Unione
Sarda
E sugli
ospedali Soru attacca Zedda: «Pensi a fare il sindaco» La Giunta approva gli
atti aziendali dell'Ats e delle Assl, ma ci dovranno essere correzioni Asl
unica, via libera a denti stretti.
Approvazione con riserva. L'atto
aziendale dell'Ats e quelli delle aziende sanitarie ottengono il via libera
dalla Giunta, ma servirà qualche modifica. Dopo le tensioni dei giorni scorsi
le aziende dovranno modificare e riapprovare gli atti. Nel frattempo si accende
un nuovo scontro sulla rete ospedaliera con l'eurodeputato del Pd, Renato Soru,
all'attacco del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, colpevole di «eccessivo
campanilismo».
ATTI E RISERVA Cambiare e
riapprovare. Sono i prossimi passaggi che l'Azienda ospedaliera Brotzu e le
aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari dovranno fare. La
Giunta ha chiesto di specificare le motivazioni sulle deroghe ai posti letto
(rispetto al decreto ministeriale) e di rivedere il numero delle strutture
complesse, superiore a quanto previsto. Per l'Ats, invece, di chiarire meglio
il ruolo di alcune strutture territoriali.
CONCETTI A CONFRONTO Il concetto di
“vicinanza” contrapposto a quello di ”qualità”. Il dibattito sulla rete
ospedaliera pesa questi due aspetti per capire quale, alla fine, sia più importante.
L'ATTACCO Il concetto di vicinanza è
una delle frecce che Soru scaglia verso Zedda: «Non può lamentarsi di perdere
posti letto a Cagliari per Monserrato. È consapevole di essere il sindaco
metropolitano?». Nei prossimi giorni la riforma entrerà in Consiglio regionale
e «sarà l'occasione il confronto assente nei i partiti». L'ex governatore difende
l'accordo del 2006 in cui la Regione si assunse la responsabilità di pagare la
sanità in cambio dei 9/10 dell'Iva: «Pagavano già i due terzi, il problema
è che adesso non ci stiamo facendo dare quello che ci spetta. Forse abbiamo
fatto male a ritirare i ricorsi».
NESSUN TAGLIO L'assessore Luigi Arru
difende la riforma: «Nessun principio ragionieristico. Se avessimo seguito il
decreto del ministero 14 strutture su 29 sarebbero diventate ospedali di base».
Sui tagli l'assessore sottolinea che «si confonde questa riduzione destinata
agli acuti con il taglio dei servizi. Noi puntiamo sulla chirurgia programmata
e sulle cure territoriali».
BOTTA E RISPOSTA Il presidente
dell'Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ribadisce la posizione contraria dei
sindaci e ricorda che «dopo due anni di blocco si vuole approvare la riforma in
una settimana». Davanti alla certezza che «tutti i sindaci reputano la riforma necessaria»,
spiega Deiana, «quello che preoccupa è partire dalla difesa strenua della
salute a prescindere da dove si vive». La senatrice del Pd ed ex assessora
della Sanità, Nerina Dirindin, ricorda a Deiana che «i sindaci non devono
preoccuparsi di quante strutture complesse ci sono, ma della qualità delle
cure».
L'AFFONDO La senatrice dem non
risparmia qualche bacchettata: «Questa epidemia di accorpamenti non è il modo
migliore per affrontare i problemi almeno nel breve e medio periodo».
Inevitabile il riferimento all'esperienza sarda in Giunta e alle differenze:
«Quando in una Giunta non c'è una condivisione forte sui temi della salute, si mettono
a rischio interventi delicati. La vicenda del Mater Olbia ha segnato questo
esecutivo sulla sanità».
«RIFORMA MORBIDA» Il direttore
generale dell'Ats, Fulvio Moirano, mette le cose in chiaro: «La riforma è molto
morbida». Severità, però, quando si parla di strutture complesse: «In Sardegna
devono essere 156», sottolinea il manager, «mentre adesso sono 216». Moirano difende
l'Ats, convinto «sia un bene per evitare la frammentazione» e promuove l'atto
aziendale: «È importante per mettere un po' d'ordine nelle procedure». I
ritardi, però, non aiutano ad aggredire un disavanzo che l'anno scorso è stato
di «298 milioni di euro in più rispetto al previsto».
