Unione
Sarda
Il
vicepremier interviene all'assemblea di Confesercenti e annuncia le novità sul
fronte del fisco Salvini promette: «Subito la Flat tax Via tutti i limiti all'uso dei contanti»
ROMA Il governo vuole evitare l'aumento dell'Iva e avviare
già da quest'anno la «rivoluzione fiscale basata sulla flat tax». Lo dice Matteo
Salvini all'assemblea della Confesercenti: con un intervento interamente centrato
sulle politiche economiche, sottraendosi quindi per qualche decina di minuti
alle polemiche sui migranti, il ministro dell'Interno ribadisce le parole
d'ordine della sua campagna elettorale. Compresa la volontà di «smontare pezzo
per pezzo» la legge Fornero.
GLI ANNUNCI «Non vengo a vendere propositi ma a ricordare
quello che abbiamo scritto nel contratto di governo», dice Salvini ai commercianti:
a partire dall'impegno «a non aumentare Iva e accise, ma anche a impostare già
nel 2018 la rivoluzione fiscale basata sulla flat tax», partendo «dai redditi
degli imprenditori per poi arrivare alle famiglie». Infatti, aggiunge, «stiamo lavorando
soprattutto sulle tasse e sulla burocrazia: quindi scongiurare l'aumento
dell'Iva, tagliare tutta la burocrazia e discutere anche sull'Imu dei negozi
sfitti, che secondo me è una follia». Il ministro ha anche ipotizzato di
estendere al settore commerciale la cedolare secca sugli affitti in vigore per
i contratti tra privati.
FISCO E PREVIDENZA In generale, Salvini afferma che «bisogna
fare giustizia sul fronte fiscale. Ci sono italiani ostaggio di Equitalia perché,
pur dichiarando regolarmente, non sono riusciti a versare quel che avrebbero
voluto». L'obiettivo quindi è «chiudere le cartelle esattoriali» e sancire «la
pace fiscale tra italiani ed Equitalia».
Del resto «se hai una cartella di 45mila euro non te ne
posso chiedere 50mila, devo iniziare a chiederti quello che sei in grado di
darmi». Ma non solo: «Per me - sottolinea il ministro - non ci devono essere limiti
all'uso dei contanti nei pagamenti». Per quanto riguarda la previdenza,
l'obiettivo è appunto «smontare pezzo per pezzo la Fornero, introducendo subito
la quota 100» per poi arrivare all'obiettivo finale di «quota 41 anni di contributi».
REAZIONI Molte le risposte polemiche agli annunci del
vicepremier, a partire dall'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda,
molto contrario all'agenda economica del governo: «I Cinque stelle hanno totalmente
lasciato la guida del governo alla Lega», ragiona, «per fortuna mi pare che il
ministro Tria sappia resistere a una deriva che ci porterebbe fuori dall'euro».
Nel governo, secondo Calenda, su economia e tasse «non
decide nessuno. Non credo che ci sarà la flat tax già quest'anno». Quanto alla presenza
di Salvini alla Confesercenti, «non ho capito perché sia andato lui e non Di
Maio. Normalmente ci va il ministro dello Sviluppo economico». Molti criticano
il no ai limiti all'uso dei contanti: «È impressionante che sia proprio il
ministro dell'Interno a sperare che non ci sia un tetto al limite nell'uso del
contante», attacca Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, «un messaggio
devastante per gli onesti».
Protesta anche Geronimo Emili, presidente dell'associazione CashlessWay:
«Ancora una volta, il limite ai contanti diventa oggetto di strategia politica
a danno dei cittadini. Le parole di Salvini riportano l'Italia indietro di
anni». Per altro «ogni italiano spende oltre 200 euro a testa per i costi di
gestione del cash: stampa, distribuzione, trasporto, sicurezza. distruzione.
Oltre ai costi patologici: falsificazione, furto. Eliminare il limite non offre
alcun vantaggio se non quello di dare serenità a chi vuole evadere».
La
Nuova
DI
MAIO LASCIA LA SARDEGNA SENZA VOCE
di
SILVIA SANNA
Nell'isola delle stelle le stelle si
sono eclissate. Perché? Quali
sono le ragioni alla base di questa
scelta? Come mai, alla luce del
consenso ottenuto, superiore anche
alle previsioni più ottimistiche,
nessun rappresentante sardo è stato
ritenuto all'altezza di fare parte
della squadra di governo? Le ragioni
possono essere due. La prima è
l'assenza di fiducia. I 16
parlamentari isolani, 11 deputati e 5
senatori, potrebbero non godere della
stima dei vertici del Movimento.
Strano, considerato come si era
espresso Di Maio sia sugli uscenti sia
su quelli alla prima candidatura.
