Unione Sarda
Giunta, Pigliaru
riparte «Ma basta col fuoco amico». Presentati i nuovi assessori: «A volte gli
alleati ci hanno lasciati soli»
«A volte, in questi tre anni, la Giunta si è
sentita un po' sola. Spero non accada più». Presentando i quattro nuovi
assessori, Francesco Pigliaru si sforza di guardare con ottimismo al futuro
(«nei prossimi due anni potremo dimostrare che sappiamo ottenere risultati tangibili»).
Ma quando gli scappa lo sguardo al passato, non finge di ignorare certi dissapori.
«Il tempo che resta della legislatura può
consentirci di cogliere quei risultati, ma solo se facciamo squadra», ragiona
il governatore, circondato dalle persone scelte per completare l'esecutivo:
Barbara Argiolas (Turismo, artigianato e commercio),
Giuseppe Dessena (Pubblica istruzione), Pier Luigi Caria (Agricoltura), Filippo
Spanu (Affari generali). E la squadra non è solo quella degli assessori: Pigliaru
pensa all'intera maggioranza. «Talvolta avrei voluto che accompagnasse di più
la nostra azione, anziché polemizzare sullo stipendio di un manager o la
chiusura di una pluriclasse».
LE RIFORME Perché in politica «spesso non si fanno
le cose essenziali perché non danno consenso immediato. Ma allora la
fatica del governare è inutile: noi - prosegue il presidente - abbiamo scelto
la strada scomoda, avviando riforme trascurate in passato». Sanità, scuola, metanizzazione,
nuova continuità territoriale, per dirne alcune. Ora la sfida è ottenere
effetti concreti per i cittadini: «Non puoi cavartela con l'alibi che le
riforme richiedono tempi lunghi, perché crei sfiducia nelle persone. I prossimi
due anni devono servire a tutto il centrosinistra per produrre risultati
visibili».
In genere sono i partiti a chiedere più collegialità
ai governatori, stavolta è quasi il contrario. «Potevo fare una Giunta del
presidente, ma ho voluto dialogare a lungo con tutti. Ecco
perché il dibattito sul rimpasto è durato tanto. Purtroppo non tutti gli
alleati sono soddisfatti dell'esito: ma io curerò il dialogo anche con chi oggi
dà giudizi negativi di questa Giunta».
TENSIONI Come il Campo progressista, irritato per
l'esclusione di Francesco Morandi e Claudia Firino. «Loro due hanno lavorato
con serietà e passione», li ringrazia Pigliaru: «Ci sono stati a volte punti di
vista divergenti, ma ho apprezzato per il loro contributo».
Da Firino, però, arriverà poi su Facebook una
risposta polemica sul ruolo di Dessena. Quanto al Campo progressista,
«dopo la rottura nazionale di Sel - aggiunge Pigliaru - ho cercato di
promuovere un'intesa locale sull'assessore. Non ci siamo riusciti, ma
continueremo a ragionare con quell'area». Il risultato è che in Giunta entra
Dessena, indicato dagli ex Sel che veleggiano verso l'Mdp di Speranza e Rossi.
Argiolas e Caria sono invece del Pd (lei vicinissima a Soru, lui renziano della
prima ora). Spanu è sempre di area Dem
(si candidò segretario al primo congresso, dieci anni fa), ma entra in quota
Pigliaru, con cui ha un lunghissimo rapporto di collaborazione e amicizia.
IL MANDATO E se pure non è «la Giunta del
presidente», di sicuro Pigliaru intende gestirne nei dettagli la linea
operativa: lo dimostrano le lettere di mandato assegnate ai nuovi assessori,
con precisi obiettivi da raggiungere e anche la tempistica.
Dalla riforma dell'amministrazione regionale allo sviluppo delle
tecnologie della cosiddetta «agricoltura di precisione». Non solo: la
presidenza avrà voce in capitolo sugli staff degli assessori. «Tre anni fa ho
lasciato fare, ma a volte si sono creati ambienti un po' chiusi. Stavolta invece
faremo diversamente, perché ogni assessore dovrà dialogare con tutte le parti
della coalizione».
