La
Nuova Sardegna.
Roma
convoca l'ambasciatore. Minniti: «Rivedere Triton». L'Ue stanzia 281 milioni. L'Austria
blinda il Brennero, di Patrizia Antonini.
Sono già stati trasferiti al
Brennero quattro mezzi corazzati Pandur delle Forze armate austriache, che potrebbero
essere impiegati nelle operazioni di controllo sull'immigrazione annunciate dal
ministro della difesa Hans Peter Doskozil. Così mentre la Commissione Ue e Papa
Francesco chiedono «solidarietà» per l'Italia, Vienna, in odore di elezioni,
mostra i muscoli, ripetendo un brutto copione già visto lo scorso anno.
Il ministro degli Esteri Angelino
Alfano parla di iniziativa «ingiustificata» (la settimana scorsa sono stati 73
i migranti passati oltreconfine dall'Austria, contro i
68 dall'Italia) e se non sarà «immediatamente corretta», mette in guardia il
capo del Viminale Marco Minniti ci saranno «inevitabili ripercussioni nella
cooperazione sulla sicurezza tra i due Paesi». Ma anche la guida della
diplomazia austriaca Sebastian Kurz insiste: se
qualcosa dovesse andare storto, «siamo pronti a proteggere» i confini con
l'Italia. E così la Farnesina convoca l'ambasciatore austriaco a Roma René
Pollitzer.
Sul fronte della Svizzera le cose
non vanno meglio. Con l'aumento degli sbarchi, la Confederazione Elvetica si
prepara ad una stretta del dispositivo di polizia lungo le frontiere: molti
agenti dei corpi di polizia potrebbero intervenire a sostegno dei colleghi in
Ticino, Grigioni, Vallese, al confine con Piemonte e Lombardia. Un pasticcio che di certo troverà un momento di
confronto alla riunione informale dei ministri dell'Interno Ue di domani a
Tallinn, dove anche la Commissione europea avrà modo di giocare il suo ruolo di
mediatore.
Sul tavolo europeo arriva anche la
richiesta italiana di rivedere la missione Triton nel Mediterraneo, che finora
prevede che i migranti soccorsi in mare vengano trasferiti
verso i porti italiani. In sostanza, il Viminale punta - come già chiesto nei
giorni scorsi da Minniti - a far sì che anche gli altri Paesi europei si
facciano carico dei migranti soccorsi. Al vertice planerà soprattutto il piano d'azione
varato da Bruxelles per alleviare la pressione migratoria sull'Italia, che
oltre ad un endorsment per il Codice di condotta per le organizzazioni non
governative - difese dalle agenzie delle Nazioni Unite Unhcr e Oim - a cui
l'Italia lavorerà in modo congiunto con la Commissione europea, presenta una
svolta verso la sponda sud del Mediterraneo, col Centro di coordinamento Sar in
Libia operativo nel 2018.
In pratica, visto il muro dei Paesi
europei che si affacciano sul Mare Nostrum, soprattutto di Francia e Spagna, a
far sbarcare i migranti delle navi delle ong nei loro porti (anche nel timore
di creare nuovi motivi di «pull factor») ora lo sguardo è rivolto a Libia e
Tunisia. Si tratta di una misura «di medio termine» spiegano fonti diplomatiche
che invitano però alla «cautela» vista la situazione di instabilità della Libia
e di precarietà della Tunisia, ma l'idea è quella di far dichiarare ai due
Paesi le loro aree di Search and rescue (Sar), che attualmente sono presidiate
dall'Italia.
La conseguenza delle operazioni di
salvataggio sarebbe il trasferimento dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale
sui loro territori. In altre parole starebbe passando la linea promossa da
tempo da Kurz e dai falchi dei Paesi Visegrad con l'Ungheria in testa, ma che
non dispiace neppure alla pragmatica Olanda, e forse nemmeno tanto alla Francia
di Macron. Un'idea su cui l'Unione potrebbe trovare più facilmente la sua
unanimità. La Commissione ha stanziato 81 milioni (35 per la gestione della
migrazione in Italia e 46 per mettere in piedi il Centro Sar, rafforzando la
capacità della guardia costiera libica, a cui è al lavoro anche l'Italia) e
promesso altri 200 milioni. Roma non ha abbandonato l'idea di voler condividere
l'onere dei migranti salvati dalle operazioni Triton e EunavforMed (circa il 40%
del totale) con gli altri Paesi europei, riproponendola attraverso una sorta di
regionalizzazione di Frontex, rispecchiata dal documento della Commissione
europea, ma sicuramente più difficile da far passare tra i 27.
