lunedì 25 settembre 2017

Germania: La crisi del ceto medio e l’individuazione del capro espiatorio. Di Luca Pusceddu


Non credo ci sia molto di cui stupirsi per i risultati delle elezioni tedesche. Quella del modello socialdemocratico è in larga parte una crisi ampiamente annunciata. Che la stessa SPD ha contribuito ad alimentare, oltre tutto. E’ nell’ordine delle cose quindi che a pagare il prezzo maggiore sia proprio la SPD.

Può darsi mi sbagli, ma rilevo come anche in questo caso il punto di caduta sia rappresentato dal venir meno dell’elemento fondamentale di stabilizzazione dei modelli sociali ed economici su cui si è retta la politica socialdemocratica: il ceto medio. Per altro anche i voti persi da CDU/CSU e confluiti in AfD credo lo confermino. A fronte della persistente crisi di accumulazione anche la vecchia dottrina del welfare non può che cedere il passo ad altri modelli di gestione della questione sociale e di amministrazione della povertà. Che dilaga, anche nella “operosa” e “virtuosa” Germania.

E’ una questione essenziale per la sopravvivenza del capitalismo, e il problema credo sia destinato ad aggravarsi nei prossimi anni. In virtù della legge marxiana dei rendimenti decrescenti sarà sempre più complicato raggiungere una quantità di plusvalore sufficiente a garantire un livello di vita “accettabile” per tutte le classi.

I migranti, e più in generale i salariati concorrenti del resto del monto, finiranno per rappresentare ancora una volta il capro espriatorio da dare in pasto al risentimento e alla rabbia dei ceti medi in crisi. Sembra la replica di una storia già vista.


Di Luca Pusceddu.

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