UNIONE SARDA
Le sabbie mobili delle nomine, maggioranza ancora in stallo
Equilibri interni: i partiti dovranno cambiare i ruoli in Consiglio regionale
Se il rimpasto in Giunta fosse la soluzione agli equilibri della
maggioranza è probabile che il pressing per concludere in breve tempo
sarebbe stato maggiore. Ma non si tratta soltanto di rivedere la
squadra degli assessori, perché questo, seppure importante, è solo uno
degli appuntamenti che attendono il centrosinistra.
LA SCACCHIERA Vista dall'alto la coalizione sembra un'enorme
scacchiera in cui vanno sistemati i pezzi, con un ordine ben preciso.
La prassi di metà legislatura prevede che ci sia un ricambio sia nelle
presidenze di commissione che tra i capigruppo. Inoltre, sono scaduti
i termini per il rinnovo dell'Ufficio di presidenza che significa
scegliere i due consiglieri per la vicepresidenza del Consiglio
regionale e i questori. A breve ci saranno altre nomine da fare come
quella dei vertici Arst, Ersu e Area.
Sullo sfondo gli obiettivi dei prossimi due anni e mezzo di
legislatura, proposti dal presidente Pigliaru alla coalizione. Impegni
importanti come la riforma della Rete ospedaliera, la riforma della
Regione e il Master Plan per le zone interne.
GLI EQUILIBRI I partiti prendono tempo, perché gli equilibri della
coalizione sono ancora molto fragili. Inoltre, ci sono troppi
appuntamenti contestuali che rischiano di far cambiare gli equilibri
improvvisamente. Si tratta di una concatenazione che difficilmente
permetterà di isolare le questioni e trattarle separatamente. Un
aspetto che i partiti minori del centrosinistra hanno già messo sul
tavolo delle trattative temendo il reset a ogni tornata che di fatto
andrebbe a favorire soprattutto il Pd. Quindi tutto si risolve in
un'unica soluzione perché così nel piatto della bilancia ognuno potrà
avere il proprio peso.
COMMISSIONI I parlamentini del Consiglio regionale sono sei. Al primo
giro, il Partito democratico ha ottenuto quattro presidenze (Bilancio,
Lavoro, Trasporti, Attività produttive). Le altre due sono andate a
Sel (Autonomia) e formalmente al Psi (Sanità) anche se con un accordo
con La Base e l'Upc. In due anni e mezzo sono cambiati gli equilibri
ed è quasi certo che i partiti alleati del Pd tenteranno di
riequilibrare le presidenze lasciandone tre ai dem e tre agli altri.
Con l'arrivo di Roberto Desini dal Centro democratico al Partito dei
sardi è probabile che il partito di Maninchedda ottenga una presidenza
che sino a qualche tempo fa sarebbe andata al Centro democratico. Per
quanto riguarda il Pd, i cambiamenti si legano anche alla carica di
capogruppo che potrebbe andare a Franco Sabatini, mentre per Pietro
Cocco ci sarebbe una commissione. Se ci sarà un cambiamento
difficilmente verrà confermato qualche presidente perché la prassi ha
sempre voluto un avvicendamento all'interno dei gruppi consiliari.
VICEPRESIDENZA Una cosa è certa, il Pd in linea di massima non rientra
nella corsa alla vicepresidenza del Consiglio dal momento che ha già
la carica più alta con Gianfranco Ganau. Un vicepresidente spetta
all'opposizione, mentre quello della maggioranza attualmente è in
quota Sel con Eugenio Lai. Contemporaneamente ci sono da nominare
questori che adesso appartengono a Pds, Sinistra sarda e Udc. Non è
escluso uno scambio tra Sel e Partito dei sardi che otterrebbe la
vicepresidenza lasciando libero il posto di questore.
