Il
governatore: «Si torna ai valori pre crisi, funzionano le nostre
politiche
attive». In crescita il tasso di occupazione. La Sardegna va meglio della media
del Sud Disoccupazione in calo Pigliaru: torna la fiducia
La Sardegna viaggia meglio della
media del Mezzogiorno nel mercato del lavoro e il governatore Francesco
Pigliaru esulta nel leggere i dati del report sul II trimestre 2017 rilasciato
dall'Istat: «Sta tornando l'occupazione e con l'occupazione torna la fiducia.
Andiamo avanti in questa direzione, perché i numeri ci confermano che è quella
giusta», afferma.
E in effetti, a dispetto di una
diffusa sensazione negativa, i numeri sembrano molto confortanti: l'istituto di
statistica certifica sensibili miglioramenti tanto del tasso di occupazione,
che sale al 51,2%, che del tasso di disoccupazione che scende al 15%, il valore
più basso dal 2012 (lo scorso anno era al 16.7%). La Sardegna stacca il resto
del Mezzogiorno (dove il dato medio del tasso di disoccupazione resta al 19,2%)
e conferma i miglioramenti già evidenziati di recente dai dati amministrativi
diffusi dall'Inps e, nei giorni scorsi, dall'Aspal, che attraverso
un'elaborazione dei dati del Sil (il Sistema Informatico del Lavoro), aveva
calcolato 13mila occupati in più nell'Isola, con una variazione percentuale di
quasi il 3%.
Il presidente della Giunta regionale
sottolinea «il riallineamento del tasso di disoccupazione al 2012, cioè prima
della fase più acuta della crisi, e il posizionamento deciso ben al di sopra
della media del Mezzogiorno. Significa che stiamo facendo la nostra parte per portare
l'isola fuori dalla congiuntura negativa, con l'impegno sulle politiche attive
per il lavoro e utilizzando bene le opportunità fornite dalle politiche
nazionali. Da non dimenticare le azioni dirette portate avanti dalla Regione a
partire dai mille cantieri di Iscol@, con i tremila posti di lavoro. Oltre 40
cantieri sono arrivati grazie al nostro investimento sulla fibra, con la banda
ultralarga per 314 Comuni. E se circa 300 cantieri sono stati aperti e vanno avanti
grazie alla scelta di attivare il mutuo infrastrutture, moltissimi sono partiti
grazie al bando a sportello con cui abbiamo "salvato" 70 milioni di
fondi Ue (programmazione 2007-2013) destinandoli ai Comuni per interventi
urgenti. E le politiche del turismo iniziano a mostrare effetti anche in un
trimestre di spalla».
Per l'assessora del Lavoro Virginia
Mura «gli indicatori, tutti di segno positivo e con l'importante ripresa del
lavoro femminile (la disoccupazione delle donne scende dal 16,6 al 14,3%, ndc),
denotano un miglioramento del clima di fiducia del tessuto imprenditoriale nei
confronti delle politiche avviate e ci danno più forza per andare avanti, ben consapevoli
che c'è ancora tanto da fare». Secondo l'Istat i disoccupati in Sardegna
scendono da 112.400 dello stesso periodo del 2016 a 100.600 (-10,5%, -7,3%
uomini e addirittura -15,1% donne). Cresce il tasso di occupazione dal 50,3% al
51,2%, con un aumento sia della componente maschile (da 58,5% a 59,4%) che femminile
(da 42,0% a 42,8%). Gli occupati passano da 562.000 a 568.200 (+1,1%). Spiccano
il +23,6% delle costruzioni, il +10,3% del commercio, alberghi e ristoranti e
il +2,0% dell'industria in senso stretto. Flessione invece del -5,0% per altre
attività dei servizi. Invariato il dato dell'agricoltura.
di Antonello Palmas
La
Nuova
Il Pds
contro la maggioranza: pronti a votare no sulla sanità
CAGLIARIIl Partito dei sardi che fa
man contraria alla maggioranza non
è più un caso isolato. Due indizi,
in quarantott'ore, e un terzo in
arrivo sono il segnale evidente che
qualcosa s'è inceppato nei
rapporti politici con la coalizione
del 2014. Martedì il gruppo del
Pds s'era astenuto sulla legge salva
pastori, contestando la strada
scelta dalla giunta per recuperare
30 milioni di contributi
straordinari. Ieri i cinque
consiglieri hanno abbandonato l'aula dopo
un botta e risposta fra il
capogruppo Gianfranco Congiu e Gianfranco
Ganau, presidente dell'assemblea
regionale. Il motivo del contendere è
stato questo: le recenti nomine di
Stefano Perrone e Giovanni Maria
Cabiddu nel consiglio
d'amministrazione dell'Ersu di Sassari.
