Unione Sarda
Allerta meteo,
sindaci in rivolta. Dessì (Capoterra): le previsioni erano sbagliate. Scano
(Anci): Comuni lasciati soli. Zedda all'attacco: «Protezione civile troppo
burocratica»
Non è (per il momento) una richiesta di dimissioni
ma poco ci manca: «Siamo preoccupati per come è coordinata la protezione civile:
sta diventando troppo burocratica e non operativa», dice il sindaco di Cagliari
Massimo Zedda. Prima la neve sui monti del Nuorese, poi il tifone
che ha devastato la costa sud dell'Isola. A dispetto dei bollettini che
prevedevano una «criticità ordinaria».
E adesso dopo il vento soffia la
protesta dei primi cittadini, da Capoterra a Fonni. Tutti uniti dopo che l'Anci
Sardegna, con il presidente Pier Sandro Scano , ha parlato di Comuni «lasciati
soli». Ieri i 17 amministratori della città metropolitana di Cagliari si sono
riuniti per leccarsi le ferite lasciate dal maltempo e rilanciare una battaglia
che va oltre i confini del capoluogo: «La nostra solidarietà va a Daniela
Falconi e a tutti i sindaci che hanno dovuto affrontare l'emergenza da soli e
con pochissimi mezzi a disposizione», ha detto Zedda.
LE PREVISIONI SBALLATE Sotto accusa, per
l'ennesima volta in pochi mesi, finiscono le previsioni e il sistema di
allerta. Mentre il Poetto veniva cancellato dal mare, i tetti di due villette
sul litorale di Capoterra venivano fatti saltare come tappi di bottiglia e la
Ss 195 era allagata, la Protezione civile rimaneva inchiodata a quel «codice
giallo», annunciato per tutto il Campidano. Ecco perché i sindaci chiedono un
incontro con i vertici del dipartimento e con la Regione: nelle prossime ore da
Palazzo Regio - sede della città metropolitana - partirà una lettera in cui si
sollecita una riunione.
Una richiesta identica, fatta a novembre, è
rimasta senza seguito. Nelle orecchie dei primi cittadini rimbombano ancora le
parole di Graziano Nudda («ognuno deve essere Protezione civile di se stesso»)
e dell'assessore all'Ambiente Donatella Spano , già bollate dal presidente
dell'Anci Piersandro Scano come «infelici, ingenerose e sbagliate».
«Pretendono da noi quello che non riescono a fare
loro: sono delusa per queste dichiarazioni», replica Paola Secci , sindaco di
Sestu. L'umore dei colleghi dell'area metropolitana non è molto diverso: «Sabato
ci siamo dovuti arrangiare con vigili e operatori comunali», racconta Francesco
Dessì , alla guida del Comune di Capoterra, «perché sul nostro territorio si
sono abbattuti tre uragani. Eppure nulla era stato previsto». Salvatore Mattana
, sindaco di Sarroch, parla di municipi costretti ad affrontare l'emergenza «solo
con i volontari che lavorano a mani nude: la città metropolitana deve essere
dotata di mezzi. Il primo cittadino di Quartu Stefano Delunas
vorrebbe chiedere aiuto ai «disaster manager», cioè gli specialisti nella
gestione delle catastrofi naturali, «ma servirebbe una convenzione e non
abbiamo i soldi».
IL METEO DI OGGI Intanto la Protezione civile ha
emesso un nuovo avviso con «codice giallo», per la Gallura e tutta la zona est dell'Isola.
La criticità indicata è «ordinaria» per tutta la giornata di oggi, fino a
mezzanotte. In una scala dal verde (livello minimo) al rosso, siamo al secondo
gradino. Normale amministrazione, almeno in apparenza. Invece no: dietro la
definizione, quasi rassicurante, si nasconde la «possibilità di danni a
infrastrutture», «frane» e «interruzioni della viabilità». Di ordinario c'è ben
poco.
Michele Ruffi
La Nuova
I
renziani: Caria al posto della Falchi. I soriani: a Barbara Argiolas
la
delega di Morandi (Cd)
Rimpasto,
in gioco l’agricoltura e il turismo
CAGLIARI Il rientro al lavoro del
presidente Francesco Pigliaru è
atteso entro la settimana.
