Una legge
contro i mariti killer - Femminicidio: il Senato dà il via libera al testo nato
nell'Isola Più tutele per gli orfani dei crimini domestici e ergastolo per chi
uccide il coniuge
Senza casa, senza soldi, senza
tutele, dopo aver perso uno dei genitori - nella maggior parte dei casi, la
madre - e spesso con l'altro in carcere. Storie vere, terribili, dei figli
delle vittime di femminicidio, che ora avranno più garanzie e aiuti da parte
dello Stato: dopo l'ultimo passaggio in Senato, la nuova tutela per gli orfani
dei “crimini domestici” è legge. Un testo pensato e scritto in Sardegna:
«Questa era una legge complessa, prevede modifiche al codice penale, a quello
di procedura, non era una passeggiata. Quasi non ci credo, se penso che l'ho
scritta nel mio studio», racconta la consigliera regionale Anna Maria Busia,
pochi minuti dopo la vittoria a Palazzo Madama. Con lei c'è Roberto Capelli,
deputato e primo firmatario del disegno di legge.
LE NOVITÀ Innanzitutto, sono
previste pene maggiori: ora l'omicidio del coniuge (o del convivente) viene
equiparato a quello dei genitori o dei figli, diventando così una fattispecie
aggravata per cui è previsto l'ergastolo. Ma a cambiare saranno soprattutto le
tutele per i figli delle vittime. Come Vanessa Mele di Mamoiada - una delle
ispiratrici, con la sua storia, della legge - che dopo aver perso la madre ha
combattuto quasi vent'anni per riavere la casa dove abitava e per cambiare
cognome, abbandonando quello del padre omicida.
Gli orfani dei crimini domestici
adesso potranno accedere al gratuito patrocinio, a prescindere dal reddito. Lo
Stato si farà carico delle spese sia nel processo penale che in quello civile.
Le nuove tutele si applicheranno ai figli minorenni e maggiorenni della vittima
di un omicidio commesso dal coniuge (anche se separato o divorziato), dal
partner di un'unione civile o dal convivente. Per garantire il risarcimento dei
danni a favore dei figli, il pubblico ministero avrà l'obbligo di chiedere il
sequestro conservativo dei beni dell'indagato. Gli orfani potranno ottenere una
provvisionale del 50 per cento del danno.
LA PENSIONE Cambieranno anche le
regole per le pensioni. Durante il processo, l'assegno di reversibilità sarà
percepito dai figli della vittima e non dal coniuge accusato di omicidio.
Infine, il Fondo per le vittime di mafia, usura e altri reati verrà esteso
anche agli orfani di crimini domestici, che potranno contare su una dotazione
di 2 milioni di euro all'anno per borse di studio e per il reinserimento
lavorativo.
I COMMENTI Una legge partita dalla
Sardegna e «fatta di tante tappe», come ha spiega il senatore del Gruppo misto
Luciano Uras, che ricorda tutte le iniziative a sostegno del testo. Dal
dibattito in Senato del libro “Carezze di sangue” della giornalista dell'Unione
Sarda Maria Francesca Chiappe, che ha raccontato la storia di Dina Dore, al
«lavoro incessante di tutte le senatrici», all'impegno del presidente Pietro
Grasso «che ha sostenuto l'esigenza di completare l'iter legislativo» a un
passo dallo scioglimento delle Camere. E proprio Grasso ha celebrato
l'approvazione della legge con un tweet: «Un provvedimento giusto, che ha lo
scopo di sostenere le vittime di una atroce violenza».
La presidente della Camera Laura
Boldrini parla di «atto di civiltà», mentre Roberto Capelli, primo firmatario
della legge, commenta: «È una gran bella sensazione riuscire a far bene il
proprio dovere». Per Caterina Pes, deputata del Pd tra le sostenitrici della
legge, il provvedimento «va a tutelare dal punto di vista legale ed economico
la vita di quelle che sono le vittime che sopravvivono a questo tipo di tragedie: i figli. Si tratta di una
legge che mancava e che mette in evidenza l'impegno del Parlamento a proseguire
un percorso che era iniziato con la ratifica della Convenzione di Istanbul e
con la legge sul femminicidio», conclude Pes. Il disegno di legge è stato
approvato con 165 sì (5 no e un astenuto), ha raccolto voti sia dalla
maggioranza che dall'opposizione.
