri condannati dal tribunale a conclusione
del processo principale, quello partito con 19 imputati.
Davanti al tribunale presieduto da
Giovanni Massidda anche Claudia Lombardo (46 anni) di Cagliari, ex presidente
del consiglio regionale e l'ex presidente dell'Autorità portuale di Olbia Fedele
Sanciu (58 anni) di Buddusò. Contu e Sanciu devono rispondere del reato
continuato, Lombardo dello stesso reato ma senza l'aggravante.
A leggere le
contestazioni contenute nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm
Marco Cocco si scopre che Contu - difeso dagli avvocati Massimo e Roberto Delogu
- fra il 30 settembre 2004 e il 4 maggio 2009 svolgeva le funzioni di
tesoriere-amministratore del gruppo forzista e per questo deve rispondere sia
del denaro speso direttamente che di quello finito nelle tasche dei colleghi
berlusconiani.
La somma complessiva è impressionante:
un milione e 636 mila euro usciti dal conto corrente del gruppo. Il magistrato
ha fatto il conto delle spese da giustificare «per mancanza di documentazione»:
sono 418 mila euro, che nessuno sa dove siano finiti. Diversa la contestazione
che riguarda Claudia Lombardo, difesa da Riccardo Floris: solo un assegno da
1500 euro incassato a giugno del 2005. Appena maggiore la somma contestata a
Sanciu, difeso da Marco Pilia: si tratta di 6069 euro che risultano finiti nel
suo conto tra novembre 2004 e ottobre 2006. Aperto poco dopo le 11, il
dibattimento andrà avanti il 9 novembre con l'esame dei testimoni dell'accusa.
Davanti ai giudici della seconda
sezione anche i sei ex consiglieri che tra il 2004 e il 2009 facevano parte del
gruppo di Rifondazione comunista. L'accusa è speculare a quella del processo
parallelo: peculato continuato. Il nome di punta è quello di Luciano Uras (64
anni) di Cagliari, ex senatore eletto nella lista di Sel. Con lui sono imputati
Ciriaco Davoli (69 anni) di Orune, Giuseppe Fadda (74) di Serramanna, Paola
Lanzi (42) di Samassi, Paolo Antonio Licheri (54) di Banari e Ignazio Paolo
Pisu (72) di Laconi.
Difesi dagli avvocati Paolo Sestu,
Gianluca Grosso, Antonella Piredda, Pina Zappetto e Luigi Concas, i sei ex
onorevoli della sinistra sarda hanno posizioni diverse e dovranno far fronte a
contestazioni diverse. Davoli, che è stato a lungo il tesoriere del gruppo, è
chiamato a spiegare come è stato speso il milione e 55 mila euro transitato sui
conti correnti del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari intestati a se
stesso, Uras di una cifra pari a 74630 euro, Fadda di 21.714 euro, Paola Lanzi
di 5.168 euro, Licheri di 32.878 e Pisu 38.966.
Il pm Cocco ha annunciato il
deposito di una relazione in cui le posizioni degli imputati saranno illustrate
nei dettagli e sulla base della documentazione raccolta dalla polizia
giudiziaria. Il 27 novembre - così ha stabilito il tribunale - saranno sentiti
gli investigatori e gli imputati che
vorranno farsi esaminare. (m.l)
Unione
Sarda
L'AGENDA.
Gli ultimi mesi di legislatura Norme urbanistiche, tappe forzate
Legge
elettorale ko
Inquadrare i lavoratori di Forestas
come dipendenti della Regione,
riformare il Corpo forestale
disciplinato da una normativa ferma agli
anni '80, modificare la legge 2
sugli Enti locali e consentire ai
Comuni di scegliere attraverso
referendum a quale provincia
appartenere: esistono disegni di
legge ad hoc pronti ad approdare in
Consiglio regionale. La domanda è:
ci riusciranno entro la fine della
legislatura, posto che su tutti ha
priorità il disegno di legge
Urbanistica che porta la firma di
Cristiano Erriu? Oppure finirà come
per la legge sulla raccolta dei
funghi, nota più che altro per i
rinvii dall'Aula alla commissione
competente?
