Spesso e volentieri ci si è chiesto a cosa possa servire
studiare storia sarda nelle scuole dell'Isola; proveremo a rispondere a ciò con
qualche piccola considerazione. Oltre alla cosiddetta memoria storica in grado
di preservare una cultura, mi sento di citare uno scritto di Marc Bloch, il
quale nel suo “Apologia della storia”, cerca di dare una definizione alla
necessità di studiare affermando: “…il
passato va visto in funzione del presente.”
Ciò vuol dire che studiare storia serve a dar risposte al
nostro presente: ciò visto nel contesto della nostra isola è ancora più
importante, perché? Quante persone si sono chieste che cosa fossero i nuraghi o
come mai non si senta parlare tanto della Sardegna nei libri di storia? Tale
mancanza ha dato origine alla nascita della fanta-archeologia
sarda, un ramo molto fantasioso della pseudo storia, che ha provato a
colmare questa lacuna all'origine.
Tale mancanza porta spesso a credere che chiunque possa
affrontare certe tematiche, cosa che assolutamente non è. Occorre conoscere come
affrontare le fonti. Un esempio: le basi
di iconografia ci insegnare come classificare, in un a rappresentazione, la
figura principale. Chi non conosce questa materia fondamentale rischerà d’inventare
figure come il “gigante sardo atlantideo"…
civiltà mai esistita e di cui non esistono prove!
Se invece si studia storia e si riesce a dar risposte al
proprio presente, si arriva a comprendere che una civiltà può essere grande
seppur non conoscendo la scrittura, gli Inca non conoscevano la ruota e non
scrivevano, eppure hanno fatto machu-pichu; i nuragici non scrivevano eppure
hanno costruito Barumini.
Parliamo dunque di un ritorno economico: quanti laureati
costretti alla disoccupazione troverebbero lavoro? Tantissimi. Incentiviamo lo studio della storia sarda per
vedere chi siamo oggi e non cedere alle facili lusinghe che fanno spesso presa
nella gente, proposte da studiosi improvvisati che non hanno la minima idea di
come utilizzare le fonti.
Sardus Pater.
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