Unione Sarda
PRIMARIE. Dopo il
no dei garanti romani alla sostituzione di Marcialis Pd, ancora alta
tensionevScontro Crisponi-Cucca.
Si accende una nuova polemica nel Pd sardo tra la
portavoce della Traversata, Anna Crisponi, e uno dei candidati alla segreteria,
il senatore Luigi Cucca. La miccia è stata accesa dopo la decisione, dei
garanti nazionali, di impedire la sostituzione di Yuri Marcialis nella corsa
alla segreteria. Crisponi accusa Cucca di aver «emarginato una parte del partito»,
attacco al quale il senatore risponde in maniera lapidaria, sottolineando che
«le regole sono chiare». Allo stato
attuale oltre Cucca rimane in corsa il deputato Francesco Sanna, scelto dai
soriani, anche se si fanno sempre più insistenti le indiscrezioni su una possibile
rinuncia.
L'ATTACCO La vicenda Marcialis, dunque, non si
chiude con la riunione romana. Sul suo profilo Facebook, Crisponi parla di
«vulnus di democrazia e rappresentanza» e accusa i «troppi che gioiscono quando
qualcuno abbandona». Le regole si sarebbero potute aggirare in una situazione
particolare perché il Pd è di «fronte a eventi eccezionali». Poi, un
ringraziamento a Francesco Sanna per «la disponibilità e la generosità»,
seguito da un avviso: «Agli altri dico che non ci si può candidare a guidare un
partito escludendo ed emarginando una parte della propria comunità
politica».
«SONO LE REGOLE» Luigi Cucca, però, non ci sta e
risponde alle accuse. «Nessuna intenzione di escludere o negare l'agibilità
politica a chiunque voglia partecipare al dibattito e presentare una lista».
Per il senatore, la questione è un'altra: «Non è possibile candidarsi a guidare un partito con l'intenzione di cambiare le
regole in corsa». Nessuna contestazione sulla decisione romana, ma
soprattutto «non si intravedono ragioni, se non di opportunità, di forzare le
regole».
GLI SCENARI Arriva poi l'annuncio di Gianluigi
Piras, del Coordinamento nazionale Retedem , che non parteciperà al prossimo congresso
regionale. Se il regolamento non si discute, quello che non piace è «l'errore politico che lascia senza
cittadinanza politica una parte importante di dirigenti militanti ed elettori».
Rimangono dunque molto tesi i rapporti all'interno del partito anche perché le indiscrezioni
sulla rinuncia di Sanna potrebbero avere due effetti contrapposti. Da un lato
potrebbe essere il tentativo di dare un segnale di coesione dopo che per mesi è
mancato l'accordo su un segretario unitario. Dall'altra, però, potrebbe essere,
soprattutto agli occhi degli elettori, l'ennesima rinuncia a un dibattito e una
decisione presa a tavolino.
Matteo Sau
La Nuova
La
commissione di garanzia ha negato alla Sinistra Dem di sostituire Marcialis
In
corsa solo Cucca e Sanna. La delusione di chi non parteciperà più
al
congresso
Primarie Pd, il no di Roma Escluso
il terzo candidato
CAGLIARI La commissione nazionale di
garanzia ha detto no. La Sinistra
Dem non potrà presentare un nuovo
candidato per la segreteria
regionale del Pd, dopo il ritiro di
Yuri Marcialis, passato fra gli
scissionisti del gruppo Bersani, l’Mpd.
Gli esclusi dalle primarie del
30 aprile, saranno in concomitanza
con quelle nazionali, non l’hanno
presa bene. «Non parteciperemo al
congresso regionale», hanno
annunciato. A questo punto in corsa
per la successione di Renato Soru,
dimessosi quasi un anno fa, restano
solo in due: Giuseppe Luigi Cucca,
sostenuto dai renziani sardi e dagli
ex Diesse, e Francesco Sanna per
i soriani. Regolamento rigido.
L’unica possibilità di ripescaggio
per
la Sinistra Dem, in cui si
riconoscono Rete Dem, Sinistra autonomista
federalista e La Traversata degli ex
civatini, era una nuova scadenza
per proporre il sostituto di
Marcialis. Sarebbe servita più una
decisione politica che tecnica, ma
la commissione è stata perentoria
nella risposta: «Il regolamento non
lo prevede quando le primarie sono
lanciate». A comunicare la decisione
romana alla commissione regionale
per il congresso è stato Gianni Dal
Moro, che è presidente
dell’organismo di garanzia nazionale
e anche garante del Pd sardo,
ormai senza segretario da quasi un
anno. La delusione. «Dal punto di
vista regolamentare non mi esprimo,
rispetto sempre le sentenze, ma
penso sia stato commesso un grave
errore politico», è stato il
commento di Gianluigi Piras, Rete
Dem, perché «lasciare senza
cittadinanza una parte importante
del partito significa limitare il
dibattito e offendere
l'autorevolezza stessa del Pd».
Per questo «non
parteciperemo al congresso regionale
e c’impegneremo invece perché
tutti coloro che si sentono esclusi
trovino cittadinanza in quello
nazionale a sostegno del candidato
Andrea Orlando». Doppia delusione.