Matteo Sau
La
Nuova
L'eurodeputato
apre ad alcune modifiche: «Non c'è fretta, ascoltiamo i Comuni»
L'ex
assessore Dirindin: i sindaci pensino più ai servizi che al
numero di
primari Ospedali, Soru sta con Arru «No a scontri sulla sanità»
CAGLIARINon sparate sul pianista,
che è l'assessore alla sanità Luigi
Arru e che fra l'altro sta con lui,
ma oltre a questo avviso ai
naviganti o meglio ancora alla
maggioranza di centrosinistra, Renato
Soru ha detto: «Una volta per tutte
la politica dovrebbe smetterla,
anzi deve finirla, di voler
governare ospedali, posti letto,
primariati e tutto il resto del
mondo della salute. Ci sono troppe
lobby in giro, la politica non deve
farsi condizionare e tanto meno
accompagnarsi con chi difende
nicchie di potere». Nel convegno
organizzato dalla sua corrente
«SardegnaEuropa», l'europarlamentare
del Pd è entrato, con passo felpato,
nell'acceso dibattito sulla
contesta riorganizzazione della rete
ospedaliera.
Se sull'urbanistica
spesso ha usato frasi forti per
contestare la giunta Pigliaru,
stavolta il suo è sembrato essere di
fatto un via libera alla proposta
dell'assessore Arru, già licenziata
dalla commissione sanità del
Consiglio regionale e prossima a
essere discussa in aula. Ma con un
suggerimento chiaro: «Non dobbiamo
avere fretta. Se ci sono ancora dei
punti da limare o da spiegare
meglio, facciamolo. Soprattutto con i
sindaci, che sono le prime
sentinelle degli umori dei Comuni». Senza
fretta, quindi, «perché sulla sanità
chi governa deve sempre cercare
il massimo della condivisione
nell'interesse dei cittadini, e non
certo delle aspirazioni di bottega o
del potere spicciolo». Per Soru
«la sanità non può essere terreno di
scontro soprattutto all'interno
della maggioranza, ma momento di confronto
per trovare le soluzioni
migliori, per rassicurare chi oggi è
preoccupato dal cambiamento
annunciato». Cambiamento comunque
necessario, ha aggiunto: «Non si
tratta solo di ridurre i costi, ma
puntare a un servizio sanitario più
efficiente di cui la Sardegna ha
bisogno subito».
Però, come aveva
detto in precedenza, «non dobbiamo
farci del male da soli. Riforme
come queste arrivano ogni trent'anni
(l'ultima è stata quella
approvata dalla sua giunta poi però
bocciata dal Tar) e quindi se è
necessario allarghiamo il dibattito
che dev'essere costruttivo, per
uscire il prima possibile dallo
scontro di queste settimane». A
sostegno della sua tesi, quella di
una politica che finalmente non
divora più la sanità, Soru ha
convocato in sala anche l'ex assessore
Nerina Dirindin. «I sindaci - ha
detto chi oggi è senatrice del Pd -
non dovrebbero preoccuparsi del
numero delle guardie mediche o di
quanti primariati avranno o meno
negli ospedali di riferimento, ma
della qualità del servizio sanitario
nei territori e invece su questo
punto mi pare che il dibattito sia
ancora bloccato su questioni
amministrative e non di sostanza».
Quella sostanza che Luigi Arru, uno
dei primi a parlare nel convegno
coordinato da Giuseppe Frau, ha
difeso a spada tratta: «Lo ripeto
ancora una volta - sono state le sue
parole - non ci saranno tagli e
chiusure, ma una riorganizzazione del
sistema, con un obiettivo dichiarato
che non è certo solo quello di
ridurre i costi, anche se questo è
un traguardo importantissimo, bensì
migliorare gli standard di qualità
in tutti i distretti sanitari.
Capisco la paura in arrivo da alcuni
territori, ma siamo pronti a
dimostrare che la novità sarà molto
meglio del passato». È stata la
sua anche una risposta ad Emiliano
Deiana, presidente
dell'associazione dei Comuni, che
invece era stato perentorio nel
dire: «I sindaci non difendono
l'esistente e neanche si oppongono a un
cambiamento indispensabile, chiedono
soltanto che certe scelte epocali
siano condivise e non imposte,
mentre finora non è stato così».