TEMPI STRETTI L'ultima possibilità è
concreta, anche perché resta poco
tempo: da ottobre scatterà la
sessione di bilancio e da quel momento,
in vista dell'ultima legge
finanziaria, i parlamentini non potranno
occuparsi d'altro. Già si contano i
giorni che mancano alle regionali
del 2019, e la politica è impegnata
a lavorare sulle liste di
candidati da presentare per la
tornata. Entro luglio, poi, un disegno
dei legge dovrebbe scaturire anche
al termine dei lavori della
commissione speciale
sull'Artigianato presieduta da Roberto Deriu.
GOVERNO DEL TERRITORIO Quel che è
certo - non era scontato - è che in
Aula, entro i primi 15 giorni di
luglio, farà il suo ingresso il
disegno di legge “Governo del
territorio”. D'altronde il presidente
della commissione Urbanistica,
Antonio Solinas, non lo ha mai
nascosto: «O arriva a luglio o non
ci arriva più, se scavalla l'estate
diventa difficile riuscire ad
approvarla». Non sarà facile in ogni
caso. Il testo è molto lungo e a
tratti non proprio di facilissima
lettura. I tempi di approvazione,
insomma, potrebbero essere non
brevi. C'è chi dice che la
discussione potrebbe impegnare l'Aula fino
ad agosto inoltrato.
TEMI FORESTALI Su Forestas e il
Corpo forestale, il presidente della
commissione Autonomia, Francesco
Agus, sostiene che il parlamentino «è
in grado di approvare i disegni di
legge entro luglio». Ma, aggiunge,
«vorrei evitare che si ripetesse
quanto accaduto con la legge sulla
lingua sarda, mi piacerebbe che su
questi temi impattanti sulla salute
dei luoghi, la maggioranza si
rivelasse compatta. Non possiamo
permetterci errori». Il capogruppo
del Pd, Pietro Cocco, rivela che
molto probabilmente l'esame della
legge di Bilancio, «che non sarà
light, ma come le altre», sarà
anticipato da una variazione di
bilancio.
ELEZIONI SENZA NOVITÀ Poi ci sono i
disegni di legge che di sicuro non
finiranno tra i banchi
dell'Assemblea di via Roma. Il caso più
eclatante riguarda la legge
elettorale sarda che resterà invariata.
«Non esistono le condizioni per
portare avanti la modifica - aveva
detto il presidente del Consiglio
Ganau, un paio di mesi fa - non
credo che il Consiglio abbia tempo
di elaborare altre proposte
elettorali, quindi si va ad elezioni
con la legge vigente, con tutti i
limiti che sono stati più volte segnalati
e denunciati».
Ai capigruppo
Ganau aveva consegnato un testo che
si basava, «sulle osservazioni che
sono state sempre fatte in termini
di rappresentatività della legge e
dalle modifiche imposte dalla
magistratura con interpretazioni e
disinterpretazioni che hanno
caratterizzato l'entrata e l'uscita
dall'Aula di numerosi consiglieri».
Roberto Murgia
Voto alle
politiche, la riforma nell'Isola
Due proposte di legge nazionale per
modificare l'elezione in
Parlamento e in Europa. Il
consigliere regionale del Pd, Roberto
Deriu, ha firmato, assieme ad alcuni
colleghi del centrosinistra, due
proposte «chiaramente antifasciste»,
dice Deriu, «è necessario
richiamare in continuazione il
vaccino democratico contenuto nella
Costituzione». A supportare
l'iniziativa c'era Maurizio Turco,
esponente nazionale dei Radicali:
«Siamo l'unica nazione europea ad
aver cambiato 4 leggi elettorali in
dieci anni. Tre di queste,
inoltre, erano incostituzionali».
