INDIPENDENTISTI.
Sardigna libera e parte della sinistra con Autodeterminatzione La coalizione
estende il suo perimetro: appello a Rifondazione, Comunisti italiani e Potere
al popolo
Il progetto di Autodeterminatzione
allarga il suo perimetro. All'interno del Polo che alle regionali di febbraio
si presenterà con Andrea Murgia candidato governatore, convergono due nuove
forze politiche: si tratta di Sardigna Libera di Claudia Zuncheddu e della parte
di Sinistra italiana che fa capo al segretario cittadino del partito, Roberto
Mirasola. Della coalizione di sigle
indipendentiste e autonomiste fanno già parte Sardegna Possibile, Gentes,
Rossomori, Sardigna Natzione, Radicales sardos, Irs, Liberu.
«Autodeterminatzione fa un passo
avanti nella costruzione di un vasto fronte popolare che intende concorrere
alle prossime elezioni per l'affermazione di un'idea di Sardegna e del nostro
popolo che mette al centro la possibilità del riscatto dei nostri territori»,
scrivono in una nota congiunta Murgia, Zuncheddu e Mirasola. Che rilanciano e invitano
«tutti i Comitati presenti sul territorio per consentire al nostro progetto
politico di diventare ancora più forte, plurale e rappresentativo».
Non solo: «Ci rivolgiamo alle
organizzazioni e raggruppamenti politici come Rifondazione, Comunisti italiani
e Potere al popolo presenti: a loro chiediamo di unirsi al progetto di Autodeterminatzione».
Sinora il gruppo di sigle aveva dovuto subire le “avances” delle altre forze
politiche in campo per le regionali, in particolare quelle del centrosinistra,
soprattutto da quando Massimo Zedda ha considerato la possibilità, poi
concretizzata, di scendere in campo come candidato alla presidenza della
Regione. (ro. mu.)
La
Nuova
Maninchedda-
«Noi andremo con chi riconosce la nazione sarda»
Il leader
del Pds parla del futuro
del suo partito e della sfida per le
Regionali:
«Dopo le
Primarias portiamo avanti una rivoluzione gentile e legalitaria»
SASSARI
In tasca il sasso che sposta i
piatti della bilancia. In testa il
sogno della nazione sarda. Paolo
Maninchedda si gode il tesoretto di
20mila click delle Primarias che
trasformano il Partito dei Sardi da
satellite in pianeta. Il leader del
Pds sa di essere al centro della
scena elettorale e si dice pronto
anche a dissolvere la sua creatura,
ma in un progetto più grande. Quello
di una coalizione che arriva alla
nazione sarda. Parla di rivoluzione
legale e gentile. Ma è pronto
anche ad andare da solo.
Quale significato ha per lei il
risultato
delle Primarias?«Significa
consapevolezza di un fatto evidente. In
Sardegna, per cambiare qualcosa,
bisogna cambiare tutto. Significa che
dobbiamo riuscire a interpretare le
prossime elezioni regionali con
spirito rivoluzionario. Pacifico e
legale, ma rivoluzionario. Un
numero così alto di partecipanti che
accettano la fatica e la
difficoltà di un voto in dieci
passaggi in cui si arriva anche alla
registrazione del codice fiscale,
deve essere guardato con molta
attenzione. Un successo simile si
giustifica solo come segno di
radicale voglia di cambiamento. Non
ci si può più accontentare di
piccoli mutamenti.
Il pronunciamento favorevole del 97
per cento dei
votanti per la Nazione sarda
significa appoggiare il contenuto più
rivoluzionario della consultazione.
Significa che la questione sarda
non è una somma di problemi, ma una
questione di libertà e di poteri.
Significa riporre al centro la
domanda dimenticata: "Chi decide per
noi e perché?"».Ma
concretamente cosa farete dopo questo voto?«Intanto
è già un gesto concreto avere un
pensiero e non uno slogan o una
battuta. Daremo gambe a questo
percorso. Non si tratta di fare una
coalizione, ma di fare una
rivoluzione.
C'è un grande desiderio di
partecipazione privo di un pensiero
che lo guidi. Il problema non è
realizzare una sommatoria di sigle,
ma pensare, organizzare e creare
una battaglia per il cambiamento.
Bisogna essere nello stesso tempo
radicali e pazienti».Lei ha detto
che senza pregiudizi, a parte
fascisti e razzisti, è pronto a
dialogare con chiunque abbracci l'idea
della nazione sarda. Centrosinistra
o centrodestra. È ancora così?«Il
97 per cento dei partecipanti alle
Primarias ha detto che la Nazione
sarda esiste. Il vincolo politico
delle Primarias è proprio affermare
questo "Noi".
Chiunque pronunci questo
"Noi" diventa un interlocutore.
