Ho riascoltato di nuovo
l'intero intervento di Bertinotti a La7. L'ex segretario di Rifondazione dice
che essendo finito il '900 non è più possibile riorganizzare la sinistra con
parole che per lui sono "vecchie" o comunque che non intercettano la
rabbia. Io rivedo in queste parole la conferma dell'idea di Bertinotti riguardo
il comunismo come tendenza culturale e che io reputo fortemente sbagliata.
Sbagliata perché di
esempi di sinistra "senza aggettivi", che si proponeva di raccogliere
più componenti della società diversi tra loro senza una connotazione ideale ed
ideologica comune e definita, ne sono esistiti tanti in Italia negli ultimi 25
anni. Nell'ultimo decennio ancor di più questa tendenza si è ampliata e i
risultati sono stati a dir poco deludenti e disastrosi. Questo perché, secondo
la mia modesta opinione, tutti i progetti di sinistra che sono stati tentati
sono stati il frutto della smania elettorale, mai queste prove di unità sono
state più di un cartello elettorale e in nessuno di questi c'era la parola
comunista.
Non è la parola, caro
Fausto, ad essere sbagliata e non lo è nemmeno l'idea comunista. I nomi, i
simboli, le idee, esistono e continueranno ad esistere sempre ma sono le
persone a dargli potere e significato. Un gruppo dirigente non intercetta la
rabbia popolare né con la parola comunista né con una sinistra senza aggettivi
perché non è in grado di farlo e non ne ha le capacità.
Noi abbiamo scelto la
strada della ricostruzione del PCI, di un PCI del XXI secolo, non perché siamo
nostalgici, ma perché l'identità delle idee, delle lotte e della rabbia è
fondamentale, è il tuo biglietto da visita per il popolo che devi portare sulle
tue posizioni. Quindi, caro Bertinotti, non provare tristezza, la storia ha
sempre giudicato, assolto e condannato e tu già sei stato giudicato. Rallegrati
anzi, perché c'è ancora chi alza la bandiera rossa al vento con orgoglio e
rabbia, perché questo mondo gli fa schifo e pensa che vale la pena di spenderci
una vita nel tentare di cambiarlo.
Di Nicolò Monti.
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