Posizione dura che ha ricevuto anche
la replica di Raimondo Perra del
Psi, presidente della commissione
sanità del Consiglio, «nessun
ospedale sarà chiuso, cambierà solo
i loro ruoli nella nuova rete»,
del consigliere regionale pd Gigi
Ruggeri, «sento circolare
soprattutto critiche a priori e
spesso anche ingiustificate», e di
Fulvio Moirano, direttore generale
dell'Asl unica: «Prima di tutto,
col nuovo sistema, abbiamo pensato
alle periferie e infatti abbiamo
avviato l'apertura di cinque nuove
case della salute, perché il
diritto alla sanità non deve avere
confini e neanche privilegi: è e
sarà di tutti. (ua)
Unione
Sarda
L'assessore
Erriu denuncia: scaricati sulla Regione i costi dei servizi
Province
abbandonate: «Dallo Stato niente fondi»
Le vecchie, vituperate,
scandalosamente inutili Province, cancellate a
furor di popolo in nome
dell'iconoclastia anti casta, proprio non si
riesce a metterle da parte. Sono
rimaste in quattro, più la Città
metropolitana di Cagliari, con
commissari nominati che vanno avanti di
proroga in proroga. E tutto perché,
nonostante l'esito scontato del
referendum, non erano stati previsti
dei paracadute, ovvero un
percorso indolore e una gestione
amministrativa chiara prima della
“sepoltura”. Così le Province
continuano a esistere, almeno sulla
carta, e a pretendere denaro. Sì,
perché continuano a occuparsi di
scuole, ambiente e, soprattutto,
manutenzione delle strade, senza
essere pagate. «È paradossale -
spiega l'assessore regionale agli Enti
locali Cristiano Erriu - che
continuino a svolgere servizi statali
mentre dallo Stato non arriva manco
un euro. Ma questi servizi hanno
dei costi e da qualche parte i soldi
devono pure uscire».
DISPONIBILITÀ Appunto. Alcuni giorni
fa la Regione ha messo a
disposizione quattro milioni di
euro. «I fondi destinati alle Province
non sono sufficienti, sia chiaro,
servono giusto per alcune emergenze.
Sappiamo che questi enti si trovano
in grande difficoltà e sofferenza
a causa dell'azzeramento dei
trasferimenti statali». Erriu conosce
molto bene la situazione: «La nostra
è la Regione italiana che
contribuisce in maniera più
sostanziosa alle casse delle Province. E
posso assicurare che non è facile.
C'è una vertenza aperta con lo
Stato che ha disposto trasferimenti
a tutti gli enti intermedi
escludendo la Sardegna e le Regioni
a statuto speciale».
SPESE RIDOTTE Intanto, in attesa che
la burocrazia compia i suoi
passi, il voto del 2012 un risultato
lo ha ottenuto: la riduzione
delle spese per i consigli e le
giunte. «È vero - spiega Erriu - i
costi sono stati alleggeriti di
molto. Il personale, per fare un
esempio, è passato dalle 2.000 unità
pre referendum alle attuali
1.100. La Regione ha assorbito parte
di questi dipendenti che si
occupano di turismo e lavoro. Ma, a
quanto pare, non basta. Un aspetto
positivo, oltre a qualche risparmio,
è stato quello di aver evitato i
conflitti tra Comuni e Province,
prima all'ordine del giorno».
SECONDO LIVELLO Entro il prossimo
dicembre, si diceva così anche due
anni fa, le Province - trasformate
in enti di secondo livello -
saranno guidate da organismi
politici. Probabile, come sostengono in
molti, che questo contribuisca a dar
loro una maggiore autorevolezza
nelle rivendicazioni. «Il rischio -
prosegue Erriu - è che rimangano
delle scatole vuote, e non possiamo
permetterlo. Oggi è evidente che
qualcosa dobbiamo comunque farla, di
più è impossibile».
ASSOCIAZIONISMO L'assessore da tempo
ha avviato una serie di incontri
proprio per illustrare le difficoltà
e come combatterle, partendo
dalla legge di riordino delle autonomie
locali approvata l'anno
scorso. Dalla Regione alle Province,
dalle Unioni dei Comuni agli
Ambiti territoriali ottimali, il
verbo è lo stesso: promuovere
l'associazionismo e la pari
opportunità all'accesso ai servizi,
rimuovere eventuali disparità tra i
territori e garantire lo sviluppo
e l'equilibrio socio-economico delle
popolazioni locali.
MALCONTENTO Enunciazioni che
sembrano fare a botte con il malcontento
che la nuova organizzazione
amministrativa ha già creato. A Seui,
nella Barbagia di Seulo, l'idea di
aver come capoluogo Carbonia ha
subito scatenato la contestazione:
sono state raccolte oltre 500 firme
per chiedere un referendum e dire no
alla proposta. Altri centri,
esclusi dall'area metropolitana ne
vorrebbero far parte. Altri ancora
preferirebbero Oristano a Nuoro e
via a seguire. Senza dimenticare la
Gallura, che si sente orfana dopo
aver assaporato un'autonomia voluta
e cercata per anni e anni.
