L’ex
direttore del Tg1 si dimette da senatore: «Sono una personaseria». Ora la
parola passa all’Aula. Minzolini “lascia” ma può ancora salvarsi.
ROMA Dopo averla annunciata, il
giornalista Augusto Minzolini ha presentato ufficialmente a palazzo Madama la
sua lettera di dimissioni da senatore. Adesso sarà l’aula del Senato a decidere
se potrà dimettersi o meno. Sì perché paradossalmente l’ex direttore del Tg1, condannato
a due anni e mezzo per peculato continuato per l’utilizzo, improprio della
carta di credito aziendale, potrebbe essere salvato ancora una volta dai suoi
colleghi senatori.
«Mi sono dimesso. Ho presentato la
lettera perché sono una persona seria e non prendo lezioni da altri. La lettera
l’ho presentata alla presidenza del Senato» ha detto Minzolini alla
trasmissione L’aria che tira su La7. E ancora. «Quello che ho fatto l’ho fatto
per coerenza. Mi sono dimesso perché l’ho voluto io e non perché me lo hanno
chiesto altri. Adesso voglio tornare a fare il giornalista».
Il Tribunale di sorveglianza si è
riservato di decidere in merito alla richiesta di affidamento ai servizi
sociali per il senatore dimissionario. Nel corso dell’udienza, a cui era
presente lo stesso Minzolini, il difensore Fabrizio Siggia ha illustrato
l’intenzione del suo assistito di svolgere l’affidamento in prova all’interno
della Comunità di Sant’Egidio. Il procuratore generale ha espresso parere
favorevole.
Quel che è certo è che il senatore
di Forza Italia non sembra intenzionato a tornare indietro: «Ho raccolto in
questi giorni la solidarietà e la vicinanza di più colleghi parlamentari anche
di altri schieramenti. Ho presentato le dimissioni e adesso il Senato faccia
quello che deve. Io intendo tornare al mio antico amore, il giornalismo. Fermo
restando che considero importante e molto interessante l’esperienza vissuta da parlamentare».
Quanto alle dimissioni da parlamentare (è necessario l’ok della Camera di
appartenenza) il senatore Carlo Martelli, capogruppo dei Cinque Stelle a
palazzo Madama, chiede a Pietro Grasso di calendarizzare «subito» la votazione.
Ma dalla conferenza dei capigruppo
non arriva alcuna notizia. Fioccano, invece, i commenti. I Cinque Stelle dicono
che mantenere Minzolini a palazzo Madama sarebbe un «secondo sfregio ai
cittadini». A difendere l’ex direttore del Tg1 ci pensano i parlamentari di
Forza Italia. «Minzolini si è dimostrato ancora una volta persona seria e
rispettabile. Ora mi auguro che l’aula rifiuti la sua lettera di dimissioni»
dice Simone Furlan. «Le dimissioni di Minzolini sono l’ultimo atto coraggioso
di un uomo colpito, ma mai affondato da un certo tipo di magistratura» aggiunge
il senatore forzista Lucio Malan.(g.r.)
SASSARI.
In Consiglio
Subentra
Fantato Mozione fallita per Cinque stelle
Un blitz del Fronte indipendentista,
durante la seduta del Consiglio
comunale di Sassari, che già si
preannunciava rovente: i militanti
hanno fatto irruzione in aula
esibendo cartelli con la scritta
“Zucchéddini li mani da Porthu
Ferru!” e distribuendo volantini con un
documento contro la speculazione
della spiaggia di Porto Ferro che,
secondo il Piano di utilizzo dei
litorali appena approvato, ospiterà
fino a tre stabilimenti balneari.
Per il resto, riunione senza
scossoni. Al primo posto, la
sostituzione di Simone Campus, approdato
nell'esecutivo, con Maria Francesca
Fantato. La minoranza aveva
chiesto di discutere in aula sulla
crisi politica in atto tra il primo
cittadino e la sua maggioranza. Ma
gli alleati di Nicola Sanna hanno
rifiutato.
«Stiamo lavorando - ha spiegato
Carla Fundoni, capogruppo
Pd - non è né la sede, né il momento
opportuno». Il gruppo consiliare
di maggioranza sembra avere
apprezzato lo sforzo di analisi e ascolto
fatto dal sindaco con il suo “patto
di consiliatura”: una sorta di
vademecum in sei punti per il
rilancio dell'attività amministrativa.