Giuseppe Meloni
La Nuova Sardegna
Pigliaru
ai nuovi assessori: non chiudetevi negli uffici
Il
governatore presenta i quattro esordienti della giunta dopo il
faticoso
rimpasto
«Siamo
una squadra». E al Campo progressista: «La mia porta è sempre aperta»
di
Umberto Aime
CAGLIARI La fatica è stata tanta, si
vede, si sente, ma c’è ottimismo,
dopo il rimpasto. Francesco Pigliaru
parla a braccio: ispirato da
qualche appunto, quattro lettere
ufficiali d’ingaggio, consegnate al
momento, e un computer su cui getta
lo sguardo. I nuovi assessori sono
schierati: due a destra, Filippo
Spanu, affari generali, e Pier Luigi
Caria, agricoltura, due a sinistra,
Barbara Argiolas, turismo, e
Giuseppe Dessena, cultura e
istruzione. Sono emozionati o decisi,
dipende dal carattere e
dall’esperienza, ma tutti orgogliosi di essere
stati scelti. Gli altri otto, quelli
confermati, non ci sono: c’è
stato solo un complicato, eccome,
cambio della guardia, non la
rivoluzione e dunque niente ristampa
della foto di gruppo. A mancare
però è anche l’aria allegra e
vincente del 2014, l’anno della prima
giunta Pigliaru. Sì, oggi qualche
scontento in più c’è, fuori dalla
porta. Il presidente lo sa, non
cerca altri strappi, bastano quelli
che ci sono, vuole ricucire, ci ha
provato e continuerà a farlo. Pesa
le parole fino a scandirle: «Da oggi
in poi, abbiamo una grande
opportunità e due anni davanti, per
raccogliere quei risultati che non
arrivano subito, quando fai la
scelta scomoda e coraggiosa di pensare
prima alle riforme. Riforme che
andavano fatte: dalla sanità agli enti
locali, alla scuola.
Poi la continuità territoriale dove,
con il nuovo
bando, vogliamo ballare meno, e il
mondo del lavoro in cui dobbiamo
essere più concreti». C’è voluto del
tempo forse persino troppo per
riempire le caselle rimaste vuote,
due, o svuotate in corsa,
altrettante. Ha dovuto aspettare che
i partiti si mettessero d’accordo
fra loro e dentro di loro, alcuni
non ci sono riusciti, purtroppo,
dirà. Sel s’è spaccata: chi ha
traslocato nei Democratici progressisti
è rimasto in giunta, quelli finiti
nel Campo progressista no. Poi c’è
il Pd: continua a essere instabile,
ma almeno pare aver raggiunto una
sua calma apparente seppure molto
isolana e pochissimo nazionale. Ci
sono anche gli altri: il Partito dei
sardi è deluso, da Pigliaru
s’aspettava una ristrutturazione più
radicale, mentre l’Upci-Psi è
ridiventato pacifico dopo aver
mantenuto quello che aveva, un
assessorato. È questa la maggioranza
chiamata a sostenere l’edizione
rinnovata della giunta. Maggioranza
da cui il governatore si aspetta
più di quanto abbia avuto nei primi
tre anni, sottolinea, ma qualche
novità dovrà proporla presto anche
lui, però non crede negli sgambetti
per dispetto e vendetta. «Basta con
la conflittualità.
Ci dobbiamo
aiutare meglio fra noi – dice – e in
passato non sempre è accaduto.
Dobbiamo essere una squadra.
Dialogare fitto e camminare insieme in
quest’avventura che non comincia ora».
È una seconda puntata, dirà nel
ringraziare gli uscenti: Claudia
Firino e Francesco Morandi, esclusi
per doppia scelta tecnico-politica,
Gianmario Demuro ed Elisabetta
Falchi, che invece si sono dimessi.
Qualcuno di questi gli manca,
altri meno: «Verso tutti – dice –
provo comunque un’estrema
gratitudine per la passione
dimostrata». Da qualche rapporto aspro
però è rimasto scottato e per non
ripetere gli errori, di lì a poco
dirà ai nuovi: «L'errore più grande
sarebbe chiudervi nell’assessorato
e farlo diventare una cosa privata,
vostra o dei partiti che vi
sostengono. Devono essere stanze
aperte al mondo e al confronto
interno: di questo abbiamo bisogno,
anche nella scelta, la
condivideremo, degli staff». Per
essere sicuro di avere tutto questo
possibile bendidio da chiunque,
Pigliaru avrebbe dovuto giocare però
l’Asso pigliatutto.