Amaro è stato anche il commento di
Tore Cherchi per Sinistra
autonomista: «Alla nostra richiesta
sono state opposte questioni
regolamentari, mentre il diritto
delle minoranze a partecipare valeva
certo più della riapertura dei tempi
per la presentazione delle
candidature, ma è soprattutto sul
piano politico che è stato compiuto
un danno enorme. Però oggi forse il
nostro stupore è persino fuori
luogo in un partito che da un anno è
gestito da Roma con un
proconsole». Grande amarezza. È
stato duro il commento di Anna
Crisponi della Traversata.
Dopo aver ribadito la scelta di non
partecipare più al congresso
regionale, ha detto: «La delusione è
tanta. Soprattutto quando invece il
Pd dovrebbe ritornare a essere una
casa comune». Poi dopo aver
ringraziato Francesco Sanna per la
disponibilità a fare un passo
indietro e la corrente dei popolari
riformisti, area Cabras-Fadda, per
essersi impegnata a sostegno del
«diritto inviolabile alla
partecipazione», ha criticato Cucca, aveva
detto di no all’azzeramento delle
primarie, e chi lo sostiene. «Non ci
si può candidare a guidare un
partito escludendo ed emarginando una
parte della comunità. Serviva un
gesto politico di coraggio e
inclusione, invece mi pare che in troppi
continuino a gioire quando
qualcuno abbandona. Per noi non sarà
così - ha concluso Anna Crisponi
– e risponderemo con determinazione
di fronte a questo attacco brutale
alla democrazia».
Cucca ha replicato: «Le regole sono
regole. S’è
provato a forzarle, ma la
commissione di garanzia nazionale è stata
chiara e univoca nella risposta. E
sarà proprio il rispetto delle
regole a scongiurare la triste
ipotesi di ridurre il congresso
regionale a una scelta mediata fra
le correnti e semmai destinata ad
anteporre le strategie alla
democrazia. Una democrazia indispensabile
e che dovrà caratterizzare il dopo
congresso, a prescindere da chi,
legittimato dal consenso, guiderà il
Pd. Lo ribadisco: senza il
rispetto delle regole, ci sarebbe
stata una partenza col piede
sbagliato». Le scadenze. Oggi la
commissione per il congresso prenderà
atto della decisione romana e non
dovrebbero esserci colpi di scena.
La prossima scadenza sarà il 3
aprile, quando dovranno essere
presentate le liste a sostegno di
Cucca o Sanna, col primo che
dovrebbe incassare il sì dell’area
Cabras-Fadda. Cosa invece deciderà
Sanna: resterà in corsa fino alla
fine o si ritirerà? Era e resta un
mistero.
Unione Sarda
CONSIGLIO.
Quattro adesioni
C'è
il gruppo Sdp «La sinistra per un'Isola equa»
L'ultimo gruppo nato in Consiglio
regionale si chiama Sdp Sinistra per
la democrazia e il progresso - e ne
fanno parte i tre ex Sel vicini ad
Articolo 1 - Democratici e
progressisti: Daniele Cocco, Eugenio Lai e
Luca Pizzuto. Al gruppo, pur
restando iscritto al partito dei
Rossomori, aderisce anche Paolo
Zedda, che prende il posto del quarto
ex Sel, Francesco Agus, passato al
misto dopo aver aderito al Campo
progressista di Giuliano Pisapia.
Capogruppo resta Cocco: «Vogliamo
dare un'accelerazione sui temi del
lavoro, della lotta alle povertà e
per realizzare il master plan delle
zone interne, perché tutti i
cittadini sardi devono avere
medesimi diritti, a cominciare da quello
alla salute». Sdp «è un gruppo
provvisorio che speriamo si possa
allargare per mettere assieme il
mondo frastagliato della sinistra»,
ha aggiunto Luca Pizzuto.
Su questo ha insistito il
vicepresidente del
Consiglio regionale, Eugenio Lai:
«Nasce un nuovo gruppo ma anche un
nuovo percorso politico, vogliamo
confrontarci sui temi e sui diritti
per una Sardegna più equa e
solidale». Paolo Zedda ha precisato che
resterà «un indipendentista
progressista: priorità sono la riscrittura
dello Statuto, una legge per la
tutela e la salvaguardia del
patrimonio immateriale della
Sardegna (lingua, arte e cultura), la
risoluzione della questione
energetica e il master plan per le zone
interne». C'era anche il
neoassessore alla Cultura, Giuseppe Dessena,
che ha salutato con favore «il nuovo
percorso politico», indicando
come priorità nella sua azione in
Giunta «l'abbattimento dei livelli
di dispersione scolastica». (ro.
mu.)
