lunedì 3 dicembre 2018

Solinas - «Alle Regionali vinceremo Noi ascoltiamo il popolo». Il candidato governatore del centrodestra punta sull'alleanza con la Lega: «Siamo federalisti. Priorità al turismo e ai trasporti per far ripartire l'isola»




di Luca Rojch
SASSARI

Sereno, quasi sornione. Christian Solinas non ha paura della vertigine del comando. Il candidato governatore per il centrodestra sembra avere già le idee chiare. Parla da leader senza timore di prendere posizioni nette. Non ha paura di definire il nuovo Psd'Az un partito populista. Vede una grande identità di ideali e valori tra sardisti e Lega. Ha un'idea di sviluppo economico che passa dal turismo e che funzionerà da antidoto anche contro lo spopolamento.

E si fa trasportare dall'onda anti commissione Ue quando parla di un modello di continuità territoriale molto lontano dalle prescrizioni di Bruxelles. Solinas è già salito sul ring della campagna elettorale. Senatore 30 anni dopo Mario Melis potrebbe diventare Presidente della giunta regionale un sardista, che effetto le fa? «Ha un valore simbolico enorme per i sardisti e per i sardi. È il compimento del progetto politico che i reduci della Brigata Sassari avevano elaborato al rientro dalla prima guerra mondiale.  Quest'anno cadono i 100 anni e credo che non ci sia modo migliore per celebrarli. Dobbiamo rendere concreto il desiderio di governare la Sardegna come riscatto sociale e culturale che questi uomini avevano. Desiderio che è di grande attualità».

Nella sua coalizione c'è ancora chi va alla ricerca di altri candidati governatore. «Noi guardiamo principalmente alle cose da fare per i sardi. Siamo concentrati su questi temi e intorno alle cose concrete si costruirà il consenso sulla persona. In testa alle priorità abbiamo i bisogni della gente. Del resto non mi interesso».

Qualcuno la accusa di avere stravolto l'identità del Psd'Az, di averlo portato a destra in un abbraccio innaturale con la Lega. «Non è così. Questa linea politica ha avuto l'obiettivo di ripristinare l'identità del partito. Ha cancellato alcune mistificazioni che in passato c'erano state. Il Psd'Az nasce federalista, con un'idea di libertà di fondo che si trova anche nello statuto della Lega. Per noi il Carroccio è un partner politico e culturale naturale. Se si legge lo statuto della Lega si scopre che per larga parte è la trascrizione di quello del Psd'Az. Ci sono valori condivisi e sovrapponibili. E non sono io a dirlo, ma la storia. La prima volta che Umberto Bossi venne eletto e che la Lega comparì in parlamento durante la prima repubblica gli venne data una stanza da dividere con il senatore del Psd'Az Carlo Sanna. Il nostro parlamentare diede a Bossi copia dello statuto e altri documenti che parlavano di federalismo e autonomia. Bossi strutturò la Lega di allora proprio sulla base di quei testi. E in tutti questi decenni i contatti sono stati continui e strettissimi, a partire da Miglio e tanti altri leghisti. Convergenze che non diedero mai vita ad accordi organici. In passato proprio l'accordo di Mario Melis con i comunisti portò a un'enorme perdita di consensi del Psd'Az e alla mancata attuazione di temi chiave del sardismo».

Ma la Lega di oggi forse è qualcosa di diverso. È per esempio un partito populista. Lei si rispecchia nelle posizioni populiste? «Ci si deve mettere d'accordo su cosa si intende con la parola populismo. Se significa interpretare con azioni politiche le esigenze e le sensibilità dei cittadini e dare risposte alle loro esigenze quotidiane allora siamo populisti. Io credo che uno dei problemi maggiori della politica di questi anni sia stato imporre alla gente una agenda politica che marciava su binari diversi rispetto alle reali esigenze del popolo. La gente chiedeva lavoro e sicurezza e possibilità di non fare migrare i propri figli, ma farli restare in Sardegna. L'agenda politica va connotata in modo diverso senza più preoccuparsi di temi come i vincoli dell'Europa e lo ius soli. I temi da affrontare sono altri. E più in generale non si può governare a dispetto dei sardi. La politica deve avere la sensibilità di comprendere i bisogni della gente e tradurli in azione pratica».

Ma perché non siete riusciti a mettere insieme tutto l'universo indipendentista? «Beh nella nostra coalizione ci sono Fortza Paris, Unione dei Sardi e i Riformatori sardi. Sono presenti le istanze di matrice identitaria. Credo che sia più una questione di temi. Fino a quando non si troverà la capacità di anteporre gli interessi dei sardi e le loro battaglie autonomiste rispetto alle divisioni di destra e sinistra la gente continuerà a dividersi. Ma questi sono schemi che non ci appartengono».