In senato la relatrice è stata
Monica Cirinnà (Pd): «Un minore che perde la madre perché uccisa dal padre o
dal convivente rimane privo di entrambe le figure genitoriali di riferimento.
Questi minori», dice la senatrice, «sono vittime di un abnorme violenza
domestica, crescono con forti disagi psicologici ritenendo che la violenza sia
normale o abituale». (m. r.)
Unione
Sarda
INTERVISTA.
Puddu: pronti a governare, M5S l'unica forza credibile
Il
sindaco di Assemini: «Obiettivi le Politiche e la Regione»
Il futuro è «il Movimento 5 Stelle
al governo in Italia e in
Sardegna». Per raggiungere
l'obiettivo, Mario Puddu, sindaco di
Assemini, è pronto a «stare in prima
linea», ma sino a maggio
dell'anno prossimo «devo rendere
conto ai cittadini di Assemini». Il
candidato governatore sarà scelto
dalla rete con le regionarie : «Più
che proporsi bisogna essere
richiesti». Gli avversari non fanno paura:
«Il Pd ha fallito», mentre il
centrodestra «punta ancora su
Berlusconi, politicamente vecchio e
senza più promesse da fare».
Il Movimento 5 Stelle è solo “mal di
pancia”?
«Per niente. Dove governa è un buon
amministratore e fa anche
un'opposizione seria a livello
nazionale. Quella del centrosinistra
nei confronti di Berlusconi era
finta, infatti poi sono andati a
braccetto».
Perché vi accusano di populismo?
«Forse perché siamo contro i
vitalizi. I nostri parlamentari si
dimezzano lo stipendio, ne danno una
parte alle piccole e medie
imprese senza fare clientelismo. E
siamo onesti».
Vi chiamano “grillini”, vi sentite
sminuiti?
«Assolutamente no. Beppe Grillo è
una persona passionale e la cosa non
mi dà fastidio, anzi la rivendico».
Non si parla male del capo.
«Quando Grillo mi ha chiamato, è
stato sempre per darmi conforto e
supporto. Mai ordini».
Siete sempre “contro” o vi
descrivono così?
«Siamo diversi, quello che diciamo
in campagna elettorale lo facciamo.
La mia amministrazione ha costretto
i partiti, dopo 20 anni, a
cambiare i temi della campagna
elettorale. Forse perché abbiamo
approvato il Piano urbanistico e il
dissesto idrogeologico non fa più
paura».
Per decidere i candidati alle
politiche ci saranno le parlamentarie ?
«Certo. Verranno raccolte le
candidature coerenti con i requisiti del
blog: si deve essere incensurati e
non si deve superare il secondo
mandato».
Ci saranno riconferme?
«È possibile. I parlamentari sardi,
a parte uno, non hanno tradito il
mandato e hanno lavorato tutti
bene».
Nel Movimento ci sono correnti?
«No, perché sono l'inizio della fine
e appartengono ai vecchi partiti.
Le nostre correnti sono i
cittadini».
Eppure le divisioni in Sardegna non
sono mancate: avete dovuto
rinunciare alle ultime regionali.
«Sono convinto che ci si presenta se
si ha qualcosa da dare per
migliorare le cose. Allora non
c'erano i presupposti, gli scontri
interni hanno dimostrato che non
eravamo pronti. Non dobbiamo esserci
sempre e dappertutto per tenere le
mani in pasta. Nel Movimento non
funziona così».
Fu Grillo a chiudere la partita.
«Ha capito la situazione. Meno male
che lo ha fatto».
Alle prossime regionali ci sarete?
«Sì, stiamo lavorando per costruire
un programma valido».
Le piacerebbe fare il presidente
della Regione?
«Prima di tutto mi piacerebbe che a
governare fosse il Movimento 5
Stelle, secondo me l'unica
speranza».
Un'investitura da parte di Luigi Di
Maio trasformerebbe le regionarie
in una formalità?
«Di Maio verrà in Sardegna per
convincere i sardi a votarci non per
sponsorizzare me. Penseremo alle
politiche, non alle regionali. Io
coordino la campagna elettorale e
sino a maggio del 2018 devo rendere
conto ai cittadini di Assemini».
A maggio scadrà il mandato. Si ricandiderà
alla guida del Comune?
«Vedremo. Per ora penso a finire
bene questi cinque anni».
Però nel 2019 sarà in prima linea?