La Nuova
Cocco,
Lai e Pizzuto: «Lavoro e pari diritti per tutti i nostri obiettivi»
Sdp:
«Più sinistra nella Regione»
CAGLIARI A sinistra una sigla tira
l’altra. L’ultima è Sdp, voluta dai
tre consiglieri regionali ex Sel –
Daniele Cocco, Eugenio Lai e Luca
Pizzuto – sempre più vicini a Mdp,
il movimento degli scissionisti del
Pd. «Sinistra per la democrazia e il
progresso non è un punto di
arrivo. Da qui vogliamo ripartire
per spingere il centrosinistra al
governo della Regione a occuparsi e
risolvere i drammi della
disoccupazione e del lavoro. Ma
insisteremo molto anche sul rilancio
immediato delle zone interne», ha
detto il riconfermato capogruppo
Daniele Cocco, con a fianco il neo assessore
alla cultura Giuseppe
Dessena. «Il nostro obiettivo – ha
sottolineato Eugenio Lai,
vicepresidente del Consiglio
regionale – è riunire il frastagliato
mondo della sinistra e per questo le
nostre aperte saranno sempre
aperte». Sarà però difficile che a
varcarle sia l’altra fazione di
Sel, che invece ha scelto il Campo
progressista fondato da Giuliano
Pisapia: fra i compagni sardi la
rottura è certificata da giorni. Con
una particolarità: se a Roma Mdp è
visto come fumo negli occhi dal Pd,
che non vuole sentir più parlare
degli scissionisti, e invece è
disposto a trattare con Pisapia, in
Sardegna è l’esatto contrario.
Sdp-Mdp è in giunta, il Campo
progressista fuori. «C’è stato un
terremoto dalle nostre parti e nel
Pd – ha detto Pizzuto – ma è
arrivato il momento di riprendere a
parlare dei grandi temi che
possono risollevare la Sardegna
dalla crisi e confermare o restituire
pari diritti a tutti i sardi». Il
nuovo gruppo non rivendicherà certo
la presidenza della commissione
riforme, dove siede Francesco Agus, il
quarto ex Sel, che ha scelto il
Campo progressista. «Non ci
interessano le poltrone e neanche
invischiarci nella spartizione degli
incarichi, a noi vogliamo far
rinascere e far crescere la Sinistra in
Sardegna», ha detto Cocco. A Sdp,
come si sapeva, ha aderito anche
Paolo Zedda dei Rossomori, ma senza
cambiare casacca. Quale sarà il
primo obiettivo di Sdp? «Far
approvare entro l’anno la legge regionale
sull’istruzione».
Via
Roma
Oggi
in Aula la Finanziaria ed è già scontro
Il Consiglio regionale si prepara
allo scontro sulla Finanziaria 2017
che vale 7,6 miliardi di euro.
Questo pomeriggio, Franco Sabatini (Pd)
e Alessandra Zedda (Forza Italia)
apriranno le danze con le relazioni
di maggioranza e opposizione. Prima,
però, l'assemblea dovrà approvare
le correzioni della manovra del
2016, bocciata dalla Corte
costituzionale. Nonostante l'inizio
del dibattito ci sarà comunque
tempo sino a mercoledì prossimo per
presentare gli emendamenti che
verranno discussi dalla commissione
Bilancio. Il clima non è dei
migliori come testimoniano le parole
di Alessandra Zedda convinta che
la manovra «non contenga misure in
grado di aprire la strada alla
fiscalità di vantaggio e allo
sviluppo». Ma a preoccupare l'esponente
di Forza Italia sono soprattutto i
«ritardi dei pagamenti sulla legge
162 e sulla legge 20 fondamentali
per la vita di tante persone»,
spiega Zedda. Altra questione è la
sanità, argomento sul quale la
consigliera azzurra avverte: «Ci
opporremo alla chiusura di divisioni
che funzionano, considerate
eccellenze, a favore di amici e figli di
papà». (m. s.)
L'ex
premier presenterà il 25 marzo il suo libro sull'Ue
Letta:
«La mia battaglia per rilanciare l'Europa»
È necessario cogliere l'occasione
per rilanciare l'Unione europea,
alle prese con una fase tempestosa:
l'ex premier, Enrico Letta ci
prova e lo fa attraverso un libro
«di battaglia», che non a caso si
intitola “Contro venti e maree -
idee sull'Italia e sull'Europa”. Una
serie di riflessioni che lo stesso
Letta presenterà a Cagliari sabato
25 marzo, proprio nel giorno in cui
ricorre il sessantesimo
anniversario della firma dei
Trattati di Roma. L'appuntamento è
nell'aula magna Maria Lai, nella
facoltà di Scienze giuriche. Insieme
a Enrico Letta ci sarà anche il
deputato sardo del Pd, Marco Meloni,
europeista convinto e uno dei
promotori della scuola di politiche che
proprio sulle opportunità dell'Ue ha
organizzato numerosi incontri.
IL CONTESTO L'Europa unita, per la
prima volta dalla sua fondazione,
affronta un momento difficile. Il
libro di Letta vuole contrapporsi al
ritorno dei nazionalismi, ma anche
contrastare l'alibi dei populismi,
sul quale un ceto politico con poca
visione continua a scaricare le
proprie pesanti responsabilità.
Eppure l'effetto Brexit ha dimostrato
che l'istituzione europea non
scatena più l'empatia nei cittadini, che
la interpretano spesso più come un
vincolo che come un'opportunità.
«EUROPEO CONVINTO» Letta è convinto
che sia arrivato il momento per
l'Europa di «diventare adulta». Il
volume racconta la storia di un
«europeo convinto» che dopo
l'esperienza a Palazzo Chigi e le
dimissioni dal Parlamento, ha
accettato una nuova sfida: formare una
nuova classe dirigente alla quale
trasferire una lezione importante,
ossia che la politica non è un
mestiere, ma rigore, competenza,
passione e idee.