LE NOMINE Visti i recenti trascorsi, il capitolo nomine è una faccenda
molto delicata dalle parti del centrosinistra. Superata la crisi dopo
la bocciatura di Francesco Zavattaro per l'Azienda sanitaria unica
regionale e sventate le polemiche dopo la nomina di Paolo Sestu alla
Sfirs, adesso ci sono ulteriori caselle. Dopo la riforma dell'ente, si
dovrà individuare il direttore generale di Area: circolano alcuni nomi
come quello dell'ex assessore degli Enti locali, Gian Valerio Sanna,
in pole position. Anche perché ci sarebbe un avvicinamento al Partito
dei sardi. Inoltre, dovranno essere nominati i vertici dell'Arst e
dell'Ersu e i partiti sono pronti a trattare.
RIMPASTO C'è un rallentamento sul cambio in Giunta, anche i partiti
più focosi prendono tempo. Per ora l'unica certezza è che il Pd
tenterà di avere un assessore in più rispetto ai quattro attuali.
Significa che se il presidente, come sembra, non rinuncerà ai tre di
sua fiducia, a soccombere sarà qualche partito minore della
coalizione.
Matteo Sau
L'idea della Giunta. Ma sindaci e imprenditori chiedono un assessorato ad hoc
Masterplan per le zone interne «Così si combatte il deserto»
Senza paesi non c'è Sardegna, ma tra il dire e il fare c'è un mare
infinito. E la richiesta forte partita dai territori, creare un
assessorato alle zone interne, non è mai stata seriamente considerata.
Ma oggi il presidente Pigliaru sostiene che è finito «il tempo delle
chiacchiere» e il Masterplan per le zone interne è in dirittura
d'arrivo. Se n'è parlato nel vertice di maggioranza di lunedì insieme
al rimpasto in Giunta, l'assessore al bilancio e alla programmazione
sta rilanciando la notizia in giro per convegni (quattro giorni fa ad
Austis), il 14 ottobre ci sarà un importante appuntamento a Fonni
organizzato da Confindustria centrale, con Regione, imprenditori,
amministratori locali, dal quale scaturiranno - promette il presidente
dell'associazione Roberto Bornioli - «proposte concrete». Ovvero, la
richiesta di meno tasse e burocrazia, per agevolare le imprese,
«inoltre, insisteremo per una governance unica, un assessorato o
un'agenzia ad hoc dotata di risorse proprie».
Ma cos'è questo Masterplan? «Il contrasto al declino delle aree
interne è uno dei temi programmatici più importanti, il fenomeno è
planetario, è vero, ma noi stiamo intervenendo per frenare lo
spopolamento, favorire lo sviluppo, dare opportunità di crescita,
costruire le condizioni perché le imprese locali creino posti di
lavoro», sottolinea Raffaele Paci. «Come? Abbiamo una pluralità di
interventi in atto, dai progetti della Strategia nazionale per l'Alta
Marmilla e il Gennargentu-Mandrolisai, ai fondi dei mutuo per le
infrastrutture, del Patto per la Sardegna siglato col governo, a
Iscola, al piano di rilancio del Nuorese. Ora dobbiamo mettere in
sinergia le azioni, far confluire quello che incide sulle aree interne
in un'unica strategia, tra un mese circa avremo un documento solido».
Avverte Efisio Arbau, sindaco di Ollolai: «L'idea è ottima, però
adesso dobbiamo passare dalle parole ai fatti, le risorse ci sono e le
dobbiamo spendere. Noi otto centri barbaricini stiamo lavorando in
sintonia, l'obiettivo è avere una “città” di 10mila abitanti che si
chiama Barbagia e abbia i servizi in comune». Critico Attilio Dedoni,
capogruppo dei Riformatori in Consiglio regionale e primo firmatario
di una proposta di legge intitolata “Azioni a favore delle zone
interne e contrasto dei processi di spopolamento”. «Il Masterplan? Che
dicano come vogliono fare il raccordo tra paesi, quali sono le vie
d'accesso, le strade, il turismo, come lo portano? La prima cosa che
dovrebbero fare è abbattere la tassazione, ma non mi pare che abbiano
questo in mente».