Ricoverato subito dopo Natale per una
patologia immunologica, come scritto
alcuni giorni fa dal direttore
sanitario dell’ospedale Brotzu,
potrebbe essere dimesso domani
mattina. Con il ritorno a Villa
Devoto del governatore, una delle
prime parole che ha ripreso a girare
nei corridoi è stata rimpasto
dopo essere rimasta invece congelata
per settimane. Cambi obbligati.
Due assessori dovranno essere
sostituiti per forza dopo l’addio post
referendum costituzionale di Gian
Mario Demuro (affari generali) ed
Elisabetta Falchi (agricoltura) però
all’indomani di un altro addio:
l’uscita dei Rossomori dalla
maggioranza.
Per la prima delega la
sostituzione è decisa da tempo: sarà
presa in carico da Filippo Spanu,
attuale capo di gabinetto della
presidenza. Sarà lui il quarto
assessore nominato direttamente da
Pigliaru dopo i tre del 2014:
Raffaele Paci (bilancio), Donatella
Spano (ambiente) e Luigi Arru
(sanità), tutti confermati. Filippo
Spanu è comunque molto vicino al
Pd e in particolare alla corrente
dell’ex premier Renzi. Per
l’agricoltura, invece i giochi si
sono riaperti all’improvviso. Quando
sembrava possibile che la scelta
cadesse su Giuseppe Pulina, è
l’amministratore dell’Agenzia
Forestas, la corrente renziana avrebbe
proposto Pier Luigi Caria. Alla
vigilia di Natale il commercialista
gallurese era in predicato per
l’assessorato all’industria, ma con
l’uscita di scena dei Rossomori
proprio l’agricoltura sarebbe
diventata la prima richiesta dei
renziani. Cambi possibili. Il Pd ha
bisogno però di un altro posto in
Giunta per far quadrare i conti
interni in vista del congresso
regionale del 19 marzo, annunciato come
quello della riappacificazione.
Oltre agli attuali Massimo Deiana
(trasporti) e Cristiano Erriu
(urbanistica), entrambi dell’area
Cabras-Fadda, Virginia Mura (lavoro,
ex Diesse) e dopo il possibile
ingresso di Caria (renziani), il
quinto assessore pd dovrebbe essere
scelto dalla corrente Soru.
Gli incroci. Dopo aver perso gli
affari
generali, Demuro è stato per lungo
tempo un suo fedelissimo, non lo è
più, l’ex governatore avrebbe
proposto Barbara Argiolas, già assessore
comunale a Cagliari, per il turismo.
La stessa delega però piace
all’Upc, che ha l’industria con
Maria Grazia Piras, ma vorrebbe
cambiare: questo incrocio potrebbe
essere uno dei primi nodi da
sciogliere. Un altro problema è
legato al Centro democratico: ha il
turismo, con Francesco Morandi, e
nello spostamento delle deleghe
potrebbe avere l’industria, ma non è
detto che resti in Giunta. I
rapporti fra il deputato Roberto
Capelli, leader del Cd, e il
governatore sono tesi, con un
armistizio oggi impossibile. Per ora
resterebbero alla finestra gli ex di
Sel, con Claudia Firino alla
Cultura ma è difficile la
riconferma, e il Partito dei sardi, con
Paolo Maninchedda ai lavori
pubblici. Però sono proprio questi due
partiti, il Pds più di Sel, a essere
contrari a un quasi monocolore pd
in Giunta. In altre parole, il
rientro di Pigliaru sarà tutt’altro che
semplice. (ua)
Lo scippo di 70 milioni: la Regione
pronta a impugnare il decreto del governo
Incassato il pieno sostegno di Anci,
Cal e Consiglio metropolitano di Cagliari
Fondi negati alle Province l’isola
si ribella allo Stato
CAGLIARI La Regione, giorni fa, ha
inviato una lettera al Consiglio
dei ministri, per chiedere come mai
«le quattro Province sarde e la
Città metropolitana di Cagliari
fossero state escluse, insieme alla
Sicilia, dal finanziamento
nazionale, concesso invece a piene mani,
con poco meno di un miliardo, al
resto d’Italia». Cercava una
spiegazione allo scippo dei quasi 70
milioni che rischia di mandare
gambe all’aria i bilanci delle
province di Sassari, Nuoro, Oristano e
Sardegna del Sud, resuscitate dal
referendum costituzionale di
dicembre. Però purtroppo il
Consiglio dei ministri non ha avuto
neanche la buona educazione di
rispondere alla preoccupata lettera
spedita dall’assessorato agli enti
locali.