Il primo cittadino ha messo in
agenda persino l'azzeramento della
giunta. «Non è un discorso di
poltrone», commenta Fundoni. «Occorre
invece ragionare su come instaurare
un clima di collaborazione».
Critico Maurilio Murru del Movimento
Cinque Stelle che, nel frattempo,
ha racimolato nove firme per la
richiesta di dimissioni del sindaco.
«Abbiamo lasciato l'aula perché,
come al solito, hanno dimostrato che
mancano di coraggio».
Caterina Fiori
La Nuova
l
consigliere forzista, arrestato per Sindacopoli, torna in Consiglio
dopo
un anno Peru si riprende il posto in aula
CAGLIARI Il completo grigio fumo e
gessato ha lasciato perplesso
qualcuno, il suo discorso no. Dopo
un anno dall’arresto per lo
scandalo di sindacopoli, Antonello
Peru, consigliere regionale di
Forza Italia, è ritornato in aula.
Ottenuto il permesso dal giudice,
ha all’obbligo di dimora a Sassari
dall’indomani della scarcerazione,
è intervenuto nel bel mezzo del
dibattito sulla Finanziaria. Non s’è
soffermato sui capitoli di spesa, ha
letto una pagina del suo diario,
costruito intorno alla vicenda
personale e giudiziaria. «Cari colleghi
– è stato l’esordio – in questi
mesi, ho avuto modo e tempo per
guardarmi nel profondo, Sono qui,
perché la mia forza interiore è tale
da darmi voce e fiato, per dirvi che
mai avrei potuto offendere il
Parlamento dei sardi con la mia
presenza se in me avessi trovato una
sola ombra».
Per poi continuare: «Avrò modo e
tempo per dimostrare la
verità e far trionfare l’umana
giustizia. Ma ora il mio sguardo non è
proiettato nè al passato e nè al
futuro, ma alla straordinaria forza
del presente». Secondo Peru frutto
anche dell’esperienza vissuta in
carcere. «Sto dalla parte – ha
concluso – di quelli ai quali hanno
imprigionato il corpo ma che hanno
dentro di loro spirito e cuore
liberi. Sono l’esatto contrario di
quanti invece hanno scavato una
prigione dentro i loro cuori, pur
non avendo davanti delle sbarre. Io
sto con i primi ed è a loro che va
la mia infinita riconoscenza, per
avermi teso la mano una mattina in
cui ne ho avuto davvero bisogno».
Antonello Peru ha ottenuto il
processo immediato per sindacopoli ed è
convinto che riuscirà a dimostrare
di essere innocente.
SASSARI-«Dimettiamoci
e stacchiamo la spina»
Mozione
respinta su un dibattito sulla crisi, l’opposizione va
all’attacco:
«I colleghi di maggioranza mostrino coraggio»
SASSARI Ieri pomeriggio, durante la
seduta del Consiglio, il Fronte
Idipendentista Unito ha fatto un
blitz esibendo dei cartelli con la
scritta "Zuchéddini li mani da
Porthu Ferru!” e distribuendo dei
volantini con un documento contro la
presunta speculazione della
spiaggia di Porto Ferro. «Un
potenziale attentato all'ambiente – si
legge – e le politiche di
speculazione sulle nostre coste che da
decenni sta deturpando il patrimonio
naturalistico della Sardegna». Il
Pul approvato dal Comune secondo il
Fronte «prevede la realizzazione
nella baia di Porto Ferro di tre
stabilimenti balneari che andranno ad
intaccare l’aspetto selvaggio e
incontaminato che contraddistingue il
tratto di costa tra Capo
dell'Argentiera e Capo Caccia».