Ma devo dire che fino a ora i
partiti italiani non sono riusciti a
farlo. "Noi" lo hanno
detto i loro militanti, ma non i vertici. Non è
un esercizio verbale pronunciarsi a favore
della Nazione, ma il
riconoscimento che all'interno dello
Stato italiano non c'è, come
esige e impone la Costituzione
italiana, solo la nazione italiana più
qualche minoranza, ma che c'è anche
la Nazione sarda. Su questi temi
chi sta con noi sarà nostro compagno
di viaggio». Secondo gli esperti
di e-voting, i click on line con
questa complessità di voto hanno un
peso enorme.
Si sostiene che ogni voto digitale
deve essere
considerato come tre elettori alle
urne. Ma è davvero così?«Per ora
non ci sono molte serie storiche su
un e-voting così complesso. Posso
dire che più è complicato esprimere
il voto, più il fattore di
moltiplicazione del voto digitale
aumenta. Anche a noi hanno detto che
in base a questi calcoli è come se
avessero votato tradizionalmente
oltre 60mila persone».
Dialogate con le altre
coalizioni?«Le nostre
interlocuzioni avvengono alla luce
del sole. Avviene tutto secondo il
metodo delle Primarias, in modo
chiaro e aperto. Non abbiamo
interlocuzioni con le coalizioni
guidate dal Pd e dalla Lega, perché
alla base c'è il tema della nazione
sarda.
Per noi era ed è un grande
punto di contatto, per loro un
grande motivo di dissenso. Noi
dialoghiamo per una rivoluzione,
legale e pacifica, non per una banale
alternanza di governo. Questo sembra
appassionare molti cittadini ma
non i dirigenti di partito».
È dispiaciuto della mancata
partecipazione di altre sigle
indipendentiste alle Primarias? «Da
tanto tempo mi sono posto
l'imperativo di non parlare mai in modo
lontanamente critico del mondo
indipendentista sardo. Perché è un
universo che ha bisogno di pazienza,
tranquillità e fiducia. E non di
tensioni».
Perché Zedda e Solinas non hanno
partecipato alle
Primarias?«Non lo so. Forse ha pesato un po' l'inerzia della normale
politica italiana. L'abitudine a
replicare sempre gli stessi modelli.
Forse ha pesato la consapevolezza
che dire "Nazione" significa dire,
in qualche modo, rivoluzione. Non
so».
La strada più probabile è che
andiate avanti senza fare alleanze?
«Noi da sempre andiamo avanti:
cerchiamo sempre compagnia, ma
camminando. Abbiamo dimostrato di avere
le forze per vivere in modo
autonomo. Ma diciamo che siamo anche
pronti a sostenere un progetto che
metta al centro la nazione sarda e
i suoi interessi. Noi abbiamo sempre
proposto una convergenza tra
forze tutte sarde unite dal disegno
della rappresentanza politica e
della costruzione istituzionale
della nazione. Pronti anche a
scioglierci per qualcosa di più
grande. Viviamo di convinzioni e non
di ambizioni».
Secondo lei il centrosinistra ha sbagliato a
non
sostenere il tema della nazione
sarda?«Credo che abbia fatto un errore
culturale e storico oltre che
politico. Mi dispiace, ma devo prenderne
atto».
Ma lei si aspettava una risposta simile
alle
Primarias?«Assolutamente no.
Pensiamo sia il segno di una voglia di
cambiamento radicale, ancora non
compresa in Sardegna. Sono convinto
che la gente non crede più alla
favola del miglioramento dell'isola
attraverso l'alternanza di
centrodestra e centrosinistra al governo.
Mi pare ci sia voglia di cambiare
tutto. Serve disinteresse e
sacrificio per una rivoluzione
legale e pacifica che parta dal basso».
(l.roj)
Sinistra
italiana va in frantumi
Una parte
annuncia l'accordo con Murgia, l'altra con i Progressisti
CAGLIARI
Sinistra italiana si schiera con
Autodeterminatzione. Anzi no, si
schiera con Zedda. Quel che rimane
della formazione guidata da Nicola
Fratoianni in Sardegna si frantuma.
Una parte con la coalizione di
Andrea Murgia, l'altra con i
Progressisti del sindaco di Cagliari.
Ieri un primo comunicato annunciava
il matrimonio di Si con
Autodeterminatzione. Una adesione in
tandem con quella di Sardigna
libera. «Oggi sono state poste le
basi per un allargamento del
progetto di Autodeterminatzione
oltre la contingenza elettorale.
Con la convergenza di Sardigna
Libera e di larga parte di Si
significativamente rappresentate da
Claudia Zuncheddu e Roberto
Mirasola, Autodeterminatzione fa un
passo avanti nella costruzione di
un vasto fronte popolare che intende
concorrere alle prossime elezioni
regionali per l'affermazione di
un'idea di Sardegna e del nostro
popolo che mette al centro la
possibilità del riscatto dei nostri
territori».