«Lo sono sempre, anche adesso che
non sono candidato. Le mie passioni
sono Assemini, la Sardegna, il
Movimento 5 Stelle e il Cagliari.
Rimarranno per sempre».
S e rinuncerà al Comune, vorrà dire
che ha scelto di guardare verso Cagliari?
«Penso sia più giusto che a una
persona venga chiesto piuttosto che
proporsi; oltretutto ci deve essere
anche un'ondata di consensi. Il
governo della Regione è una grossa
responsabilità».
Dialogare con gli indipendentisti
significa allearsi?
«Il Movimento non ha mai fatto
alleanze e non ne farà. Vogliamo
confrontarci con chi non ha
partecipato allo sfascio degli ultimi
governi regionali per tutelare la
Sardegna. Non tollero
l'atteggiamento dei ministri che
promettono e i nostri rappresentanti
che si prostrano per interessi di
partito. Quando governeremo
risponderemo prima ai sardi poi al
M5S nazionale».
Cosa salva di questa legislatura in
Regione?
«Nulla. Se sono costretto a
scegliere, direi i soldi per migliorare le
scuole. Per il resto troppi
carrozzoni, molte bocche di partito da
sfamare e poca meritocrazia».
Cosa pensa del Pd?
«Ha fallito ma non è fallito».
Di Maio ha fatto bene a rinunciare
al confronto con Renzi?
«Benissimo. Parliamo di una persona
che in quanto a cambiamenti e
bugie è peggio di Berlusconi e non
era quindi il caso di perdere
tempo».
Matteo Sau
Pigliaru:
stiamo puntando anche sul sociale. FI: solo fondi a pioggia
«Investiamo
sui sardi» - Stanziati 17 milioni per lo studio universitario
Boccata d'ossigeno per il mondo
accademico: il Consiglio regionale
stanzia 17 milioni di euro per
l'università, e nel dettaglio 10 per
novemila borse di studio Ersu, 4,1
per il fondo indistinto che
consentirà di abbassare le tasse ai
meno abbienti, 400mila euro per 50
nuove borse di specializzazione per
i medici, 3 milioni per il fitto
casa. «È una svolta - commenta
Roberto Deriu (Pd), che con il
contributo di rettori e
rappresentanti degli studenti ha curato il
pacchetto di emendamenti - la
Sardegna ha avuto fiducia nei suoi
giovani: investiamo su di loro e
stavolta si vede».
TEMPO UTILE Soddisfatto l'assessore
al Bilancio Raffaele Paci:
«Promulghiamo nella settimana del 9
gennaio ed evitiamo di andare in
esercizio provvisorio: non accadeva
da anni, così diamo agli
assessorati la possibilità di
spendere da subito».
SOCIALE «La parola chiave di questa
finanziaria è inclusione - ha
sottolineato il presidente della
Giunta, Francesco Pigliaru -
investiamo sul sociale e contro la
povertà, creando occupazione anche
nel brevissimo periodo». Ancora
Paci, invece, ha ripercorso i punti
più significativi della manovra da
7,7 miliardi di euro ai quali si
aggiungono i 250 milioni
corrispondenti al valore movimentato con gli
emendamenti. Quattro i cardini:
lavoro, sociale, università e agricoltura.
CAPITOLI Sul piano per il lavoro da
127 milioni «siamo già operativi
per la sua definizione e tra Natale
e Capodanno sono previsti incontri
di approfondimento tecnico ». A
questi si aggiungono i 15 milioni che
portano il Reis (reddito di
inclusione sociale) a 45. Ancora: 4,5
milioni per il credito artigiano, 26
per lavori pubblici dei Comuni,
2,3 per l'integrativo dei medici di
famiglia e 2,8 per il contratto
dei lavoratori di Forestas, 15 per
la ricerca e 5,2 per l'università
diffusa, 3,4 per l'Arst, 3,7 per
acquisto plasma e 1,5 per il piano
neve.
PAGELLE «Una finanziaria che entra
in sintonia con i sardi e risponde
alle questioni più urgenti: lavoro,
povertà, scuola», ha sottolineato
il presidente della commissione
Bilancio, Franco Sabatini. Giudizio
severo dal capogruppo di Forza
Italia, Pietro Pittalis: «Solo
finanziamenti a pioggia varati per
mettere a tacere i mal di pancia di
una maggioranza sempre più litigiosa
e allo sbando».