DESTINO SEGNATO Il problema, in ogni
caso, è sempre lo stesso:
l'incertezza finanziaria. Se non si
dovesse risolvere questo aspetto,
il commissario o la guida politica
non potranno fare altro che
certificare l'estinzione delle
Province. Alla Suprema Corte l'ultima
parola.
Vito Fiori
Intanto
sulla Città metropolitana piovono milioni
È l'unica
ad aver ottenuto i contributi che il governo nega alle altre
istituzioni
locali
Istituita con la legge regionale 2
del 2016 la Città Metropolitana di
Cagliari ha preso formalmente vita
il primo gennaio scorso quando ha
cessato di esistere la Provincia di
Cagliari. Il Comune capoluogo e
gli altri sedici (Assemini,
Capoterra, Elmas, Monserrato, Quartu
Sant'Elena, Quartucciu, Selargius,
Sestu, Decimomannu, Maracalagonis,
Pula, Sarroch, Settimo San Pietro,
Sinnai, Villa San Pietro e Uta)
hanno ereditato le competenze dell'ex
ente intermedio, tutti gli altri
Comuni sono confluiti nella
Provincia del Sud Sardegna.
La Città metropolitana ha già
ottenuto grandi contributi dal governo e dalla
Regione. «Solo per essere annoverata
tra le 14 città metropolitane
d'Italia ha potuto accedere a 168
milioni di euro garantiti dal
governo Renzi per progetti
immediatamente cantierabili - spiega
Fabrizio Rodin, vicesindaco
metropolitano - tutti i Comuni sono così
stati spronati a presentare
progetti, ma la città metropolitana funge
da hub e questi progetti verranno
poi portati avanti dai singoli
Comuni». Il Patto per Cagliari ha
portato una pioggia di milioni su
singoli interventi mentre il
prossimo impegno dell'ente di piazza
Palazzo è lavorare sulla mobilità
per fare in modo che tutti i Comuni
coinvolti abbiano servizi di pari
livello - solo 8 centri serviti dal Ctm.
Il primo cittadino di Cagliari
diventa automaticamente sindaco
metropolitano e la durata del
Consiglio è legata al suo mandato. Nella
prima versione il Consiglio
metropolitano era composto da 40
consiglieri eletti ad aprile dai
consiglieri comunali dei 17 Comuni,
dopo le elezioni nel capoluogo e la
modifica delle regole si è
arrivati alla nuova composizione con
14 consiglieri eletti a ottobre
del 2017. Massimo Zedda presiede i
lavori dell'assemblea dei sindaci e
quelli del Consiglio dove invece non
sono rappresentati tutti i Comuni
della Città metropolitana. Sono
diversi i centri che aspettano
l'allargamento dei confini: San
Sperate, Villasimius, Ussana,
Monastir, Burcei e Donori sperano di
far parte della Città
metropolitana.
Marcello Zasso
La
provocazione dell'ex presidente della Regione Soddu a un convegno su Gramsci
«Serve
una capitale amministrativa Si faccia a Ghilarza o Paulilatino»
All'auditorium di Ghilarza erano in pochi,
sindaci cinque o sei, per
discutere della Sardegna “tra
declino e sviluppo”, tema d'attualità
suggerito e organizzato dalla
Fondazione Casa Gramsci nell'ottantesimo
anniversario della morte del gran
pensatore universalmente sardo.
Un vero peccato perché, nonostante
il forfait - causa voli in ritardo
- del giudice costituzionale
Giuliano Amato, è stata ripercorsa una
lunga storia e, su quella,
sovrapposta un'altra strada lunga ma
necessaria per uscire dal guado
della crisi. Pietro Soddu, politico di
razza ed ex presidente della
Regione, è stato il Virgilio lucido,
brillante e corrosivo quanto
suggeriva il bon ton al netto dello
scontato mezzo vuoto-mezzo pieno. Si
è parlato di spopolamento, di
zone interne, sanità e scuola,
sconfinando (senza fatica) nelle tre
parole guida stravecchie ma sempre
attuali, suggerite proprio da
Pietro Soddu: «Democrazia, autonomia
e rinascita».