Cristina Cossu
La privatizzazione dell'aeroporto si allontana. Si va verso la
ricapitalizzazione
Bando flop, si cambia strada
Alghero, nuova chiamata a vuoto. La Regione: lo teniamo
Il colpo di scena non è arrivato. Nessuno si è fatto avanti per
acquisire il pacchetto di maggioranza dell'aeroporto di Alghero e ora
la Regione è di fronte a un bivio: o salva la Sogeaal con un'iniezione
di soldi freschi, oppure all'orizzonte c'è la liquidazione della
società che gestisce lo scalo. Alla scadenza di ieri - l'undicesima in
un anno - non è arrivata nessuna offerta e il Cda della Sogeaal è
stato costretto («con grande senso di responsabilità», come
sottolineato in un comunicato) a fissare un altro termine a fine
novembre. Questa volta sarà l'ultimo.
Nel frattempo, se non dovesse saltare fuori dal mazzo il jolly - cioè
un socio privato che finora non è stato trovato - ecco che potrebbe
prendere corpo l'ipotesi della ricapitalizzazione dell'azienda da
parte della Regione. È lo stesso assessorato ai Trasporti, con una
nota, a spiegare che il Testo unico in materia di società a
partecipazione pubblica, appena entrato in vigore, consente questo
percorso: «Sul punto si aprirà a brevissimo un confronto con i
responsabili della Sogeaal», fanno sapere da Viale Trento. La strada
non è per nulla rapida: la Giunta dovrebbe presentare in Consiglio un
progetto di legge in grado di superare quella approvata a fine luglio,
che prevede un'infusione di capitale parziale e subordinata
all'ingresso di investitori privati. Per un'operazione del genere sono
necessari più di 10 milioni di euro e soprattutto serve un altro sì
dell'Aula di via Roma.
LA RICAPITALIZZAZIONE Questa soluzione viene suggerita anche dai
vertici della Sogeaal ed è legata a una recente riforma del Governo: a
differenza del passato possono essere salvate pure le aziende che
hanno chiuso i bilanci in rosso negli ultimi cinque anni. La Regione
dunque rimarrebbe l'unico proprietario e verrebbe scongiurata la
liquidazione, ora più vicina. In questo caso l'Enac revocherebbe la
concessione: la conseguenza potrebbe essere l'arrivo di un commissario
o l'affidamento temporaneo della gestione dell'aeroporto alla Sogaer o
alla Geasar, che controllano gli scali di Cagliari e Olbia.
L'ATTESA Nell'incertezza generale viene fuori un coro bipartisan che
chiede un intervento di salvataggio da parte del Consiglio regionale:
«Si torni subito in aula per la messa in sicurezza dell'aeroporto»,
dice il sindaco di Alghero Mario Bruno, che da giorni preme per una
ricapitalizzazione della Sogeaal. Il capogruppo dei Riformatori
Attilio Dedoni chiede di cogliere l'occasione per creare un'unica
società di gestione per gli scali dell'Isola: «La Regione deve farsi
carico di creare il sistema aeroportuale sardo, aprendo
successivamente anche ai privati ma senza mettere la nostra rete di
collegamenti nelle mani di qualche avventuriero».
E Ryanair? La chiusura della base è ormai data per certa e diventerà
realtà dall'inizio di novembre. I piani della Giunta prevedevano di
chiudere la partita della Sogeaal e varare il piano di contributi per
trattenere la compagnia irlandese entro «la prima decade di
settembre». Così non è stato: gli irlandesi preparano le valigie.
Michele Ruffi
ALGHERO. Gli ex alleati: «Non saliremo su un aereo in picchiata»
Una giunta in solitudine: il Pd gira le spalle a Bruno
Il sindaco, a metà mandato, ci riprova a tendere una mano ai vecchi
compagni di partito del Pd, ora i suoi più acerrimi avversari
politici. Rimasto con appena tredici consiglieri su cui poter contare,
il capo dell'esecutivo tiene socchiusa la porta per un eventuale
allargamento della maggioranza, ma dall'altra parte arrivano solo
segnali di netto rifiuto.