È per questo affronto,
oltre ai milioni scippati, che è
scoppiata la rivolta della Regione
contro il governo Gentiloni. «Non abbiamo
avuto neanche uno straccio
di spiegazione», è stato il commento
amaro e risentito dell’assessore
Cristiano Erriu. Che ha trovato
subito degli alleati in questa sfida
istituzionale e non solo. L’Anci, il
Consiglio delle autonomie locali
e il sindaco metropolitano Massimo
Zedda l’hanno detto: «Siamo pronti
a scendere in guerra». Il vertice.
Ogni passo dell’annunciata protesta
è stato concordato in un vertice.
«Siamo decisi – ha detto Erriu – a
impugnare il decreto del Consiglio
dei ministri anche se per ora è
solo una bozza davanti alla Corte
costituzionale, perché non possono
essere solo le Province sarde a
risanare il debito nazionale, mentre
tutte le altre avranno il loro
congruo risarcimento dopo i tagli negli
ultimi tre anni proprio con questo
rifinanziamento nazionale». Il
presidente dell’Anci regionale, Pier
Sandro Scano, ha aggiunto:
«Dobbiamo muoverci insieme alla
Sicilia, che conta molto di più della
Sardegna in Parlamento, per fermare
la palese ingiustizia». Il
sostegno dovrebbe arrivare anche dall’Anci
nazionale, che oggi
annuncerà «la bocciatura a priori di
una bozza pasticciata e assurda».
Il presidente del Consiglio delle
autonomie, il sindaco di Nuoro
Andrea Soddu, è stato secco nel
dire: «Dobbiamo muoverci subito, ora.
Altrimenti già da quest’anno e fino
al 2047 le nostre Province non
avranno più i finanziamenti dallo
Stato per le manutenzioni delle
strade e delle scuole e tenere sotto
controllo il territorio». Sono
milioni che la Regione non ha – sono
state le parole di denuncia
dell’assessore Erriu – «finora siamo
intervenuti per pareggiare i
bilanci delle Province, ma in futuro
non possono essere i sardi a
caricarsi sulle spalle i costi delle
competenze che lo Stato ha
delegato proprio alle Province.
Soprattutto ci spieghino perché alla
Sardegna e alla Sicilia il
finanziamento è stato negato e alle altre
regioni concesso. Pretendiamo una
risposta e comunque nessuna risposta
potrà andarci bene». Quello che
accade in questi giorni – è stata la
conclusione del vertice – «è
un’ingiustizia senza precedenti , non
siamo disposti a fare sconti al
governo e andremo avanti a testa
bassa». Fino alla domanda
provocatoria del presidente dell’Anci Pier
Sandro Scano: «Siamo di fronte a una
questione di principio e di
sostanza che ci porta chiedere: ma
la Sardegna fa ancora parte
dell’Italia?». I nemici. Insieme
alla Sicilia e con il sostegno
dell’Anci nazionale, la Sardegna
vuole ottenere giustizia.