IL VOLUME Il libro è nato all'alba
di due giorni che, con la Brexit e
l'elezione di Trump, hanno cambiato
la storia. In questo senso le
sfide che politica e cittadini
devono affrontare potrebbero avere un
impatto molto importante sull'Italia
e sull'Europa. Questi due eventi
chiave, però sarebbero secondo Letta
«persino affascinanti
opportunità», perché è tempo che
«l'Europa cambi strada rispetto a
errori e incertezze di questi ultimi
anni». In questo percorso serve
il contributo dell'Italia nella
costruzione di una nuova Unione «più
calda e vicina ai cittadini». (m.
s.)
Nel
Consiglio metropolitano
Tonino
Lobina lascia Forza Italia e va col Psd'Az
Tonino Lobina lascia Forza Italia e
passa al Psd'Az. L'ex capogruppo
azzurro è stato eletto consigliere
metropolitano col sostegno dei
sardisti e nei giorni scorsi ha
formalizzato il suo ingresso nella
maggioranza di centrosinistra che
guida il nuovo ente accettando dal
sindaco Massimo Zedda la delega ai
Servizi sociali. Lobina si è detto
scontento per il lavoro di Forza
Italia e ha spiegato di aver cercato
un'altra sistemazione per trovare
«nuovi stimoli».
Ieri ha ufficializzato in Consiglio
il cambio di casacca, ma
difficilmente questa mossa potrà far
venire meno il suo sostegno alla
maggioranza di Stefano Delunas
perché se si dovesse dimettere
dall'assemblea di via Eligio Porcu
perderebbe anche il seggio nella
Città metropolitana. Nonostante
Lucio Torru sia ancora membro del
gruppo di Forza Italia da diversi
mesi è schierato contro Delunas e
resta così da solo il capogruppo
Martino Sarritzu, anche lui
consigliere metropolitano. Lobina si
unisce così al gruppo misto e
raggiunge Lello Marci e Veronica
Olla, ex Pd che hanno rotto col
partito dopo la scelta di schierarsi
coi responsabili. Gli equilibri
in Consiglio sono molto delicati e
cresce la tensione in vista in
attesa che in Aula arrivi il
bilancio, l'ennesimo banco di prova che
Stefano Delunas e la sua Giunta
dovranno affrontare in questa
legislatura. Ieri erano assenti
diversi consiglieri ma pesava
soprattutto la mancanza di Mauro
Contini e Roberto Attilini, entrambi
in maggioranza ma non sempre in
sintonia con l'attuale primo
cittadino.
Marcello Zasso
Selargius
- Grillini alle comunali
Il Movimento 5 stelle parteciperà
alle prossime elezioni comunali di
Selargius, che dovrebbero tenersi in
giugno. In un comunicato, si
legge che «il gruppo dei 5 stelle,
dando seguito al lavoro sin qui
svolto, informa attivisti,
simpatizzanti e la cittadinanza che una
lista di cittadini è stata inviata
allo staff nazionale al fine di
ottenere la certificazione
necessaria per poter partecipare, in
rappresentanza del Movimento 5
Stelle, alle Amministrative di
Selargius».
Il gruppo, in attesa dell'esito
della procedura dei vertici del
movimento, «invita quanti vogliano
contribuire alla stesura del
programma a partecipare alle
riunioni e alle condivisioni che verranno
di volta in volta comunicati». Il
Movimento ha così rotto gli indugi,
decidendo di scendere in campo per
le elezioni del Consiglio comunale
selargino.
ORISTANO.
Forza Italia, Riformatori, Fratelli d'Italia e due liste
civiche
Centrodestra, c'è l'accordo
Firmato un documento di alleanza, il
centrodestra affila le armi per
la scalata verso Palazzo degli
Scolopi. Due giorni fa si sono
ritrovati i rappresentanti di Forza
Italia, Riformatori, Fratelli
d'Italia, della lista dei
consiglieri comunali Mauro Solinas e
Massimiliano Sanna e dell'ex
consigliere regionale Gianni Tatti. In
realtà l'accordo era chiuso da
giorni, ma adesso è stato messo tutto
nero su bianco.
Resta l'apertura verso altre liste
civiche e la squadra del
centrodestra potrebbe ampliarsi con
l'ingresso di Salvatore Ledda di
Idee rinnovabili, dell'Udc di
Giuliano Uras. I due, da mesi avevano
costituito un raggruppamento
trasversale civico-identitario con il
Partito dei sardi e l'ex assessore
regionale Gian Valerio Sanna. Ma
adesso, dopo il ritorno di fiamma
tra il Partito dei sardi e il Pd,
tutto viene rimesso in discussione:
non è automatica infatti
l'adesione al centrosinistra da
parte di chi siede all'opposizione in
Comune. Quasi più fisiologica
un'adesione al centrodestra da parte
degli attuali consiglieri di
minoranza, trattative in corso e le
prossime ore saranno decisive.
A ruota poi si dovranno scegliere i
candidati alla fascia tricolore,
al momento le uniche candidature
ufficiali sono quelle di Filippo
Martinez che guida il movimento
Capitale Oristano e
dell'indipendentista Cristina Puddu,
in campo per Meris. Patrizia
Cadau e Lucia Tomasi, sostenute da
diversi meetup, aspettano invece la
certificazione dal movimento
5Stelle.