Un passo indietro per capire ancora
meglio. La designazione spettava al
Consiglio regionale ma per sei mesi
l'aula non è riuscita a trovare
l'accordo sui nomi. Così, alla fine
e come prevede il regolamento alla
voce «poteri sostitutivi» in caso di
mancate candidature, il
presidente Ganau ha deciso lui chi
sarebbe andato a occupare i due
posti vacanti. Nel suo intervento,
prima del battibecco in aula,
Congiu aveva detto: «Presidente, non
contestiamo le sue prerogative,
ma per la seconda volta la
sollecitiamo a spiegarci i motivi delle due
nomine, perché potrebbe esserci
stato un abuso del rapporto fiduciario
tra le forze di maggioranza».
La risposta è stata in sostanza questa:
«Ho applicato le prerogative che mi
competono e non ci sono stati
abusi». Risposta che non ha
soddisfatto il Partito dei sardi e subito
dopo i cinque consiglieri sono
usciti dall'aula in segno di protesta.
Se questi sono i primi indizi che
qualcosa non va nonostante siano
trascorsi cinque mesi dalle
dimissioni dalla giunta di Paolo
Maninchedda, presidente del Pds, il
terzo è in arrivo. Ad annunciarlo
è stato lo stesso Maninchedda con un
editoriale sul blog Sardegna e
libertà. La sintesi è contenuta nel
titolo: «Ci prepariamo a votare
contro la riorganizzazione della
rete ospedaliera dopo aver provato
più volte a convincere maggioranza e
giunta che stanno per commettere
un clamoroso errore». Ma col passare
delle ore gli indizi sono
addirittura aumentati.
Il quarto è questo: in commissione
bilancio,
Congiu s'è astenuto sullla manovra
che giovedì assegnerà altri 117
milioni alle Aziende sanitarie per
far fronte all'ennesima crisi di
liquidità: «È un'operazione poco
chiara», ha detto. Infine, la
settimana prossima, il
neoconsigliere Paolo Dessì dovrebbe confermare
il passaggio dal gruppo Misto al Pds
e a quel punto i voti in bilico
non sarebbero più cinque ma sei.
Nasone:
«Ricostruiamo insieme il centrosinistra»
di Gian
Mario Sias
ALGHERO«Bisogna costituire un tavolo
del centrosinistra, in cui il Pd
abbia un ruolo centrale e
propositivo e il sindaco sia garante di
tutte le forze politiche e civiche
che si rifanno a quest'area».
Quando le cose si fanno, si fanno
bene. Così ad Alessandro Nasone - il
figliol prodigo della coalizione che
governa Alghero, il pontiere tra
i democratici algheresi e i "diseredati",
lo specialista che ha
rianimato un'amministrazione in coma
quasi irreversibile con una
semplice alzata di mano - non basta
aver votato sì, consentendo
l'approvazione del bilancio
consuntivo del 2016 del Comune di Alghero.
No, ad Alessandro Nasone piace
strafare. Il consigliere ex Upc si
prende la scena con una
dichiarazione che conferma i sospetti, se
vogliamo dire così, che nelle scelte
sue e di altri ci fosse una regia
precisa. Non è un male in senso
assoluto, per carità, ma a patto che
le cose siano chiare.
E se a qualcuno è sfuggita la
presenza, tra il
pubblico che tre sere fa ha
assistito al consiglio comunale, dei
consiglieri regionali Pd Luigi Lotto
e Salvatore Demontis in compagnia
del dirigente cittadino Franco
Santoro, o se a qualcun altro è
sfuggita l'entrata in aula di
Alessandro Nasone e Mimmo Pirisi con
ritardo teatrale, quasi abbracciati,
sorridenti, il proclama post voto
di Nasone chiarisce ogni dubbio
interpretativo. «È stata una seduta
tesa e confusa e ha messo in
evidenza tutte le difficoltà e i problemi
della maggioranza che amministra
Alghero, che impediscono oramai di
portare avanti serenamente il
governo di questa città», è la premessa
di Nasone, secondo cui, tuttavia,
«Alghero non può essere citata o
ricordata come la città dei
commissari, simbolo di incapacità
politica». Al contrario «Alghero ha
la necessità di essere governata è
questo può accadere solo attraverso
un ritorno della politica, quella
vera, al ragionamento politico, al
pensiero critico e collettivo»,
insiste Alessandro Nasone.