Altri alleati è difficile che li
possa trovare: «Le Regioni ordinarie – ha
detto il vicepresidente della
Regione Raffaele Paci, entrato e uscito
dal vertice – sono da tempo contro
quelle Speciali e, in questi ultimi
mesi, i loro toni si sono fatti
anche molto più aspri». Un segnale di
tempesta intuito dal consigliere
regionale Francesco Agus, Sel,
presidente della commissione
Riforme: «Abbiamo il diritto di capire
perché siamo uguali alle altre
Regioni quando dobbiamo caricarci il
risanamento del Paese, mentre
diventiamo improvvisamente diversi
quando ci sono a disposizione
risorse extra. È inaccettabile». Però
Palazzo Chigi ha fatto se si può
anche di peggio, con neanche un
straccio di risposta. Questo sì che
è inaccettabile. (ua)
Bollettini
poco chiari
Quei
«venti di burrasca» rimasti nascosti
L'Arpas fa le previsioni, la
Protezione civile le interpreta e manda i
bollettini, poi sta ai sindaci prendere
le decisioni importanti, come
chiudere le scuole o le strade.
Questa è la trafila che seguono ogni
giorno gli allarmi legati al meteo.
Ma spesso le notizie importanti
sono nascoste in fondo agli avvisi
diffusi dalla Regione. È il caso
del tifone che ha devastato
Cagliari: nello stesso pezzo di carta si
parlava del rischio di temporali e
poi, nell'ultima riga, dei «venti
di burrasca». Un'eventualità che
«nell'ultimo anno non si è mai
verificata», ricorda Giuseppe
Bianco, direttore del dipartimento meteo
dell'agenzia regionale Arpas.
Nessuno però ha pensato di segnalare il
vento eccezionale con sistemi
adeguati: «I bollettini sono letti dai
tecnici, che dovrebbero
interpretarli», dice Bianco.
I Comuni però non hanno a
disposizione meteorologi. Ecco perché si usano i colori:
verde, giallo, arancione, rosso.
Peccato che valgano solo per il
rischio idrogeologico e non per il
vento, che sabato ha messo in
ginocchio tutto il sud Sardegna. In
caso di errore le possibilità di
correzione sono poche. Perché l'Arpas
non si consulta con l'altra
grande fonte di previsioni, cioè
l'Aeronautica militare: «Il
regolamento dice che ci dobbiamo
confrontare solo con la protezione
civile nazionale», spiega Bianco. «A
ognuno il suo ruolo. Noi facciamo
le previsioni, poi ogni singolo
Comune deve decidere come intervenire.
Se c'è lo scirocco, a Cagliari
dovrebbero sapere che il Poetto rischia
di allagarsi». (m. r.)
l
Comune risarcirà i proprietari delle auto danneggiate da alberi e cartelli
Cagliari,
non è ancora finita: decine di controlli e verifiche
È il day after di Cagliari. Il
giorno dopo la tempesta che ha messo in
ginocchio la città. E, mentre Vigili
del fuoco, Polizia municipale,
Protezione civile continuano a
lavorare incessantemente («Stamattina»,
raccontava ieri il comandante
provinciale dei Vigili del fuoco Luciano
Cadoni, «avevamo in coda cinquanta
interventi»), si comincia a fare la
conta dei danni. Calcoli che fanno
paura. «Per il momento», riprende
Cadoni, «è impossibile ipotizzare
qualunque cifra. L'unica cosa che si
può immaginare è l'ordine di
grandezza. E parleremo di milioni di euro».
IL COMUNE Cifra troppo alta? Basta
mettersi in contatto con il
municipio per rendersi conto che,
purtroppo, le cose non stanno così.
Anche da quelle parti, si stanno
effettuando le verifiche in tutta la
città. E, secondo le prime stime, ci
sono un milione e mezzo di euro
di danni soltanto nel verde
pubblico. Ed è un bilancio parziale. «A
questi costi», si legge in una nota
del Comune, «si dovranno
aggiungere i prossimi interventi di
pulizia delle caditoie e i
risarcimenti ai cittadini». Perché
il Comune deve rispondere dei danni
provocati dalla caduta degli alberi
(ma anche dei pali
dell'illuminazione, dei cartelli
stradali), se si dimostrerà che
l'incidente è stato provocato
dall'incuria nella manutenzione.
TEGOLE E TETTOIE Diverso il caso
della tettoia che, volata via, è
finita in una strada di Pirri
colpendo alcune auto parcheggiate. In
questa situazione, saranno i
proprietari degli immobili non in
sicurezza a dover risarcire i danni.