Valeria Pinna
SASSARI.
Dopo l'addio del vicesindaco, nel partito è scontro aperto
Pd,
dimissioni e veleni: bocce ferme in Giunta
Bocce ferme in Comune e nel partito
di maggioranza relativa, quel Pd
così silente, davanti allo scontro
fra il suo sindaco e il suo
vicesindaco, quest'ultimo
dimissionario al vetriolo: a nessuno
conviene tirare fuori la testa, in
un momento di partito tutt'altro
che felice.
Ma venerdì prossimo, giorno fissato
per il confronto fra Pd e il
sindaco di Sassari, Nicola Sanna,
qualcosa dovrà pur succedere. Il
sindaco magari vorrà sapere se
quella del suo ex fedelissimo, Gianni
Carbini, è stata una posizione
personale o se è piuttosto espressione
di un'area precisa del partito. E
magari il partito interverrà sul
fuoco amico così poco edificante,
nel comune targato Pd. Ma per tutto
questo bisognerà attendere. Ogni
commento da parte del sindaco, sulla
bagarre di questi giorni, è
rimandato a dopo la riunione. Nel
frattempo la parola d'ordine a
Palazzo Ducale è: bocche chiuse e
pedalare.
INCONTRI La Giunta ieri si è riunita
mattina e sera, prima per le
delibere ordinarie poi per il
bilancio. Il tempo non è amico. Entro il
31 marzo quest'ultimo dovrà essere
approvato e il passaggio in Giunta
è già in ritardo. L'obiettivo è
licenziare il bilancio entro la
settimana, dopodichè entreranno in
gioco Commissione e Consiglio.
Radio Comune riferisce di un Nicola
Sanna isolato quanto agguerrito:
«La sfiducia dovete darmela
apertamente e soprattutto spiegare a tutti
il perché».
L'abbandono di uno degli ultimi
fedelissimi, il vicesindaco Gianni
Carbini, ha stretto il cappio
attorno al collo del sindaco. Ma il nodo
scorsoio era già pronto dal giorno
della nomina del nuovo assessore al
Bilancio, Simone Campus, scelto a sorpresa
dal mazzo di altri nomi,
scontentando tutti. Lo avevano
avvisato: non scegliere uno dei tuoi.
SOTTOBOSCO Nessuno dell'entourage
parla ufficialmente, ma molti
sussurrano.«Il sindaco sa che,
qualunque cosa faccia, ormai in città è
bruciato, per una serie di scelte
sbagliate. A questo punto non ha
niente da perdere, perché tutti gli
altri hanno da perdere. La
battaglia sul bilancio è fuffa: non
ci sarà nessun sussulto di
dignità, perché significherebbe
andare tutti a casa». Su una cosa
sembrano essere tutti d'accordo: il
commissariamento sarebbe una
iattura.
Qualcun altro della maggioranza, a
suo modo, interviene in sua difesa:
«Con lui sono arrivati a Sassari più
soldi che con il suo
predecessore: 200 milioni, quasi in
sordina, soldi pronta cassa: per
il piano del centro storico, per
l'ex carcere di San Sebastiano, per
le borgate. Il problema è che non sa
rapportarsi con la città, con i
suoi stessi compagni di viaggio, e
poi va a cadere in una trappola
come quella delle piste ciclabili».
Patrizia Canu
La Nuova
Sassari-Crisi
in Comune, elezioni a un passo
Partito
democratico in subbuglio, altri due assessori sarebbero pronti
a
lasciare. Si tratta a oltranza su tutti i tavolidi Giovanni Bua
SASSARI Giornata di riunioni e
calcoli, offerte e rifiuti. In attesa
di capire se arriverà o no la
“mossa” che darà il via alla corsa verso
le elezioni anticipate di giugno.
Quel che è certo è che tutte le aree
del partito sono schierate. E il
voto, che solo l’altro ieri sembrava
un’ipotesi assolutamente da
scartare, è tornato prepotentemente in
auge. Non per il sindaco Sanna, che
continua a tenere la bocca cucita
e a ricucire rapporti in attesa del
chiarimento dentro il partito, con
una riunione di maggioranza
convocata ieri sera e malamente saltata
per assenza dei consiglieri, e il
faccia a faccia decisivo in
federazione, in programma tra
venerdì e lunedì (a seconda degli
impegni dei big). Appuntamento
quest’ultimo indispensabile per capire
quale è l’estensione del campo di
battaglia.
Se le dimissioni di
Carbini sono sicuramente
un’accelerazione netta anche rispetto ai più
spregiudicati “programmi”, è
impossibile pensare che un’area così
solida e strutturata come quella
degli ultra renziani di Dettori-Manca
non abbia dato un via libera
ufficiale allo strappo del vicesindaco. E
che, tratto il dado, non stia
cercando di fare proseliti a livello
regionale, dove sta giocando un
ruolo da protagonista nella corsa alla
segreteria appoggiando Giuseppe
Luigi Cucca. Ironia della sorte, ma
forse non troppo, il confronto tra
Carbini e Sanna si ripropone anche
a livello nazionale, anche se
difficilmente a Roma vedranno di buon
occhio uno scontro all’ultimo sangue
tra un renziano e un orlandiano a
pochi mesi dalle primarie per la
segreteria. Pd protagonista insomma,
con il partito che da una parte è in
imbarazzo per il rischio di
perdere l’unica città che governa
nell’Isola. E dall’altra sente
l’odore delle urne e va in
automatico in ultrafibrillazione. Rimangono
da fare i conti con un Nicola Sanna
che ha dimostrato varie volte di
essere tutt’altro che facile da
piegare.