Roberto Murgia
Gli
interventi di Igea dureranno tre anni. I sindaci: vigileremo
Furtei,
via alle bonifiche nella miniera dei veleni
Il futuro per lo stabilimento fermo
da quasi dieci anni e per un
territorio con troppe ferite
ambientali aperte lo ha tracciato il
presidente della Regione Francesco
Pigliaru, sul punto più alto
dell'impianto di flottazione, un
tempo utilizzato per trattare i
materiali sulfurei: «Sarebbe bello
organizzare visite guidate anche
per le scuole», si è lasciato
scappare il governatore guardando verso
il basso. Ipotesi di riconversione
“turistica” per il sogno dell'oro.
La certezza è stata invece ieri
l'avvio dell'intervento delle
bonifiche di 530 ettari dell'ex
miniera d'oro di Furtei, fra cantieri,
discariche e la tanto temuta diga al
cianuro.
IN MINIERA Una cerimonia sobria
negli impianti, cuore della miniera.
Nessun taglio del nastro. Interventi
veloci e un brindisi in stile
prenatalizio, spumante e panettone.
Lavori per 56 milioni di euro,
attesi con ansia da un territorio
che per troppi anni ha convissuto
con bombe ecologiche pronte ad
esplodere e compromettere il settore
agricolo e zootecnico di un'area
vasta. Per questo Regione e sindaci
hanno definito «storica» la giornata
di ieri.
Senza dimenticare il
danno ambientale prodotto dalle
società che si sono alternate nella
guida della miniera per poi scappare
senza ripristinare lo stato dei
luoghi. «Ci costituiremo parte
civile per un risarcimento danni»,
hanno detto i sindaci di Furtei,
Guasila, Segariu e Serrenti e
l'assessore regionale all'ambiente
Donatella Spano.
L'INTERVENTO Il progetto sarà
seguito da Igea, società in house della
Regione. «Tutto questo sembrava
impensabile tre anni fa quando avevamo
l'Igea in fallimento e 270 posti di
lavoro a rischio», ha ricordato
l'assessore regionale all'industria
Maria Grazia Piras, «abbiamo
risanato la situazione e affidato
alla società tutte le bonifiche dei
siti minerari». Stessa soddisfazione
di Pigliaru: «A Furtei siamo
passati dalle parole ai fatti».
I LAVORI Fatti che significano
ruspe, ieri vicine a governatore e
assessori regionali, pronte ad
entrare in funzione a Santu Miali. «I
lavori partono oggi», ha affermato
il progettista Mario Cabriolu, «si
concluderanno in tre anni.
Intervento complesso: 8 cantieri in 530
ettari». Gli operai lavoreranno nei
cantieri minerari a Is Concas,
Santu Miali Cima e Est, Sa Perrima,
Su Masoni, in due discariche,
negli impianti e nel bacino sterili,
noto come diga al cianuro. Tutti
siti contaminati: arsenico, cadmio,
piombo. Dati presenti nel
progetto, ma purtroppo già noti.
Cabriolu e l'amministratore unico di
Igea Michele Caria hanno aggiunto:
«Saranno riempiti i vuoti minerari,
poi una copertura vegetale. I 20
ettari del bacino sterili verranno
colmati con detriti e altro
materiale e le acque contaminate saranno
trattate in un impianto
centralizzato, del quale andiamo orgogliosi,
per poi essere scaricate, depurate,
in un fiume vicino».
CHI PAGA? L'assessore Spano ha
precisato: «Non potrà però essere
applicato il principio “Chi inquina
paga”. Purtroppo chi gestiva la
miniera è scappato. Il nostro è un
intervento sostitutivo in danno con
nostre somme del Fondo di Sviluppo e
Coesione. Spetterà ad altri enti
stabilire responsabilità. Noi ci
costituiremo parte civile».
I SINDACI Annuncio condiviso dai
primi cittadini. «Atto dovuto,
proprio Guasila convive da anni con
la diga al cianuro», ha
sottolineato la sindaca Paola
Casula. Amministratori che hanno
adottato anche azioni clamorose per
sollecitare l'inizio delle
bonifiche. Il sindaco di Furtei
Nicola Cau nel 2015 ha vietato con
un'ordinanza l'uso dell'acqua del
rio Sa Scafa per irrigare campi o
dissetare il bestiame. Ieri ha
detto: «Vigileremo sui lavori». I
colleghi di Serrenti e Segariu
Andrea Fenu e Mauro Tiddia hanno
aggiunto: «Abbiamo avuto in cambio
da questo sogno dell'oro solo la
distruzione del territorio. Ora si
volta pagina».
