giovedì 27 luglio 2017

Fermare gli incendi si può. Quando davvero si ascoltano i cittadini, e non si fa solo finta.

Dopodomani cadrà l’anniversario della strage di Curraggia, che causò la morte di nove persone e il ferimento di altre quindici. Trentaquattro anni dopo quale è la situazione sul fronte degli incendi? All’inizio dell’estate abbiamo ricominciato a contare i morti di questa strage continua, con un anziano agricoltore che si va ad aggiungere alla lista degli oltre settanta morti negli ultimi decenni. Ieri un pastore di Siniscola, appena ventenne, ha seriamente rischiato di morire per cercare di salvare il suo bestiame dalle fiamme, riportando ustioni sul 30 per cento del corpo.

Trentaquattro anni dopo la strage di Curraggia ancora morti, ancora feriti. Ma che cosa viene fatto per invertire questa tendenza? Nelle nostre scuole, anziché i forestali che sensibilizzino i giovani sui pericoli degli incendi, si ospitano militari che vanno a fare reclutamento. Che società ci aspettiamo che esca da una scuola che sostiene l’intruppamento e trascura il rispetto per il bene comune? La Regione, se da una parte tralascia il lavoro di sensibilizzazione - sperando forse che bastino le maledizioni sui social - dall’altra continua ad affidarsi a concessioni dello Stato, che ogni anno deve essere supplicato per mandare mezzi adeguati.

Di comprarne di nostri per averli sempre a disposizione non se ne parla. Del resto, con un’amministrazione del genere, diverrebbe complicato vincere gli incendi anche avendo mezzi nostri, se è vero come è vero che l’anno scorso i modernissimi Mercedes Unimog (costati a Forestas un milione e duecentomila euro) arrivarono a febbraio ma vennero schierati solo a novembre, a stagione degli incendi conclusa, semplicemente perché Forestas non aveva chiesto di immatricolarli. Non ci bastano gli incendi, dobbiamo prima sconfiggere anche la burocrazia antincendi.

I roghi di questi ultimi giorni sono stati appiccati approfittando del forte vento, per cercare di creare il maggior danno possibile. Adesso l’assessora Spano dice che sono al lavoro “per assicurare i responsabili alla giustizia”. Chissà quanta ilarità, a sentire queste parole, da parte di quei trentatré piromani denunciati dell’anno scorso che oggi leggono queste affermazioni sul giornale al bar. E chissà se tra quelli che ridono c’è anche quello che, pur essendo ai domiciliari per aver precedentemente messo fuoco, era evaso dai domiciliari per mettere nuovamente fuoco.

In che cosa dovrebbe consistere questo “assicurare i responsabili alla giustizia” se tutto si risolve in qualche ora di lavoro per un avvocato? Come è possibile non ravvisare la volontà di commettere una strage quando si appicca il fuoco con un vento così forte, di sera, per evitare che operino i mezzi aerei, sapendo che le campagne sono popolate di lavoratori, di famiglie di cittadini sardi e di turisti in vacanza? Com’è possibile che i rappresentanti della Regione non sentano l’impellenza, davanti a questa continua devastazione, di fare sensibilizzazione nelle scuole, di acquistare per la Regione i mezzi migliori e più utili, di fare si promotori verso lo Stato di un disegno di legge per colpire il più duramente possibile i criminali antisociali che attentano alla vita dei cittadini e dei lavoratori rurali? Ce lo chiediamo tutti.

E ce lo siamo chiesti anche l’anno scorso, quando su queste tematiche raccogliemmo migliaia di firme nella Campagna Firma su Fogu e le consegnammo a Pigliaru e alla Spano. Ma a queste domande di cittadini sardi non è arrivata alcuna risposta. Probabilmente, quando i cittadini sono mille volte più avanti nella sensibilità verso un problema che la politica dovrebbe e potrebbe risolvere, il politico dovrebbe farsi una domanda e darsi una risposta. A meno che non sia un professore convinto di avere solo da insegnare e niente da imparare.


Libe.r.u. - Lìberos Rispetados Uguales

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