Cioè: la giunta solo del presidente,
quella del
“scelgo io e ciao”, ma ci sarebbe
voluta una forza che il mese
trascorso in ospedale e la
convalescenza gli hanno levato, poi lui da
sempre preferisce il confronto
all’arroganza. Meglio scommettere
ancora sulla coalizione, anche se
messa a confronto con l’originale,
nel frattempo qualche pezzo l’ha
perso: Rifondazione e Rossomori, mesi
fa, il Campo progressista dei
parlamentari Luciano Uras e Roberto
Capelli, oggi. «Ci abbiamo provato –
dice – a ricomporre questa o
quella frattura, non ce l’abbiamo
fatta, ma a un certo punto le scelte
andavano prese. Però terrò la porta
sempre aperta, non ho certo la
volontà di escludere qualcuno»,
sostiene nel lanciare un appello che
mai si stancherà di ripetere. Anche
«a costo d’ingoiare insulti o
accuse ingenerose ed è accaduto».
Bisogna guardare oltre, è la
proposta operativa. «Evitiamo –
sostiene – di scivolare nel populismo
e nella demagogia. Puntiamo a
raccogliere i frutti di quello che
abbiamo fatto, molto, e a seminare
in fretta, soprattutto nelle zone
interne, per un futuro migliore».
Domani questo e altro dirà Pigliaru
in Consiglio, dove troverà
entusiasti, scontenti, vecchi amici e nuovi
nemici. Ma dopo un rimpasto è
inevitabile che la storia finisca o
cominci sempre così.
Spanu
debutta agli Affari generali, Caria all’Agricoltura. Dessena:
nessuna
rivalsa verso la Firino
Argiolas:
turismo pilastro dell’economia
CAGLIARI Dei quattro nuovi assessori
il più disinvolto è Filippo
Spanu, promosso da capo di gabinetto
del presidente ad assessore agli
affari generali. A Villa Devoto era
di casa, continuerà a esserlo. La
sua lettera di mandato è breve ma
significativa: far camminare a mille
gli uffici della Regione. La
risposta è accattivante: «Una macchina
non va da nessuna parte se l’autista
non è contento». Per questo,
immagina impiegati e funzionari
presto felici dopo la firma del nuovo
contratto, ha 15 milioni a disposizione,
ma anche «l’ingresso di
giovani entusiasti, bandiremo i
concorsi, perché abbiamo bisogno di
mobilità interna e nuove
professionalità».
Chi appare più teso degli
altri, è Pier Luigi Caria, ma basta
la domanda secca e provocatoria
«scusi, che ci fa un commercialista
all’agricoltura?», per fargli
tirare fuori il meglio di sé. Con
puntiglio, ricorda il curriculum,
l’esperienza certo non gli manca, e
poi dice sicuro: «L’agricoltura ha
bisogno di certezze e molta
tecnologia. Va sostenuta con forza nei
momenti di crisi, come lo è ora dopo
il crollo del prezzo del latte,
però poi le vanno messi a
disposizione gli strumenti perché riesca a
camminare da sola». Attirare
investitori importanti, diffondere le
eccellenze di Sardegna, essere forti
nel mercato globale sono le
priorità. Con un valore aggiunto in
più: «Sento anche la
responsabilità fortissima di far
tutto il possibile perché i giovani
riscoprano l’agricoltura come una
sfida vincente e redditizia».
L’impegno sarà massimo, come quello
di Barbara Argiolas per «fare
diventare il turismo un pilastro
trasversale dell’economia della
Sardegna». I margini di crescita –
sostiene – «sono ancora molti e, in
continuità con quanto fatto negli
ultimi anni, vogliamo far conoscere
di più il marchio Sardegna
soprattutto per quello che sa offrire nei
mesi di spalla. Per questo è e sarà
indispensabile la collaborazione
con tutti i Comuni, perché coste e
zone interne devono proporsi
assieme». Poi punzecchiata su un
possibile conflitto d’interessi, ha
un’azienda che organizza grandi
eventi, ribatte: «Mi basterà seguire
l’etica e mai partecipare ai bandi
della Regione o simili». È decisa
anche la risposta di Giuseppe
Dessena alla domanda: era capo di
gabinetto di Claudia Firino,
dall’assessore è stato licenziato, ora
prende il suo posto. «Non c’è
vendetta e neanche rivalsa – dice – Ho
troppo da lavorare per pensare al
passato. Sull’istruzione abbiamo
investito molti milioni e, alla fine
dei prossimi due anni, vorrei
aver dato un contributo importante
per abbattere il triste primato
della dispersione scolastica.