I Comuni avevano
chiesto alla Regione garanzia sui
circa 20 milioni di euro mancanti
per i lavori. Ieri è arrivata la
rassicurazione di Pigliaru: «Li
troveremo in breve tempo. Non
lasceremo il progetto a metà».
Antonio Pintori
VIA
CARPACCIO. «Area3 non chiude» Il sindaco rassicura i volontari di Arcoes
Il centro
comunale non cesserà la sua attività
Dopo tre ore di attesa si apre uno
spiraglio: «Le attività di Area3
proseguiranno». L'impegno ufficiale
del sindaco Massimo Zedda arriva
al termine del Consiglio di Pirri,
davanti a una piccola - ma
agguerrita - delegazione del
Comitato spontaneo che da ottobre si
oppone alla chiusura del centro
polivalente di via Carpaccio. Una
svolta inattesa, dopo un mese di
silenzio e diversi sit-in di protesta
che hanno mobilitato mezzo
quartiere. E non solo.
IL BLITZ Si sono ritrovati ieri
pomeriggio, in quaranta circa, nel
Municipio di via Riva Villasanta,
per cercare di cambiare il finale di
una storia apparentemente già
scritta. Perché entro il 2 gennaio lo
stabile comunale di Mulinu Becciu
dovrà essere sgomberato. Così come
stabilito dall'amministrazione che
dopo diverse proroghe concesse ad
Arcoes (l'associazione per dodici anni
ha gestito le attività del
Centro polivalente), ha bandito una
nuova gara. «Assolutamente
necessaria», sottolinea il primo
cittadino davanti alla delegazione.
«Non lo mettiamo in dubbio»,
ribadiscono i cittadini. «Ciò che
vogliamo è evitare la chiusura di
una realtà perfettamente funzionante
e fondamentale per il quartiere e
per altri rioni della città».
IL SINDACO «La gara è stata
aggiudicata, non so a chi, ma il Centro
non chiuderà», assicura il sindaco.
«Non è mia intenzione stravolgere
il lavoro fatto né escludere le
associazioni che ci lavoravano»,
spiega. «Queste sono state le mie
indicazioni, se le cose dovessero
andare diversamente sono pronto a
interloquire con chi ha vinto il
bando», anticipa. «Ovviamente non
posso intervenire sulle procedure di
gara, ma nemmeno ignorare la vostra
petizione». Salta fuori anche
un'ulteriore possibilità: un
eventuale trasloco. «Che sia nella
struttura di via Carpaccio o in
un'altra area inutilizzata del rione,
come la circoscrizione, le attività
andranno avanti».
IL COMITATO Gli irriducibili
abbozzano un sorriso. «Siamo parzialmente
soddisfatti», commenta Alessandro
Capra, uno dei promotori del
comitato e della raccolta firme che
ha superato quota cinquemila.
«L'impegno del sindaco ci fa ben
sperare, ma per ora restiamo vigili.
Ci lascia perplessi il fatto che non
conoscesse nel dettaglio il
bando». Sara Dal Cortivo e Luciana
Muzzetto mettono le mani avanti:
«Adesso aspettiamo fiduciosi. Se le
cose dovessero andare diversamente
decideremo come agire. Non
escludiamo l'occupazione».
Sara Marci
La
Nuova
Cinque
mesi al sindaco di Desulo per omissione di atti di ufficio. Pena sospesa
Non fece
abbattere i maiali Condannato Littarru
di Enrico Carta
ORISTANO
Due maiali da abbattere. Cinque mesi
di condanna per una firma mai
posta. Un problema che la Sardegna
si trascina da quarant'anni.
Un'archiviazione che invece è
talmente fresca da non essere ancora
stata formalmente comunicata a chi
sperava di vedere indicati i nomi
dei colpevoli del procedimento. La
giornata nerissima del sindaco di
Desulo, Luigi Littarru, è tutta in
questi quattro elementi. La
concluderà in Comune, al lavoro come
tutti gli altri giorni, ma è solo
contorno rispetto al centro
dell'azione che si è invece svolta quasi
per intero al tribunale di Oristano,
competente per territorio.È qui
che i giudici del collegio lo
condannano per omissione d'atti
d'ufficio. Gli concedono com'era
inevitabile le attenuanti e la
sospensione condizionale della pena,
ma decidono che la colpevolezza
per quel che accadde all'inizio del
2016 tra le campagne e il
municipio di Desulo fosse una sua
responsabilità.