Unione Sarda
Tagli
statali, no al ricorso
Nuovi
accantonamenti: respinta dalla Consulta l'impugnazione della Giunta
E
Pigliaru reagisce: «Ripartirà la battaglia col governo»
La Corte costituzionale boccia il
ricorso sull'aumento degli
accantonamenti presentato dalla
Regione, insieme alle altre a Statuto
speciale. La sentenza rimanda al
mittente la richiesta di non
aumentare le risorse che la Regione
deve garantire ogni anno per la
finanza pubblica.
Un atto che non dovrebbe cambiare la
quota di 684 milioni di euro
messa a bilancio quest'anno, ma che
rischia di far lievitare il
contributo a 848 milioni nel 2018.
Un atto che indispettisce la
Regione che «si accolla totalmente
la spesa per la Sanità», dice il
presidente, Francesco Pigliaru, che
rilancia la necessità di un
«confronto politico con il governo».
Anche perché la scelta del
governo si fondava sull'aumento
degli accantonamenti per la copertura
della spesa sanitaria delle Regioni
ordinarie.
I CONTI L'assessore al Bilancio,
Raffaele Paci, spiega i dettagli di
una sentenza che, se da un lato
boccia il ricorso, dall'altro
«fornisce alcuni elementi positivi
per continuare il confronto con lo
Stato». La Regione dal 2012 al 2017
ha versato nelle casse dello Stato
«più di 3,3 miliardi di euro di
accantonamenti», ricorda Paci. Se la
quota dovesse superare gli 800
milioni significa «non versare alla
Sardegna il gettito Irpef dovuto».
Pigliaru si prepara a rilanciare il
confronto perché «è vero che siamo
davanti a un problema politico che
necessita di un robusto appello alla
leale collaborazione con il
governo». L'accordo sul pareggio di
bilancio ha esposto la Regione a
una sperimentazione che «pensavamo
fosse meglio rispetto ai vincoli
del Patto di stabilità», dice il
presidente, «ma adesso dobbiamo far
valere le nostre ragioni negli
incontri con il governo».
La Giunta ha
deciso di impugnare la decisione del
ministero dell'Economia che
prevede ulteriori risorse erariali
dalla Regione sulle tasse
automobilistiche: «Si tratta di
circa 4 milioni», spiega Paci, «ma è
il segnale della nostra attenzione».
Nella prossima Finanziaria
regionale non verranno inseriti i
maggiori accantonamenti previsti
dalla Stato: «In tal caso dovrà
essere il governo a impugnare la
nostra legge», sottolinea Paci.
LA SANITÀ Quando si parla di
bilancio regionale è inevitabile che si
debba fare riferimento alla Sanità,
totalmente a carico della Sardegna
per un costo di oltre 3 miliardi
all'anno. Un onere che porta
l'assessore, Luigi Arru, a parlare
di «sentenza inaccettabile perché
abbiamo dimostrato di utilizzare con
parsimonia e coscienza ogni euro
del bilancio». Lo Stato chiede più
soldi a chi garantisce il servizio
sanitario a proprie spese, per
finanziare le regioni che non hanno
questo peso sul proprio bilancio.
«Abbiamo acquistato i farmaci
innovativi e facciamo grandi
sacrifici per garantire ai cittadini i
livelli essenziali di assistenza»,
dice il titolare della Sanità, «lo
Stato non può pretendere ulteriori
risorse da parte nostra».
L'ATTACCO Il coordinatore regionale
di Forza Italia, Ugo Cappellacci,
attacca: «La Giunta ha perso due
miliardi a causa del ritiro di tutti
i ricorsi». Per l'esponente azzurro
la soluzione sarebbe stata
semplice, ossia, «andare avanti sul
ricorso presentato dalla mia
Giunta nel 2012».