COSA CAMBIA Senatori e deputati
saranno scelti tutti con il sistema
uninominale. Non ci saranno liste
bloccate, premi di maggioranza o
sistemi misti: chi avrà il maggiore
gradimento degli elettori sarà
eletto. Il sistema uninominale
«garantisce l'elezione democratica». In
Sardegna i collegi uninominali per
la Camera dovrebbero essere 16 da
circa 100mila abitanti ciascuno,
mentre quelli per il senato
dovrebbero essere 9. Ogni partito o
coalizione potrà candidare un
proprio esponente che si sfiderà con
gli avversari alla conta dei
voti. Un modo per garantire
un'elezione legittimata dal consenso al
candidato e non sulla base di una
scelta di palazzo.
IN EUROPA Regole diverse, invece,
per l'elezione al Parlamento
europeo. La proposta di legge
prevede il sistema proporzionale. La
ripartizione dei seggi si effettuerà
dividendo il numero degli
abitanti della Repubblica per il
numero dei membri che spettano
all'Italia come rappresentanza in
Europa.
In questo caso è prevista la
doppia preferenza di genere e
l'obbligo di presentare liste che
abbiano lo stesso numero di uomini e
donne.
IL PERCORSO La parola passa al
Consiglio regionale che dovrà
consegnare al Parlamento il testo
che dovrà essere inserito all'ordine
del giorno. (m. s.)
Il
Partito dei sardi rompe gli schemi dei poli
Sedda:
«Noi l'unica iniziativa in campo». I partiti cercano il dialogo
La convergenza nazionale potrebbe
sparigliare le carte. Il progetto
messo in campo dal Partito dei sardi
ha un primo obiettivo: dare vita
a una forza politica inedita, con le
radici nell'Isola e in grado di
garantire un rapporto diverso con lo
Stato.
«Stiamo procedendo», spiega il
presidente del Pds, Franciscu Sedda,
«continuiamo a notare segnali e
interessi, anche perché siamo l'unica
vera proposta sul tavolo». I
rapporti tra il segretario, Paolo
Maninchedda, e gli altri esponenti
politici vanno avanti. Tante
interlocuzioni, tanto l'interesse ma
la situazione incerta rappresenta
un freno alla totale adesione al
progetto. Ed è proprio il nome di
Maninchedda quello più presente
quando si pensa al candidato per
guidare la coalizione di convergenza
nazionale.
Un aspetto gioca a favore del Pds ed
è la libertà di poter parlare con
forze politiche di qualsiasi
schieramento, libertà votata dal
congresso. Nel corso dei mesi sono
arrivati i segnali da una parte del
Pd, dall'ex senatore di Campo
progressista, Luciano Uras e dai
Riformatori. Eppure non ci sono
state ancora adesioni ufficiali che
potrebbero arrivare in occasione
dell'assemblea del popolo sardo. «Ci
piacerebbe fosse un incontro di
forze e una tappa ulteriore di questo
percorso», sottolinea Sedda.
Il bacino dei voti del Partito dei
sardi
potrebbe fare gola a molte forze
politiche che, in caso contrario, non
riuscirebbero a vincere le elezioni.
Eppure l'adesione avviene con un
processo molto lento perché i
rappresentanti dei partiti cercano di
capire quale possa essere la scelta
migliore. Tatticismi che allungano
i tempi e rischiano di arrivare a
pochi mesi dalle elezioni e
costringere i partiti a ripiegare
sugli schemi più conosciuti.
Il Partito democratico è una delle
forze che più ha mostrato interesse
relativamente al progetto. L'idea di
un Pd sardo, andava in questa
direzione anche se poi tutto si è
arenato nelle crisi interne. Nei
prossimi mesi molte riserve verranno
sciolte. (m. s.)
Da
Solinas a Cicu, da Puddu a Zedda: le grandi manovre per il voto
La corsa
verso febbraio, dubbi sulle candidature
VEDI TUTTE LE 3 FOTO
La rosa dei candidati alla guida della
Regione è una girandola di
ipotesi e smentite. I partiti
sfogliano la margherita alla ricerca del
candidato ideale che deve garantire
il gradimento di elettori e
alleati. Nel centrodestra,
l'eurodeputato Salvatore Cicu, si è messo a
disposizione di un progetto, mentre
una parte del centrosinistra
comincia a guardare con insistenza
verso il sindaco di Cagliari,
Massimo Zedda. Il Movimento 5 Stelle
dovrà superare i passaggi della
rete, dove quasi sicuramente si
metterà in gioco l'ex sindaco di
Assemini, Mario Puddu.
