Unione
Sarda
Colpo di
scena nella vicenda che vede coinvolto il padre dell’ex premier Il figlio
Matteo: «Fiducia nei Carabinieri, non credo ai complotti». Attacco a Grillo «Falsi
documenti su Renzi» Indagato capitano del Noe.
ROMA Colpo di scena nella vicenda
Consip: la procura di Roma indaga per falso il capitano del Noe Giampaolo
Scafarto con l'accusa di aver attribuito ad Alfredo Romeo invece che a Italo
Bocchino una frase su un incontro con Tiziano Renzi. Notizia che Matteo Renzi
racconta di aver dato personalmente nel pomeriggio al padre che si sarebbe
messo a piangere.
Non è commosso, invece, l'ex premier
che, ribadendo fiducia nella magistratura e negando «complotti», si dice certo
che «la verità verrà a galla» attaccando M5S di «demagogia» e doppio-pesismo
sugli avvisi di garanzia. Dopo la sconfitta al referendum, l'inchiesta Consip
era stata un'altra dura botta per l'ex premier.
Oggi Renzi tira un sospiro di
sollievo, pur dicendosi sempre certo dell'estraneità del padre e di Luca Lotti
dall'inchiesta. «Sarebbe facile per me venire qui oggi e dire, essendo in corso
un'indagine per falso, 'avete visto...', ed invece oggi come da due mesi
ribadisco che abbiamo totale fiducia nella magistratura e se un carabiniere non
risponde è un problema suo, io credo nell'Arma dei Carabinieri». Certo,
ammette, «la vicenda è strana ma la verità verrà a galla».
Fin qui il Renzi politico e
istituzionale, poi, a telecamere spente, fuori dal salotto di Porta a Porta,
l'ex premier racconta la reazione umana del padre alla notizia - sul fronte
giudiziario i legali dicono di aspettare l'archiviazione - aggiungendo che
stasera porterà i figli, anche loro scossi dalla vicenda, a cena dal padre. La
svolta nell'indagine Consip arriva a venti giorni dalle primarie del Pd che
eleggeranno il nuovo segretario. Renzi
preferisce non usare la buona notizia nella sfida interna, ma non rinuncia ad
affondare il colpo sui «Cinque Stelle, 2 morali».
«Forse - attacca - bisognerebbe dire
a qualche partito che fa finta di niente quando qualcuno dei suoi ha un avviso
di garanzia e poi, quando lo riceve qualcun altro, attacca: prima di aprire
bocca, almeno si leggano le carte e prima di sputare sentenze sui social aspettino
la magistratura». E a Grillo che ha messo in discussione il rapporto con mio
padre dico: vergogna».
Un assaggio dello scontro frontale
che l'ex premier intende ingaggiare per le elezioni politiche, pur escludendo
le urne ad ottobre. «Il governo Gentiloni lo conosco un pochino e sta attuando
le nostre riforme e se c'è qualche rallentamento lo spingiamo un pò», è
l'atteggiamento rispetto al presidente del Consiglio in vista della manovra
correttiva di domani che, garantisce l'ex leader Dem, «non avrà nuove tasse».
E a suo avviso si poteva anche non
fare «perchè il buco di 3 miliardi è una fake news». Anzi, rilancia, «noi
abbiamo lasciato un tesoretto di 47 miliardi per gli investimenti». Meno
propositivo è, almeno fino al 30 aprile, l'atteggiamento rispetto alla riforma
elettorale: per Renzi la colpa dello stallo non è del Pd ma degli altri partiti
che dicono no alle proposte Dem. Comunque lui si dice «disponibile a togliere i
capilista bloccati» come chiedono i grillini ma anche gli sfidanti al congresso
Pd e gli ex compagni Mdp. A Orlando che lo accusa di voler «bombardare il
quartier generale» del partito provocando divisioni, Renzi preferisce non
rispondere: «Chi voleva andarsene se ne è andato, pensiamo a cose concrete»,
dice escludendo nuove scissioni.
Ma Michele Emiliano, dimesso
dall’ospedale dopo l'intervento al tendine d'Achille, non sembra convinto che
una vittoria di Renzi faccia bene al Pd: «Spero che non torni segretario, un
segretario che pensa a se stesso demolisce il partito. Come peraltro è già
avvenuto».
di Cristina Ferrulli
La Nuova
Pd,
troppe liste per Renzi area Fadda-Cabras in bilico
Caso
unico in Italia: due gruppi a sostegno dell’ex premier. Deciderà Roma
CAGLIARI C’è una lista in più o
almeno così pare nella corsa sarda per
l’Assemblea nazionale del Pd. Caso
unico in Italia, nei cinque collegi
isolani Matteo Renzi avrà il
sostegno di ben due gruppi: uno composto
dai renziani doc e dai soriani,
alleati a Roma ma nemici in casa,
l’altro è quello dei
popolari-riformisti dell’area Cabras-Fadda. Ma
non è detto che l’ex premier accetti
l’inaspettato affollamento: entro
domani dirà sì o no. In altre
parole, la corrente che ha più potere in
Sardegna, i popolari-riformisti per
l’appunto, rischia la clamorosa
esclusione dalle primarie nazionali
previste a fine aprile. La loro
partecipazione è appesa a un filo
molto sottile, dicono gli esperti
del complicato regolamento del Pd,
anche se come gruppo di sostegno
hanno presentato lo stesso le liste
nei cinque i collegi.