Il bubbone che ha poi
portato il primo cittadino a finire
sotto processo, scoppia quando in
un allevamento alcuni maiali
risultano positivi al virus della peste
suina. La Regione ha deciso di dare
una stretta dopo 39 anni di
incertezze e misure inadeguate. A
Cagliari è stata appena formata
l'Unità di Progetto che deve
provvedere proprio al monitoraggio della
malattia negli allevamenti
dell'isola e procedere a far eseguire
l'immediato abbattimento dei capi
infetti. All'inizio del 2016 il
focolaio viene individuato nella
campagne di Desulo, ma l'accordo
sulla procedura da attuare è
tutt'altro che scontato.I veterinari
della Regione invitano il sindaco a
firmare l'ordinanza di
abbattimento, il primo cittadino
ribatte che non è suo compito.
Ormai il clima in paese è rovente
nonostante sia pieno inverno. Sulla strada
che porta all'allevamento infetto,
un vero e proprio blocco formato da
auto e persone diventa una barricata
inespugnabile persino per gli
agenti del Corpo Forestale e di
vigilanza ambientale che invano
provano una prima volta a
raggiungere la zona. La tensione è davvero
alle stelle ed è in una situazione
come questa che Luigi Littarru
sceglie di non firmare l'ordinanza
di abbattimento ritenendo di non
essere lui l'autorità deputata a
farlo.
Poche giorni dopo gli uffici
regionali presentano l'esposto che
ben presto si trasformerà in
un'indagine con un solo nome
iscritto sul registro degli indagati. Il
processo dura diverse udienze e la
battaglia legale tra il pubblico
ministero Andrea Chelo e l'avvocato
difensore Giancristian Melis si
gioca interamente sulla questione
della responsabilità di quell'atto.
La settimana scorsa la pubblica
accusa chiede sei mesi, ieri ne
arrivano cinque di condanna con il
sindaco quanto mai contrariato per
l'esito del processo e deciso a fare
appello.Sembra il normale corso
di un procedimento, non fosse che in
ballo ce n'è un altro. Meglio
dire che ce n'era un secondo il
quale da ieri è finito nel cassetto
con un provvedimento di
archiviazione perché il reato è stato compiuto
da ignoti. Formula procedurale per
spiegare che le indagini non sono
arrivate a scoprire i colpevoli. Gli
inquirenti cercavano chi, nel
febbraio del 2016, aveva sparato
alcune fucilate contro la finestra
della casa dello stesso Luigi
Littarru.
È un attentato, poteva essere
qualcosa di molto più serio se
qualcuno si fosse trovato in quel
momento lungo la direzione del
proiettile. Ma non è un attentato
qualunque perché la procura
oristanese lo collega immediatamente a
quanto sta accadendo in quelle
settimane a Desulo. Il legame con la
questione peste suina è il più
immediato e l'inchiesta batte con
insistenza quella pista. Mentre gli
inquirenti si affannano senza
esito nelle ricerche del colpevole
dell'attentato, il procedimento per
omissione d'atti d'ufficio corre
spedito. In meno di due anni, tempo
certamente lodevole, si riesce ad
arrivare alla sentenza di primo
grado senza troppe difficoltà. È più
o meno lo stesso tempo che serve
anche per arrivare alla conclusione
del secondo provvedimento, quello
che forse amareggia di più il primo
cittadino. L'eco delle fucilate
non è ancora lontana.
Furtei,
investiti 65 milioni per risanare 500 ettari pieni di arsenico e cianuro
Regione:
al via la bonifica della miniera dei veleni
di Luca RojchwCAGLIARIIl più tarocco
degli Eldorado ha lasciato
nell'isola solo debiti e veleni. La
favola della miniera di Furtei è
tragica. Non c'è lieto fine. Non c'è
oro, solo arsenico. Nel 2009 la
Sardinia Gold Mining fallisce per
sempre. Dopo avere affettato e
tritato per dieci anni le colline
intorno a Furtei alla ricerca di
polvere d'oro, argento e rame. Il
bottino complessivo è poca cosa. Più
o meno 80 milioni di euro. I posti
di lavoro anche meno: solo 42. In
dieci anni sono stati estratti
quattro tonnellate e mezzo d'oro, 6
mila d'argento e 15 mila di rame.Ma
in compenso ci sono 540 ettari di
terreno avvelenati da cadmio,
arsenico, cianuro e altri metalli
pesanti. Una diga grande 11 ettari con
2 milioni di tonnellate di
fanghi tossici. Accanto un invaso
che contiene una tonnellata di
cianuro di sodio e 30mila litri in
soluzione.