In serata però arriva un secondo
comunicato firmato Andrea
Zucca, Gigi Perrotta e Alessandro
Vinci. «All'interno di Sinistra
Italiana in Sardegna le posizioni
sono articolate e presto verrà
deciso in maniera democratica la
scelta politica. In attesa di ciò
ogni iscritto è lecito che esprima
posizioni personali. Il nostro
gruppo pensa che Massimo Zedda possa
interpretare bene le nostre idee
per il rilancio della Sardegna su
temi come lavoro e sviluppo».
Unione
Sarda
Il
centrosinistra si allarga, Forza Italia blinda Solinas
Con Zedda
anche il Partito comunista per la Sardegna
Mentre il
M5S punta sul tandem Caschili-Desogus
Non basta ufficializzare il
candidato alla presidenza della Regione
per congelare le grandi manovre
nelle coalizioni. La politica sarda
vive un momento fluido, con continui
spostamenti, adesioni a progetti
e rotture improvvise.
Il centrosinistra continua ad
aggiungere pezzi al puzzle della
coalizione, ottenendo il sostegno
del Partito comunista per la
Sardegna e una parte di Sinistra
italiana. Il centrodestra ha superato
indenne le frizioni che hanno
preceduto la scelta del candidato per le
suppletive e scritto la parola fine
alla candidatura di Christian
Solinas, dopo le fughe in avanti di
esponenti di Forza Italia.
La data
Si voterà il 24 febbraio, anche se
il presidente della Regione,
Francesco Pigliaru, non ha ancora
emanato il decreto. Ieri da Roma
sono arrivate notizie contrastanti
su un emendamento del Movimento 5
Stelle alla legge di stabilità, per
accorpare tutte le Regionali con
le europee di maggio. Ma prima ancora
di capire se la novità potesse
eventualmente applicarsi anche alle
regioni autonome come la Sardegna,
la proposta è stata ritirata.
Nuove adesioni
Massimo Zedda non ha ancora
ufficialmente avviato la campagna
elettorale limitandosi a partecipare
a iniziative di carattere civico
più che politico. Un modo per
verificare l'indice di gradimento oltre
i confini della Città metropolitana
di Cagliari. Zedda ha incassato il
sostegno del Partito comunista per
la Sardegna, formazione a cui ha
aderito il consigliere regionale
Fabrizio Anedda: «Cercheremo di
portare in campagna elettorale i
temi a noi cari, ossia lavoro,
sviluppo, diritto alla salute».
Continua, invece, la guerra fredda
dentro Sinistra italiana: se una
parte guarda verso
Autodeterminatzione, un gruppo di dirigenti di
Cagliari (Andrea Zucca, Gigi
Perrotta e Alessandro Vinci) parla di
«posizioni articolate. Il nostro
gruppo pensa che Massimo Zedda possa
interpretare bene le nostre idee per
il rilancio della Sardegna».
Attesa per le liste
Anche il candidato del centrodestra,
Christian Solinas, non ha
cominciato la campagna elettorale.
In ogni caso sulla scelta del
senatore Psd'Az la coalizione fa
quadrato e la conferma arriva dal
coordinatore regionale di Forza
Italia, Ugo Cappellacci che parla di
«candidato scelto in Sardegna dai
sardi».
M5S
I pentastellati puntano sull'asse
suppletive-regionali per confermare
le percentuali delle politiche. La
scelta di Luca Caschili ottiene il
sostegno del candidato presidente,
Francesco Desogus che annuncia «un
percorso insieme per dare speranze
alla Sardegna».
Probabili in corsa
Ines Pisano lavora per raccogliere
forze e firme per confermare la sua
discesa in campo. Nella pagina del
gruppo di sostegno, la magistrata
del Tar Lazio è pronta a dare il
benvenuto a «chi volesse proporsi,
specie se giovane ed espressione di
cambiamento». Qualcosa si muove
anche sul fronte di Sardi Liberi,
progetto di Unidos e Progres, che
potrebbe decidere di puntare su
Mauro Pili. Si attendono infine le
decisioni dei partiti della
sinistra, che potrebbero decidere per una
corsa in solitaria. (m. s.)
DOPO LE
PRIMARIAS.
Partito
dei sardi, venerdì si decide la road map verso le Regionali
Maninchedda
riunisce il direttivo per capire come valorizzare il
referendum
sulla Nazione
Quasi diciannovemila votanti al
referendum sulla Nazione sarda (e
oltre ventimila contando gli
“errori” nella procedura di voto),
altrettanti per scegliere il
candidato alla presidenza della Regione:
a pochi giorni dalla fine delle
Primarias - si votava online dal 6 al
16 dicembre sulla piattaforma Eligo
- il Partito dei Sardi che le ha
ideate si raccoglie per capire come
metabolizzare un risultato
importante. Lo farà venerdì sera a
Tramatza, in occasione del
direttivo nazionale.