E per lui questo può avvenire «solo
attraverso la costituzione del
tavolo del centrosinistra». A trazione
democratica e con Mario Bruno come
garante, per usare la stessa parola
di Nasone, che si guarda bene dal
parlare di leadership. «Solo così si
può ritrovare quell'energia che
porterà quest'amministrazione a fine
mandato - prosegue il neo dodicesimo
consigliere di maggioranza - ora
bisogna riaprire la discussione
attraverso l'azzeramento della giunta,
la rivisitazione del programma e di
alcuni punti fondamentali da
portare a conclusione di un
confronto in cui il Pd deve essere
protagonista». Alla fine del
ragionamento, Nasone ammette di essere
sempre più vicino al Pd. «Non sono
interessato a percorsi personali -
conclude - la ragione della mia
decisione di votare sì al consuntivo è
tutta qui». Se vi sembra poco.
Unione
Sarda
La
Protezione civile ai Comuni: autunno a rischio nubifragi
Sollecitati
i piani d'emergenza e le esercitazioni. Nudda: prevenzione
Fondamentale
«Sindaci, preparate i cittadini»
Due lettere a luglio, una agli inizi
di agosto, l'ultima martedì
scorso. In vista dei temporali
d'autunno, la Protezione civile
regionale sollecita i sindaci a
tenersi pronti. «Quelli dopo l'estate
sono i mesi in cui è più alto il
rischio di alluvioni e per questo -
dice il direttore generale Graziano
Nudda - ciascuna amministrazione
comunale deve essere pronta a
fronteggiare eventuali situazioni di
emergenza».
LA TERRA FRAGILE Ai Comuni che
ancora non hanno un piano di protezione
civile (94 su 377) si chiede di
approvarlo il prima possibile. A tutti
gli altri viene sollecitato un
aggiornamento in base, eventualmente,
agli ettari di territorio bruciati
questa estate. Undicimila gli
ettari in cenere dall'inizio della
stagione, e se si considera che dal
2005 in tutta la Sardegna sono stati
distrutti 190 mila ettari di
boschi, pascoli e macchia
mediterranea si capisce quanto sia divenuta
fragile la terra denudata dalle
fiamme. «Il fuoco - sottolinea il capo
della Protezione civile regionale -
leva alla terra tutte le difese
rendendola più vulnerabile agli
effetti devastanti dei temporali».
LA MEMORIA Dopo l'alluvione di
Livorno, in Sardegna è stato come
rivedere le cartoline del lutto di
Capoterra, ottobre 2008, e di
Villagrande, dicembre 2004. E il
disastro lasciato dal passaggio del
ciclone Cleopatra nel novembre 2013.
Le vittime e i danni a Olbia,
Torpè, Bitti e il Nuorese, Uras.
GLI INCONTRI «Da mesi - spiega
Graziano Nudda - stiamo facendo un
ragionamento coi sindaci e l'Anci
perché al di là delle opere di messa
in sicurezza dei fiumi, dei ponti e
dei canali, nonché della
predisposizione di piani di
emergenza, è fondamentale preparare la
popolazione, informare i cittadini
su quali comportamenti tenere
prima, durante e dopo un evento come
un nubifragio. Perché, ad
esempio, mettersi in macchina per
andare a prendere i figli a scuola,
quando la scuola è un luogo sicuro?
Chiediamo agli amministratori di
far conoscere il piano di protezione
civile comunale ai cittadini,
anche con le esercitazioni». Rientra
dentro questo programma di
prevenzione il calendario dei campi
scuola per i ragazzi delle Medie
organizzati dalla Protezione civile
(col supporto delle associazioni
di volontariato) nei mesi scorsi a
Sinnai, Assemini, Gavoi e Oliena.
I FONDI STANZIATI È bene che la
gente sappia come comportarsi quando
viene giù il cielo, in una terra
dove su 377 comuni, ben 152 hanno
canali coperti e dove 328 comuni
sono segnati nella mappa delle aree a
rischio di alluvione e frane. E di
soldi, la verità si dica, non è che
non ne siano stati impegnati: sono
quasi 600 milioni di euro, tra
fondi statali (perlopiù assegnati
nell'ambito del piano nazionale
contro il dissesto idrogeologico
2015-2020 nonché il Patto per la
Sardegna) e stanziamenti regionali.