Nel documento
si ricorda il degrado in cui versa
Platamona e si sottolinea la
complessità ambientale di Porto
Ferro, fatto di dune, vegetazione di
ogni tipo e presidi di acqua dolce
che confluiscono dal vicino lago di
Baratz, protetto tra l’altro dalla
legge 42/2004 (Codice dei beni
culturali e del paesaggio), nonché
da una serie di norme regionali ed
europee. Il documento prosegue con
un attacco alla Giunta Sanna che
«non ha coinvolto nella decisione di
scrittura del Pul le tante realtà
che lavorano, si integrano e
contribuiscono alla crescita del litorale
nel rispetto delle particolarità del
territorio». E conslude: «Il
Fronte Indipendentista Unidu,
dichiara d’essere deciso a impedire che
venga attuato quanto previsto dal
piano e denuncia. L’ennesimo
tentativo di speculazione,
privatizzazione e deturpamento ai danni
delle nostre coste, insito
nell’intento dell’amministrazione comunale
di Sassari di voler attuare un piano
completamente scevro di
un’approfondita analisi delle
caratteristiche paesaggistico-naturali,
antropiche ed economiche, parte
integrante del territorio di Porto
Ferro».di Luigi Soriga wSASSARI
È la prima seduta di Consiglio dopo
due settimane di astinenza, ci sono
due sedie vuote in giunta, ma in
maggioranza c’è un clima di
disincanto, come se la crisi fosse un’eco
distante. L’opposizione prova a far
notare che qualcosa non torna, e
che quantomeno sarebbe politicamente
corretto avviare una discussione
su un’amministrazione zoppa e un
sindaco sulla graticola del Pd.
D’altronde proprio ieri scadeva il
termine utile per presentare le
dimissioni e andare ad elezioni
primaverili. Ma questa ipotesi last
minute, come da copione, è
archiviata.
Allora la minoranza convoca una
conferenza dei capigruppo per
proporre il dibattito in aula
sull’anomalia di un governo che
comunque ha tutta l’aria di
sopravvivere con un conto alla
rovescia già innescato, e che ancora
resta imbrigliato dalle diatribe di
partito. Mozione respinta,
l’ordine del giorno non si cambia e
si va avanti con l’approvazione
delle pratiche. «Sapete quale è la
cosa più inquietante? – fa notare
Giancarlo Carta (Fratelli d’Italia)
– è Nicola Sanna con il sorriso
stampato in faccia che candidamente
afferma che la crisi è risolta, e
che con la riunione di ieri ha avuto
ampia apertura dal Pd?». Ma
secondo l’opposizione si tratta solo
di una tregua di facciata,
l’ipotesi che la Pasqua porti un
commissario non è così remota. «Noi
vorremmo evitarci volentieri questa
agonia – dicono Murru, Manca,
Boscani, Alivesi, Arru, Sassu,
Lucchi, Ghi e Carta – e allora siamo
pronti a sottoscrivere le nostre
dimissioni da consiglieri, a patto
che altri 10 colleghi di maggioranza
abbiano l’onestà di seguirci. Non
c’è uno solo che sia contento
dell’operato dell’amministrazione. Però
non bastano le parole, le lamentele
dei partiti minori, le revoche
degli assessori e gli appoggi
esterni: ci vuole anche il coraggio di
essere coerenti e staccare la
spina».
E se questa iniziativa, cosa
perlopiù scontata, non andasse in
porto, è pronto anche un piano b:
«Raccogliamo 43mila834 firme – dice
Nicola Lucchi – ovvero una
adesione in più dei voti raccolti
dalla colazione di centrosinistra
nel 2014, e chiediamo che il sindaco
vada a casa». E secondo Maurilio
Murru Sassari sarebbe ben pronta a
sottoscrivere la volontà di nuove
elezioni, «perché Nicola Sanna non è
più rappresentativo della città.
Le beghe di partito, la pessima
amministrazione, hanno eroso tutto il
consenso». Non solo: «Ad averne fin
sopra i capelli non sono solo i
cittadini – dice Antonello Sassu –
ma è lo stesso partito che non lo
vuole al comando. E non da ora:
dall’inizio del mandato.
Da un mese
poi i nodi sono venuti al pettine, e
il pugno allo stomaco gli è
arrivato dal suo braccio destro, dal
vicesindaco Gianni Carbini. Il
quale ha sbattutto la porta e con
una lettera durissima ha detto
chiaramente a Nicola Sanna che non è
stato in grado di amministrare e
di gestire una giunta». Il sindaco,
nel suo intervento al summit con i
big del Pd di due giorni fa, si è
cosparso il capo di cenere e ha
ammesso molti errori, chiedendo
condivione per ripartire. Ma la prima
pietra da porre, da almeno un mese
resta sempre una: la ricucitura con
la corrente di Carbini. Gavino
Manca, che vorrebbe lanciare una
ciambella di salvataggio, al momento
non è stato in grado di tirar
fuori dal cilindro il nome magico di
un vicesindaco autorevole, che
sia una sicura stampella per Nicola
Sanna e che metta tutti d’accordo.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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