A questo devo pensare, non ad
altro». Su
Facebook, in serata, l’ex assessore
Firino polemizzerà sul progetto
Iscol@ e su chi sia stato il
regista, ma ormai sono particolari.
Domani i quattro giureranno in
Consiglio regionale. Il nuovo capo di
gabinetto del governatore sarà
Gianluca Serra, che a sua volta ha
lasciato libero l’incarico di
consulente. Pigliaru ha un’idea: lo
assegnerà a chi gli darà una mano
nei rapporti internazionali con
l’Europa. (ua)
PERSONALE. Filippo Spanu
«Sì ai concorsi per la Regione»
La delega agli Affari generali si
porta dietro le riforme e,
soprattutto, la gestione del
personale: perciò Filippo Spanu curerà la
“manutenzione straordinaria” della
macchina amministrativa. «Abbiamo
tanti dipendenti e sono bravi, ma a
volte mal distribuiti: dovremo
riallocarli là dove servono di più»,
ragiona il neo assessore, 52
anni, ex direttore di
Confartigianato e dal 2014 capo di gabinetto
della presidenza della Regione. «Lo
faremo discutendo con i sindacati.
Ma vogliamo anche fare subito i
concorsi per far entrare nuove
professionalità».
TURISMO. Barbara Argiolas
«Più sinergie tra tutti i settori»
Alla nuova responsabile del Turismo
(e dell'artigianato e commercio,
deleghe collegate) il governatore
Pigliaru chiede un risultato di cui
si parla da decenni:
«Destagionalizzare». Imprenditrice, 48 anni, già
nella Giunta comunale di Cagliari,
Barbara Argiolas promette di agire
«in continuità con quanto fatto
finora, consolidando i
mercati-obiettivo e puntando sui
grandi eventi». E conta anche di
sviluppare nuove sinergie con gli
altri assessorati: «Non c'è turismo
- dice - senza cultura, agricoltura,
ambiente».
Stasera
la commissione congressuale deciderà come procedere dopo il
ritiro
di Marcialis. Primarie del Pd, pochi spiragli per altre candidature
Oggi alle 17 la commissione
congressuale del Pd farà chiarezza.
Azzeramenti? “Sostituzione in corsa”
di Yuri Marcialis che ha ritirato
la sua candidatura alle primarie per
approdare al Mdp? Il probabile
responso sarà: niente di tutto
questo. Alle aree della Traversata e
della Sinistra
autonomista-federalista, che ora chiedono di riaprire i
termini per le candidature, verrà
detto che non si può fare.
LE REGOLE Potranno, invece - spiega
il presidente della commissione,
Sebastiano Mazzone - chiedere un
collegamento tecnico con uno dei due
candidati rimasti, Francesco Sanna e
Giuseppe Luigi Cucca. Cioè,
potranno presentare una lista che li
rappresenti, collegata a uno dei
due. Del resto, come deciso dalla
precedente seduta della commissione,
le liste devono essere presentate
entro il 3 aprile. Manca meno di un
mese, e a questo punto la riapertura
dei termini per le candidature
renderebbe la situazione
ingovernabile.
Le regole, d'altra parte, non
prevedono un simile scenario. Né sembra
praticabile il “ritiro consensuale”
ipotizzato da Francesco Sanna:
Siro Marrocu (area Cucca) ha subito
obiettato che «si ritornerebbe nel
caos. Ma siamo favorevoli a cercare
soluzioni per chi non si sente più
rappresentato». E così Giacomo
Spissu (popolari-riformisti), pur
dicendosi «politicamente d'accordo»
a dare una rappresentanza alla
Traversata e alla Sinistra
autonomista-federalista, poneva il problema
regolamentare: senza un'intesa
ampia, benedetta anche da Roma, si
rischierebbero ricorsi.