E si tratta di molti casi: ai
centralini dei Vigili del fuoco e
della Polizia municipale sono
arrivate tante chiamate di persone
la cui auto è stata danneggiata
dalla caduta di tegole e calcinacci;
saranno i proprietari degli
immobili (o l'assicurazione
dell'edificio) a dover risarcire i danni.
I SOCCORSI Dalle casse pubbliche,
invece, uscirà il denaro per pagare
gli eventuali straordinari alle
tante persone che hanno lavorato
durante l'emergenza. Anche per loro
è stata una giornata da tregenda:
i Vigili del fuoco sono stati
impegnati in 154 interventi (altri 23
sono in attesa): in particolare, 31
chiamate hanno riguardato la
statica degli edifici e 16 i danni
legati all'acqua. Gli agenti della
Municipale sono intervenuti in 120
casi: si sono dovuti occupare di
chiudere i luoghi dove si sono
verificate cadute (di alberi ma anche
di calcinacci e tegole) e il vento
ha reso pericolanti i pali
dell'illuminazione stradale e la
cartellonista. E si sono dovuti
occupare anche della segnaletica
stradale spostata o abbattuta dal vento.
LE SQUADRE Pompieri e vigili urbani
non sono stati gli unici a
intervenire nell'emergenza. Anche le
forze dell'ordine, carabinieri,
polizia di stato e guardia di
finanza, hanno dato il loro contributo.
Ed è stata anche un'occasione per
testare le squadre comunali del
Verde pubblico. «Hanno lavorato
sabato e domenica senza fermarsi mai»,
dice Paolo Frau, l'assessore alla
Cultura che ha anche la delega al
Verde. E hanno risolto situazioni
delicate. «Sono stati proprio quegli
operai a fare in modo che gli alunni
di via Garavetti potessero
tornare regolarmente a scuola
lunedì». Le due squadre si sono mosse
con il camion e le attrezzature
necessarie per intervenire nei viali
alberati. «E abbiamo avuto la
conferma che gli interventi di potatura,
all'epoca tanto criticati, hanno
consentito alle jacarande di superare
indenni la tempesta. Dove, come nel
Largo, gli interventi non ci sono
stati, i problemi sono aumentati».
I PRIVATI Difficile - se non
impossibile - quantificare tutti i danni
della tempesta di sabato. Anche
perché alcuni non possono essere
proprio valutati. E perché, in
alcuni casi, i cittadini si potranno
rivalere, comunque, sulle
assicurazioni: fatto non sempre semplice dal
momento che non tutte le auto hanno
la copertura per i danni provocati
da agenti atmosferici. E, comunque,
spesso devono fare i conti con
franchigie che riducono
l'indennizzo.
IL POETTO È il caso, per esempio,
delle auto danneggiate dalla
mareggiata che ha investito il
Poetto. Come mai era accaduto in
passato, il mare ha superato la
barriera ecologica, ha allagato la
nuova passeggiata ed è arrivato sino
alle strade laterali (addirittura
sono stati allagati anche alcuni
giardini che si affacciano su via
Ausonia). L'acqua ha danneggiato gli
impianti elettrici di alcune
auto. La barriera ha frenato la
mareggiata. «Anche se», interviene
Maurizio Marongiu, gestore del
Twist, «ha creato più problemi a noi.
Mentre qualche mese fa ce l'eravamo
cavata bene, questa volta i danni
sono seri. La pedana bassa, nel mio
caso, è da buttare. Un danno di
15-20 mila euro». E gli altri
chioschi? «Qualcuno ha avuto più
problemi di me, altri meno.
Globalmente, possiamo ipotizzare 150-200
mila euro di danni».