ITER SENZA FINE Il punto, però, è
che pochissime opere vengono
collaudate in tempi accettabili.
«Tanto che il sistema sembra pensato
perché i soldi non vengano spesi»,
avverte Pierpaolo Tilocca,
presidente di Ance Sardegna,
associazione dei costruttori edili. Un
sistema di vincoli, regole, valzer
tra enti, tutela della gallina
prataiola, timbri e conferenze di
servizi senza fine. «Se dallo
stanziamento dei soldi al collaudo
dell'opera passano dieci anni, come
pensiamo di andare avanti? Tanto più
quando si tratta di opere urgenti
come quelle di mitigazione del
rischio idrogeologico. A Villagrande,
per esempio, solo nel 2014 sono
stati fatti i primi appalti dopo
l'alluvione e ancora c'è qualche
gara ferma».
IL NUOVO CODICE L'iter si è
ingolfato ulteriormente col nuovo codice
degli appalti, «perché almeno prima
l'amministrazione poteva accettare
l'offerta economicamente più
vantaggiosa e avere poi il progetto
definitivo. Ora non è più
possibile». La procedura va snellita, non
c'è scampo. «E magari per le opere
attinenti alla sicurezza delle
persone e dei luoghi si dovrebbe
nominare un commissario straordinario
per le procedure ante gara». Quelle
che sì, da sole (quando non c'è di
mezzo la Tutela del paesaggio e la
Soprintendenza ai Beni culturali)
fanno perdere se va bene un anno e
mezzo di tempo.
L'ASSESSORE «Sono tempi troppo
lunghi, è l'evidenza - allarga le
braccia l'assessore regionale ai
Lavori pubblici Edoardo Balzarini -.
Dove ci sono aree sensibili, poi, la
procedura diventa ancora più
complessa». È quel che succede per
le opere sui fiumi, dalle vasche di
laminazione ai ponti, perché come
minimo serve la valutazione
d'impatto ambientale. I soldi,
ribadisce l'assessore, «li abbiamo
impegnati, eccome.
Molti interventi sono stati avviati,
diversi
conclusi». Settanta milioni solo per
mettere in sicurezza i canali
tombati. «La criticità numero uno. E
siamo in grado di intervenire
perché i tecnici del Genio civile
hanno censito comune per comune
tutti i canali tombati». È
necessaria anche la manutenzione ordinaria
dei corsi d'acqua. La Giunta aveva
già stanziato 15 milioni di euro,
altri 16 sono stati assegnati ieri.
«Un contributo vincolato -
sottolinea Balzarini -. Vogliamo
così sostenere i sindaci negli
interventi per la sicurezza dei
cittadini».
Piera Serusi
IL
METEOROLOGO. Tidili: è presto per le certezze ma si ipotizzano
eventi
sporadici e intensi. Mare troppo caldo, all'orizzonte precipitazioni violente
«Potrebbe esserci un autunno avaro
di perturbazioni atlantiche ma
caratterizzato da picchi molto
intensi e localizzati. Fenomeni non
destinati a lenire la siccità ma che
potrebbero arrecare danni, un po'
come avvenuto a Livorno». È solo un'ipotesi
quella del meteorologo
Matteo Tidili, ma basata su alcuni
modelli sperimentali elaborati
negli Stati Uniti e studiati per
verificare la tendenza del clima nel
medio termine.
GLI SCENARI «È impossibile
ovviamente entrare nei dettagli», spiega
ancora, «ma anche in Sardegna
potrebbero esserci fenomeni importanti,
soprattutto perché quest'anno il
Mediterraneo ha accumulato molto
calore». A preoccupare gli esperti,
neanche a dirlo, è la temperatura
del mare che quest'anno è molto
superiore rispetto alle medie
stagionali. Un serbatoio di calore
che cede umidità nell'atmosfera e
che, a contatto con correnti fredde,
sprigiona temporali brevi e
devastanti.
LE TEMPERATURE «Quest'anno le
temperature sul Mediterraneo era più
alta della media», assicura Tidili, «Sia
sul Canale di Sardegna che in
quello di Sicilia, che sullo Ionio e
l'Egeo, l'acqua ha raggiunto i
trenta gradi. Questo si ripercuote
sull'atmosfera: più alta è la
temperatura marina e più ci sarà
umidità accumulata nei bassi strati
atmosferici che si può rendere
disponibile a contatto con
perturbazioni fresche provenienti
dall'Atlantico». Ancora in questi
giorni, assicurano gli esperti, la
temperatura del mare resta molto
elevata: a inizio settimana sul
Canale di Sardegna l'acqua era attorno
ai 29° gradi centigradi.