NESSUN SOCCORSO Tra i più decisi a rimanere incollato ai banchi
dell'opposizione è Enrico Daga. Ricorda che il suo partito, in questi
mesi, ha depositato decine di mozioni su svariati argomenti, ma la
squadra di Mario Bruno non ha accolto nemmeno una delle proposte che
arrivavano dai democratici. E che dire dell'ultimo tentativo di
provare a stringere una alleanza? «Siamo stati usati per ricucire con
Antonello Usai», commenta Daga, riferendosi alla più recente crisi tra
il sindaco e l'Udc, oggi rientrata.
«I tredici consiglieri di maggioranza stiano tranquilli - aggiunge
l'esponente del Pd - nessuno di noi ha la minima intenzione di salire
su di un aereo in picchiata». Enrico Daga non ha mai mostrato troppa
simpatia per il primo cittadino, ma questa volta, assicura, non parla
sull'onda della rabbia o del rancore. «La mia è determinazione in
coerenza rispetto agli impegni presi in campagna elettorale e alle
determinazioni del gruppo dirigente del mio partito».
NO GRAZIE Il capogruppo Mimmo Pirisi ratifica il pensiero di Daga.
«Sono passati due anni e mezzo e poco è stato fatto, molto è stato
distrutto, specialmente nei rapporti politici e umani. No grazie -
risponde Pirisi - il sindaco arrivi fino in fondo cosi come ha detto
in Consiglio, verrà giudicato a fine mandato dai cittadini. Il Pd
starà all'opposizione». Il segretario cittadino del partito dei
democratici, Mario Salis, ritiene che il sindaco in due anni e mezzo
di mandato, non sia riuscito a realizzare uno solo dei progetti
presentati in campagna elettorale. «Il Piano urbanistico comunale è
ancora in alto mare. Il primo lotto della quattro corsie, fondamentale
per la viabilità in entrata e in uscita da Alghero è finita di nuovo
nel dimenticatoio». Secondo il Pd, Alghero è ormai una città allo
sfascio, «con una viabilità da terzo mondo, buche, segnaletica
spaventosa, sporcizia dappertutto». Difficile, in questo clima
velenoso, veder sbocciare strette di mano in nome di alleanze
politiche per il bene della città.
Caterina Fiori
COMUNE.
Tra le sfide dell'ex parlamentare la zona franca e la
valorizzazione del porto
«Punterei tutto sul turismo» Massidda: il sindaco spieghi qual è il
suo progetto per la città
Profilo basso ma unghie pronte a graffiare. Il dopo voto di
Piergiorgio Massidda, leader del movimento civico “Cagliari 2016”, non
è un percorso lastricato di lacrime e risentimento per il kappaò alle
urne («ha vinto Zedda, governi») ma giornate animate da una vigile
attesa: «Qual è il progetto per Cagliari? Non l'ho capito». Non perché
pensi ormai più alla sua attività di imprenditore del settore della
sanità privata o a respingere con garbo gli inviti a guidare quel che
resta del centrodestra: «Il fatto è che dal sindaco non arrivano
segnali. Qual è la città che intende disegnare? Il Consiglio comunale
vorrebbe saperlo».
Da capo dell'opposizione cosa si aspetta?
«Non esiste un capo, e sono contro chi si mette i gradi. In campagna
elettorale ho soltanto rappresentato un punto di incontro. Un capo è
tale per l'autorevolezza che esprime. Il punto è che, purtroppo, siamo
in assenza di dichiarazioni programmatiche».
Sono state annunciate.
«Ma siamo in ritardo. Sebbene, per onestà, devo riconoscere che Zedda
ha già detto che il suo sarà un annuncio formale: il programma lo ha
già spiegato ai suoi elettori».
Lei lamenta di non averlo potuto fare.
«È stata una sfida elettorale senza confronti».
Il rammarico più grande.
«Intendevo mettere a disposizione della città i miei contatti,
l'esperienza, replicare quanto ho fatto all'Autorità portuale. In due
anni al porto ho fatto più e meglio di quanto ha fatto Zedda in cinque
a palazzo Bacaredda. Io ho creato posti di lavoro, il sindaco continua
a fare proclami. Come l'occasione persa dalla città con le Olimpiadi
mancate a Roma».
Sta dalla parte della sindaca Raggi?