Quanto alla possibilità di azzerare
il congresso e le candidature, ha
tolto ogni dubbio Giuseppe Luigi
Cucca, escludendo di potersi ritirare
contemporaneamente a Sanna.
GLI SCISSIONISTI Oggi intanto batte
il primo colpo in Sardegna il
Movimento democratico e
progressista, e proprio su iniziativa di Yuri
Marcialis. Stasera a Cagliari, negli
storici locali di via Emilia (che
non ospitano più la sede regionale
del Pd), arriverà il deputato
Davide Zoggia, da sempre molto
vicino a Pier Luigi Bersani, di cui fu
uno dei principali collaboratori ai
tempi della segreteria nazionale.
Anche in questa fase Zoggia sta
rivestendo ruoli organizzativo: nei
giorni scorsi, prima di comunicare
il ritiro dalle primarie Pd,
Marcialis ha incontrato lui ed Enrico
Rossi, per studiare come
radicare Mdp in Sardegna. La
riunione odierna con i primi militanti
della nuova formazione, di fatto,
pianterà nell'Isola la bandierina di
quelli che hanno detto addio al Pd
di Renzi.
Roberto Murgia
La Nuova Sardegna
Il
senatore non accoglie la proposta di azzeramento lanciata da Francesco Sanna
Pd,
Cucca: non ritiro la candidatura
CAGLIARI La proposta del ritiro
simultaneo delle due candidature
rimaste per la segreteria del Pd, è
irricevibile. L’idea è stata
lanciata dal deputato del Sulcis
Francesco Sanna, messo in corsa dalla
corrente soriana, ma è respinta a
caldo e a freddo da Giuseppe Luigi
Cucca, scelto a suo tempo dai
renziani e dagli ex Diesse. «Non sono
d’accordo. Io non mi ritiro», fa
sapere il senatore nuorese. Non è per
nulla disposto ad azzerare la
macchina delle primarie e permettere
così alla Sinistra Dem di trovare un
nuovo candidato dopo la rinuncia
volontaria di Yuri Marcialis,
passato al movimento dei Democratici
progressisti organizzato dai
fuoriusciti del Pd.
«Non possono esserci
– dice Cucca – salti nel vuoto e
ritornare semmai nel caos. Poi tra
l’altro mi sembrerebbe poco serio
ritirare le candidature, per poi
ripresentarle il giorno dopo». Non è
certo per cattiva volontà che il
senatore rifiuta l’offerta del passo
indietro o di lato solo per
qualche ora. «Trovare la soluzione
non spetta a me – prosegue – ma
alla commissione per il congresso,
che nel leggere il regolamento
dovrà capire se ci sono le
possibilità per designazioni in extremis
quando ormai la macchina per le
primarie del 30 aprile è partita».
Pare però che il regolamento del Pd
sia molto rigido e non permetta
recuperi dell’ultim’ora. «Sono
convinto – conclude Cucca – che la
soluzione sarà trovata e qualunque
potrà essere io l’accetterò. Se poi
stando al regolamento non fosse
possibile, bisognerà andare avanti
comunque». Proprio per stasera è
annunciata la riunione della
commissione congresso. È stata
sollecitata dalla Sinistra Dem, che
rimasta orfana del suo primo candidato
vorrebbe comunque essere ancora
in gara per la segreteria semmai con
l’ex deputato Giulio Calvisi. Fra
i commissari che devono decidere sul
dar farsi le posizioni sarebbero
molto differenti.
Perché se politicamente sono quasi
tutti d’accordo
nel ridare una possibilità agli ex
civatiani della sinistra interna,
poi ci sarebbero da rispettare gli
articoli che però in pochi
vorrebbero mettere in discussione.
Soprattutto perché il Pd, dopo
l’ultima scissione nazionale,
continua a essere in equilibrio precario
e quando c’è aria di bufera le
regole non cambiate in corsa, si sa,
sono una garanzia per tutti. Se
stasera l’ipotesi della riapertura
della scadenza non dovesse passare,
il 30 aprile gli iscritti e non
del Pd ai gazebo dovranno scegliere
solo fra Sanna e Cucca.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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