Matteo Sau
SANT'ANTIOCO.
Il programma del sindaco e la nuova assemblea civica
Ignazio
Locci: «Mi dimetto dal Consiglio regionale»
Un'aula consiliare gremita
all'inverosimile, con qualche momento di
tifo e contestazione da stadio da
parte dei supporter dei due maggiori
gruppi che sono fronteggiati in
campagna elettorale, è iniziata lunedì
sera la consiliatura del neo sindaco
di Sant'Antioco Ignazio Locci .
IL SALUTO Il primo cittadino ha
esordito ringraziando gli elettori, le
autorità presenti e la sua famiglia.
Un augurio speciale Ignazio Locci
lo ha rivolto poi alla consigliera
del suo gruppo, Roberta Manunza ,
che, pur avendo solo una settimana
fa dato alla luce la piccola
Aurora, non è voluta mancare al
primo appuntamento in Consiglio
comunale. Dopo l'appello dei
consiglieri di maggioranza e minoranza e
prima della votazione della
convalida degli eletti, il neo sindaco
prendendo la parola ha annunciato che
si dimetterà dalla carica di
consigliere regionale non appena
sarà chiarito l'iter previsto in
questi casi. Al suo posto tornerà
nell'assemblea regionale l'ex
sindaco di Sant'Anna Arresi Paolo
Dessì .
LA DISCUSSIONE Il tema del doppio
incarico è stato sollevato dalle
opposizioni che hanno attivato la
procedura che riguarda
l'incompatibilità delle cariche. Il
consigliere Massimo Melis ha
auspicato che Ignazio Locci possa
essere, dimettendosi, «come prevede
la normativa e come promesso, solo
“il sindaco di Sant'Antioco”».
Alberto Fois del gruppo Genti Noa è
andato invece giù pesante
esprimendo una “eccezione” alla
prassi, messa a verbale, per una
presunta illeggittimità in quanto a
quasi un mese dalle elezioni, il
sindaco non ha ancora attivato la
procedura delle dimissioni da
consigliere regionale. Sul problema
effettivamente sembra ci sia un
vuoto legislativo almeno per quanto
riguarda l'iter. «Lo Statuto sardo
rimanda la questione a due norme
nazionali che sono in contrasto tra
loro - ha spiegato a microfoni
spenti Ignazio Locci - comunque il
Consiglio ha avviato la procedura e
sono pronto a rispettarne i
risultati».
L'assemblea ha proceduto poi alla
convalida degli eletti e, dopo
alcuni interventi, è seguito il
giuramento del sindaco e l'annuncio
della composizione della Giunta. Il
Consiglio ha proceduto, come
prevede lo Statuto, alla nomina
della commissione elettorale e della
commissione per i giudici popolari.
Il sesto e il settimo punto, che
prevedeva l'elezione del presidente
e vicepresidente del Consiglio è
stata rimandata invece alla prossima
riunione.
IL CIRCOLO La prima riunione del
Consiglio comunale è stata anche
occasione per annunciare la'apertura
in città di un circolo di
Fratelli d'Italia. A guidare questa
prima fase sarà un giovane, Simone
Caddeo .
Tito Siddi
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La Nuova Sardegna
La
Consulta non accoglie le richieste della Sardegna e delle altre
Regioni
speciali. Accantonamenti: no al ricorso
CAGLIARINon bastavano i burocrati
ministeriali a mettersi di traverso,
ora anche i giudici della Corte
costituzionale hanno puntato il dito
contro la Sardegna e le altre
Regioni speciali. Con una sentenza in
cui l'equilibrismo sembra tenere in
piedi e far da collante a una
cinquantina di pagine, hanno scritto
che il ricorso contro l'aumento
degli accantonamenti (sono i soldi
trattenuti dallo Stato per coprire
il debito pubblico nazionale) non
può essere accolto. È stato
dichiarato inammissibile non tanto
perché le Regioni speciali non
abbiano più di un motivo per
sentirsi tartassate, bensì perché nel
2016 lo Stato è stato «corretto nel
seguire il percorso con cui ha
proposto i nuovi prelievi forzosi».