DIFENDERE L'AUTONOMIA Il padrone di
casa, Giorgio Macciotta, aveva
segnato il percorso parlando delle
politiche di sviluppo, della
necessaria riorganizzazione della
pubblica amministrazione, di unione
dei comuni per uscire dallo
spopolamento. «Difendere la scuola in
tutti i paesi sarebbe negare la
scuola di qualità. Allo stesso modo è
difficile negare la necessità di
modificare la rete ospedaliera».
Giorgio Macciotta alza e Pietro
Soddu schiaccia. La prima pallonata
colpisce in viso il dirigente romano
che ha contestato la legge
urbanistica dell'assessore regionale
Cristiano Erriu. «Io sto con
Erriu e quindi con la Regione, al di
là del merito, ma per un fatto
vero di autonomia. Gli artefici del
nostro destino siamo noi e nessun
altro prima di noi».
Cristiano Erriu ascolta felice:
«Detto da Pietrino Soddu è un gran
piacere. Per noi comunque il dialogo
con Roma continua, nessun muro.
La proposta è oggetto di
discussione, fermo restando che il tecnico
faccia il tecnico e il politico il
politico». E su Soru che fa il giro
della Sardegna picconando la
proposta dell'assessore? «Soru ha le sue
opinioni, noi le nostre; troveremo
di sicuro un punto di mediazione»,
è convinto Erriu.
LE PROVOCAZIONI Pietro Soddu in
proposito la dice così: «Un ex
presidente della Regione va in giro
criticando la riforma di Erriu, su
questo bisogna fare chiarezza
assoluta. Finiamola con la
programmazione dal basso senza prima
sapere cosa fanno la Regione,
Roma e l'Europa». E giù una serie di
provocazioni nate da quello che
chiama «senso comune, dominato da
una cultura che non è più nostra ma
solo di pochi poteri in particolare
anglosassoni».
INDIPENDENZA SENZA RISORSE Sardegna
indipendente: «Abbiamo le risorse?
Un patto con la Corsica e le
Baleari? E perché non con il Meridione e
la Sicilia?». Soddu lancia a
Cristiano Erriu una proposta che,
anticipa, sarà irrealizzabile perché
gli elettori sono «a Cagliari e a
Sassari. Un'idea grande: fare
capitale amministrativa della Sardegna,
il cuore dell'Isola tipo Santa
Cristina di Paulilatino, o anche
Ghilarza». Pura illusione. «Per la
riforma sanitaria è bastato che si
togliesse anche una piccola cosa a
Cagliari per far dire al sindaco
della città che la riforma
ospedaliera è tutta sbagliata». Per il
futuro delle zone interne e non solo
serve qualcosa che vada oltre il
turismo, l'agricoltura, i servizi.
«Il futuro passa attraverso un
riassetto del governo regionale, una
politica industriale, la fusione
dei Comuni, il senso comune».
L'amministrativista Vincenzo Cerulli
Irelli ha suggerito l'obbligo
dell'unione dei piccoli Comuni e il
professore di Diritto
costituzionale Oscar Chessa, è
interessato a una vera riforma che
coinvolga gli enti locali.
Antonio Masala
ASPAL. I
dati del Sistema informativo del lavoro. Temussi: noi più
precisi
dell'Istat Gli occupati sardi aumentano
Nel
secondo trimestre tredicimila in più rispetto al 2016
Nessun settore è rimasto escluso:
agricoltura, turismo, servizi,
industria e persino costruzioni, nel
secondo trimestre del 2017 hanno
visto salire gli occupati del 3%
rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente. I numeri del
Sil Sardegna (il Sistema
informativo del lavoro), elaborati
dall'Osservatorio del mercato del
lavoro dell'Aspal (l'Agenzia sarda
per le politiche attive per il
lavoro) hanno ufficializzato
nell'Isola 453mila contratti registrati
complessivamente, contro i 440mila
di dodici mesi prima. Cifre in
leggera discordanza con quelle fornite
dall'Istat (per cui gli
occupati sono diventati 441mila)
queste ultime tuttavia basate,
secondo i vertici dell'Agenzia
regionale, su un rilevamento statistico
meno accurato.
IL QUADRO «I dati Sil ci offrono un
quadro di aumentata fiducia -
commenta il direttore generale
dell'Aspal, Massimo Temussi - sia in
riferimento alle passate
rilevazioni, ma soprattutto rispetto alle
rilevazioni statistiche dell'Istat,
che effettua una stima a campione,
mentre il Sistema informativo
regionale si basa sul conteggio reale
dei lavoratori assunti e di quelli
cessati».