L'IPOTESI Nel centrodestra convivono
diverse anime che hanno
l'obiettivo di guidare la coalizione
ed esprimere il candidato alla
presidenza. Anticipando i tempi,
Cicu un passo avanti lo ha fatto,
anche perché l'incontro di sabato
scorso a Selargius, aveva l'aria di
una convention da inizio campagna
elettorale. Oltretutto,
l'eurodeputato ha potuto contare
sulla presenza di un big del partito,
Antonio Tajani, presidente del
Parlamento europeo. Numerosi interventi
hanno avuto il sapore di un
endorsement vero e proprio. Lo stesso Cicu
ha detto di «essere pronto a
mettersi a disposizione con capacità ed
esperienza per i sardi».
IL FRENO Ma al passo in avanti di
Cicu, ha risposto il coordinatore
regionale di Forza Italia, Ugo
Cappellacci, con la richiesta di «un
passo di lato per il bene del
partito». Il coordinatore, infatti, ha
risposto con la campagna
“Rigenerazione”, orientata al rinnovamento.
Atto concreto la nomina di un
giovane 36enne, sindaco di Dolianova,
Ivan Piras, alla carica di vice
coordinatore regionale. «È giusto che
tutti noi», sottolinea Cappellacci,
«facciamo un passo di lato per
consentire le crescita di una nuova
classe dirigente».
Si è mantenuto
più abbottonato il sindaco di Olbia,
Settimo Nizzi, che ha chiesto di
«ragionare insieme, senza furbizia,
per trovare un accordo».
FREDDEZZA L'idea di riprendere la
guida della coalizione mette
d'accordo tutti dentro Forza Italia.
Ma gli alleati non sono disposti
ad accettare passivamente questo
principio. Lega e Psd'Az godono di un
alto gradimento elettorale e
l'obiettivo è riuscire a capitalizzarlo
il più possibile. I rapporti sono di
buona convivenza ma non da luna
di miele.
Lo stesso coordinatore regionale
della Lega, Eugenio
Zoffili, ha riferito dei «dubbi di
tante persone che incontro per
strada sui nomi che circolano». Se
la prima mano spettasse ai
Lega-Psd'Az non è escluso che la
scelta potrebbe ricadere su Christian
Solinas, senatore e segretario
sardista, promotore dell'alleanza con
il Carroccio.
LA RETE Il Movimento 5 Stelle si
prepara all'esordio nella
competizione regionale. Avviati i
tavoli tematici per scrivere il
programma, la scelta dei candidati
avverrà attraverso la consultazione
in rete. «È probabile che
ricalcheremo lo schema siciliano. Prima ci
saranno le regionarie per il
candidato governatore e poi per scegliere
i consiglieri», spiega Mario Puddu.
La prima consultazione potrebbe
tenersi subito dopo l'estate e, solo
allora, sarà possibile capire se
Puddu scioglierà le riserve. L'ex
sindaco di Assemini, dopo cinque
anni di amministrazione, non si è
ricandidato per non bruciare la
regola dei due mandati. Dalla sua
parte c'è la riconferma dei
pentastellati ad Assemini, dote che
gli apre le porte verso una
candidatura a Villa Devoto.
LA RICERCA Nel centrosinistra la
situazione è un po' più intricata.
Una parte della coalizione è sempre
più affascinata all'idea di
puntare su Massimo Zedda per la
presidenza della Regione. Il sindaco
della Città metropolitana di
Cagliari, avrebbe molti sostenitori nel
Pd, nei partiti della coalizione e
tra i sindaci, alla ricerca di una
loro rappresentanza a livello
regionale. Zedda parteciperà a un evento
organizzato da Campo progressista e
il Pd nuorese, insieme al sindaco
di Iglesias, Mauro Usai.