La Regione aveva il 10
per cento della società ed è
rimasta, attraverso l'Igea, in questi
anni a presidiare il sito, in attesa
che partissero le bonifiche.La
svolta. Ma questa volta ci potrebbe
essere una rinascita per le
colline intorno a Furtei. La Regione
ha investito 65 milioni di euro
per bonificare l'area e ha fatto
partire i lavori. Tre anni per
cancellare l'avvelenamento. I 530
ettari di aree inquinate sono in
attesa dal 2009, anno di fallimento
della Sardinia gold mining, di
essere bonificate. In questi anni
l'Igea, la società in house della
Regione, ha mantenuto il sito in
sicurezza in attesa delle attività di
bonifica, partite grazie all'impegno
della giunta guidata da Francesco
Pigliaru. Sarà l'Igea, che in questi
due anni ha definito i progetti
di risanamento, a portare avanti gli
interventi. Il costo è di 65
milioni. Il governatore.
È una delle prime volte che la
bonifica di un
sito inquinato da promessa si
trasforma in realtà. Pigliaru non
nasconde la soddisfazione. «Parte un
cantiere fondamentale non solo
per questo territorio - spiega
Pigliaru -, ma per tutta la Sardegna.
Abbiamo lavorato con determinazione
per far partire la bonifica. Siamo
molto orgogliosi di aver raggiunto
l'obiettivo con l'Igea. Tutti
ricordiamo che solo qualche anno fa
le lavoratrici di Igea avevano
occupato una miniera per segnalare
la gravità della situazione. In
pochi ci credevano, ma noi abbiamo
investito risorse ed energie. Buona
parte del progetto su Furtei è già
finanziato. E se serviranno altre
risorse non avremo difficoltà a
trovarle».
Soddisfatto anche
l'assessora Donatella Spano.
«Abbiamo raggiunto un altro traguardo -
spiega -. Possiamo dare ai sardi
risposte certe sul risanamento
ambientale, sul quale questa Giunta
si è impegnata su tutto il
territorio. Bonifiche che per la
loro complessità richiedono tempi
lunghi». Con loro anche l'assessora
Maria Grazia Piras. «L'Industria
coordinerà gli interventi attraverso
l'Igea. Serviranno a restituire
spazi preziosi. Spesso si parla di
equilibrio tra ambiente e attività
produttive. Furtei era una ferita in
un territorio che non ha avuto né
sviluppo né tutela dell'ambiente».
Operazione complessa. Risanare il
sito di Furtei sarà molto complesso.
Ci sono vasche colme di cianuro,
mercurio, ferro, piombo, cadmio.
Pozzanghere all'arsenico e allo
zolfo. Bacini dalle pareti che
trasudano metalli pesanti. Invasi pieni
di xantati. Nocivi. La 131. Sul
disastro di Furtei è intervenuta anche
la magistratura, con la richiesta di
rinvio a giudizio per alcuni
dirigenti della Sardinia gold mining
. Ma c'è anche un altro filone di
inchiesta su cui lavora la procura.
Dieci chilometri della 131 sono
stati realizzati usando come base
per costruire la strada gli scarti
tossici di lavorazione dell'ex
miniera di Furtei. A testimoniarlo le
perdite, sempre più consistenti dei
terrapieni di cemento armato lungo
il tratto incriminato.
Il rischio è avvelenare anche
quell'area
intorno ai 10 chilometri di strada.
L'unica febbre dell'oro che
l'isola rischia è quella del suo
prezioso territorio, avvelenato dai
resti tossici della miniera.