I COMPARTI Una buona parte dei nuovi
occupati è stata assorbita dal
comparto turistico-commerciale. La
stagione estiva ha inevitabilmente
condizionato le assunzioni di
alberghi, ristoranti e pizzerie (passate
dalle 88mila unità del secondo
trimestre 2016 alle 95mila del 2017),
facendole impennare dell'8%.
Anche l'agricoltura ha registrato un
incoraggiante incremento, nonostante
il caos innescato dall'abolizione
dei vecchi voucher voluta la scorsa
primavera. Nelle campagne i nuovi
contratti hanno toccato quota 16mila
(+6,5% rispetto ai 15mila del
2016). Stabili invece industria e
costruzioni, ferme dallo scorso anno
rispettivamente a quota 43.000 e
28.000 nuovi occupati. Il resto dei
contratti stipulati tra aprile e
giugno sono andati a rimpolpare la
forza lavoro di servizi e attività
varie, cresciuti fino ad arrivare a
271mila occupati (+1,9%). Inferiore
comunque all'aumento stimato dall'Istat.
L'ISTAT Utilizzando solo i dati
Istat il rischio è di analizzare
errori statistici - ha aggiunto
Temussi - e non i movimenti effettivi
del mercato del lavoro in Sardegna.
Siamo l'unica Agenzia regionale di
politiche attive per il lavoro che
rileva i dati aggiornati e
corrispondenti agli effettivi
contratti attivati e cessati a una
determinata data. Siamo i primi ad
aver avviato il sistema informativo
del lavoro e adesso abbiamo un
consolidamento dei dati che ci consente
stime più precise e rispondenti alla
reale situazione occupazionale
sarda».
Luca Mascia
IGLESIAS.
Partiti e movimenti al lavoro in vista delle prossime
elezioni
comunali Gariazzo in corsa per il bis? M5S e Unidos pronti alla sfida
La conferma della candidatura del
sindaco uscente è probabile, ma non
scontata. A nove mesi dalla scadenza
della consiliatura che - dal
giugno 2013 - vede il centrosinistra
(azzoppato dalla fuoriuscita di
Cas@Iglesias-Riformatori e dall'ex
Pdci) alla guida della città,
partiti e movimenti si apprestano ad
avviare le interlocuzioni. Una
delle novità certe sembra essere la
presenza del “Movimento 5 stelle”
e non è da escludere neppure quella
di Unidos. Per tutti, la scelta
del candidato sindaco sarà uno dei
passaggi conclusivi.
EMILIO GARIAZZO Lo stesso Emilio
Gariazzo , alla domanda se pensi o
meno a una candidatura-bis, risponde
così: «Non ho ancora affrontato
la questione con la mia maggioranza;
siamo concentrati sugli sviluppi
della nostra azione amministrativa».
E Ubaldo Scanu , consigliere e
segretario del Pd, conferma: «Per
quanto riguarda il sindaco, ancora
nulla è deciso; a breve rinnoveremo
gli organismi congressuali e
saremo pronti per avviare
ufficialmente le interlocuzioni con partiti
e civiche del centrosinistra».
Gianluca Tocco puntualizza: «per noi ex
Sel l'unità del centrosinistra è la
base su cui impostare ogni
ragionamento. Per centrosinistra
intendiamo le forze che hanno
sostenuto in maniera compatta e
leale l'attuale amministrazione.
Dall'inizio alla fine». Anche
Pierina Chessa (Rifondazione e
capogruppo “Il tuo segno per
Gariazzo”) sottolinea: «Non spetta a me
decidere le alleanze, ma tengo molto
alla coerenza: ci sono forze che
nulla hanno a che fare con la
sinistra». L'incompatibilità tra alcune
forze del centrosinistra si evince
anche dalle parole del consigliere
Alberto Cacciarru : «Mai più
alleanze con il Pd».
CENTRODESTRA Nel centrodestra si
cerca l'unità: «Quando siamo
compatti, vinciamo - dice il
capogruppo Luigi Biggio - soprattutto
quando dall'altra parte c'è un
centrosinistra fallimentare». Gian
Marco Eltrudis (Piazza Sella-Udc)
propone di «ragionare su un progetto
più ampio, al di là delle bandiere».
La ricerca di alleati non
impensierisce il M5S: «Non facciamo
alleanze, ma interloquiamo con chi
si confronta con il nostro
programma», dice Carla Cuccu , attivista
referente del gruppo cittadino. La
prossima competizione potrebbe
vedere anche una lista di Unidos.