E che procede tentando di
riempire il buco lasciato da Carbini
e probabilmente dalla sua area (i
due consiglieri di Sassari bella
dentro Ghi e Boiano e i due Pd Taras
e Pala) aumentando il peso specifico
in giunta della corrente
Lai-Spissu-Ganau. Con un primo
abboccamento già avvenuto ieri, che
però è fallito. Il sindaco infatti
avrebbe offerto la carica di vice
sindaco a Vittoria Casu, espressione
della civica Città Futura,
vicinissima all’ex sindaco
Gianfranco Ganau. Con l’assessora alle
politiche educative che avrebbe
rifiutato. E che potrebbe invece
consegnare, già oggi, le sue
dimissioni, a detta di molti già in tasca
da giorni. Dimissioni che sarebbero
il chiaro segnale che la partita è
chiusa, e che alla fine si è deciso
di andare a elezioni anticipate.
Come questo possa però avvenire è un
altra faccenda. Il sindaco
infatti non ha nessuna intenzione di
andarsene di sua iniziativa.
Difficilmente il segretario
provinciale del partito lo potrebbe
sfiduciare. E attendere l’arrivo del
bilancio in aula, a cui anche
ieri la giunta ha lavorato, per
tentare lì uno sgambetto rischierebbe
di fatto di far chiudere la finestra
per andare al voto, disponibile
fino a metà aprile. Non che manchi
tra i Dem chi veda questo come un
vantaggio. Con l’idea di far
“rosolare” il sindaco fino all’estate,
per poi passare a una gestione
commissariale fino al 2018, che chiuda
alcune delle partite aperte e tenga
Sanna fuori dai giochi abbastanza
per depotenziarlo definitivamente.
Pensieri in libertà, in attesa di
capire se arriverà o no la “mossa”
che darà il via alla corsa, che a
quel punto non si potrà più fermare.
le
tappe
Carbini
e Sanna, un’intesa che non è mai sbocciata
SASSARI È un amore mai sbocciato
quello tra Nicola Sanna e Gianni
Carbini, compagni di “spallata” alle
primarie 2014, ma mai davvero in
totale sintonia. Chi ben comincia.
Fin dal primo giorno, con il
sindaco impegnato in un furibondo
braccio di ferro con due terzi del
partito, concluso con una clamorosa
spaccatura e il varo di una giunta
monocolore, con tutti gli
assessorati in quota Dem assegnati all’asse
Sanna-Carbini-Spanedda-Marras e la
quasi totalità del gruppo Pd in
consiglio comunale che fa
riferimento alle aree Demontis, Spissu-Lai e
Ganau. Difficoltà che cementano il
rapporto, verrebbe da pensare. E
invece no. Perché da quei giorni di
fuoco Carbini esce con in mano una
delega, Politiche ambientali, agro,
verde pubblico e decoro urbano,
che non voleva.
E una carica di vicesindaco che
Sanna aveva a più
riprese offerto ad Antonio Piu, che
poi diventerà presiedente del
consiglio comunale. Dettagli,
verrebbe da pensare, ma non da poco.
Visto che Carbini, portato a Palazzo
Ducale da una corrente storica
quanto solida, era intenzionato a
mantenere tutta una serie di impegni
presi in campagna elettorale su
commercio, zona blu, urbanistica.
Partite che potrà trattare solo dopo
16 mesi, e un altro drammatico
rimpasto. Il rimpastone. È l’ottobre
del 2015. E l’estenuante
trattativa tra Nicola Sanna e il
gruppone Pd volge al termine dopo tre
settimane di azzeramento della
giunta. L’accordo è quasi chiuso, e
prevede l’ingresso in giunta, tra
gli altri, di Antonio Piu, con
delega alla mobilità e carica di
vicesindaco. Che Nicola Sanna sfila
dalle spalle di Carbini (che nel
mentre ha rinsaldato l'alleanza con
Monica Spanedda), per assegnarla
all’esponente dell’area
Demontis-Soru. Il tutto
facendoglielo comunicare, pare, dal suo capo
di gabinetto pochi minuti prima del
loro incontro, in cui tutto sarà
deciso. Azione giudicata uno sgarro,
prima di tutto personale ma anche
politico, che Carbini e Spanedda
reputando «l'ultimo inaccettabile
cedimento in una trattativa a loro
modo di vedere malamente condotta
dall'inizio alla fine».