«La discussione verterà ovviamente
sull'esito - spiega il presidente
del Pds Franciscu Sedda - ma anche
sulle prospettive che si aprono
adesso». Con 17.725 preferenze gli
elettori hanno sottoscritto che “la
Sardegna è una Nazione, cioè una
comunità portatrice di diritti e
interessi propri, che in quanto tale
necessita di maggiori poteri per
interpretarli, difenderli,
affermarli”.
Probabilmente sarà questo
l'elemento delle Primarias che il
partito vorrà valorizzare con più
forza, anche più dell'affermazione
personale del segretario Paolo
Maninchedda, uno dei cinque
candidati governatore, che ha ottenuto
15.452 voti su 18.605 votanti.
L'importanza del valore della Nazione
sarda, dunque, da riproporre anche
nel confronto con i sardi in
campagna elettorale.
D'altra parte, scrive lo stesso
Maninchedda sul suo blog “Sardegna e
libertà”, «serve il dialogo
quotidiano, la rete fitta e intensa di
relazioni tra persone, la capacità
di costruire una proposta
alternativa alle offerte
tradizionali». (ro. mu.)
La sfida
di Noli, candidata senza social: «Ascolto la gente, parlerò
solo con
i fatti»
Più contatto umano e meno social
network, più ascolto e meno parole.
Daniela Noli, candidata alle
suppletive della Camera per il
centrodestra, si prepara a una
campagna elettorale sul campo e mette
in cima alla lista delle priorità
«insularità, zona franca e un
impegno specifico per garantire alle
donne sarde sempre più spazi di
uguaglianza».
Ha avuto qualche dubbio prima di
dire sì?
«Ho accettato questa sfida con
grande entusiasmo. È un onore essere la
candidata del centrodestra e so di
essere sostenuta in maniera
convinta da tutte le forze della
coalizione».
Manca un mese alle suppletive e in
mezzo ci sono le festività. Può
essere un problema?
«Sicuramente sì. Gli elettori in
questo periodo sono concentrati sul
Natale, ma con la dovuta sensibilità
sono già attiva nel contatto con
i territori del collegio
elettorale».
Che campagna elettorale sta
progettando?
«Penso sia fondamentale l'ascolto,
soprattutto per poter recepire e
sostenere tutte le richieste
territoriali che ancora restano senza
risposte. Ascoltare di più, parlare
meno e lasciare che a farlo siano
le soluzioni ai problemi».
Votare con il governo in carica
influenza il voto?
«Sì, molto. Cagliari è l'unico
collegio in cui si vota e quindi manca
l'effetto trascinamento dei
riflettori nazionali. Inoltre, ritengo ci
sia necessità di maggiore chiarezza
rispetto alle posizioni».
Posizioni rispetto al governo?
«Sì. Io appartengo al progetto del
centrodestra, apprezzo e condivido
le scelte di Salvini e della Lega
che si battono, con fatti concreti,
su temi come immigrazione, legalità
e sicurezza».
Bisogna puntare su questi argomenti?
«Non solo. Condivido le scelte che
hanno ricadute positive sulle
imprese, come la riduzione del costo
del lavoro grazie
all'applicazione degli sgravi
fiscali. E poi sono favorevole alle
grandi infrastrutture come ad
esempio la Tav».
Quali, invece, i temi sardi?
«Il riconoscimento dell'insularità
che significa continuità
territoriale permanente e Zona
franca, essenziale per la crescita e lo
sviluppo delle imprese e dei settori
trainanti come turismo,
agricoltura e artigianato. È
importante la riduzione del costo
energetico, anche a favore
dell'industria che va fortemente sostenuta
nel rispetto delle regole
ambientali. Altro impegno che mi assumo è
per i giovani che hanno bisogno di
un sistema sardo in grado di
accoglierli e non li costringa ad
andare via».
Sarà un test in vista delle
regionali?
«Sicuramente. Anche perché tra i
Comuni del collegio c'è Cagliari il
cui sindaco è il candidato
governatore del centrosinistra. Una
vittoria del centrodestra allargato
penso sarà un volano per il
risultato delle regionali».
Candidarsi all'uninominale significa
metterci la faccia.
«Sono consapevole della forte
responsabilità di essere la candidata
per la Camera e quindi rappresentare
il centrodestra che poi si
candiderà alle imminenti regionali».
Lei non ha profilo Facebook. Addio
alla campagna elettorale in rete?
«Sarò nelle piazze, tra la gente
perché il contatto umano è
fondamentale. Capisco che è
necessario adeguarsi ai tempi, i social
sono utili e ci sto pensando, ma se
possibile preferisco il confronto
diretto».
Matteo Sau
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Federico
Marini
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