Fra molti
mugugni perché «prima di tutto le
regole non possono essere cambiate
in corsa. Secondo: vediamo se Roma
ci boccerà e soprattutto vogliamo
leggere la motivazione visto che gli
accordi sulla nostra presenza
erano decisi da tempo», fanno sapere
abbastanza stizziti. Terzo, ma
non sono loro a dirlo, l’esclusione
dei popolari-riformisti dal
congresso nazionale potrebbe avere
pesanti ripercussioni su quello
regionale. Dove i candidati – da
eleggere sempre il 30 aprile – sono
due: Giuseppe Luigi Cucca, proposto
dai renziani doc e dagli ex Diesse
(che invece per la segreteria
tricolore sono schierati con Andrea
Orlando e quindi contro Renzi) e
Francesco Sanna, proposto dalla
corrente Soru. Ci sarà una
rivoluzione in queste settimane? È
possibile ma non è detto. Il
riepilogo. La Sardegna eleggerà 26
delegati. Sono due le liste a
sostegno di Renzi: i renziani-soriani,
sicuri, e i popolari-riformisti in
forse. Mentre gli ex Ds sono
schierati per Orlando insieme alla
Rete Dem (ex civatiani, Sinistra
autonomista e altri), invece esclusa
dal congresso regionale. Alla
fine anche Michele Emiliano, che
nelle primarie interne in Sardegna è
andato male, è riuscito a presentare
le liste a Sassari, Oristano,
Cagliari 1 e 2. Sassari-Gallura.
In questo collegio il capolista dei
renziani-soriani è Gavino Manca,
consigliere regionale e fedelissimo
dell’ex premier toscano, al secondo
posto Pier Angela Corda
(renziana), al terzo Salvatore
Demontis, consigliere regionale di
stretta osservanza soriana. La lista
dei popolari riformisti è guidata
da Esmeralda Ughi. Mentre i
sostenitori di Orlando hanno scelto Tomaso
Visicale, consigliere comunale di
Tempio-Rete Dem, e la deputata
Giovanna Sanna (ex Diesse).
Nuoro-Ogliastra. L’ordine scelto dai
renziani è questo: Franco Sabatini,
consigliere regionale, e
Pasqualina Borrotzu. Saranno loro a
guidare la prima lista a sostegno
dell’ex presidente del Consiglio,
con i soriani che nello stesso
raggrupamento saranno solo
comprimari.
I popolari-riformisti hanno
puntato sul dentista Davide Montisci
vicino al consigliere regionale
Roberto Deriu. Gli ex Diesse su
Giovanni Deiana. Oristano-Campidano. I
renziani-soriani hanno indicato
Roberto Muscas, Stefano Musanti,
segretario provinciale di Sanluri, e
Antonio Biancu, che fa parte
della segreteria dell’assessore
regionale Pier Luigi Caria. Il
capolista dei popolari-riformisti è
Antonio Solinas, consigliere
regionale. La lista degli ex Diesse
a favore di Orlando ha nei fatti
invece un doppio capolista: Teresa
Pani, moglie del deputato Siro
Marrocu, e il consigliere regionale
Mario Tendas. Cagliari. Nell’area
metropolitana, gli ex Diesse-Orlando
hanno schierato in testa il
deputato Marco Meloni, i renziani
Chiara Cortese, l’area Cabras-Fadda
la deputata Romina Mura. Ancora più
forte sarà la contesa nel collegio
Cagliari hinterland, con i
popolari-riformisti che in cima hanno uno
dei due loro fondatori, l’ex
sottosegretario Paolo Fadda, alleato nel
sostenere Renzi ma bisognerà vedere
fino a che punto col
renziano-soriano Pietro Cocco,
capogruppo in Consiglio regionale,
mentre gli ex Ds hanno lasciato il
primo posto ad Anna Crisponi,
portavoce di Rete Dem. (ua)
Unione Sarda
Nell'Isola
due correnti per Renzi. Decisione entro domani
Congresso
Pd, a rischio la lista Cabras-Fadda
Il congresso nazionale del Pd
rischia di diventare una sfida tra la
corrente popolare-riformista e il
candidato Matteo Renzi. Tutto nasce
dalla richiesta dell'ex premier di
avere una sola lista collegata al
suo nome per la corsa alla
segreteria.
In Sardegna (unica regione in
Italia) le liste sono due: la prima
formata da renziani e soriani,
l'altra dai popolari-riformisti che
fanno riferimento a Cabras e Fadda.