Marcello Cocco
La Nuova
Bonus
“risarcitorio”: 500 euro per ogni migrante ospitato nelle strutture
Contributo
una tantum stabilito dal governo, per Sassari circa 350mila euro
Accoglienza
profughi: ai Comuni 2,8 milioni di Silvia Sanna
Un grazie che vale 500 euro per ogni
migrante ospitato. Il governo
assegna ai Comuni che hanno accolto
profughi e richiedenti asilo quello
che è stato ribattezzato “bonus
gratitudine”: una somma non
vincolata che le amministrazioni potranno
utilizzare a loro piacimento. Con un
unico paletto: quello
rappresentato dal bilancio
armonizzato, che impone la spendita delle
risorse entro l’anno per evitare che
l’importo finisca tra l’avanzo
“congelato” e inutilizzabile. In
attesa del contributo – anche questo
di 500 euro per migrante, ma annuale
– che sarà assegnato ai Comuni
che aderiranno ai bandi Sprar per
l’accoglienza, dallo Stato arriva un
altro ristoro economico, un tributo
per quanto fatto sinora. Qualche
numero: all’isola complessivamente
dovrebbero spettare circa 2milioni
800mila euro in virtù dei circa 5600
profughi. La somma sarà
distribuita tra i Comuni in misura
proporzionale al numero dei
migranti presenti nei territori.
A mettere le mani sulle fette più
grosse della torta saranno le città
dove si trovano i principali
centri d’accoglienza. Come Sassari:
con i suoi circa 700 migranti, il
Comune dovrebbe ricevere 350mila
euro. Il bonus. È stato inserito
nella legge di stabilità. Il
tesoretto da spartire sull’intero
territorio nazionale ammonta a 100
milioni di euro. La motivazione:
ricompensare i Comuni del sacrificio
fatto, attraverso una specie di
risarcimento una tantum da assegnare
a chi ha aperto le porte ai
migranti. Una decisione assunta in
considerazione del fatto che in
molti casi la presenza di
richiedenti asilo nei territori è stata
fonte di incomprensioni e tensioni
con la popolazione. Ma è evidente
che l’iniziativa guarda al futuro:
l’obiettivo è invogliare un numero
sempre maggiore di Comuni a prendere
parte ai progetti di accoglienza
e integrazione. L’attesa nell’isola.
Alcuni Comuni hanno già ricevuto
la comunicazione che li avvisa
dell’imminente arrivo del contributo.
Sarà la Regione a disporre la
distribuzione e a fare le determine di
assegnazione. Per stabilire gli
importi faranno fede gli elenchi
forniti dalle prefetture sul numero
di migranti ospitati a una certa
data (ottobre o dicembre 2016) nei
centri d’accoglienza e nelle
strutture temporanee gestite da
privati. La distribuzione. La città
metropolitana di Cagliari e la
provincia di Sassari riceveranno le
somme maggiori. Sulla base del piano
di riparto regionale il 47,5 per
cento dei migranti che sbarca
nell’isola trova alloggio nelle
strutture del Cagliaritano, il 30,2%
in provincia di Sassari, il 13%
in provincia di Nuoro e il 9,3 % in
provincia di Oristano. Ma in
particolare i due capoluoghi
Cagliari e Sassari godranno del bonus più
alto perché ospitano nei loro
territori i centri di accoglienza più
grandi. Alla fine del 2016 erano
circa 700 i migranti presenti a
Sassari, più di 1000 a Cagliari:
significa che le due amministrazioni
comunali riceveranno dai 350 ai
500mila euro. L’incentivo. La
strategia è chiarissima e il governo
nazionale non la nasconde. Sinora
una percentuale bassa di Comuni ha
mostrato disponibilità nei
confronti dei migranti.
La situazione dell’isola ricalca
perfettamente
quella nazionale: sul totale di 377
comuni, solo 77 hanno centri
d’accoglienza individuati dalle
prefetture attraverso i bandi. E sono
appena 9 le strutture Sprar,
inserite cioè nel sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati.
Troppo poco. In particolare alla
luce dell’accordo Anci-Regione che
punta a ridurre il numero delle
grosse strutture che non
garantiscono una accoglienza ottimale e a
distribuire invece i migranti nei
territori per favorire maggiore
integrazione con le comunità. Le
amministrazioni che aderiranno al
progetto riceveranno 500 euro
all’anno per ciascun migrante. Alcuni
Comuni si sono fatti avanti, ma la
strada è ancora lunga. Con il
“bonus gratitudine” il governo prova
ad accorciarla.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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