«Ha fatto una cosa intelligente. Non possiamo contare su benefici
legati alle scelte altrui ma decidere noi cosa fare».
Un esempio?
«Programmare. L'altro giorno sono stato a Matera. Ebbene, non c'è
partita: ho scoperto una città piena di turisti. Il contrario di quel
che succede da noi. Il sindaco ha coinvolto tutti i cittadini nel
progetto-città. In caso di emergenza ogni cittadino sa come e dove
intervenire. Se la settimana scorsa l'alluvione avesse provocato a
Pirri una tragedia il nostro sindaco avrebbe passato gli stessi guai
del sindaco di Genova quando nel capoluogo ligure si abbatté il
nubifragio».
Per quelle ore non c'era un allarme meteo.
«Vero. Ma si continua a intervenire quando il peggio è avvenuto. Dal
1798 abbiamo avuto 120 inondazioni. Dobbiamo continuare a parlare di
casualità? Da tempo invochiamo l'impiego dei radar per intercettare
l'alluvione in arrivo ma anche di avere coscienza di fenomeni come il
ruscellaggio, che si accentua dopo ogni nuova opera urbanistica».
Amministratori distratti?
«Politici che oltre alle panchine e alle piazze dovrebbero progettare
interventi utili, che non portano voti, ma che rendono la città più
sicura. Penso a quanto fatto dal sindaco Floris».
Critiche da opposizione.
«No, constatazioni. Noto una mancanza di visione. Io, come candidato a
sindaco, avevo la visione di una Cagliari turistica. Fino al 2030 è
l'industria che crescerà di più. Tramite la zona franca doganale
porterebbe enormi benefici».
Invece?
«La zona franca può saltare perché il Comune, socio del Cacip, non dà
le autorizzazioni».
Lo sviluppo è nella Città metropolitana?
«La città corre il rischio di vedere uno spostamento di servizi. Penso
che i cassetti degli amministratori dovrebbero essere pieni di
progetti. Invece registro vuoti e silenzi imbarazzanti».
Le carenze più evidenti.
«Le intelligenze esistono ma sono male impiegate, senza contare che le
leggi non consentono assunzioni. C'è un decadimento continuo della
qualità dei servizi e del personale politico».
Sta dando un voto all'esecutivo?
«Formato da brave persone mal distribuite. Che senso ha autorizzare la
costruzione di un nuovo stadio con l'apertura di negozi se tanti
esercizi commerciali nel centro storico stanno morendo? Io sono
tifosissimo del Cagliari e non ce l'ho certo con Giulini ma con la
filosofia che sta alla base di questa scelta».
Rimarrà in Aula, all'opposizione?
«Lo devo ai cittadini. Non posso però pensare di discutere solo di
marciapiedi. Avrei anche altro da fare: l'imprenditore privato, per
esempio».
Il suo movimento civico ha il respiro lungo per giungere al voto per
le regionali?
«Sto pensando al futuro, ma non alle regionali. Cerco di far crescere
i giovani. Stefano Schirru e Federico Ibba tra questi. Amo la mia
città ma non sono attaccato alla poltrona. La mia visione però resta:
Cagliari turistica con la zona franca doganale per attivare
investimenti».
Predica inascoltato.
«Vero. Sull'atteggiamento di Comune e Regione su temi come i
collegamenti aerei e marittimi sono impressionato in senso negativo.
Il nostro porto e tra i 120 scali più importanti in Europa ma noi lo
consideriamo un corpo estraneo. Da restare allibiti».
Cosa farebbe?
«Giocherei tutto sul turismo. Rivedrei i piani del traffico e del
commercio. Senza come si può pensare al turismo? Rifletteri anche su
alcune scelte».
Piste ciclabili, bike e car sharing?
«Ne migliorerei il servizio. Ma invito a riflettere su un altro
aspetto: che convenienza c'è nella metropolitana di superficie? Un
chilometro con il bus costa 3 euro, con la metro 12 euro».
Cederà alle lusinghe e guiderà il centrodestra?
«Il centrodestra cresce tra le gente e diminuisce come presenza
istituzionale. No, mi creda: ho altro a cui pensare».