«Non ho preclusioni legate alla
maglietta che si indossa -
osservaPaolo Collu , coordinatore cittadino
- da sempre sostengo che si debba
dialogare con chiunque abbia a cuore
le sorti della città e del
territorio». Il movimento di Pili rimane
interlocutore privilegiato per il
riformatore Roberto Frongia :
«Proporrei una coalizione di liste
civiche, come quella degli anni
'90».
Cinzia Simbula
S.
ANTIOCO. L'assemblea regionale deve decidere sull'eventuale incompatibilità
Locci
sindaco e consigliere? Oggi la votazione
Sindaco di Sant'Antioco e
consigliere regionale? Oggi si decide.
Questo pomeriggio il Consiglio
regionale sarà chiamato a votare la
decadenza o meno per
incompatibilità, come recita una (contestata)
norma dello statuto sardo, del
consigliere di Forza Italia Ignazio
Locci, eletto sindaco di
Sant'Antioco la scorsa primavera.
All'ordine del giorno della seduta
pomeridiana della massima assemblea
sarda è, infatti, inserita la
proposta di voto avanzata dalla
commissione regionale per le
elezioni. Si concluderà in questo la
vicenda che sta appassionando da
mesi la politica cittadina che si
protrae dal giorno della elezione a
primo cittadino di Locci.
Tutto è iniziato in occasione del
giuramento del sindaco durante il
primo Consiglio comunale. In
quell'occasione le forze di opposizione
avevano sollevato l'eccezione di
incompatibilità di carica tra
consigliere regionale e sindaco
prevista per i comuni superiori ai
diecimila abitanti.
In quell'occasione Locci ha
affermato di essere
pronto a dimettersi seguendo però le
disposizioni di legge in materia.
La materia è risultata abbastanza
complicato, le dimissioni non sono
arrivate, e la contestazione
dell'opposizione è continuata anche nelle
riunioni successive dell'assemblea
civica, con la presentazione di
proposte di deliberazioni da parte
del Consiglio di decadenza del
primo cittadino dalla carica di
sindaco. Richieste sempre respinte
dalla maggioranza che aveva così
fermato i procedimenti di
contestazione all'incompatibilità
del sindaco in quanto ritenuti non
pertinenti al Consiglio comunale. La
polemica è diventata uno dei temi
più dibattuti dell'estate isolana ma
al momento Locci continua a
mantenere entrambe le cariche. Oggi
la parola spetta ai suoi colleghi
del Consiglio regionale
Tito Siddi
ALGHERO.
La mano alzata del consigliere Nasone evita la fine
anticipata
della consiliatura Voto notturno: il sindaco Bruno si salva al fotofinish
Il commissario può attendere. Le
chiavi del municipio di Sant'Anna
restano al sindaco Mario Bruno. Alla
fine la strategia del primo
cittadino ha pagato e la sua
poltrona è salva. Almeno per il momento.
Una mossa vincente quella di
rinviare all'11 settembre il voto sul
bilancio consuntivo, con il
Consiglio comunale riunito in seconda
convocazione e riuscire, persino, a
portare un rappresentante
dell'opposizione dalla sua
(Alessandro Nasone, gruppo misto), mentre
un altro (Mimmo Pirisi del Pd), al
momento di alzare la mano, ha
preferito uscire dall'aula. Tutto
come da copione.
POLLICE ALZATO Il documento
contabile è passato con 12 voti. «Questa
volta le garantisco una mano, signor
sindaco. Ma si ricordi che non si
può continuare a governare in pochi
e da domani bisogna lavorare tutti
insieme per cercare di allargare la
maggioranza», ha spiegato il
consigliere Nasone nel suo breve
intervento, tra i mormorii di
disapprovazione dei vicini di banco.
Mario Bruno, poco prima, aveva
anticipato la necessità di una
verifica con tutti i partiti, «cercando
di aprire al centrosinistra». Anche
Giusy Piccone, dalla maggioranza,
aveva lanciato un appello per una
ricucitura nel centrosinistra,
rivolgendosi in particolare al Pd.
Avvelenati, invece, gli avversari
politici che hanno incolpato il
primo cittadino di non essere stato
capace di tenersi salda la sua
maggioranza. «Questo perché ha messo in
piedi una coalizione utile alla
vittoria, ma inadeguata a governare
questa città», ha accusato Maria
Grazia Salaris del Nuovo Centro
Destra, riferendosi a una squadra
che contemplava esponenti dell'Udc e
dell'estrema sinistra.