La seconda è che la Sardegna non è
ai primi posti nell'agenda del
governo gialloverde, nonostante le
varie emergenze di cui si è
ampiamento discusso anche in campagna
elettorale. L'isola aspetta risposte
sul tema delicatissimo della
continuità territoriale aerea e
marittima, la Regione ha chiesto al
Governo di stare al suo fianco nel
dialogo complicato con i burocrati
europei e vuole avere un ruolo da
protagonista e non più da comparsa
nella trattativa sulle agevolazioni
alle compagnie di navigazione. C'è
poi la vertenza industriale, con l'ex
Alcoa di Portovesme - ora Sider
Alloys - ai nastri di partenza,
mentre Eurallumina sembra essere
precipitata in un perenne purgatorio.
E poi c'è il nodo dell'energia,
con il processo di metanizzazione
dell'isola portato avanti da Snam e
Sgi: un progetto che arriva con 20
anni di ritardo in Sardegna,
attesissimo dalle aziende che
beneficerebbero di costi inferiori e
verrebbero così invogliate a
investire nell'isola, ma anche dai
privati stanchi di pagare di più.
Sono tante le questioni aperte in
una terra in cui la ripresa
economica, come segnala anche l'ultimo
rapporto di Bankitalia, viaggia con
il freno a mano tirato rispetto al
resto d'Italia. La Sardegna ha
bisogno che il Governo la sostenga.
Chiede fatti a un esecutivo nel quale
l'unico sardo di nascita è un
ministro (Paolo Savona) indicato come
tecnico. Nonostante le parole di
miele da parte di Di Maio, i
parlamentari isolani dovranno
accontentarsi di qualche incarico
all'interno delle commissioni.
Staranno dietro le quinte: speriamo
riescano comunque a fare sentire
la loro voce.
Il
Pil aumenta solo grazie al turismo. Imprese, crescono i tassi d'interesse
L'isola
naviga a vista la ripresa è al rallentatore
di Umberto Aime
CAGLIARILa Sardegna è descritta così
dalla Banca d'Italia: naviga
lenta in un mare ancora tempestoso.
Non farà la fine del Titanic,
l'augurio, ma continua a essere un
fragile guscio di noce e con ancora
troppi squarci. Ha avuto qualche
sussulto: nel 2017 il Prodotto
interno lordo dovrebbe essere
aumentato dell'1,1 per cento, ma l'anno
prima era crollato dello 0,9, quindi
il saldo nel biennio è appena
positivo. Poi se non ci fossero state
le ultime performance del
turismo, starebbe persino peggio. Nel
giorno dei saluti, dopo quattro
anni è stato trasferito a Trieste, il
direttore regionale Luigi
Bettoni ha detto: «In giro ci sono
tante buone idee, vanno però messe
in pratica». Alla Sardegna per
risorgere servirebbero più
intraprendenza, più velocità, più
fiducia e soprattutto più
investimenti pubblici e privati.
C'è subito un dato che salta fuori
dall'indagine: alle imprese sarde
costa di più anche ottenere un
prestito. In percentuale la
differenza sui tassi d'interesse è
all'incirca un punto (6,1 contro una
media del 5) e questo handicap
s'è aggiunto a quelli storici: poche
infrastrutture, alto costo
dell'energia, trasporti a singhiozzo
e altro ancora. Tanto che, negli
ultimi anni, la Sardegna è andata
peggio delà disastrato Mezzogiorno,
con - testuale - «è cresciuta molto
meno rispetto alla macroarea di
riferimento».
Fra stime e dati ufficiali, il 2017 è
stato buono solo
per il turismo, stagnante
nell'agricoltura, mentre l'industria, a
cominciare da quella manifatturiera,
è riuscita a sopravvivere grazie
alle esportazioni seppure trainate
come al solito dai prodotti
petroliferi del polo di Sarroch.
Questo perché il mercato interno,
nonostante una leggera ripresa nei
consumi da parte delle famiglie, è
rimasto in coda al convoglio
nazionale della ripresa. Altrove ha
ripreso a navigare abbastanza
spedito, in Sardegna non ancora e per
colpa di quello che si sa da sempre:
ha un mercato interno troppo
piccolo e frastagliato. Con un
risultato finale per nulla
soddisfacente: il Pil pro capite è
rimasto inchiodato sotto i 20mila
euro e i redditi delle famiglie sono
ancora staccati (15mila contro
18mila) dalla media italiana
figuriamoci da quella europea.
Il mosaico
malmesso dell'economia sarda, che
vale più o meno 33 miliardi l'anno,
è composto dal 30 per cento prodotto
dalla pubblica amministrazione
allargata, 24,7 dal commercio e
affini , 24,3 dalle attività
finanziarie e assicurative, 10,7
dall'industria in senso stretto, 10
dal turismo, 5,6 dalle costruzioni,
4,9 dall'agricoltura e il resto
dai cosiddetti servizi in generale.