Serviranno quarantotto ore per
capire se l'ex premier accetterà
questa deroga tutta in salsa isolana,
oppure andrà dritto per la sua
strada e lasciare fuori dai 26 posti
dell'assemblea nazionale i
rappresentanti dell'area più forte in
Sardegna. Ieri sera sono state
consegnate anche le liste a sostegno di
Andrea Orlando e in tre collegi
anche per il terzo candidato, Michele
Emiliano.
LA SFIDA Per risolvere la diatriba e
fare una sola lista il tempo non
sarebbe bastato. La richiesta di
Renzi, infatti, è stata formalizzata
a poche ore dalla scadenza della
consegna dei nomi. Questo perché
l'ipotesi delle deroghe in alcune
regioni stava creando non pochi
malumori e così Renzi ha decisio per
la chiusura. Una mediazione
politica eccessivamente delicata per
chiuderla nel giro di poche ore e
così si è preferito procedere.
Adesso la responsabilità politica è in
capo a Renzi che dovrà decidere se
concedere l'apparentamento alla
lista dei popolari-riformisti.
I RISVOLTI Se l'ex premier forzasse
la mano in Sardegna lo scenario
potrebbe cambiare radicalmente.
Anche gli equilibri perché a quel
punto una parte importante del
partito sarebbe fuori dai giochi e
quindi potrebbe inficiare la parte
nazionale del congresso. Il
tentativo di mediazione riguarda
soprattutto la specialità della
Sardegna che potrebbe, facendo leva
su questo aspetto, ottenere una
deroga. Tutto dipenderà dalla
decisione di Renzi che per dare un
segnale di coesione nei territori ha
chiesto che le liste fossero
unitarie, nonostante il regolamento
del congresso ne preveda più di una.
LE LISTE Nessun problema, invece,
per i sostenitori di Andrea Orlando
che chiudono le liste, inserendo
anche rappresentanti della sinistra e
della Traversata. Sostegno, anche se
non in tutti i collegi della
Sardegna, anche per il terzo
candidato, il presidente della Regione
Puglia, Michele Emiliano. (m. s.)
Unione Sarda
CONSIP.
Il militare del Noe avrebbe alterato gli atti dell'indagine
Renzi
senior, false accuse: indagato un carabiniere
ROMA Secondo l'accusa ha manipolato
gli atti dell'inchiesta Consip e
per questo il capitano del Noe
Gianpaolo Scafarto è indagato per falso
aggravato. Ieri l'ufficiale è stato
convocato in Procura a Roma ma si
è avvalso della facoltà di non
rispondere. Secondo gli inquirenti
avrebbe dichiarato il falso in
un'informativa legata all'indagine e,
in particolare - accreditando
erroneamente la tesi della presenza dei
servizi segreti nelle verifiche - ha
attribuito ad Alfredo Romeo
(l'imprenditore napoletano in
carcere per la corruzione di un
funzionario Consip) una frase
riferita a Tiziano Renzi, padre dell'ex
premier, intercettata dagli
inquirenti a dicembre: «...Renzi, l'ultima
volta che l'ho incontrato». Una
frase che in realtà, hanno scoperto
gli investigatori dopo che il
procuratore Giuseppe Pignatone ha
disposto l'analisi di tutti i
nastri, era stata pronunciata dall'ex
parlamentare Italo Bocchino.
RENZI SENIOR «Tiziano Renzi ha
accolto con piacere ma senza stupore
questa novità, perché conferma di
non aver mai incontrato Alfredo
Romeo», ha detto l'avvocato Federico
Bagattini. Non c'è dunque alcuna
prova di un incontro tra Tiziano
Renzi (indagato per traffico di
influenze illecite) e Alfredo Romeo.
Il capitano Scafarto avrebbe
quindi manipolato almeno due atti
d'indagine, con un depistaggio messo
in atto prima che i magistrati decidessero
di ritirare la delega sulle
indagini al Noe per affidarla ai
carabinieri del Comando provinciale.
LA VOCE SUL NASTRO «Non conosco e
non ho mai incontrato Tiziano Renzi.
La frase “l'ultima volta che ho
visto Renzi”, che sarebbe stata
pronunciata da me e attribuita ad
Alfredo Romeo, si riferiva
presumibilmente all'ex presidente
del Consiglio e a valutazioni
politiche estranee ai fatti
dell'inchiesta», ha scritto in una nota
l'ex parlamentare Italo Bocchino, al
tempo collaboratore di Romeo.
L'EX PREMIER «La verità inizia a
venir fuori», ha commentato Matteo
Renzi, intervistato a “Porta a
Porta”. «Questa è una vicenda che
umanamente mi colpisce molto. Noi
siamo fortunati, ma quanti sono i
cittadini che si trovano di fronte a
un falso e non hanno la
possibilità di difendersi? Io non
credo ai complotti, credo all'Italia
e ai giudici di questo Paese. Se le
sentenze le fanno i giornali o i
politici è un problema, ma non se le
fanno i giudici».
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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