I PROGETTI Poco prima il sindaco
aveva chiesto la parola per
illustrare tutte le iniziative e i
progetti messi in cantiere e le
opere pubbliche che si stanno per
realizzare in città. «Abbiamo
davanti due strade, proseguire questa
consiliatura, oppure rimandare
tutto di un anno». L'aula lo ha
assolto. Alessandro Nasone, ex Upc, è
tornato in maggioranza, mentre il Pd
si è spaccato.
Tra il numeroso pubblico,
intervenuto per assistere alla seduta di
Consiglio, pure Luigi Lotto, consigliere
regionale dei democratici. La
sua presenza non è passata
inosservata e preannuncia, probabilmente,
un ritorno di Mario Bruno tra le
braccia del suo vecchio partito. (c. fi.)
La
Nuova
Il documento approvato a
maggioranza: decisivo il voto dell'ex Upc
Alessandro Nasone. Mimmo Pirisi è
uscito dall'aula
Passa il bilancio e Bruno resta in
sella
di Gian Mario SiaswALGHEROLa
maggioranza è sempre relativa, ma ad
Alghero di più. A Mario Bruno
bastano dodici voti, compreso il suo e
quello del presidente del consiglio
comunale Matteo Tedde, per andare
avanti. Il bilancio consuntivo del
2016 passa. Alessandro Nasone,
eletto nell'Upc e passato al Gruppo
misto di minoranza, vota con la
maggioranza. Il suo sì è stato
decisivo per l'approvazione del conto
di gestione dello scorso anno. Oggi
scade la diffida della Regione per
l'approvazione di quel documento
contabile e Bruno, dopo essersi preso
tutto il tempo necessario per
trovare una maggioranza pronta a
votarglielo, può legittimamente
cantare vittoria. La sua esperienza
alla guida del Comune di Alghero va
avanti. Al netto di qualsiasi
valutazione sull'attività
dell'esecutivo e della coalizione con cui
governa la città, Bruno ha vinto
questa sorta di referendum su di sé.
L'aveva promosso lui stesso,
all'indomani dell'addio dell'Udc. Con il
passaggio dei consiglieri
scudocrociati Alessandro Loi e Donatella
Marino all'opposizione, la minoranza
era diventata inaspettatamente
maggioranza. E il sindaco si era
trovato senza più i consiglieri per
votare un atto fondamentale. Dopo un
mese e mezzo di rinvii,
trattative segrete e smentite, è
riuscito a trovare i numeri minimi
indispensabili per superare
l'ostacolo. Alessandro Nasone è stato
determinante, Mario Bruno ha vinto.
Ma entrambi devono molto al Pd.
Meglio, a quella parte del Partito
democratico che - mentre i vertici
cittadini ribadivano il loro no a
questa amministrazione e si facevano
legittimare dalle dichiarazioni
ufficiali del segretario regionale
democratico, Giuseppe Luigi Cucca -
hanno lavorato per mantenere in
sella Bruno e preparare il ritorno
del Pd algherese nel
centrosinistra. Per loro si trattava
di anticipare quello che -
inevitabilmente, dicono - dovrà
accadere domani, tra elezioni
politiche in vista, e poi le
regionali, e poi ancora le
amministrative. Il ruolo
determinante del Pd ha un nome e un cognome:
Mimmo Pirisi, capogruppo del Pd in
consiglio comunale. È uscito
dall'aula al momento di votare.
D'altronde l'aveva già annunciato.
Ma
la sua assenza ha permesso a Bruno
di salvarsi con dodici voti a
favore e undici contrari. Il Pd
algherese ha conservato la sua
coerenza, il pd soriano ha fatto un
importante passo avanti verso la
normalizzazione di un'anomalia che
vede Bruno e i suoi fuori dal
partito: il congresso cittadino di
ottobre servirà per il vero
regolamento di conti in via Mazzini.
Anche Pirisi ha mantenuto la sua
coerenza: aveva detto che non
sarebbe stato in aula e così ha fatto.
Linda Oggiano, la consigliera ex Upc
- e forse, a questo punto, anche
ex componente della maggioranza -
coerentemente è stata assente. Vive
a Roma e torna sempre più raramente
per le sedute del consiglio
comunale. E anche Alessandro Nasone,
alla fin fine, è coerentemente
tornato lì dove è sempre stato e
dove aveva iniziato il suo mandato da
consigliere. I Cinque Stelle e il
centrodestra non si sono mossi dalle
loro posizioni. È finita come tutti
sapevano. Coerentemente. Perché ad
Alghero la maggioranza è molto
relativa, ma la coerenza no. È un
vessillo che rivendicano tutti.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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