Pigliaru
loda la manovra: così l'isola potrà crescere
politica regionale
di Alessandro Pirina
CAGLIARI. Lavoro, politiche sociali,
agricoltura, università. Sono
questi i quattro pilastri della
Finanziaria regionale da 7,7 miliardi
di euro. Ieri sono stati votati gli
ultimi articoli della legge di
bilancio, ma il via libera
definitivo alla manovra è previsto per il 9
gennaio, senza incorrere
nell'esercizio provvisorio. Ed è questa la
prima soddisfazione che si è preso
l'assessore al Bilancio, Raffaele
Paci. «Essere puntuali è importante
perché si dà la possibilità agli
assessorati di poter spendere da
subito, risultato per il quale
ringraziamo tutto il Consiglio
regionale. Non può essere solo la
giunta a fare tutte le valutazioni,
è all'interno del dibattito che si
fanno interventi qualificati».
Parole simili le pronuncia anche il
governatore Francesco Pigliaru.
«Questa Finanziaria ha un segno molto
preciso e la parola chiave è
inclusione - afferma -. Siamo riusciti a
costruire dentro la manovra uno
spazio importante per occuparci dei
più deboli, di chi ha in questo
momento più bisogno, per non lasciare
nessuno indietro. Tutto questo
mantenendo lo sguardo lungo sul futuro
come dimostrano gli investimenti per
le nuove generazioni, dalla
scuola all'università sino alla
ricerca, così come quelli mirati a
innescare meccanismi virtuosi di
crescita e sviluppo».Lavoro. Il primo
punto della manovra è il lavoro. La
Cgil aveva chiesto un piano
straordinario di 100 milioni di
euro, la giunta ne ha stanziati 127.
«La manovra - spiega Paci - punta a
potenziare la ripresa rafforzando
il tessuto economico, sociale e
lavorativo della Sardegna». Sul lavoro
l'assessore annuncia che già a
cavallo delle festività sono previsti
incontri tra i sindacati e la
maggioranza per riempire il Piano di
contenuti. Sociale. Il Reis è stato
uno dei temi più dibattuti
all'interno della stessa
maggioranza.
In più di una occasione Mdp
Articolo 1 aveva minacciato il no
alla manovra se non fosse stato
incrementato il reddito di
inclusione sociale. La richiesta, anche su
sollecitazione dell'Anci, è stata
accolta e il Reis passa da 30 a 45
milioni di euro annui, che vanno ad
aggiungersi ai 30 milioni statali
del Rei. In totale, dunque, i Comuni
potranno usufruire di 75 milioni,
a fronte di un fabbisogno di 66.
Altri interventi. Nella manovra 600
milioni di euro per il Fondo unico
per i Comuni, più altri
stanziamenti che innalzano l'importo
complessivo per gli enti locali a
oltre un miliardo e 300 milioni.
E ancora 26 milioni per i lavori
pubblici nei comuni, 10 milioni per
le borse di studio Ersu che
portano a 22 la dotazione complessiva,
3,7 milioni per l'acquisto di
sangue, 2,3 milioni all'anno per il
contratto integrativo di medici di
famiglia, 3,4 milioni per Arst. E
poi 20 milioni per il settore non
ovicaprino, 2,4 milioni all'anno per
tre anni per il patrimonio
culturale. Ancora, il piano neve da
1,5 milioni con 500mila euro
all'anno per tre anni ai comuni
montani per lo sgombero, 100mila euro
all'anno per tre anni ai centri
antiviolenza, altri 100mila per la
lotta contro il gioco d'azzardo,
70mila euro per l'abbattimento dei
costi di trasporto verso le isole
minori.
«Ora è il momento di
correre, per dare in fretta le
risposte che i sardi aspettano»,
aggiunge Paci. «È una finanziaria
che entra in sintonia con i sardi e
risponde alle questioni sociali più
urgenti: lavoro, povertà, scuola -
aggiunge Franco Sabatini, presidente
della commissione Bilancio - Da
uomo di centrosinistra la giudico
una manovra coerente con i principi
a cui si ispira la mia azione
politica».Opposizione all'attacco. Parla
invece di occasione sprecata il
capogruppo di Forza Italia, Pietro
Pittalis. «Un provvedimento che non
contribuisce a risolvere le
emergenze della Sardegna. Anzi,
tende ad aumentare le difficoltà delle
famiglie, vista la mancanza di
interventi per il lavoro e volti ad
arginare la povertà sempre più
galoppante. La manovra in realtà
contiene al suo interno solo
finanziamenti a pioggia, che sono stati
varati - conclude Pittalis - solo
per mettere a tacere i mal di pancia
di una maggioranza sempre più
litigiosa e allo sbando».©
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Federico
Marini
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