L'obiettivo è «dare risposte ai
nuovi
bisogni», scrivono gli
organizzatori, «ripartendo dalla buona
politica». I due primi cittadini
sono considerati figure emblematiche
in grado di «vincere, ben governare
unendo l'intero popolo del
centrosinistra e ampliando il
proprio consenso grazie a un programma
progressista e un'azione
amministrativa coraggiosa e credibile».
Matteo Sau
Toninelli:
«Con la Regione nella battaglia a Bruxelles»
Il
ministro sostiene le richieste della giunta sulla Continuità
territoriale
aerea: «Si deve garantire il diritto alla mobilità dei sardi, e anche lo
sviluppo
turistico»
di Luca Rojch
SASSARIIdee chiare, nessuna paura di
affrontare strade complicate. Il
ministro ai Trasporti e alle
Infrastrutture Danilo Toninelli traccia
la road map del rapporto del governo
giallo-verde con la Sardegna. E
come intende portare avanti le
vertenze. Pieno appoggio alla Regione
nella battaglia in Europa sulla
continuità territoriale. Massimo
impegno per rinnovare la rete
ferroviaria. Stop alla metanizzazione. E
monitoraggio dei cantieri
dell'Anas.In molti temono che l'arrivo di un
governo Lega- 5 Stelle porti a una
cancellazione delle opere
necessarie per creare infrastrutture
e consentire alla Sardegna di
superare il suo storico gap.
Avete intenzione di rivedere alcuni
progetti?«La Sardegna può stare
sicura. La vostra condizione è al
centro delle attenzioni del governo.
È vero che abbiamo promosso una
project review generale su molte
opere. Ma conosciamo bene quale sia
il deficit infrastrutturale del
Centro-Sud e delle grandi isole. Il
mio ministero farà il massimo perché
i sardi possano sentirsi parte
integrante, anzi direi
imprescindibile, del nostro Paese».
La Sardegna
è da oltre un anno impegnata in un
braccio di ferro con l'Ue per
ottenere il diritto alla mobilità
dei sardi e una continuità
territoriale aerea che lo
garantisca. Cosa farà il governo per
sostenere la Regione?«Serve un reale
rispetto del regolamento 1008 del
2008. Faremo fronte istituzionale
nella dialettica con Bruxelles. Non
è pensabile che ai sardi non venga
garantita una reale continuità
territoriale. Non è solo un problema
di incomprimibile diritto alla
mobilità dei cittadini, ma stiamo
parlando anche di un'esigenza chiave
del sistema turistico e
imprenditoriale dell'isola».
I trasporti aerei
sono condizionati dai divieti dell'Ue.
Anche la politica di sostegno
alle compagnie low cost per attivare
nuove rotte e far arrivare
turisti vengono considerati da
Bruxelles come aiuti di Stato. Per la
Sardegna sono vitali, per l'Europa
vietati. Cosa farà il governo su
questo tema?«Le esigenze del mercato
sono molto importanti, ma i
cittadini vengono sempre prima dei
profitti. E su molti fronti
l'esecutivo sta già dimostrando che
questo principio è una stella
polare della propria azione.
Il problema è che i diversi livelli
di
governo italiani in passato hanno
spesso giocato allo scaricabarile.
Ora è il momento di ridiscutere il
regime di continuità territoriale,
magari ampliando le tutele anche
alle merci».Come giudica la scelta di
Air Italy di spostare 51 dipendenti
dalla base di Olbia a Milano dopo
avere garantito che non avrebbe
toccato l'integrità della base in
Sardegna?«Saremmo di fronte a una
decisione inaccettabile. Vanno
preservati i livelli occupazionali
di una regione, come la Sardegna,
che peraltro ha già pagato duramente
il conto della crisi. Con il
collega Di Maio porremo grande
attenzione rispetto alla vicenda e un
tavolo di concertazione con le parti
mi sembra abbastanza urgente.
Peraltro la stessa azienda aveva
assunto nel 2016 obblighi precisi
rispetto al mantenimento delle
attività nell'isola».Da anni si parla
di una rivisitazione della
convenzione sulla continuità marittima. Ora
è fatta tra Stato e compagnia
privata. La Regione non partecipa alle
scelte. Ma la Sardegna rivendica il
suo diritto a gestire la
continuità marittima.