Pietro Picciau
LA NUOVA
La Regione cambia rotta: lo scalo resta pubblico
Nessuna offerta dai privati, ma la legge Madia dà la possibilità di
non privatizzare
La giunta è prudente: serve una legge e il via libera dell’Ue. Ryanair
si allontana
SASSARI Privatizzazione indietro tutta. La legge Madia approvata
venerdì apre una breccia nel muro di no che circondava l’aeroporto di
Alghero. La Regione non è più obbligata a vendere le quote della
società di gestione ai privati. E con molta probabilità non lo farà.
Certo non c’è proprio la fila di pretendenti per acquistare il 71 per
cento delle azioni della Sogeaal. Ma ora si apre una nuova
possibilità. Avanti adagio. La Regione studia la possibilità di
ricapitalizzare la Sogeaal senza privatizzarla. La legge Madia dà la
possibilità di tenere in piedi le partecipate che hanno avuto negli
ultimi 5 anni i bilanci in rosso. Una norma che sembra scritta per lo
scalo di Alghero. Ma servono diversi passaggi. Per prima cosa deve
discutere con i vertici della Società di gestione e deve capire se
esiste una volontà condivisa. Deve avere un piano industriale che
garantisca l’equilibrio finanziario entro tre anni. Deve varare una
legge ad hoc e farla approvare dal Consiglio regionale. E deve anche
avere il via libera dall’Ue perché questa ulteriore iniezione di
milioni di euro non venga configurata come aiuto di Stato. In altre
parole il percorso è lungo e pieno di ostacoli. Ryanair vola via.
Questa ulteriore difficoltà sembra vedere allungarsi i tempi per dare
il via libera al processo che porta gli incentivi alle compagnie low
cost. In altre parole sembra allontanare la possibilità di un ritorno
in tempi rapidi di Ryanair. Ma ora la Regione lavora per salvare lo
scalo e creare le condizioni per un suo rilancio. Palla in tribuna.
Visto che alla scadenza del bando per presentare le offerte di
acquisto delle quote della Sogeaal, i vertici della società hanno
deciso di posticipare la chiusura dei termini. Traguardo spostato più
avanti, al 28 novembre. Tempo che servirà per chiarire il quadro delle
leggi. Ma anche perché si elimini l’altro ostacolo che fino a oggi ha
allontanato qualsiasi possibile acquirente. L’Europa dovrà chiarire se
la Sogeaal deve pagare 12 milioni di iva sui contributi dati alle low
cost. Soldi chiesti dall’Erario, ma che non è ancora chiaro chi li
deve versare. In ogni caso questa legge consente di voltare pagina. Le
reazioni. Il consigliere Pd Salvatore Demontis è positivo. «Si deve
agire subito per ricapitalizzare la Sogeaal e discutere con calma
della sua privatizzazione – afferma Demontis –. Ma dopo avere messo in
sicurezza il futuro dell’aeroporto e avere fatto tornare Ryanair».
Alla Giunta Pigliaru si rivolge il sindaco di Alghero, Mario Bruno.