Farete una lista unica con la Lega? «Con la Lega abbiamo una condivisione ampia. Ora valutiamo quale sia l'assetto migliore per dare più forza alla coalizione e per rappresentare valori e ideali»

Ci sarà anche una Lista presidente. «Abbiamo tante persone in questo momento che mi chiedono di potere mettersi in gioco con noi. Questo mi onora. Mi chiedono di fare una lista del presidente in cui possano confluire. Ne faranno parte esponenti della società civile, politici, professionisti, uomini di cultura».

Cosa farà nei primi 100 giorni da governatore? «Questo dei 100 giorni è un po' un tormentone. Dal primo giorno il massimo impegno sarà rivolto a restituire ai sardi il senso di una visione del governo della Sardegna. Agiremo da subito sulla sanità. Basta alle liste d'attesa, basta parametri calati dall'alto. Serve una vera continuità territoriale, la zona franca e poi la riscrittura dello Statuto sardo che dia strumenti di autogoverno nuovi ed efficienti. Serve una legge che difenda e valorizzi la lingua sarda e voglio la regionalizzazione delle soprintendenze».

Ma a quali modelli di sviluppo pensa? «Credo si debba pensare alla cultura e al turismo che può creare. Dobbiamo mettere a sistema gli 8mila nuraghi, i tesori di Monte Prama, Monte D'Accoddi, i pozzi sacri. E con loro anche i beni materiali e immateriali come il canto a tenore o la immensa ricchezza dell'agroalimentare. In questo modo si crea una destinazione Sardegna e si può accrescere il numero di visitatori. Dobbiamo importare turisti, consumatori del nostro ben vivere per rilanciare la filiera produttiva con la nostra regia. C'è un dato importante che arriva dalla Organizzazione mondiale del turismo. Dice che nel 2020 ci saranno 2 miliardi di turisti, la metà di loro è in Europa. La Sardegna è a due ore e mezzo di aereo dalla maggiori capitali europee. Ecco che diventiamo centrali. Dobbiamo superare la stagionalità e puntare su cultura ed enogastronomia. Dobbiamo superare il turismo dei non luoghi. Degli hotel a 7 stelle sparsi nel mondo, tutti bellissimi, ma tutti uguali. Dobbiamo vendere la nostra unicità. Questa diventerà la ricetta contro l'emigrazione e lo spopolamento. I nostri paesi dell'interno diventeranno il nostro punto di forza e non più un anello debole».

Resta il nodo dei trasporti. «Dobbiamo ripensare la continuità territoriale. Per prima cosa quella interna. Servono più treni e più pullman, collegamenti migliori con i paesi e riduzione dei tempi di percorrenza».

E su quella aerea? «È evidente l'emergenza. Il modello che polarizza tutto su Roma e Milano non funziona. Congestiona il traffico. È necessaria una continuità territoriale anche con altre città medie dell'Italia come Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Verona. Quindi più rotte e più frequenze. A questo si deve sommare il valore aggiunto delle low cost. E si deve rivitalizzare l'aeroporto di Alghero. È l'esempio del fallimento delle politiche trasportistiche della Regione. Uno scalo con flussi importanti che è stato desertificato. A questo si deve aggiungere una nuova valutazione per l'aeroporto di Tortolì, che con il porto di Arbatax funzionano da porta dell'Ogliastra. Sono stati abbandonati. È un errore».

Resta la continuità marittima. «La Regione deve rivendicare la sua competenza di decidere sulla continuità marittima. Gli deve essere data dallo Stato per dare certezza ai passeggeri e alle merci. Le navi sono le nostre autostrade, il traffico merci deve essere pensato a lungo termine. Ecco perché risorse e strategie devono essere nelle mani della Sardegna. Si deve conservare la concorrenza, ma non si può dimenticare che in determinati periodi dell'anno è antieconomico far viaggiare le navi. Ecco perché il sistema di continuità deve essere studiato a fondo per mantenere la garanzia del servizio pubblico».

Chi sarà il vostro avversario principale i 5 Stelle, il centrosinistra, o il Partito dei sardi? «In verità non ci occuperemo degli altri candidati. Noi stiamo tra la gente ascoltiamo i loro bisogni e sentiamo le loro aspettative. Faremo le nostre proposte e saranno i sardi a decidere».

I sondaggi danno Lega e Psd'Az insieme oltre il 20 per cento. «Non guardo i sondaggi. L'unico sondaggio che vedo è quello della gente che mi ferma per strada. Le persone che incontro mi fanno capire che c'è tanta condivisione per il nostro progetto».

Ma se dovesse perdere le elezioni resterà al senato o farà il consigliere regionale di opposizione? Non mi pongo questo problema. Vinceremo noi».

Il perimetro della coalizione è delineato o c'è spazio per altre forze? «Il perimetro è stato determinato al tavolo a cui non ho partecipato. Credo che la coalizione abbia una maturità sufficiente per creare programmi condivisi».

Come sono i rapporti con Forza Italia? «Sono di cordialità».

Cosa pensa di Massimo Zedda? «Conosco Massimo Zedda da ragazzo, siamo anche coetanei».

-----------------
Federico Marini
skype: federico1970ca


Nessun commento:

Posta un commento