Da parte sua c'è la volontà di
appoggiare questa
revisione che dia maggiore peso alla
Regione?«Dobbiamo puntare a
ottenere più collegamenti, migliori
tariffe, che oggi sono troppo
alte, e una pianificazione delle
tratte più a lungo termine, oltre il
singolo semestre. È opportuno
mettere a punto una gestione congiunta
del futuro bando sia per la
continuità aerea che per quella
marittima». La Sardegna ha un gap di
infrastrutture che è stato
cristallizzato dalla giunta in una
serie di studi approfonditi,
consegnati al precedente governo.
Da quel lavoro è nato il Patto per
la Sardegna. Continuerete a portarlo
avanti?«Il deficit
infrastrutturale rappresenta un
freno a mano tirato rispetto
all'enorme potenziale di sviluppo
che la vostra splendida isola può
vantare. Rispetteremo il Patto per
la Sardegna, ma non basta a
garantire tutte le chance che la
regione merita. Gli obiettivi chiave
sono il completamento di alcuni assi
viari, il rafforzamento della
mobilità su ferro e l'abbattimento
del costo dell'energia. Non è un
caso che proprio un comune sardo
governato dal M5S, Porto Torres,
abbia avviato la prima
sperimentazione sul 'Reddito energetico'».Siete
a favore della metanizzazione della
Sardegna? Porterete avanti il
progetto?«Mi sembra un progetto
obsoleto e impattante sull'ambiente.
Peraltro stiamo parlando di 700
milioni che possono essere usati per
raggiungere in altri modi
quell'autonomia energetica che deve passare
soprattutto dalle rinnovabili e
dall'efficientamento». L'Anas ha nel
suo portafoglio quasi 2 miliardi di
euro destinati a lavori per le
strade sarde, ma ci sono decine di
cantieri fermi. In particolare
sulla Sassari-Olbia e sulla 131.
Cosa farete per sbloccare questa fase
di stallo?« Veniamo da un periodo di
crisi profonda delle imprese di
costruzione che ha determinato
fallimenti a catena, con necessità
continua di riappalti. Secondo
l'Anas, sull'Olbia-Sassari i lotti 5 e
6 saranno conclusi entro il 2019
portando a 60 chilometri, sugli 80
complessivi del tracciato, la
percorribilità a quattro corsie. Negli
altri due lotti la situazione si
sblocca e il riavvio dei lavori è
previsto a settembre.
La conclusione dell'intero
itinerario dovrebbe
arrivare a giugno 2020. Sul tratto
della 131 sono previsti entro
settembre la stipulazione del
contratto alla nuova impresa e l'avvio
dei lavori. Verificheremo che non ci
siano ulteriori ritardi. E mi
lasci dire: la battaglia di Giovanni
Pintor per strade più sicure è
un'ossessione per me, lo dico da
cittadino e da padre prima ancora che
da ministro delle Infrastrutture».
Spesso a rallentare l'avvio dei
lavori, l'apertura dei cantieri o il
rispetto dei tempi di consegna è
la lentezza della macchina
burocratica. Per riaffidare un cantiere
serve un anno. Per avviare i lavori
tempi anche più lunghi. Per far
partire i lavori sulla Olbia-Tempio,
danneggiata dall'alluvione del
2013 sono serviti 5 anni. Secondo
lei come si possono tagliare i tempi
della burocrazia?«C'è una procedura
burocratica eccessiva per
autorizzare un progetto, appaltarlo
e realizzarlo.
Su questo bisogna
mettere mano al Codice degli
appalti. Si deve partire dalla
risoluzione dei problemi veri. Per
la riassegnazione è importantissimo
avere una procedura veloce, in
particolare per evitare che le imprese
subappaltatrici subiscano le
conseguenze del fallimento delle imprese
aggiudicatarie. Lavoriamo per
migliorare la normativa. Nel caso della
Olbia-Tempio i tempi si sono
allungati a causa della riprogettazione
degli interventi, richiesta dagli
enti coinvolti, per evitare spese
più gravose. Il rischio era quello
di ripristinare solo i danni più
evidenti creati dall'alluvione senza
poter riaprire la strada,
danneggiata anche in altri punti».