Dunque Roma ha rispettato la
procedura e poco importa se, nel
caso della Sardegna, il taglio è di
684 milioni quest'anno e salirà fino
a 848 milioni l'anno prossimo.
Sono un'enormità e anche - se si
vuole - una beffa, perché con quei
quasi 200 milioni in più il governo
coprirà una parte dei mostruosi
costi sanitari delle Regioni
ordinarie. Sono quelle, si sa, che non
mettono un soldo per i loro
ospedali, mentre - guarda caso - la
Sardegna sborsa oltre tre miliardi
fra ricoveri e medicinali, paga
cioè tutto di tasca propria e non
riceve un euro dallo Stato: la beffa
è questa. Certo, la giunta si
aspettava un verdetto favorevole, però
c'è un passaggio del dispositivo che
fa ben sperare. «Lo Stato - è
scritto nella sentenza - comunque
non può imporre nuovi accantonamenti
senza che prima ci sia un accordo
(nel caso esaminato l'avrebbe
cercato ma non è arrivato, le
Regioni si sono rifiutate) e in ogni
caso i mancati trasferimenti non
possono essere per sempre, ma a tempo
e lo Stato dovrà tenere conto delle
singole realtà economiche
regionali». In altre parole,
nonostante abbia perso questa partita, la
Regione - è una delle ricostruzioni
della giunta - da oggi i potrebbe
avere qualche arma in più per
pretendere dal governo tagli meno
pesanti. Per farla ancora più
semplice, i giudici stavolta pare
abbiano buttato la palla nel campo
della politica e preferito non
avventurarsi nella matassa del
sempre più difficile rapporto non solo
costituzionale - fra Stato e
Regioni. «Abbiamo sempre detto - è stato
il commento del governatore
Francesco Pigliaru - che gli
accantonamenti sono un'ingiustizia e
non cambieremo certo parere dopo
una sentenza sfavorevole». Anche se
forse dopo lo schiaffo muterà la
strategia per rivendicare quello che
lo Stato da tempo nega alla
Sardegna nei trasferimenti.
L'assessore al bilancio Raffaele
Paci ha
detto: «Dal 2012 al 2017, abbiamo
contribuito con 3 miliardi e 300
milioni a risanare il debito
nazionale. Sono troppi, abbiamo bisogno
che ci sia restituita almeno una
parte di quei soldi, sono nostri, per
rilanciare l'economia». È arrivato
il momento di «dare battaglia», ha
detto Pigliaru, con l'assessore alla
sanità Luigi Arru secco nel dire:
«Lo Stato non può voltare le spalle
a una regione che è impegnata a
risanare il bilancio della sanità,
vuole migliorare la qualità senza
emarginare questo o quel
territorio». Per Pigliaru «la vertenza
entrate, nonostante gli innegabili
passi avanti che ci sono stati, non
è finita. Il confronto con Palazzo
Chigi ora diventerà ancora più
serrato». Fino al punto, sono state
le parole di Paci, che «vorremmo
costringere lo Stato a impugnare le
nostre di Finanziarie perché, come
abbiamo fatto e continueremo a fare,
non siamo più disposti a
rinunciare ad altri soldi». Ma per
Forza Italia, con Ugo Cappellacci,
la sentenza della Corte è
«l'ennesima dimostrazione dell'incapacità di
una giunta che ha ritirato i ricorsi
quando potevano essere vinti, nel
2014, poi ha perso due miliardi con
quelli malandati presentati in
ritardo e ora non può che dimettersi
per non fare altri danni» (ua)
L'ex
esponente dell'Idv rischia 18 mesi, oggi la sentenza definitiva
Per
Salis il pg chiede la condanna
CAGLIARI
Slitta a questa mattina la sentenza
definitiva per Adriano Salis, l'ex
consigliere regionale condannato il
21 giugno dell'anno scorso a un
anno e mezzo di reclusione in
abbreviato dalla Corte d'Appello perché
giudicato colpevole di peculato
continuato per aver speso illegalmente
62773 euro destinati all'attività
del gruppo politico cui apparteneva
nella tredicesima legislatura. Il pg
della Cassazione ha chiesto che
il ricorso venga respinto e la
sentenza era attesa per la tarda serata
di ieri, ma i giudici della sezione
penale, attorno alle 22, hanno
annunciato che la lettura dei
verdetti sarebbe stata rinviata al
giorno dopo a causa del carico
dell'udienza.Salis, difeso dagli
avvocati Pietro Sarrocco e Marco
Fausto Piras, era presente nell'aula
del palazzo di piazza Cavour. L'ex
Idv si è sempre difeso sostenendo
di non aver commesso alcun reato:
«Non ho messo in tasca un centesimo
- aveva ripetuto con forza davanti ai
giudici d'appello - e ho
dimostrato con testimonianze e
documenti che lo scopo di ogni uscita
era riferito all'attività politica».