Carbini gira letteralmente i tacchi
e lascia
il palazzo con una glaciale
dichiarazione. «Per il bene della città
rimetto nelle mani del sindaco sia
la mia carica di vice che la mia
delega assessoriale. In modo che
possa essere ulteriormente facilitato
nella soluzione della crisi». Piu
farà poi un passo indietro,
rinunciando alla carica di
vicesindaco, e rimpasto e crisi si
chiuderanno. Ma da allora i rapporti
tra i due non torneranno più
amichevoli. L’epilogo. L’ultima
puntata arriva in gennaio. Ancora una
volta si parla espressamente di
sfiducia al sindaco, di problemi di
comunicazione (Sanna non farà
nemmeno la classica conferenza stampa di
fine anno) e di collegialità
mancante. Lo scontro esplode con le
dimissioni di Alessio Marras,
ufficialmente per motivi personali ma,
giurano i fedelissimi di Carbini e
Spanedda, per questioni
squisitamente politiche. C’è un duro
chiarimento in giunta, si decide
di andare avanti. Ma ormai Sanna e
Carbini non si parlano più, e nei
corridoi si racconta di scontri
sempre più al limite, che portano
infine alle dimissioni. (g.bua)
Il
segretario provinciale Pd rompe gli indugi: «È tempo di fare una verifica
la
nomina di Campus è una prerogativa di Sanna, ma serviva più prudenza»
Cordedda:
«Il sindaco ha avuto troppa fretta»
di
Vincenzo Garofalo
SASSARI Fine del garantismo politico
all’interno del Pd. L’ennesima
crisi scoppiata a Palazzo Ducale con
le dimissioni di Gianni Carbini
dalla Giunta, segna il punto di non
ritorno: «Le motivazioni esposte
dal vicesindaco nella sua lettera di
dimissioni coincidono con le
lamentele che il gruppo consiliare
del Pd esprime da tempo», sostiene
il segretario provinciale dei dem
Gianpiero Cordedda. «La crisi che si
è aperta coincide con il traguardo
di metà mandato, per cui, a maggior
ragione, una verifica politica
interna al partito e con la coalizione
che ha vinto le elezioni nel 2014 è
necessaria». Il segretario
provinciale sembra non avere gradito
il comportamento del sindaco,
Nicola Sanna, nel gestire
l’avvicendamento in Giunta dell’assessore
dimissionario Alessio Marras, uscito
dall’esecutivo di Palazzo Ducale
più di un mese fa.
La scorsa settimana Sanna ha
assegnato le deleghe
Bilancio e Programmazione a Simone
Campus, consigliere comunale Pd
vicino politicamente al consigliere
regionale Luigi Lotto e alla
sezione Berlinguer. «La nomina di
Campus, esponente del partito che ha
tutta la nostra stima come persona e
come amministratore, è una
prerogativa del sindaco, e ci è
stata comunicata con tutti i passaggi
necessari», spiega Cordedda, «ma il
problema è che quella nomina non
sarebbe dovuta essere una nomina Pd.
C’erano coinvolte forze politiche
esterne al partito e il sindaco ha
agito con troppa fretta. Avrebbe
dovuto usare più prudenza». Marras,
era sostenuto dalla lista civica
Sassari bella dentro, che in
Consiglio comunale è rappresentata da
Alessandro Boiano e Dino Ghi, molto
vicini politicamente alla corrente
Pd che fa capo al consigliere
regionale Gavino Manca, e quindi al
vicesindaco dimissionario Gianni
Carbini. Proprio questa lista,
all’ultimo momento ha reclamato la
paternità del posto in giunta
lasciato libero da Marras.
Una proposta inaccettabile per
Sanna, che
avrebbe dovuto cedere così un terzo
dell’esecutivo (tre assessorati su
nove) alla corrente dem che più di
tutte lo ha messo in discussione
nel corso di questa prima metà del
mandato. Ora ricucire lo strappo
sembra un impresa al limite
dell’impossibile: «Il mio dovere di
segretario è quello di sentire
tutti, il sindaco, la giunta, il gruppo
consiliare e i rappresentanti dei
partiti della coalizione. Solo dopo
aver parlato, analizzato la
situazione, e compiuto tutti i passaggi
politici necessari potremo prendere
una decisione su come andare
avanti», conclude Cordedda. Si
chiude nel doppiopetto della diplomazia
il segretario cittadino del Pd,
Fabio Pinna, che veste anche i panni
di assessore alle Politiche
ambientali proprio nella giunta Sanna: «In
questo momento siamo tutti impegnati
ad analizzare la situazione
delicata che si è creata a Palazzo
Ducale.
È un’analisi da fare sia
all’interno del partito sia nella
coalizione. Non trovo opportuno
pronunciami prima di avere fatto
tutti i passaggi politici del caso».
Chi si pronuncia dando un’altra
piccola spallata al sindaco è invece
il capogruppo Pd a Palazzo Ducale,
Carla Fundoni: «Il Gruppo
consiliare non entra nel merito
della nomina assessoriale, che è
prerogativa del sindaco», precisa la
consigliera, «di certo le
modalità con cui il sindaco ci ha
comunicato la sua decisione, ci ha
messo in difficoltà. Ora il partito
deve farsi carico di questa crisi
e lavorare per trovare una soluzione
insieme con le altre forze della
coalizione», continua Fundoni,
«Perché non si può pensare che ciò che
è successo si possa risolvere con il
dialogo fra il gruppo consiliare
del Partito democratico e il
sindaco».