I TEMPORALI Impossibile prevedere
dove si abbatteranno i temporali più
violenti, ma il meteorologo non ha
dubbi sul fatto che gli eventi più
pericolosi potrebbero concentrarsi
tra ottobre e novembre. «Bisogna
temere questi due mesi», chiarisce
Tidili, «basti pensare che dal 1794
l'ottanta per cento delle alluvioni
in Sardegna sono accadute tra
ottobre e novembre. Ovviamente
questo non significa che poi non
possano avvenire in altri mesi, ma
la probabilità ci fornisce questo
dato. In più, dobbiamo temere il
fatto che il Mediterraneo ha
accumulato veramente molto calore».
Il rischio dunque è quello di
temporali molto forti a partire dai
primi giorni d'autunno. «Sarà
comunque una stagione senza
perturbazioni atlantiche», conclude
l'esperto, «ma con picchi molto
intensi e localizzati che non
serviranno a contrastare la siccità, ma
potranno creare comunque danni
seri».
Francesco Pinna
Il leader
sindacale sottolinea che per la prima volta tutti i dati
sono
positivi: «Ma è solo un effetto congiunturale»
«È sicuramente un bene poter
analizzare numeri positivi, ma è ancora
troppo presto per cantare vittoria».
Michele Carrus, segretario della
Cgil, riassume così l'analisi dei
dati sull'occupazione elaborati
dall'Istat per il secondo trimestre
di quest'anno. Il rappresentante
dei lavoratori non rinnega il
messaggio che «per la prima volta tutti
i dati sono positivi», ma bisogna
spiegare che «si tratta di un
effetto congiunturale più che
strutturale».
Dopo l'analisi dei numeri, salta
all'occhio che «gli effetti positivi
riguardano attività legate al
turismo, in un trimestre di avvio a una
stagione straordinaria». Dunque
l'effetto è che molti soggetti del
comparto «abbiano investito per
aumentare gli organici in vista della
stagione turistica». Il report
dell'Istat prende in considerazione il
secondo trimestre di quest'anno,
dunque da marzo a giugno, elemento
che porta il segretario della Cgil a
parlare di «lavoro stagionale».
Certo non tutto è da bocciare ma
«occorre investire maggiormente nelle
politiche di sistema. Si tratta di
aumentare gli investimenti da parte
della Regione che hanno subìto una
battuta d'arresto».
Il numero dei cantieri attivati con
varie iniziative «deve essere
affiancato anche dal reinserimento
delle maestranze espulse dal
settore lavorativo», sottolinea
Carrus. Nessun canto di vittoria anche
perché «affermare che questi numeri
sono il frutto delle politiche
attive del lavoro fatte dalla Giunta
è una falsità». (m. s.)
POLITICA.
Alessandro Nasone spiega le ragioni del suo voto
«Alghero
non può essere la città dei commissari»
Ha chiuso la porta in faccia al
commissario, alzando la mano in
Consiglio sul bilancio consuntivo.
Dodicesimo, dai banchi
dell'opposizione, ha salvato la
poltrona al sindaco Mario Bruno in una
seduta al cardiopalma. Ora non si
parla d'altro. Per strada, nei bar,
sui social, il consigliere
Alessandro Nasone è un eroe, anzi no, un
grande opportunista. I sostenitori
del primo cittadino gli farebbero
una statua, mentre gli avversari
politici giocherebbero a freccette
sulla sua faccia barbuta.
«Alghero non può essere citata o
ricordata come la "città dei
commissari", loro sì simbolo di
incapacità politica», si difende
Nasone, del Gruppo Misto, ex Upc. Il
consigliere ribelle, a inizio
mandato, aveva fatto parte della
maggioranza, nella squadra del leader
Gianni Cherchi, allora assessore ai
Lavori Pubblici. Quest'ultimo
ruppe con il sindaco, salvo poi fare
pace. Ma Nasone non volle mai più
tornare tra gli alleati di Bruno e
nemmeno tra le fila dell'Upc. Oggi
il suo ex segretario di partito, in
maniera ironica, gli dedica
l'opera di un grande della
letteratura latina, «forse un parente
lontano - scherza Gianni Cherchi -
Publio Ovidio Nasone, che scrisse
un bellissimo libro profetico
"Le Metamorfosi"».