L'esponente dell'Idv aveva anche
ammesso che quella di spendere
individualmente i fondi dei gruppi era
una prassi diffusa da anni.
sassari
- Nel Pd si lavora al documento che dovrebbe sancire la pace,
ma
la tensione è alta Crisi, venerdì la giornata decisiva
SASSARIUltimi giri di lancette
nell'orologio della crisi comunale, in
attesa della decisiva giornata di
venerdì, con in programma un doppio
confronto: ristretto in mattinata e
poi aperto alle 19,30, ora in cui
sono state convocate le direzioni
provinciale e cittadina del partito
democratico. Protagonista indiscusso
sarà il documento
politico-programmatico che dovrà
definire le priorità dell'azione
amministrativa, riportando la pace
tra le belligeranti correnti dem e
permettendo al sindaco Sanna di
cimentarsi nella nomina della nuova
giunta.E proprio alla
predisposizione del documento sono dedicati
questi giorni di calma solo
apparente.
A quanto è dato sapere il
sindaco Nicola Sanna avrebbe già
licenziato la sua bozza, sembra molto
tecnica, con la road map dei
progetti da concludere prioritariamente
da qui a fine mandato. Bozza che
sarebbe nella mani dei big cittadini
del partito, che la starebbero
emendando, per poi ripresentarla al
primo cittadino. E proprio dentro
questo carteggio si nascondono le
prime insidie di una trattativa che,
nonostante l'invito tassativo a
chiudere arrivato dal segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca,
rimane insidiosissima. Se infatti le
richieste contenute nell'ultima
versione del documento fossero
giudicate irricevibili da sindaco (si
parla già di correzioni alle non
amate piste ciclabili, giusto per
citare un argomento spigoloso) si
tornerebbe al via, con tempi sempre
più ridotti. Una cosa è certa
infatti, l'unico modo per uscire
dall'impasse è trovare un accordo
entro mattinata di venerdì, e
sancirlo durante le direzioni
convocate in serata, per poi procedere,
forse già sabato, alla nomina della
nuova giunta. Un piano B potrebbe
non esserci, anche perché non si
vede come Sanna possa andare avanti
per un'altra settimana senza
assessori.
E se il Pd cerca la quadra, e
gli alleati stanno, almeno per ora,
a guardare (lunedì città futura ha
tenuto in piazza Santa Caterina un
incontro pubblico sulla crisi
coinvolgendo i cittadini) chiedendo
solo di far presto, ad attaccare
pensa l'opposizione. «Non credo -
sottolinea Manuel Alivesi di Forza
Italia- che in dieci giorni
troveranno la soulzione a problemi che si
trascinano dall'inizio del mandato.
Non ci credo e mi fa paura, perché
le scadenza incombono e la città non
può più aspettare».«Leggo con
sconcerto : attacca Giancarlo Carta
di Fratelli d'Italia - della
riunione avvenuta lunedì a Oristano
della direzione regionale del Pd.
Secondo il segretario regionale
Cucca, i temi cardine che dovranno
essere discussi con urgenza sono la
riorganizzazione della rete
ospedaliera, la legge urbanistica e
la legge elettorale. Quindi per
Cucca e il Pd è più importante
risolvere con urgenza il problema della
doppia preferenza di genere
piuttosto che la crisi della Giunta Sanna
che sta mettendo in ginocchio la
città di Sassari».
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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