le
opposizioni Alivesi: «È un’agonia penosa»
Carta:
«Andatevene a casa»
SASSARI «È penoso assistere
all’agonia annunciata del progetto
politico del Pd. Perché,
inesorabilmente, trascina dietro di se una
città stanca ed un territorio
saccheggiato, complice anche una classe
politica dirigente incompetente,
evanescente e tiepida, soprattutto
nei confronti dei problemi e dei
temi importanti». Così il consigliere
comunale di Forza Italia Manuel
Alivesi, che attacca: «Il Pd è
fortemente responsabile del
saccheggio di Sassari e del suo
territorio, a cominciare dalla
mancata attribuzione della “Citta
metropolitana” fino al fallimento
della rete metropolitana,
proseguendo per l’azzeramento
dell’aeroporto del nord ovest. Il
“declino ciclabile” della nostra
città transita poi per una
programmazione totalmente azzerata;
nessuna nuova opera finanziata, se
si escludono le celeberrime e
contestate piste ciclabili, nessun nuovo
progetto approvato, nessuna nuova
risorsa finanziaria, bandi persi,
opportunità finanziarie trascurate,
per non parlare di tutte le grandi
ed annose incompiute.
Pur apprezzando il grande senso di
responsabilità di Gianni Carbini, è
però troppo facile abbandonare
città, sindaco e, soprattutto, un
progetto politico nel quale lui ha
creduto fin dall’inizio». Durissimo
anche Giancarlo Carta: «Le
dimissioni del vice sindaco Carbini
con relative accuse di fallimento
del progetto di governo del centro
sinistra certificano quanto andiamo
a dire ormai da anni. Le continue
liti all'interno della maggioranza
ci fanno capire solo una cosa: che
sarebbe opportuno che si dimettesse
l'intera giunta e si dia la parola
ai cittadini, perché una tale
situazione di stallo che ormai dura
da anni non si era mai vista nella
nostra città. Se il sindaco e la
giunta di sinistra non riescono a
governare che si facciano da parte
una volta per tutte e diano la
parola ai cittadini». «Sanna spieghi
o se ne vada. La sua esperienza è
un disastro politico e
amministrativo personale ma anche una sconfitta
netta del profilo di governo del
Partito democratico». E' il giudizio
della federazione provinciale del
Pci. Secondo la segretaria comunista
Patrizia Marongiu il sindaco «è
giunto ormai al capolinea di una
esperienza amministrativa
fallimentare sotto il profilo programmatico
e nel rapporto con i cittadini.
Quell'intesa politico-programmatica si
è dissolta per responsabilità
principale del Pd».
L’appoggio
dei piccoli partiti decisivo per il futuro della giunta, ma
i
rapporti non sono idilliaci I “monogruppo” sono l’ago della bilancia
SASSARI Bocche cucite e telefoni
spenti. La maggioranza extra Pd in
Consiglio comunale guarda la crisi
di Palazzo dalla finestra e aspetta
di capire da che parte la corrente
del Partito democratico prima di
prendere una posizione. Tutti
prendono tempo, non si sbilanciano,
consci che una mossa falsa potrebbe
trascinarli nel dimenticatoio.
Perdendo unità di intenti, gli
undici consiglieri del frastagliato
panorama politico di centrosinistra
perderebbero peso specifico. In
questi due anni e mezzo di mandato
sono stati un ago della bilancia
fin quando sono riusciti a restare
coalizzati fra loro. Questo vale
almeno per i sei consiglieri
monogruppo, Giampaolo Manunta, Franco
Era, Tonino Falchi, Nanna Costa,
Giancarlo Serra e Marco Manca, tutti
eletti in liste diverse. Per il
sindaco non hanno mai rappresentato
una certezza, una forza su cui
contare per andare avanti, proprio
perché la loro dispersione è sempre
stata dietro l'angolo. Ora più che
mai, con una crisi conclamata in
atto, sarà difficile vederli formare
un blocco unico pro o contro Sanna.
Di sicuro fra loro e il primo
cittadino non è mai corso buon
sangue. Più volte hanno minacciato di
paralizzare la macchina
amministrativa, pretendendo da Sanna più
attenzioni e maggiore
coinvolgimento.
Ma in altrettante occasione la
loro alleanza ha manifestato
fragilità e contraddizioni insuperabili,
che li ha resi inaffidabili sia agli
occhi della maggioranza, sia a
quelli di un'opposizione disarmata
dall'esiguità dei numeri in campo.
Diverso il discorso per i gruppi
Sassari bella dentro e Città futura.
Il primo gruppo, formato da
Alessandro Boiano e Dino Ghi, e vicino
alla corrente dem di Gavino Manca e
di Carbini, rivendicava il diritto
a conservare in quota alla propria
lista l'assessorato di Alessio
Marras, e non avendo ottenuto la
risposta attesa dal sindaco, ha
innescato la crisi. Il secondo
gruppo Città futura, con tre
consiglieri (Lalla Careddu, Efrem
Carta e Francesca Arcadu), ha da
sempre avuto maggiore peso politico
e, pur spesso tappandosi il naso,
non si è mai messo di traverso. Ora
però sembra avere esaurito il
bonus pazienza e già questa mattina
potrebbe richiamare a casa il suo
assessore Maria Vittoria Casu, che
già ieri ha rifiutato la carica di
vicesindaco, alimentando i sospetti
di un imminente fine del rapporto
di fiducia con il sindaco Sanna.
(v.g.)
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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