AUTODIFESA Ma il consigliere difende
il suo operato, contro tutti.
«Niente personalismi. Alghero ha la
necessità di essere governata e
questo può accadere solo attraverso
un ritorno della politica, quella
vera». Nasone non ha risposto al
richiamo delle sirene, pensa invece
alla costituzione di un tavolo del
centrosinistra, «dove è inutile
negarlo, il Pd deve avere un ruolo
centrale e propositivo, insieme al
sindaco, garante di tutte le forze
politiche e civiche che si rifanno
a quest'area. Solo così si può
ritrovare quel l'energia che porterà
quest'amministrazione a fine
mandato». Ora, però, si aspetta
l'azzeramento della giunta. La
maggioranza, con il gruppo "Per
Alghero", plaude a questa nuova
«prospettiva di centro sinistra» che
finalmente si concretizza, con al
centro il Pd, fino a ieri nemico (e
una buona metà lo è anche oggi).
L'OPPOSIZIONE I consiglieri di Forza
Italia Michele Pais, Maurizio
Pirisi, Nunzio Camerada, invece,
ieri mattina hanno convocato una
conferenza stampa per condannare la
politica degli «inciuci, dei
personalismi e delle regole piegate
all'interesse personale». Non
solo. Hanno messo in guardia sul
fatto che, con una maggioranza senza
numeri, il Consiglio non verrà mai
più convocato e che Mario Bruno,
d'ora in poi, governerà solo con la
sua giunta, «come nel peggiore dei
condomini».
Caterina Fiori
La
Nuova
I
capigruppo incontreranno l'Anci. Perra: è necessaria la massima condivisione
Il Campo
progressista critico con la giunta. Martedì 26 inizierà il
dibattito
in aula. Riforma degli ospedali si cerca il sì dei sindaci
CAGLIARIMeglio fare un ultimo
tentativo, con i sindaci, prima
dell'ingresso ufficiale della
riorganizzazione degli ospedali in
Consiglio regionale. Giovedì
prossimo i capigruppo incontreranno una
delegazione dell'Associazione dei
Comuni, per provare a chiarire -
almeno questo è l'intento della
maggioranza di centrosinistra - le
ultime perplessità sollevate dai
sindaci nell'assemblea dell'altro
giorno a Santa Giusta. «Era giusto
convocare l'incontro - ha detto
Raimondo Perra, presidente della
commissione sanità - perché vogliamo
che la riforma sia capita dal primo
all'ultimo articolo e speriamo
soprattutto condivisa». Sarà quello
di giovedì davvero l'ultima
occasione per rendere meno aspro lo
scontro di questi giorni: cinque
giorni dopo, martedì 26, comincerà
in aula il dibattito sulla nuova
rete ospedaliera e da quel momento
comincerà una maratona che potrebbe
essere zeppa d'insidie per il
centrosinistra.
Che il clima non sia
buono anche all'interno della
maggioranza è confermato da diversi
duelli che si sono consumati in
queste ore. Il primo è stato fra
Luciano Uras, senatore di Campo
progressista, e Giuseppe Luigi Cucca,
segretario del Pd. Ha cominciato Uras:
«Non si può sbattere la porta
in faccia - ha detto - a chi chiede
da più parti chiarezza sulla
riforma». Cucca ha replicato:
«Intorno alla sanità - ha scritto -
continuo a sentire toni da campagna
elettorale. È falso sostenere che
abbiamo fretta e per questo non
ascoltiamo.
È l'esatto contrario e
soprattutto non possiamo
dimenticarci che la decisione finale spetta
ai consiglieri regionali e non certo
a chi continua ad alimentare lo
scontro». Il secondo duello è stato
fra il consigliere regionale
Francesco Agus, Campo progressista e
l'assessore Luigi Arru. Secondo
Agus, che fa parte della
maggioranza, «nel centrosinistra non tutti
pare abbiamo capito qual è la
partita in gioco e con superficialità
provano a ridurre la protesta,
sempre più diffusa, a piccole beghe
territoriali. Sbagliato, perché
invece mai è troppo tardi per
ascoltare e correggere». La replica
dell'assessore è stata questa: «La
disponibilità al dialogo c'è sempre
stata. Abbiamo e continueremo a
parlare con tutti per spiegare il
perché e gli effetti positivi della
riforma. Ma in questo momento
annunciare catastrofi, come fa anche
qualcuno della maggioranza, è solo
una scelta suicida».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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