Un'altra emergenza è la
manutenzione delle strade
nell'isola. In molti casi spetterebbe alla
Province, ma i tagli alle risorse
degli enti intermedi voluti dal
governo hanno reso impossibile
qualsiasi intervento. Non ci sono
risorse. Il risultato è che alcuni
comuni dell'interno sono quasi
isolati da anni.«L'emergenza è
reale. La rete stradale delle province
è stata abbandonata negli ultimi
anni. Si può pensare di affidarne una
parte ad Anas, con risorse umane e
finanziarie certe, come si è fatto
in altre regioni italiane.
Lavoriamo per migliorare la rete
delle
strade statali. Col progetto
'Bastabuche' e grazie alla stipulazione
del Contratto di Programma
2016/2020, nell'isola si realizza un
programma pluriennale di interventi
di manutenzione programmata che
nel biennio 2017-2018 vale 80
milioni di euro. I controlli da parte
del ministero saranno serratissimi».
L'altro grande tema è la mobilità
interna legata alle infrastrutture
ferroviarie. La Sardegna non ha una
rete elettrificata, ha solo il
binario unico su tutte le tratte e
anche i pendolini acquistati dalla
Regione possono andare a velocità
ridotta perché i binari non sono
adeguati.
«È una situazione
inaccettabile. Vanno potenziati gli
investimenti sia sulla rete che
sui treni. Il trasporto su ferro
regionale e pendolare è uno dei
chiodi fissi per me e per il
Movimento 5 Stelle, anche nell'ottica di
potenziare l'intermodalità. I soldi
ci sono. Individuiamo gli
strumenti finanziari da utilizzare.
È chiaro che bisogna subito dare
un segnale ai cittadini sardi anche
su questo fronte».
Via il
Rosatellum, iniziativa nell'isola
In
Consiglio due proposte per cambiare le leggi elettorali nazionale ed europea
CAGLIARI
Parte dal Consiglio regionale un
tentativo di riforma del Parlamento
nazionale e di quello europeo. È
stato Roberto Deriu, vicecapogruppo
del Pd, a firmare per primo
firmatario le due proposte di legge
elettorale per la Camera e il Senato
e l'elezione degli
europarlamentari italiani a
Strasburgo. Quella per il Parlamento
prevede l'introduzione del sistema
uninominale a turno unico con voto
diretto attribuito ai candidati che
concorrono in circoscrizioni
uninominali. In Sardegna sarebbero
16 per la Camera, 9 al Senato.
Nella seconda la ripartizione dei
seggi dovrà essere effettuata
dividendo il numero degli abitanti
della Repubblica per il numero dei
parlamentari che spettano all'Italia
in Europa.
In altre parole, gli
elettori si troverebbero fra le mani
una scheda unica con 75
candidati. «Si tratta di proposte di
legge chiaramente antifasciste
perché è necessario richiamare in
continuazione il vaccino democratico
contenuto nella Costituzione - ha
detto Deriu - In un Parlamento
appena rinnovato, attento alla
democrazia diretta e alle istanze dei
territori, sono sicuro che la nostra
proposta sarà discussa». I testi
sono firmati anche da Francesco Agus
(Cp), Piero Comandini (Pd),
Antonio Gaia e Pierfranco Zanchetta
(Upc) e Raimondo Perra (Psi).
Un numero di firme sufficiente
perché il presidente del Consiglio
regionale, Gianfranco Ganau, invi le
proposte alla Camera per l'avvio
dell'iter legislativo. Alla
presentazione ha preso parte Maurizio
Turco del Partito radicale. Che ha
detto: «I dittatori, anche di
recente, lo sono diventati con leggi
elettorali apparentemente
democratiche. Ormai la declinazione
di democrazia è sempre più sfumata
ma per fortuna in Sardegna ancora si
ragiona sui pilastri della
democrazia».
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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