Per gli appassionati di
statistica, gran parte di queste voci
però si portano appresso un
segno negativo nel passaggio da un
anno all'altro, con l'industria in
fondo alla classifica (-7,9 come
incidenza sul totale) e il turismo in
testa come crescita dopo aver
superato per la prima volta il tetto dei
tre milioni di arrivi negli aeroporti
e nei porti.
In sostanza «la
Sardegna non ha avuto quella
brillantezza nella ripresa osservata
invece in altre regioni - è scritto
nel rapporto - Solo a macchia di
leopardo sono state registrate tracce
di cambiamento e dinamicità, ad
esempio nell'alta tecnologia, ma nel
mare burrascoso dell'economia, il
grosso stenta a riprendersi e
rimangono evidenti vuoti strutturali».
Anche l'Europa, seppure con il suo
solito ritardo, s'è accorta che la
Sardegna ormai non cresce da anni.
Poche settimane fa l'ha retrocessa
nella classifica continentale,
promettendole però più finanziamenti a
partire dal 2020 e quell'annuncio
resta comunque una magra
consolazione.
La prova del nove dell'attuale crisi
socioeconomica
arriva anche dai dati
sull'occupazione, stazionaria, e da quelli sulla
disoccupazione, è scesa appena dello
0,3. C'è un flebile raggio di
luce: nella fascia 15-24 anni e 25-34
sono cresciuti i contratti
seppure solo quelli a tempo
determinato. Senza però farsi illusioni.
«È proseguita la migrazione di
giovani, soprattutto laureati, verso il
Nord Italia e l'estero per
un'evidente riduzione della richiesta
qualificata di lavoro». Con infine un
ultimo preoccupante allarme:
«Oggi i sardi a rischio povertà o
esclusione sociale sono oltre il 38
per cento della popolazione residente
e dal 2012 l'aumento è stato di
ben 10 punti». Da brividi.
Tola,
sindaco di Posada: «Siamo un partito democratico, assurda
l'espulsione
di Carta». Psd'az, la minoranza all'attacco di Solinas
Per il partito è una "tessera
non rinnovata", per chi sta dalla
parte del consigliere regionale
Angelo Carta è un attentato alla linea
politica del Psd'az. E proprio il
caso della tessera del partito non
rinnovata al consigliere potrebbe
segnare una linea di demarcazione
tra i sardisti che non hanno avuto
nulla da ridire dopo l'alleanza con
la lega di Salvini e quelli che,
invece, si sono esposti
pubblicamente, anche seguendo l'esempio
di Carta che, da martedì
pomeriggio, di fatto non è più un
tesserato e quindi non fa più parte
del Partito sardo d'azione.
A questo punto rimane da capire come
si
comporteranno quelli che le pensano
come lui. Roberto Tola, sindaco di
Posada, non ha dubbi: «Continueremo a
rappresentare la minoranza del
nostro partito, quella che non ha mai
accettato l'alleanza con un
partito della destra xenofoba come la
Lega di Salvini. Continueremo a
rappresentare questo pensiero fino a
quando ci verrà permesso di
farlo». Le ripercussioni, però,
potrebbero essere particolarmente
pesanti: «Non ho paura di essere
espulso - aggiunge Tola - piuttosto
sono preoccupato per la linea
politica sposata dal mio partito.
Abbiamo cento anni di storia
democratica alla spalle che rischiamo di
perdere in poco tempo».
L'espulsione di Angelo Carta ha
lasciato il
segno e chi ne ha condiviso il
pensiero si sente politicamente in
pericolo: «Angelo Carta è stato
espulso per aver espresso un giudizio
- aggiunge Roberto Tola - . Significa
che per il momento nel Psd'az
non viene riconosciuta la libertà di
pensiero e questo mi lascia senza
parole». Prima di chiudere, il
sindaco di Posada si rivolge ai
compagni di partito: «A questo punto
chiunque non condivida la linea
politica del segretario rischia di
essere espulso da un momento
all'altro. Questa non può essere la
linea di un partito democratico
come è sempre stato il Psd'az, la
minoranza deve avere la possibilità
di dire la sua. Lo ripeto, ci
proveremo sino a quando ci permetteranno
di farlo. Poi si vedrà».
L'alleanza con la Lega di Salvini ha
provocato
una frazione tra le file sardiste che
sembra difficile da sanare.
Sempre che il segretario e la
maggioranza del Partito sardo d'azione
siano intenzionati a fare in modo che
questo accada. Il mancato
rinnovo della tessera di Angelo Carta
lascia parecchi dubbi in merito.
(c.z.)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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