«Si ritorni subito in aula per la messa in sicurezza della Sogeaal. La
Regione deve ricapitalizzare. E lo deve fare anche senza nessun
privato disposto all'acquisto del pacchetto azionario sul mercato», è
l'appello del primo cittadino. «La società di gestione deve essere
salvata e rilanciata». Nel frattempo, sollecita il sindaco, «si chiuda
il contratto con Ryanair e si salvi la base». Invoca l’intervento
della Regione anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna. «Si apre una
fase delicata per la vita della società di gestione dell'aeroporto di
Alghero che solo la Regione può risolvere. Serve un provvedimento
urgente del consiglio. Si deve subito ricapitalizzare la Sogeaal e far
ritornare le low cost». Il segretario della Filt Cgil Arnaldo Boeddu
ricorda che già dal 2001 aveva parlato di ricapitalizzazione della
Sogeaal. «L’idea si dimostra valida –afferma –. Si deve bloccare la
vendita delle quote ai privati. E si deve azzerare l'attuale
management. Il 51% della Sogeaal deve restare in mano pubblica, con
l'ingresso dei Comuni di Alghero e Sassari. Il 49 per cento deve
essere messo sul mercato». All’attacco anche il consigliere regionale
di Forza Italia ed ex sindaco di Alghero Marco Tedde. «Un altro flop
imbarazzante – dice Tedde –. Ora si deve subito annullare l’avviso
pubblico per la cessione del pacchetto di maggioranza. Torniamo ad
horas in aula per approvare una leggina che preveda la
ricapitalizzazione senza passare attraverso la privatizzazione. Ma
basta con i tavoli del nulla. La possibilità del soccorso finanziario
e della ricapitalizzazione senza dover ricorrere alla privatizzazione
in presenza di un piano di risanamento, già ammesso dalla
giurisprudenza della Corte dei Conti, è previsto dal nuovo testo unico
in materia di società a partecipazione pubblica, i cui principi
possono essere immediatamente recepiti nella leggina di
ricapitalizzazione». Anche il deputato di Unidos Mauro Pili invoca
l’immediata ricapitalizzazione dello scalo di Alghero e l’accordo con
Ryanair. (l.roj)
ll sindaco di Alghero risponde alle critiche sull’assemblea mosse del
collega di Modolo, Omar Hassan
Mario Bruno: «Anci, il voto era regolare»
di Claudio Zoccheddu
SASSARI È il caso politico del momento e non accenna a concludersi.
Nel botta e risposta tra i due candidati alla presidenza dell’Anci,
Giuseppe Ciccolini ed Emiliano Deiana, si sono inseriti anche due
sindaci: il primo cittadino di Alghero, Mario Bruno, e quello di
Modolo, Omar Hassan. I due, oltre a guidare le rispettive
amministrazioni civiche, ricoprono cariche istituzionali proprio
nell’Anci. Bruno è consigliere nazionale ed è stato il presidente
dell’assemblea congressuale che avrebbe dovuto portare all’elezione
del nuovo presidente regionale. Hassan, invece, è il coordinatore
regionale della consulta dei piccoli comuni di Anci e proprio il
sindaco di Modolo, era ritornato sull’assemblea della scorsa settimana
con una lettera in cui segnalava le ingerenze di alcuni consiglieri
regionali, la mancanza della necessaria privacy al momento del voto e
una distribuzione delle schede elettorali perlomeno singolare che
aveva portato a tre risultati diversi nelle tre elezioni prevista, con
lo scarto di qualche voto. Hassan aveva fatto un riassunto delle sue
sensazioni, e del computo della votazione, per poi inviarla sotto
forma di lettera ai vertici nazionali e regionali dell’associazione
dei Comuni. Ieri è arrivata la risposta di mario Bruno, articolata in
sei punti: «La presidenza dell'assemblea non ha subito alcuna
interferenza da parte di Consiglieri regionali che non hanno reso
agevole la presidenza dei lavori ma nella sola fase di dibattito, non
certo nelle operazioni di voto e spoglio». «Le operazioni di voto non
erano confuse – continua Bruno – ma casomai concitate per via della
notevole affluenza. Sulla segretezza del voto non può esserci il
minimo dubbio: gli scrutatori non hanno rilevato difformità. Per
quanto riguarda la proclamazione del presidente e degli eletti
ribadisco che la seduta è stata sospesa per avere un parere
inequivocabile sul quorum». Gl8i ultimi tre punti sono dedicati ad
altrettanti argomenti: «Nel caso della scheda annullata, valutazione e
decisione erano di competenza degli organi individuati dall'assemblea,
che hanno ritenuto di annullare la scheda con la dicitura “Ciccotti”.
Sulle votazioni, un errore materiale degli scrutatori che hanno
evidentemente consegnato due schede uguali, peraltro dello stesso
colore bianco, e non due distinte come sarebbe dovuto avvenire.
Tuttavia, l'errore non inficia il voto. Per quanto riguarda l'elezione
dei consiglieri nazionali si è votato col sistema dell'assegnazione
dei delegati alla lista vincitrice così come indicato e al momento
della proclamazione degli eletti, nessuno ha fatto rilievi».
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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
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